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Autore: L_Fy    26/09/2011    1 recensioni
Sono passati due anni dagli eventi raccontati in The Runners. In questo lasso di tempo l’organizzazione delle Orion è molto cambiata: Un nuovo Consiglio governa le Orion, ma tra la gente comune regna una certa anarchia di pensiero che prima, con la Ars Space Corp., non esisteva minimamente. La criminalità dilaga, i Runners, decimati in numero e demotivati, si lasciano facilmente corrompere, la gente sempre più spesso sparisce nei meandri delle enormi navi spaziali e dei loro corpi reali e digitali non si ha più traccia… In questo clima di violenza e di precarietà, la Tau Centauri, longeva squadra di Runners al servizio del CDI, svolge ancora con successo il suo compito di paladina dell’ordine e della legalità…
Genere: Azione, Science-fiction, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dopo alcune inutili ore passate a scervellarsi sulla possibile soluzione dell’indovinello, i sette della Tau Centauri decisero di prendersi un paio d’ore di riposo e Cardinale per una volta non protestò, sfiancata. Sparì dal Limbo senza quasi salutare, desiderosa solo di una bella doccia e di un buon sonno ristoratore. Sfortunatamente, il suo alloggio angusto era fornito di computer e Cardinale non seppe resistere: appena entrata vi si attaccò cercando informazioni su tutto quello che potesse essere inerente alla missione in corso. Trovò e salvò su memoria portatile alcune cose interessanti poi, vinta dalla stanchezza, si gettò sul letto, vestita di tutto punto e con un braccio che le copriva gli occhi. Come se non avesse aspettato altro che un cenno di debolezza per rivelarsi, il pensiero di quello che era quasi successo tra lei e Garrie rispuntò fuori come un fungo, ancora molesto e scioccante. Con estremo fastidio, fu costretta ad ammettere che la sua reazione “anomala” non aveva avuto niente a che fare con l’alcool ingerito, prova ne era il fatto che se anche solo ci pensava provava di nuovo quel brivido improvviso lungo la spina dorsale, come lava bollente su un blocco di ghiaccio… Con estrema sorpresa, confusione e vergogna, Cardinale aveva constatato che per un attimo, tra le braccia di Garrie, aveva davvero sentito qualcosa, aveva davvero voluto che succedesse qualcosa…
Che situazione allucinante! Proprio non capiva a cosa fosse dovuto quell’improvviso tracollo ormonale (perché non poteva essere nient’altro che quello, no?….no?). Dopo tanto meditare e annaspare, diede con sollievo la colpa allo stress per il troppo lavoro. Non poteva essere nient’altro che quello, e che diamine!!
Altrimenti, era impensabile che improvvisamente, di punto in bianco,  il suo inutile e corazzatissimo cuore si fosse messo a fare le capriole per Garrie. Mio Dio, per Garrie! Garrie-O. Il tattico della squadra. Il suo carissimo amico. Il solo pensiero la imbarazzava a morte: provare attrazione per quel solare troglodita era come ammettere l’inammissibile e cioè che lei, Jude Cardinale, sottostava alle bizzarre leggi dei sentimenti come qualsiasi altro essere umano. Come donna (aggressiva, brutale e grintosa come solo un Runner può essere, ma pur sempre donna), sapeva che Garrie esercitava un forte ascendente sul sesso femminile, ma era sempre stata convinta di esserne immune…sempre, fino a quando lui l’aveva baciata. Quasi baciata, rettificò con apprensione subito dopo, sentendo di nuovo caldo e freddo lungo la schiena.
Ed Elijah? Fino a poco tempo prima, lui era stato l’unico in grado di stimolare il suo atrofico lato femminile…Ma non voleva pensare ad Elijah: il senso di colpa che provava, misto a fastidio e ribellione, era ancora troppo indigesto per essere valutato. E poi, che c’entrava Elijah? Loro non erano più amanti da un sacco di tempo. E comunque, tra lei e Garrie non era successo niente, no? Solo un bacio sul collo, involontario, da ubriachi…un piccolo bacio senza senso…con le sue ciglia socchiuse, così vicine, e quell’espressione torbida negli occhi…
Di nuovo, lava e ghiaccio lungo la schiena: diavolo! Cardinale si alzò di colpo dal letto.
“Doccia” disse convinta marciando verso la stanza da bagno “Anzi: bagno di schiuma. E cioccolato.”
Dopo un attento rito preparatorio, si infilò con un sospiro estasiato nella vasca piccola, ma traboccante di schiuma profumata, un bicchiere di plastica contenente birra ghiacciata da una parte e una tavoletta di cioccolato sintetico dall’altra. Dopo un paio di minuti in immersione e a metà bicchiere di birra, la vita riprese una parvenza di colorazione rosata. Il pigolio insistente dell’interfono la distrasse fastidioso dal suo momento di assoluto relax.
“Che c’è.” brontolò astiosa, attivando la comunicazione.
“Dove diavolo ti sei cacciata?” domandò allegra la voce di Garrie dall’altra parte. Cardinale chiuse gli occhi, esasperata: ci mancava solo la sua voce a guastarle l’umore ancora un po’.
“Oddio, ancora tu, non ci posso credere. Eppure ero convinta che avessi una vita privata frizzante e coinvolgente ad aspettarti. Trovi proprio impossibile stare un paio d’ore senza rompere le scatole a nessuno della tua squadra?” esordì acida massaggiandosi le tempie con i polpastrelli delle dita.
“Hei, ero solo preoccupato per te” si difese Garrie con snervante buonumore “Non sei sicuramente da Elijah, non sei a casa con Pat e Morales, nemmeno Damon e David ti hanno vista… mi chiedevo semplicemente se eri finita in qualche discarica abusiva o se eri ancora viva.”
“Sono ancora viva” disse Cardinale sempre ad occhi chiusi “Adesso che hai messo in pace la tua coscienza, che cosa vuoi?”
“Niente, mi annoiavo” ammise Garrie candidamente “Sono venuto qui all’Anemy Pub con l’intenzione di cercare notizie su  Lucy da un mio amico che conosce quasi tutte le donne delle Orion…”
“Più di te? Da non crederci.” ironizzò Cardinale.
“…ma nemmeno lui l’ha mai sentita nominare. La cosa mi incuriosisce molto: mica può essere un fantasma, no?”
“Rimanderei il dibattito sull’identità di Lucy a tra poco, quando ci troveremo” tagliò corto Cardinale, infastidita “Adesso non ho tempo.”
“Oh. Perché, che stai facendo?” chiese Garrie salottiero. Cardinale spalancò gli occhi, guardinga.
“Sono in cucina ad affettare le verdure per il minestrone.” disse seria e Garrie scoppiò a ridere di gusto.
“Certo, come no” ridacchiò, deprimendo ancora di più Cardinale “Non ci crederei neanche se lo vedessi con i miei occhi.”
“Fantastico. Allora dimmelo tu dove dovrei essere per appagare la tua sete di pettegolezzo e chiudere finalmente la comunicazione.”
“Per rendermi felice? Ummm… nella vasca da bagno, ovviamente.” esclamò Garrie, esultante.
Cardinale si irrigidì nell’acqua: questa era una maledetta congiura! Ci mancavano solo le coincidenze, che diamine…
“Ok, allora sono nella vasca” ammise con finta freddezza “Ciao ciao, Garrie.”
“Hei, dove vai? Questo giochetto sembra intrigante, continuiamo ancora un po’.”
“Sentimi bene, malato di mente, io sono il tuo capitano, non la tua dannata linea erotica personale, chiaro?”
“Dai, è solo un gioco. Te l’ho detto che mi annoio. Allora, l’acqua è calda e profumata” continuò Garrie, ignorandola “Sali da bagno?”
“No, schiuma tipo detersivo per i piatti.” cedette Cardinale, ancora incerta se continuare o no quella conversazione.
“Schiuma, allora. Profumata di …gelsomino?”
“A dire il vero, ha un retrogusto di menta, tipo l’Uomo silvestre di Pat.”
“Ugh” si schifò Garrie “Senti, potresti metterci un po’ più di cooperazione?”
“Non ho nessuna attrattiva nel continuare questo tuo esclusivo sollazzo” ribatté Cardinale, interiormente desiderosa di proseguire quell’innocente ma stuzzicante scambio di battute “O mangi questa minestra…”
“Ok, sono uno che si accontenta” ridacchiò Garrie “Fortuna che ho molta fantasia. Allora…Stai bevendo una coppa di Champagne immersa nell’acqua…”
“Birra in bicchiere di plastica. E ormai è sgasata, non mi fa più fare il ruttino.”
“…alle luci soffuse delle candele…”
“Questi neon al plasma fanno sembrare tutto verdastro, non trovi?”
“….ti passi una mano sul polpaccio bagnato..”
“..e dico: diavolo, è ora che mi depili!”
“…ci passi sopra la spugna morbida….”
“…ho proprio i muscoli a bozzo di un velocista, parola mia.” disse Cardinale, ma la voce le vibrava leggermente e un’imbarazzante tensione muscolare cominciò ad irrigidirle le cosce.
“…la schiuma si dirada…il tuo corpo immerso nell’acqua è bianco come una perla rara…”
Quella maledetta voce suadente…La risposta non venne, soffocata in gola da qualcosa di liquido e rovente.
“Cardinale?” fece Garrie, sospettoso.
“Ma guarda: la rara perla bianca era nientemeno che la testa a palla di cannone di Pat.”
La risposta era arrivata, finalmente: ma un secondo troppo tardi perché Garrie non cogliesse la sua tensione. Cardinale trattenne il fiato, spaventata come sull’orlo di un precipizio: “Spara una battuta, Garrie-O” pregò muta “Non capire che il cuore mi sta rombando in petto come i motori delle Orion…”
“Oh, quella vasca deve essere una vera e propria piscina olimpionica per contenere te e Pat nello stesso momento.” arrivò infine la voce di Garrie, gioviale ma stranamente incrinata.
“Sante parole” approvò Cardinale, travolta dal sollievo “Vado a farmi due vasche a nuoto, adesso. Sempre se Pat sposta il suo deretano dall’acqua, ovviamente.”
“Ovviamente” rispose Garrie, insolitamente formale “Ci vediamo domani, allora. Notte notte.”
“E’ pomeriggio” ribatté Cardinale con il solito tono velenoso “E ci vediamo tra un’ora nel Limbo. Prova a connettere il cervello invece del sedere, giovanotto.”
“Ops, avevo sbagliato presa di corrente.” rise Garrie poi interruppe la comunicazione. 
A Cardinale ci volle qualche minuto perché il cuore tornasse a battere ad un ritmo decente: le guance, invece, rimasero di un vivido colore rosato finché l’acqua, ormai fredda, non le fece accapponare la pelle. Cercando di non pensare, imbarazzata, sconvolta e stanca, si asciugò frettolosamente e si ficcò a letto, nascondendo ben bene la testa sotto il cuscino.
*             *             *
 
Come si misura il coraggio di un uomo?
Il leone è sveglio, tuttavia dovrai infilare la testa nella sua bocca…
E, se sarai capace di inseguire ciò che si è versato…
fino alla Tana del Morlock…
Ti affiderai al caso ma solo il nonsenso ti indicherà la via…
 
 “Io ci rinuncio.” esclamò scoraggiato Garrie allontanandosi dalla scrivania depresso. Già da ore i sette della Tau Centauri erano chini sul messaggio tentando di decifrarlo: Morales e Cardinale avevano già lanciato un programma di ricerca su tutta la rete con le parole chiave più significative. L’accozzaglia di informazioni che erano saltate fuori invece di renderli più sereni aveva acuito la loro depressione galoppante.
“Non credo che riusciremo a capire dove diavolo si trova questo posto entro 48 ore.” sospirò Damon passandosi una mano tra i capelli già abbondantemente arruffati.
“Faremo dei turni” decretò Cardinale che, dopo l’ottavo caffè, cominciava a sentire un vago distacco dalla realtà “Forse, con la testa riposata, ci verrà pure qualche idea…”
“Sentite” esordì Patterson, convinto “Vorrei davvero esservi di aiuto, ma è un’ora che cerco di avviare il cervello e ancora non ci  sono riuscito…Ho finito la benzina. Se mi permettete di andare a prendere un po’ di carburante, sono sicuro che otterremo risultati migliori.”
“Già, oppure finiremo tutti sotto il tavolo.” sorrise Morales che aveva capito bene quale fosse il carburante di cui Patterson parlava.
Tutti si girarono a guardare Elijah e Cardinale che rimuginavano ancora attaccati al computer.
“Oh, ah…va bene, Pat, carburante per tutti” disse precipitosamente Elijah “Tanto, peggio di così non può andare.”
Non aveva nemmeno finito di parlare che Patterson era schizzato verso il de-digitalizzatore borbottando qualcosa tipo “vado e torno”. Garrie tirò fuori da un taschino un pacchetto di sigarette e se ne accese una sotto gli occhi schifati dei compagni.
“Garrie, fumare è assolutamente illegale.” lo apostrofò Elijah con una punta di rimpianto nella voce. Garrie annuì convinto e soffiò fuori il fumo con un’espressione di assoluto appagamento.
“Mi sono messo qui sotto all’aspiratore, così non do fastidio a nessuno. E ho attivato lo schermo dal CDI, così non finite nelle grane per avermi permesso di fare qualcosa di illegale. Adesso però lasciatemi godere della mia pausa-droga. Mi ci voleva proprio, giuro.”
“Oltre ad essere illegale, fumare compromette la salute dei polmoni, rallenta l’attività cerebrale e ingiallisce i denti.” enumerò Cardinale con il tono saccente di una maestrina. Garrie le rivolse uno sguardo a sopracciglia inarcate, con gli angoli della bocca perennemente curvati all’insù.
“Sante parole” disse con noncuranza “Ne vuoi una?”
Cardinale ci pensò su un secondo.
“Ma sì.” borbottò sotto lo sguardo scandalizzato di David che protestò debolmente “Ma capo…!”
Con un gesto lungo, Garrie le porse il pacchetto: una corrente segreta e sotterranea passò dai suoi occhi turchini a quelli scuri di Cardinale mentre le loro dita si incontravano, qualcosa di così veloce e segreto che tutti finsero di esserselo sognato.
“Grazie.” disse con voce piatta Cardinale girando subito le spalle e accendendosi la sigaretta.
“Capitano, dovresti essere la prima a dare il buon esempio.” balbettò confuso David. Cardinale gli soffiò il fumo in faccia, in estatico appagamento.
“Aaahhh…ragazzo, ho una vita sola, fammela vivere da bionda.” motteggiò a casaccio. Elijah si alzò rapidamente in piedi e le si avvicinò, serio: Cardinale aspettò con sguardo di sfida che la rimproverasse, ma lui, a sorpresa, le prese delicatamente la sigaretta dalle dita e fece un lungo tiro ad occhi chiusi.
“Comunque, non staresti bene bionda.” le disse sottovoce buttando fuori il fumo. I suoi occhi erano per una volta privi di astio e di freddezza, quasi dolci: Cardinale sentì il cuore trapassato da un acuto senso di nostalgia, perché si era accorta solo in quel momento che Elijah non la guardava così da un sacco di tempo. Gli sorrise, involontariamente ed Elijah la ricambiò subito, interrotto dallo scalpiccio di Patterson che rientrava nel Limbo con un grosso sacchetto tra le mani.
“Beveraggio in arrivo!” tuonò, felice come un bambino il giorno di Natale.
Dopo aver seccato a tempo di record le prime due bottiglie di vomitevole vino sintetico, i sette cominciarono ad analizzare il testo dell’indovinello con svagata attenzione.
“Partiamo dall’inizio” propose Elijah etilicamente entusiasmato “Come si misura il coraggio di un uomo? Qualcuno ha qualche idea?”
“Se la mettiamo sul pornografico, io un’idea di misura ce l’avrei.” ghignò Patterson, sorridendo furbescamente.
“Sii serio, Pat” provò Morales, sicuramente il più ferrato dei sette a risolvere rompicapi mentali “Mi soffermerei sul leone è sveglio…è un’immagine retorica emblematica, secondo me.”
 “Devi infilare la testa nella bocca del leone” mormorò Cardinale, ignorandolo “La ricerca in rete del leone ha tirato fuori una montagna di roba. Deve essere qualcosa di più semplice…”
“Io continuo a pensare che sia un messaggio a sfondo sessuale” borbottò convinto Patterson “Anche il termine infilare…quella sì che è un’immagine emblematica.”
 “La bocca di leone è anche un fiore” mormorò Morales, sconfortato “Anche se dubito di poterne trovare uno abbastanza grosso da infilarci la testa…”
“A me questo leone sta già sullo scroto” sbuffò Garrie, stravaccato sulla sua poltrona “Non riesco a vedere nient’altro che un enorme buco nero.. sono malato?”
“Non più del solito…tu hai sempre le funzioni cerebrali a livello bradipo quando provi a pensare.” buttò lì Cardinale facendo ridacchiare Patterson oscenamente.
“Se andiamo avanti così non arriveremo da nessuna parte” disse Elijah sconfortato “Concentriamoci. Dobbiamo cercare un posto. Un luogo. Jude, mettiti al computer e cerca tutti i posti sulle DDW che hanno nel nome Leone o Coraggio.”
Mentre la ragazza picchiettava sui tasti, David girava avanti e indietro accigliato.
“Ricerca in rete effettuata” lo interruppe Cardinale, monocorde “Una marea di roba. Il leone va alla grande, sulle DDW. In tutte le varianti possibili.”
“E siamo da capo” sospirò Patterson “Coraggio, donzella, masturba un altro po’ quella scatoletta a vedere se cavi fuori qualcosa di utile. Prova a cercare le misure del leone, magari trovi quello che fa al caso tuo.”
“Pat sei il solito…” iniziò Cardinale, inviperita, ma si bloccò di colpo con gli occhi fissi sullo schermo, la faccia illuminata da un’autentica folgorazione.
“Lo so!” gridò facendo sobbalzare Damon che si era quasi assopito sulla sedia.
“E’ lì sul computer?” la esortò Elijah piuttosto rudemente avvicinandosi al computer, mentre David si agitava eccitato.
“No, no, niente computer. Mi è venuta in mente una cosa…La misura…il leone!! C’è un negozio che si chiama “La Bouche”…”
“…che vuol dire bocca in francese, microcefali.” specificò Morales, sottovoce all’indirizzo di Garrie e Patterson.
“Vendono carne all’ingrosso. Il gestore è un certo Courage…Leon Courage.”
“Bè, il legame c’è…anche se un po’ deboluccio.” ammise Elijah, ma Cardinale non aveva ancora finito.
“E’ stata la frase iniziale a darmi l’idea…Il logo del negozio è un leone dalla bocca aperta e lo slogan è: “Carne per tutte le misure di appetito.”
La Tau Centauri si ammutolì, mentre ognuno di loro elaborava le parole di Cardinale.
“Direi che le probabilità che sia il posto indicato dall’indovinello sono maledettamente buone.” disse lentamente Elijah, alla fine.
“Tu come conosci questo posto?” domandò Morales, sospettoso.
“Una delle prime indagini da Runner dopo l’Accademia…c’era il sospetto che gli allevamenti di bovini macellati da “La Bouche” utilizzassero mangimi artificiali fuori normativa. Si risolse tutto in niente, ma quello slogan…mi era rimasto impresso.”
Di nuovo silenzio: poi all’improvviso Patterson si alzò in piedi come se un’ape l’avesse punto sul didietro.
“Che diavolo stiamo aspettando, la grazia divina?” tuonò di buon umore “Avanti, capo, dacci le coordinate della DDW su cui è questo macello.”
Cardinale passò uno sguardo dubbioso e vagamente angosciato sugli astanti, poi parlò con voce flebile.
“E’ proprio qui la cosa strana…La Bouche non è su una DDW. E’ il macello che rifornisce anche la mensa del CDI ed è proprio qui, su Orion 3 W. A meno di un chilometro dalla nostra sede.”
L’affermazione di Cardinale fu accolta da un leggero sibilo da parte di Morales, che sembrava vivamente impressionato.
“Sulle Orion…allora si fa sul serio. Niente digi-alias. Il gioco comincia a farsi pericoloso.”
Elijah strinse la mascella, ma negli occhi gli danzava una luce battagliera.
“Ho capito…vogliono vederci in faccia. Molto bene, staremo al gioco. Ognuno di noi adesso va a farsi una doccia e una dormita di un’ora. Poi si mangia, si preparano provviste, armi, computer portatile, set di primo soccorso, abiti robusti e tutto quello che vi viene in mente di portarvi dietro in una missione a rischio suicidio.”
“Che bello, mi sembra quasi di andare a fare una scampagnata!” strillò Garrie, entusiasta
“La chitarra puoi lasciarla a casa” commentò Cardinale stiracchiandosi pigra sulla sua sedia “Ma una cosina la porterei…il tuo cervello. E’ un po’ che stagna dentro alla cervelliera, ti conviene usarlo ogni tanto se non vuoi che marcisca del tutto.”
“Ah ah, sto morendo dal ridere” mugugnò Garrie, sorridente “Andiamo a farci una doccia insieme, capitano?”
“Impiccati.” rispose Cardinale immediatamente, arrossendo come un gambero.
“Niente docce promiscue, visto che siamo sei maschi e solo una femmina. E anche su quella, non ci metterei la mano sul fuoco, per giunta…” dichiarò Patterson, deciso.
“Ci vediamo davanti alla sede del CDI tra due ore.” disse Elijah, per chiudere la questione. La squadra sciamò verso il de-digitalizzatore, con Garrie per ultimo che sembrava aver ancora qualcosa da dire. Ma, dopo un breve ripensamento,  ci rinunciò e lasciò Elijah e Cardinale da soli nel Limbo a guardarsi  con sospetto.
“Se vuoi venire a casa mia a farti una doccia, prometto che non solleverò nessun argomento di discussione.” mormorò Elijah precipitosamente senza guardarla negli occhi.
“Credi davvero che riusciremmo a stare in una stanza da soli senza litigare?” chiese Cardinale con un sottofondo di sconforto nella voce.
“Io credo di sì.” rispose Elijah guardandola negli occhi.
“Io invece penso che non sia una buona idea” rispose Cardinale allontanandosi di un passo da lui “Probabilmente ricominceremmo a litigare. Come sempre. Siamo nel bel mezzo di una missione importantissima, preferisco evitare …interferenze.”
Sulla faccia di Elijah passarono una serie di espressioni diversissime tra loro, prima che la bocca si stirasse in una piega imperscrutabile.
“Come vuoi, ci vediamo tra due ore allora” disse asciutto dopo un breve silenzio girandole le spalle “ Vorrei solo sapere se il modo in cui ti guarda Garrie c’entra qualcosa con quello che hai detto.”
Cardinale sentì un’ondata di liquido freddo invaderle lo stomaco.
“Che cosa vuoi dire?” sibilò, spaventata.
 “O il modo in cui tu guardi lui.” concluse Elijah ignorandola e infilandosi dentro al de-digitalizzatore senza attendere risposta.
*             *             *
Due ore dopo la squadra Tau Centauri si ritrovò davanti all’ingresso del CDI. Si erano tutti vestiti in modo spartano, con pantaloni di PlatinumTex multitasche, anfibi idrorepellenti e anonimi maglioni atermici e di materiale ignifugo. Garrie si era ficcato un cappello a calotta sui capelli biondi e aveva l’aria di un rapper del XXI° secolo. Patterson distribuì le armi che aveva preparato,  tutte rigorosamente estranee al CDI. Cardinale aveva portato il proprio computer personale, anche perché l’aveva talmente riempito di componenti pirata e programmi, che sarebbe stato sicuramente più utile di qualsiasi altro. Morales aveva preparato borracce di acqua, pillole di viveri e scorte di aria in mini-bombole. Damon si era preoccupato di stipare nello zainetto tutti gli strumenti possibili: un rilevatore di posizione satellitare, una bussola elettronica, occhiali ad infrarossi e mille altre cianfrusaglie. David era stato incaricato di portare la cassetta del pronto soccorso. Dopo aver controllato tutti gli zainetti ed essersi accertato che ci fosse tutto, Elijah si caricò il proprio sulla schiena e con un gesto risoluto si strinse le cinghie sul petto.
“Andiamo.” disse telegrafico.
I sette si avviarono seguendo Cardinale che conosceva la strada: presero un paio di ascensori e navette mobili, uscendo dalla zona amministrativa di Orion 3W e passando per il centro residenziale. Arrivarono ben presto nella zona mercato, dove i negozi erano stipati in tristi file anonime dall’aria funzionale ed essenziale. Lo spazio, sulle Orion, era un bene prezioso: ogni cosa era ridotta al minimo indispensabile e la maggior parte dei negozietti era formato tascabile. Con passo deciso, attraversarono lo stretto corridoio tra le fila dei negozi fino ad arrivare davanti a “La Bouche”: un leone stilizzato che apriva le fauci con monotona regolarità capeggiava sull’ologramma simbolico, insieme alla frase “Carne per tutte le misure di appetito”. In silenzio, i sette lessero l’insegna rimuginando ognuno la sua idea.
“E adesso che siamo qui, che facciamo?” domandò Patterson ,pratico come al solito.
“L’indovinello che dice?” domandò Elijah a Cardinale, freddamente.
“Se sarai capace di inseguire ciò che si è versato…fino alla Tana del Morlock…”
“Cos’è che si versa in un macello?” domandò Damon, dubbioso.
“La prima cosa che mi viene in mente è sangue.” rispose Garrie con un brivido.
“Sì, ma la tana del Morlock?” proseguì Damon.
“Il computer dice che i Morlock erano feroci cannibali che emergevano dal loro mondo sotterraneo per dare la caccia agli Eloi. Quindi, le loro tane sono qualcosa che sta sottoterra.”
“Hai trascurato un piccolo particolare, gioia” l’apostrofò Morales “Sulle Orion non c’è la terra.”
“Ma qualcosa che sta sotto c’è per forza, no?” ribatté Cardinale, ispirata.
“Io direi di entrare e dare un’occhiata.” propose Elijah avviandosi.
Mentre la squadra entrava con precauzione ed in fila indiana nell’angusto negozio, Elijah andava a confabulare con il proprietario che li guardava sospettoso da dietro il banco. Poco dopo, annuendo energicamente, li accoglieva con un sorriso.
“Ho spiegato al signor Courage che siamo addetti al controllo dello smaltimento del materiale organico” disse Elijah ad alta voce “E’ stato così gentile da concederci di dare un’occhiata al macello.”
Ringraziato opportunamente il signor Courage, i sette si infilarono nel retrobottega che si rivelò essere un’enorme officina di morte. Grosse carcasse di animali in vari stadi di macellazione transitavano su corsie scorrevoli dove persone infagottare in tute bianche arrossate dal sangue eseguivano il loro lavoro.
“Dio, che odore” mormorò Morales  tappandosi il naso “Vista così la carne, viene voglia di diventare vegetariani.”
“A me, invece, viene l’acquolina in bocca.” ridacchiò Patterson, per niente impressionato.
“Ragazzi, concentratevi. Cerchiamo il punto dove viene versato il sangue.”
“Brrr…proprio una prova del cavolo, questa.” borbottò Damon, camminando rasente al muro e cercando di non guardare i bovini scuoiati appesi ai ganci che gli transitavano sotto il naso. 
Raggiunsero la zona dove i bovini ricevevano il primo trattamento: una lama di laser tranciava di netto la testa e gli arti delle bestie, di seguito la carcassa veniva spostata su un bancone obliquo dove una nuova macchina tagliava il ventre della bestia facendo sgorgare le sue maleodoranti interiora in un cono dove venivano raccolte e sparivano velocemente all’interno di enormi tubi di scarico.
“Quello che verrà versato…” esalò Damon, con le labbra arricciate dal disgusto “Sant’Iddio, ditemi per favore che non si stava parlando di quella schifezza?!?”
“Ho la bruttissima sensazione che tu stia ventilando l’ipotesi di buttarci in quel buco puzzolente insieme alle budella di vacche morte” disse Cardinale con voce leggermente afona “Sicuramente mi sto sbagliando, vero, generale?”
“Credo che l’idea del generale sia quella” ridacchiò Garrie “E purtroppo nemmeno in senso metaforico.”
“Il buco non è abbastanza grosso per passarci.” sentenziò Elijah dando una rapida occhiata dall’alto.
“Meno male. E poi chi ci dice che non ci sia un enorme tritatutto alla fine del tubo?” domandò Damon, dubbioso.
Elijah si allontanò di nuovo per confabulare con un operaio: questi, mimando a gesti per superare il forte rumore dei macchinari, indicò un angolo del locale dove, coperta da una pesante griglia, stava una botola circolare.
“Il tizio lì ha detto che tutti i residui organici vengono effettivamente raccolti da quella specie di imbuto, triturati e successivamente trattati chimicamente per rendere il tutto una massa liquida e puzzolente. Alla fine, questo liquido viene incanalato nel sistema fognario industriale di Orion.”
“Fogne, hai detto? Allora è proprio il caso di dirlo: siamo nella merda, ragazzi!” ridacchiò Garrie istericamente.
“Mai capitata una missione così escrementizia.” dichiarò Damon, schifato.
Elijah li liquidò entrambi con un gesto della mano.
“Chi non se la sente di venire, torni a casa. Chi vuol proseguire, è pregato di seguirmi.”
Si diresse deciso verso la botola segnalata dall’operaio: dopo un attimo di indecisione, la squadra si mosse per seguirlo, con David e Damon come fanalini di coda. Con l’aiuto di un operaio, aprirono la botola buia da cui proveniva un odore rivoltante.
“Questa botola era utile prima che installassero il Liquefatore Chimico” declamò l’operaio, in vena di spiegazioni “Al tempo, venivano smaltiti nelle fogne industriali i pezzi interi di animali, e i tubi spesso si intoppavano. Così, dovevamo scendere nel condotto principale e rimediare al casino. Vi assicuro che non rimpiango per niente quegli episodi.”
“Lo immagino” mormorò depressa Cardinale scrutando il buio oltre la botola “Così, il condotto è abbastanza grande per poterci passare?”
“Bè, penso di si” rispose l’operaio grattandosi dubbioso la testa “Nei punti di raccordo, sicuramente lo spazio è sufficiente da poterci stare in piedi. Il condotto in sé è abbastanza largo, doveva smaltire intere carcasse di animali…ma un uomo in piedi? No, direi di no. In ginocchio, forse, o strisciando…anche se proprio non riesco ad immaginare qualcuno tanto pazzo da dover strisciare nelle fognature industriali. Ammazza anche solo l’odore.”
“E il freddo, le esalazioni velenose, la claustrofobia …” enumerò Damon, infelice.
Cardinale aveva iniziato a picchiettare alacremente sulla tastiera del suo computer, appoggiata alla parete e in bilico sulla botola mentre Elijah ringraziava l’operaio che tornava al suo lavoro.
“Sto scaricando la pianta della rete fognaria industriale” borbottò a titolo di spiegazione “Meno male che per un bel pezzo non si incrocia con la rete fognaria domestica…almeno non rischiamo di trovarci in mezzo agli escrementi freschi.”
“Questo non esclude che avremo a che fare con gli escrementi in decomposizione.” piagnucolò Morales.
“Queste fogne sono un vero e proprio labirinto” disse Cardinale depressa quando sullo schermo comparve la rete fognaria tridimensionale “Potremmo passare giorni interi là sotto. Perderci, anche.”
“….topi, scarafaggi, ragni…” continuò Damon, ancora preso dalla sua personale angoscia.
“Cosa dice l’indovinello?” domandò Elijah, pratico.
“Ti affiderai al caso ma solo il nonsenso ti indicherà la via.” lesse Cardinale con voce piatta “Che ci affideremo al caso là sotto già me l’ero immaginato, ma cosa s’intende con nonsenso?”
“Non lo so. Magari quando arriviamo di sotto ci verrà un’illuminazione.” rispose Elijah, cogitabondo.
“O un’illuminazione o il tifo” continuò Garrie, sprizzante buon umore “Qualcuno ha portato un deodorante per ambienti?”
“….viscidume, germi, batteri…” sussurrò Damon con voce sempre più stridula.
“Damon, piantala” disse seccamente Cardinale caricandosi decisa il computer sulla spalla “Direi che è ora di muoversi, se non vogliamo che Damon elenchi tutte quante le piaghe d’Egitto.”
“Sì, ma da che parte andiamo?” domandò Patterson che sembrava quello più calmo di tutti.
“Qualcosa ci verrà in mente” tagliò corto Elijah “Mi raccomando: stiamo vicini, nervi saldi e Patterson, che non ti venga in mente di far scoppiare una delle tue spaccatimpani là sotto: potremmo far saltare in aria l’intera Orion.”
“E prendete un bel respiro: secondo me non troveremo esattamente essenza di rose.” ridacchiò Garrie, garrulo.
In fila indiana presero a scendere nella botola dalla viscida scaletta di metallo ancorata al bordo: Elijah, Cardinale, Garrie, Morales, Patterson, David e per ultimo Damon, che ancora salmodiava a fior di labbra il suo personale rosario di brutture. Atterrarono nel buio e freddo cunicolo affondando fino alle caviglie in una fanghiglia molliccia, e i loro passi risuonarono con un terribile rumore di paludoso risucchio.
“Aaah, mai sentito niente di più schifoso sotto i piedi.” mormorò Morales mentre Elijah e Cardinale accendevano le piccole e maneggevoli torce fotoniche.
La luce impietosa delle torce illuminò il budello incrostato di sudiciume: dal punto di raccordo in cui si trovavano partivano tre grossi cunicoli in leggera discesa che consentivano appena il passaggio ad una persona rannicchiata. Il miasma che proveniva dal fondo era incredibilmente rivoltante, un puzzo di sudiciume chimico stantio misto a decomposizione organica.
“Sembra l’alito di Pat di prima mattina.” ghignò Garrie mentre Damon si legava una mascherina filtrante dietro le orecchie.
Elijah fece un giro completo, illuminando ogni deprimente angolo del raccordo.
“Molto bene” disse infine quando la botola sopra di loro si chiuse con un tonfo definitivo “Benvenuti nella tana del Morlock. Qualcuno ha qualche idea sul da farsi?”
 
  
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