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Autore: Marrs    26/09/2011    1 recensioni
Nata come una one-shot, mi sono fatta prendere dalla frenesia di proseguire questa storia dal momento che non ne voleva sapere di concludersi così velocemente. Non sono sicura del risultato, ma spero di poter contare sul vostro appoggio.
Cosa fareste voi se, arrivando a scuola, foste interrotti da una visita inaspettata? E se questa visita inaspettata giungesse direttamente dall'America, proprio quando vi eravate messi l'anima in pace e cercavate di dimenticare il suo nome?
Buona lettura!
RIPUBBLICATA IL 19 SETTEMBRE 2011!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Una visita dal passato

Chapter Two -
Sogno, o son desta?



Sorpresa? No, credo che l’aggettivo giusto fosse sgomento. Non che fossi una di quelle ragazze la cui costante nella vita fosse il panico, ma in quel momento sentivo che se qualcuno avesse anche solo pronunciato una sillaba, sarei stramazzata a terra in preda alle convulsioni o avrei preso la via della fuga a gambe levate; naturalmente in quel frangente non avevo alcun motivo valido per scappare, ma avrei accettato anche la reputazione di “patetica” piuttosto che affrontare lui.
 
- Chantal, ti prego.- Il solo modo in cui aveva pronunciato il mio nome mi scatenò un brivido che mi percosse corpo e mente fino a giungere alla parte più sensibile, il cuore. Nonostante ciò, decisi che non gli avrei concesso alcuna confidenza; la mia non voleva assolutamente essere presunzione o testardaggine, ma un modo molto semplice per fargli capire che il solo fatto che lui fosse tornato non avrebbe riavvolto il nastro della nostra vita e soprattutto che lui non avrebbe mai più fatto parte della mia. Mi aveva ferita, aveva infierito fino a che non ero rimasta inerme e poi se n’era andato senza mai più voltarsi indietro. Cosa pretendeva?
Finalmente trovai la forza e la concentrazione di muovere un passo dopo l’altro, cercando di non inciampare nei miei stessi piedi, e puntai dritto all’ingresso sicura che Britney mi avrebbe seguita. Fu proprio quando gli passai di fianco che lui tese la mano cercando di afferrarmi; ma quando il mio sguardo gelido e severo lo perforò, la mano tornò al suo posto e mi permise di continuare indisturbata il tragitto. Mi disgustava il solo fatto che potesse pensare di avvicinarsi a me; non meritava neanche quell’accoglienza spropositata da parte degli altri studenti, ma non potevo certo impedirlo.
 
- Chanty? Mi dispiace, non sai quanto. Quando mia mamma mi ha raccontato che i Davis erano tornati in Italia, ho provato a telefonarti più volte; probabilmente, però, eri già per strada e non hai sentito squillare il cellulare. Avrei preferito evitarti questa sorpresa fino alla fine della mattinata- la sentii mormorare come spaventata dalla reazione che potessi avere.
 
-Non preoccuparti, Brit. Hai già fatto tanto durante quest’anno, non hai proprio nulla di cui rimproverarti. Anzi, grazie di cuore! Ora andiamo, altrimenti facciamo tardi.- Mi stampai in faccia il sorriso più convincente che avrei potuto ottenere in quel momento e la presi per mano avviandomi a passo svelto verso l’auditorium.
Una volta dentro la sala, il panico che invano avevo tentato di scacciare affiorò di colpo; se mi fossi trattenuta ancora con Brit probabilmente non sarei riuscita a nasconderle il mio sguardo allarmato e l’ultima cosa che volevo era allarmarla. La mia migliore amica non aveva insistito nel volermi tenere compagnia; si era limitata a salutarmi con un bacio sulla guancia e, sorridendomi incoraggiante, mi aveva raccomandato:
 
- Sei la migliore, Chanty! Sono sicura che lascerai tutti senza parole!-
Ecco perché mi ritenevo fortunata nel sapere di avere un’amica così!
Nonostante il suo incoraggiamento, però, sapevo di aver bisogno di distrarmi un po’; non potevo permettermi di crollare, soprattutto ora che sapevo chi avrebbe assistito allo spettacolo…
 
Era successo tutto così velocemente, solo un anno prima. Aveva deciso di scappare, era questa la verità; lui aveva sempre detto che si trattasse di un’opportunità che non poteva rifiutare ma io non ci avevo mai creduto. La mia teoria era poi stata confermata dal fatto che avevo scoperto di essere stata l’unica a venire a conoscenza della sua imminente partenza solo il giorno prima. Aveva spiccato il volo per gli Stati Uniti senza salutarmi perché sarebbe stato troppo difficile, così aveva spiegato nella sua patetica lettera. Perché scappare? Non poteva assolutamente mostrarsi vulnerabile di fronte agli altri e non se la sentiva di ferire me; insomma, era un codardo. Sapeva benissimo che a breve avrebbe dovuto affrontare non solo i miei, ma anche i suoi sentimenti e non ne era in grado; non era mai stato bravo a relazionarsi, questo era il motivo principale per cui se la spassava con le ragazze mettendo subito in chiaro l’impossibilità di una relazione stabile. Con me però non aveva potuto fare nulla; eravamo amici da molti anni ormai, nonostante per un arco di tempo altrettanto lungo non ci fossimo neanche rivolti la parola: sapevamo di essere completamente diversi, non saremmo mai potuti andare d’accordo…
 
Non appena varcai la soglia del mio camerino, ad accogliermi ci furono urla e strilli; ero in ritardo e ne ero consapevole, ma non pensavo che per cinque minuti in meno di preparazione potesse succedere il finimondo!
 
-Ragazzi! Non c’è motivo di agitarsi tanto per qualche minuto di ritardo, può capitare a tutti! Piuttosto, ora che Chantal è arrivata, pensiamo a come rendere giustizia alla sua bellezza e trasformiamola nella miglior presentatrice tra tutte quelle che sono salite su quel palco. Coraggio, al lavoro!- Io adoravo quel sant’uomo di Mark, perché sapeva sempre come sistemare anche le questioni più spinose. Era lui il responsabile dello spettacolo che avrei dovuto presentare quella mattina ed era stato lui a suggerire me al preside come possibile presentatrice; diceva che avevo talento da vendere, avrei solo dovuto trovare il coraggio di esternarlo e qualcuno che m’incitasse nel farlo. Così si era preso lui quella responsabilità ed io non potevo essere più contenta di aver trovato un amico come lui, anche se questo purtroppo non mi aiutava a superare la fobia che avevo dei palchi.
Poco meno di un’ora dopo ero pronta. Inutile dire quanto temessi che il sudore freddo che m’imperlava la fronte sciogliesse il trucco, per cui avevo speso ben tre quarti del tempo seduta sulla poltroncina del mio camerino sotto le grinfie delle truccatrici; non volevo certo essere causa di una denuncia nei confronti della scuola da parte del WWF per aver utilizzato una specie protetta quale il panda a scopo personale! Così decisi di chiudere gli occhi e cercare di rilassarmi in quei pochi minuti che mi restavano prima della mia entrata in scena; di certo aver saputo all’ultimo momento che tra gli special guess della mattinata era stato aggiunto anche il figliol prodigo giunto direttamente dall’America non mi era d’aiuto, ma sapevo di dovermi concentrare sull’opportunità che mi era stata data e non potevo certo deludere chi mi era stato vicino nella preparazione nei mesi precedenti. In fondo, intervistarlo non sarebbe stato poi un grosso problema dal momento che la scaletta prevedeva solo domande di tipo generale. Fu in quel momento che sentii bussare alla porta mentre la maniglia si piegava verso il basso lentamente…
 
-Chantal, sono Ian. Per favore, fammi entrare; devo parlarti…-
Mentalmente ringraziai il buon senso che mi aveva spinta a chiudere la porta a chiave per impedire a chiunque di interrompere quel mio momento di quiete prima della tempesta. Mentre mi chiedevo se fosse il caso di chiamare qualcuno per farlo allontanare o se fosse meglio intimargli io stessa di andarsene, udii una voce piuttosto acuta ordinargli di non importunare la presentatrice:
 
-Lo spettacolo sta cominciare e nessuno può vedere prima la presentatrice! Quindi torni tra il pubblico e aspetti pazientemente la sua comparsa sul palco come tutti gli altri!-
Ian, però, non sembrava intenzionato ad andarsene senza aver, almeno in parte, raggiunto il suo scopo.
-Mi permetta almeno di dirle due parole senza che la veda, per favore. Vorrei solo augurarle buona fortuna!-
Quando l’altro interlocutore gli permise di comunicare con me attraverso la porta, facendo comunque in fretta, persi completamente la speranza di arrivare viva e vegeta su quel palco.
 
-Ciao, Chanty. So che preferiresti io non fossi mai tornato, che questa mattina ti lasciassi condurre tranquillamente lo spettacolo annuale e che ti regalassi finalmente l’opportunità di far conoscere la vera Chantal, quella che finora in pochi conosciamo, al resto degli studenti. Purtroppo però sono egoista di natura, come ben sai, e non sopportavo l’idea che tutti tranne me potessero ammirare la splendida ragazza che fino a poco tempo fa non si sarebbe chiusa da sola in quella stanza, ma che avrebbe chiamato il sottoscritto per stringerle la mano e infonderle coraggio. So anche di dover lavorare sodo per potermi riconquistare la tua fiducia perché ho commesso un errore di cui mi sono pentito amaramente ogni giorno di più, ma sappi che il solo fatto che tu non mi consideri neppure degno di un saluto non mi fermerà dal provare e riprovare a ritrovare la mia migliore amica. Mi sei mancata tanto e non getterò la spugna ancora prima di cominciare! Oltre a questo, volevo augurarti buona fortuna; come sempre, sarai la migliore!-
Forse fu la quantità spropositata di parole che usò, forse la sorpresa per il tono sommesso con cui aveva pronunciato un discorso che mai avrei sperato di poter udire da lui; fatto sta che rimasi completamente ammutolita, con una gran voglia di piangere, ma con la consapevolezza di non poterlo fare sempre per colpa di quella stupida possibile denuncia del WWF! Poteva un sogno essere così vivido? No, perché a quel punto non poteva più essere realtà; dovevo rintracciare qualcuno disposto a darmi un pizzicotto, anche se forse prima sarebbe stato opportuno ritrovare la forza di volontà di quei due stupidi arti inferiori che in quel preciso istante avevano deciso di non voler collaborare alla ricerca. Sarebbe stata un’ardua impresa, me lo sentivo…
Fortunatamente arrivò Marco ad interrompere quella valanga di pensieri sciocchi e destabilizzanti che mi aveva invaso la testa, ad allontanare Ian e ad avvisarmi che era tutto pronto per la mia entrata in scena. Percorrendo quel corridoio, che mi sembrò infinito, cominciai a chiedermi cosa avessi fatto di male per meritare tutto ciò; solo tre neuroni erano sopravvissuti alla partenza del mio ex migliore amico, di cui uno era partito per Honolulu come precedentemente accennato mentre gli altri due erano stati bruciati dal discorso di Ian e dall’imminente figuraccia che avrei fatto di fronte a migliaia di studenti annoiati che non aspettavano altro per poter rivalutare l’ennesima mattinata a scuola. Avrei dovuto chiedere un risarcimento: rivolevo tutti i miei neuroni, era un mio diritto reclamarli!
L’unica cosa che mi rincuorò furono i commenti positivi di Mark e degli altri organizzatori non appena mi videro; se non altro, avevo fatto la scelta giusta per quanto riguardava l’abbigliamento…

Lively_

  
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