Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
Segui la storia  |       
Autore: CriminalDanage    27/09/2011    1 recensioni
{Canon parlando, riferimenti alla storia di Daemon e Elena.}
«Questo infine è per il Primo, per Giotto. La persona per cui ci siamo incontrati tutti noi, colui che riusciva a tenerci legati nonostante tutto… L’uomo che ha provato tanto rimorso nei tuoi confronti per la morte di Elena da decidere senza opporre resistenza di abbandonare i suoi sogni, la sua gente. A lui dispiaceva eccome, Daemon; Giotto voleva bene a Elena, non avrebbe mai desiderato la sua morte.»
1. "Il tempo fermato" Daemon/G.
2. "Cicatrici nascoste" Daemon/Alaude.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alaude, Daemon Spade, G
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

“Cicatrici nascoste”

 

Daemon non riusciva a credere ai suoi occhi quando, quattro anni prima della tragedia, incontrò quella che secondo alcune voci doveva trattarsi della donna di Alaude.
Élodie, francese da parte di madre, lavorava per i Servizi Segreti proprio come Alaude, seppur si occupasse più delle questioni burocratiche e d’ufficio. Fisicamente era davvero molto bella, addirittura troppo graziosa per uno come Alaude, pensò Daemon. Portava lunghi capelli biondo grano, occhi scuri racchiusi in uno sguardo pungente e sicuro di sé, ma allo stesso tempo malinconico. L’unico suo difetto, sicuramente non voluto da lei, era una vistosa cicatrice sul volto che non passava sicuramente inosservata.
Daemon si era sentito un po’ maleducato quando aveva intravisto quei segni sul viso della giovane, sussultando per lo spavento, quando in realtà non erano sicuramente quelli a rovinare la bellezza di Élodie.

Lei non apparteneva ad una famiglia ricca, anzi, però il suo impegno nel lavoro e nella vita di tutti i giorni era esemplare e quell’insieme di cose avevano fatto sì che Alaude si innamorasse di lei. Proprio Alaude, il Guardiano della Nuvola di Giotto, l’uomo in apparenza freddo e senza sentimenti, con cui Daemon stesso non aveva mai condiviso molte missioni o tempo come aveva fatto con gli altri Guardiani.

Però Daemon rispettava profondamente Alaude, non esattamente come persona, bensì per la forza, la sua abilità nel combattimento. A livello personale non lo sopportava, e sapeva che Alaude provava il medesimo sentimento, quindi non si faceva troppi problemi.

«Vado a preparare il caffè!» Annunciò Élodie a fine del pranzo, alzandosi in piedi e circondando le spalle di Alaude con le braccia.
 Lui rispose a quel gesto affettuoso con un sorriso, non si trattava del sorriso più dolce che un uomo potesse rivolgere a una donna, ma era un sorriso vero e Daemon se ne stupì, era la prima volta che vedeva Alaude così aperto. (Escludendo i sorrisi sadici che rivolgeva alle proprie vittime.)

Anche Elena si alzò in piedi, lasciando i due uomini soli in terrazza, seduti alle due estremità opposte del tavolo dove avevano consumato il pranzo.

Istintivamente Daemon non poté far a meno di rivolgere un sorriso da presa in giro a Alaude, ma lui non ne sembrò affatto impressionato.

«Davvero un bel bocconcino.» Mormorò Daemon in tono non troppo provocatorio, ma fatto apposta per vedere la reazione di Alaude; il Guardiano della Nuvola lasciò scorrere l’indice sul bordo del bicchiere di vino, posando poi lo sguardo su quello di Daemon.
«L’ho procurata io. La ferita intendo.»
Daemon, che stava bevendo un sorso di vino, a stento riuscì a trattenersi per lo stupore e iniziò a tossire a causa del vino che gli era andato di traverso.
Alaude non aveva cambiato espressione, lasciando ancora più basito Daemon che riuscì finalmente  a calmare quel tossire, rivolgendogli un’occhiata dubbiosa.
«Escludo che tu sia così cinico da picchiare una donna. Cos’è successo esattamente?»
Alaude esitò, per Daemon quella era la prima volta da quando lo conosceva che lo vedeva turbato da qualcosa. Gli sembrava tutto così incredibile, non che dubitasse della sua umanità, però insomma… Si stava parlando di Alaude!
«Un incidente sul lavoro, invece di sparare al nemico ho colpito lei, è stato uno stupido errore…»
"Con tutte le occasioni che avevi per sbagliare, proprio quella volta dovevi farlo?" Pensò Daemon, ma non proferì ad alta voce quelle parole, poteva comprendere benissimo il dolore di Alaude, non voleva infierire come normalmente era solito fare.
«Lei dice di non odiarmi, e inizialmente pensavo che il mio modo di starle vicino, di proteggerla, fosse solo un tentativo di redenzione. Poi, alcuni giorni dopo, ha detto di amarmi.»
«Qual è il problema, allora? Se ha detto di amarti significa che non ti odia. Smettila di fare il frigido e ricambia i suoi sentimenti invece di tormentarti.»
Che quadretto assurdo: Alaude e Daemon Spade che discutevano di problemi sentimentali come se fossero amici da tanto tempo!
Se Daemon trovava tutto questo ridicolo, chissà cosa stava pensando Alaude. C’era da dire però che lui stesso aveva introdotto quell’argomento.
«Eccoci di ritorno!» Annunciò Elena tornando in balcone, tra le mani reggeva il vassoio con le tazzine, mentre l’altra ragazza portava la zuccheriera che posò al centro del tavolo.

 

***

 

Pochi anni dopo lo scioglimento della Famiglia, Élodie fu assassinata durante una missione.
Proprio quando Alaude si era deciso a confessarle i suoi veri sentimenti, ascoltando le parole del suo rivale e provare a concretizzare qualcosa che dentro di sé aveva sempre desiderato, ma che a causa del suo carattere chiuso e orgoglioso non aveva mai trovato il coraggio necessario.

Alaude avrebbe voluto chiedere a Élodie di sposarsi, di dare un cambiamento alla vita di entrambi, e invece il destino influì in maniera diversa e decisamente crudele.

In quegli anni erano successe troppe cose; dopo quel conflitto interiore all’interno della Famiglia, Alaude aveva continuato a lavorare per i Servizi Segreti e per quanto cercasse di non immischiare la vita privata con il lavoro, più di una volta si era fatto scoprire durante alcuni missioni dal carattere puramente personale.  Doveva scoprire chi aveva assassinato Élodie, a tutti i costi.

La risposta arrivò dopo nemmeno pochi mesi di solitarie ricerche, quando anche la moglie di G. fu assassinata. Il colpevole era Ricardo, Boss della seconda Famiglia dei Vongola, colui che aveva scacciato Giotto e di conseguenza la sua Famiglia.

Ma un dato ferì particolarmente Alaude – sì, provò una stretta al cuore nel scoprirlo – Daemon faceva parte della Famiglia di quell’uomo, magari si trattava addirittura dell’assassino della sua amata.

Il rancore iniziò ad accumularsi più in fretta di prima su quel gruppo di persone, in particolare su Daemon che lo aveva spinto a fare qualcosa che normalmente di suo non avrebbe mai fatto, per poi pugnalarlo così alle spalle.

Sin da bambino era stato riservato, crescendo silenzioso, quasi asociale, ma grazie a Giotto e i suoi compagni aveva iniziato a dare fiducia al prossimo; era dura ammetterlo, ma quando stava con loro si divertiva, si sentiva un po’ più sereno del solito.

 

***

 

Alaude era rimasto per troppi anni lontano dal campo di battaglia. Per questo, strano a dirsi, non era certo dell’esito della missione. Il piano era semplice: consisteva nell’infiltrarsi nell’attuale covo dei Vongola, o quel che erano ora; sicuramente non i Vongola che aveva ammirato e seguito assieme a Giotto.
Le ricerche lo avevano portato ad investigare in una zona della Toscana, totalmente immersa nel verde e che sarebbe passata inosservata per chiunque non avesse fatto ricerche approfondite.
Per uno come Alaude infiltrarsi in una zona sconosciuta non era mai stato un problema e da un lato quando si trovò faccia a faccia con Daemon, non se ne stupì.
Quel dannato era sempre – in ogni occasione – riuscito a prevederlo, motivo per cui lo odiava, ma allo stesso tempo era soddisfatto di averlo incontrato così presto. Avere la sua vendetta era qualcosa che aspettava da anni e a costo di morire e tramutarsi in un fantasma, l’avrebbe conseguita.
«Nufufu… Non ci si poteva aspettare di meno dal Guardiano della Nuvola di Giotto.»
Quel tono insipido con cui Daemon lo aveva apostrofato gli lasciò l’amaro in bocca. Lui era sempre stato il primo a non voler esser chiamato “Guardiano di Giotto”, ma Daemon stesso lo era stato e al momento sembrava non considerarsi tale, quasi come se il passato per lui avesse perso importanza. Doveva ammetterlo, improvvisamente provava qualcosa di molto vicino alla nostalgia, e non era una buona cosa, visto il perché si trovava lì.
«E tu cosa credi di essere?»
«C’è chi mi chiama il Bastardo, chi il Fantasma della Nebbia, altri l’Assassino Traditore. Al momento sono solo l’umile Guardiano della Nebbia di Vongola Secondo.»
Istintivamente Alaude portò le mani alle manette, scosso dal disgusto più totale verso l’uomo di fronte a sé.
Era stato un suo compagno? Pazienza. Ora non scorgeva nemmeno l’ombra del Daemon Spade che pensava di conoscere.
«Alaude che persegue vendetta? Questa sì che è una novità, me lo sarei aspettato da G., ma da te proprio no!»
Quanto era vero. La giustizia – quella per cui aveva lavorato fino ad allora – non si basava sulla vendetta, ma ora non riusciva a pensare a questi semplici concetti.
«Cosa ne puoi sapere tu?!»
Un ghigno attraversò il volto di Daemon a quella domanda.
«Dimmi chi ha assassinato
Élodie!» Si impose Alaude con un tono di voce che tradì la sua calma, Daemon rise.
 «Cattivo. Non mi consideri in grado di poter uccidere la… qualunque-cosa-era-per-te di un “Alleato”?»
Daemon non riuscì a dire altro; Alaude sfoderò con velocità un pugnale e lo conficcò preciso nel petto dell’avversario e quasi in rispettiva concordanza Daemon lo colpì, ferendolo allo stesso punto.
Due colpi precisi, profondi e simili, che non lasciavano via di scampo. Nessuno dei due si mosse per parecchio tempo, Alaude tremò appena, infastidito dalla lama del pugnale stretto tra le mani di Daemon che gli pungeva mortalmente le carni.
«Bastardo… » Soffiò con rabbia, accorgendosi che dalla ferita di Daemon non usciva sangue, bensì il suo corpo sembrava disfarsi come la nebbia che viene colpita dai bagliori del sole. Il suo nemico sorrideva soddisfatto, ma allo stesso tempo pareva deluso per aver terminato così in fretta lo scontro.
Con un gesto repentino del polso lasciò dissolvere l’arma che aveva creato per trafiggere Alaude che come un peso morto cadde in avanti, scivolandogli quasi addosso.
«Sai, Alaude? Una leggenda dice che imprigionare un’allodola sia un crimine crudele, questo perché sono uccelli che uniscono il cielo alla terra. Mi sono sempre chiesto l’origine del tuo pseudonimo, quando l’ho scoperto ne sono rimasto a dir poco affascinato. »
Alaude socchiuse gli occhi, non riuscendo più a collegare le parole al suo interlocutore. Il suo sguardo era perso nel vuoto, di Daemon aveva solo una visione opaca, trasparente come un fantasma. O magari Daemon era già un fantasma?
Deglutì quando le gambe iniziarono a cedergli, mentre scivolava lentamente via dalle braccia di Daemon che gentilmente l’accompagnava lungo il tappeto di foglie.
«L’allodola imprigionata muore poco alla volta,  e da quando hai iniziato a perdere le persone a te care, poco alla volta hai iniziato una lenta agonia. Il tuo mentore*, ma anche Giotto e poi la tua amata… Tutte persone che ti hanno permesso di aprire un po’ il tuo cuore da quella prigionia a cui eri condannato. Non vedi l’ora di essere libero del tutto, ne, Alaude?»
Sentenziato da Daemon quel discorso pareva così… Malato, ma allo stesso tempo sensato.
Deglutì e sembrò quasi intensificare il proprio dolore con quel gesto automatico, rivolgendo lo sguardo opaco verso il Guardiano della Nebbia.
«Non la passerai liscia così, te la faranno pagare… Qualcuno… Il mio solo rimorso sarà di non esser riuscito ad ammazzarti con le mie stesse mani.»
Mormorò accentuando  il proprio disgusto in quelle parole; Daemon inarcò un sopraciglio, accarezzando la fronte dell’altro e calandogli lentamente le palpebre, fino a chiudergli del tutto gli occhi.
«Tu che puoi, raggiungi le persone che ami. Lei ti aspetta, così come Giotto e quel Cavallone… E salutami anche Elena se la vedi.»
«Lo farò.»

 

 

 

 

Note:

*Per mentore mi riferisco a Cavallone I. Non è un personaggio canon del manga, bensì un personaggio inventato nel fandom della D18. Come Hibari ha Dino, Alaude ha Oliviero.

Un grazie infinite a Martina/Daemonuccia (?) adorata  che mi ha betato la fan fiction. ;w; <3333

 

 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn / Vai alla pagina dell'autore: CriminalDanage