III
Shikamaru se ne
andò a testa bassa, lasciando sola la ragazza. Non
passò molto tempo prima che
Temari incontrasse una persona che sembrava somigliare molto al ragazzo
che
aveva incontrato tempo prima: era anche questo molto carino, alto, con
i
capelli scuri, e, come il ragazzo che aveva visto lei, non era molto
allegro
apparrentemente. Gli andò incontro.
- Ehm… ciao –
disse la ragazza arrossendo lievemente
- Ciao piccola
che cosa c’è? – Rispose il ragazzo.
Effettivamente l’appellativo che le aveva
dato non era sbagliato, il ragazzo a vista d’occhio sembrava
avere un paio
d’anni più di lei.
- Non so se ti
ricordi di me… ma ci siamo incontrati la settimana scorsa
qui alla foglia.
- No, mi spiace,
non mi ricordo… ma forse… - La ragazza non era
sicura al 100% che fosse lui ma
l’istinto le diceva di si. Lo baciò. Il bacio non
durò molto ma per lei
sembrava non finire mai. Il ragazzo si toccò la guancia
incredulo:
- Scusa - Cercò
di giustificarsi la ragazza, diventando ancora più rossa -
Dovevo farlo.
Il ragazzo
sembrava molto contento, anche se non sapeva nemmeno il nome di quella
fanciulla, le piaceva. Perciò evitò di dirle che
quello che aveva incontrato,
era, molto probabilmente, suo fratello. I due si abbracciarono.
- Vieni con me,
ti mostrerò un posto che vale la pena vedere – Le
propose il ragazzo tirandola
per un braccio.
Temari sembrava
convinta, così lo seguì. Correrono per un
po’ di tempo, finche non furono
arrivati a una bella spiaggetta. Era bella, isolata e con un
porticciolo. Il
ragazzo la accompagnò vicino ad un motoscafo, dove
c’era un’addetto che li
portò in mare aperto, dopo di che si fermò, e si
mise a lavorare per fissare
una specie di paracadute alla barca. Quando ebbe finito fece segno ai
giovani
di indossare un giubbotto salvagente e un imbrago. Con
quest’ultimo li attaccò
a un’asse che era attaccata al fondo della corda, ovvero in
cima al paracadute e
la barca partì. In un battibaleno il vento gonfiò
il paracadute e loro si
ritrovarono in aria, trainati dal motoscafo a circa trenta metri sopra
il
livello dell’acqua.
- E’ fantastico!
– La ragazza fece per chiedere il suo nome ma lui le
tappò la bocca e la baciò.
Sulle labbra. Questa volta fu più dseciso della precedente,
appassionato, poiché
entrambi sapevano di provare qualcosa e essere ricambiati
dall’altro. Sembrava
fosse durato un’eternità, quello che magari era
solo qualche secondo, dopo il
quale il ragazzo rispose:
- Mi chiamo
Itachi