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Autore: Silver Pard    30/09/2011    4 recensioni
Il lieto fine dipende dal punto di vista.
[ Raccolta di rivisitazioni fiabesche:
01 ~ Cenerentola – Lei era acqua, e non esiste ostacolo che non possa superare.
02 ~ La bella addormentata – Profondamente addormentata e indescrivibilmente bella: se l’è cercata.
03 ~ La bella e la bestia – Le manca la Bestia.
04 ~ Il gatto con gli stivali – Il Gatto non è più tanto accomodante.
05 ~ Cappuccetto Rosso – Facciamo un gioco.
06 ~ Le fate – A volte le si tagliavano così tanto le labbra che i diamanti parevano rubini.
07 ~ I sei cigni – Il sesto fratello, il sesto cigno si abbandona alla deriva, dilaniato tra due mondi.
08 ~ Biancaneve – E si sveglia con il labbro rotto a morsi e gli occhi neri di odio e il cuore pieno di ghiaccio.
09 ~ Mr Fox – Osa, osa, ma non osare troppo, o il sangue dentro il cuore ti si ghiaccerà di botto.
10 ~ Hansel e Gretel – Soprattutto, ha paura del modo in cui sua sorella guarda alla strega.
11 ~ Tremotino – Il tuo nome è panna nella sua bocca, ma nelle dosi giuste, tutto è veleno. ]
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta, Traduzione | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Nota: per questa, la versione principale a cui Silver Pard dovrebbe essersi ispirata è Sole, Luna e Talia, dal Pentamerone di Giambattista Basile.



Nightmare ~ Incubo





Quella se l’è cercata. Sdraiata inerme sul letto, profondamente addormentata, quella se l’è cercata.

Hai fatto solo la cosa giusta. Dopo la lotta con i rovi e la curiosità, è stato proprio come vedere un bicchiere d’acqua che aspetta di essere bevuto dopo una lunga corsa con un tempo afoso. Lei non era nemmeno un premio. Era obbligatoria; era un bicchiere d’acqua, non una medaglia.

Consenziente? Non poteva dire “sì,” e allora? Non ha detto neanche “no,” vero? E poi se l’è cercata.

A onor del vero, tu hai provato a svegliarla. Le hai dato una scrollata, l’hai presa a schiaffi, le hai buttato dell’acqua in faccia, e lei non si è mossa di un millimetro. Era bella, però, e per trovarla avevi perso un ottimo falcone. Magari ti ha sorriso, e tu hai interpretato la smorfia come una richiesta. Magari era il sorriso che viene con i sogni piacevoli, così lontani da te e dalle tue mani che strisciavano lentamente verso le sue gonne, ma seppure non avesse sorriso, e allora? Profondamente addormentata e indescrivibilmente bella: se l’è cercata.

Ovviamente lei non si è divincolata, perciò doveva essere d’accordo. È stata buona sotto di te e ha subito – sempre che sapesse quello che le stava accadendo mentre era immersa in un qualche luogo tanto remoto della terra dei sogni. Ora che ci pensi, forse la ragione per cui questo non ti ha turbato come avrebbe dovuto era che nel corso degli anni hai ricevuto reazioni tanto simili da molte delle tue domestiche, se non conti i loro piccoli gemiti di dolore e disagio che ti hanno sempre infastidito.

E poi te ne sei andato via, fischiettando, tornando da tua moglie (che, oltre a essere sterile e pertanto inutile, non ti ha mai riverito con il rispetto che si confà al tuo status di re, né ha mai mostrato molta solidarietà per i problemi che questo comporta). Se l’hai degnata più di un solo pensiero, è stato un pensiero fugace; forse l’hai pure usata per illustrare qualche barzelletta sconcia – c’era questa ragazza che – veramente spettacolare – una bambolina con i fiocchi e – gambe da qui fino a – seni rotondi e perfetti come la luna… (Le hai anche solo slacciato il corsetto? O le hai semplicemente tirato la gonna sopra i fianchi per arrivare dritto al sodo? Non osare essere offeso. Perché ti comporti come se quello che hai fatto fosse una sorta di unione celestiale con questa povera ragazza indifesa, distesa nel suo feretro? Hai fatto una cosa vile e ignobile. L’hai violentata. Inutile girarci intorno.)

E hai forse provato vergogna quando sei andato ancora una volta a cacciare nel bosco ed è riaffiorato il ricordo? Perché avresti dovuto? Quella se l’è cercata. Sei tornato al castello, e allora ancora non sapevi che fosse sveglia – che uno dei figli che le avevi imposto le aveva succhiato il dito per errore, estraendo la scheggia – quindi è cristallino ciò che avevi in mente.

L’hai trovata che accudiva i bambini, con quei seni pallidi che ricordavi tanto bene parzialmente oscurati dalla leggera infossatura della nuca di un neonato. Li aveva chiamati Sole e Luna. Forse credeva che a generarli fosse stata una fata o qualche altra creatura magica. Se quello era il caso, era destinata a un brusco risveglio (più brusco persino di quello che aveva avuto in origine).

Secondo una versione della tua storia, tu e lei vi siete conosciuti e subito vi siete voluti “bene.” Per te poteva essere così, ma lei forse era di altro parere. Francamente, la preferivi addormentata. Quella prima volta da sveglia – Dio, quanti piagnistei per una cosa che aveva già perso!

Era la madre dei tuoi figli; ovvio che non te ne potessi allontanare. E anche se non hai mai visto quei bambini per più di dieci minuti, cosa importa? Non c’è niente di strano; suvvia, chi è che passa ore con i propri figli? I figli servono ad assicurarti qualcuno che erediti la corona, e andrebbero tenuti lontano dagli occhi e dalla mente fino a che non si rendono necessari.

Tua moglie (che non era la madre dei tuoi figli, nonostante i tuoi ripetuti tentativi di fargliene avere) era una donna furba, e ha fatto velocemente due più due. Beh, doveva per forza essere intelligente; era una nullità in tutto il resto, quella sterile strega.

È stato così che è avvenuto l’orrendo incidente con le torte e il “mangi la carne tua.” Il pensiero di mangiare i tuoi stessi figli ti ha inorridito?

Hai degnato di un solo pensiero la loro madre, la tua bella addormentata, in lacrime e in balia di una crisi isterica, per la quale quei bambini sono la cosa più preziosa che esista al mondo? (Tutti i suoi sudditi sono morti un secolo fa, il suo stupratore rappresenta il suo unico contatto con il mondo esterno – perché ti ostini a rifiutare quel termine?) O forse hai pensato soltanto, beh, gliene posso sempre far fare altri?

Non è stato doloroso far giustiziare la tua prima moglie. Non ti aveva partorito neanche un figlio, e non sembrava riconoscerti che fossi un uomo potente e importante, cui sarebbe dovuto andare di diritto il suo rispetto. Al contrario, ti guardava con qualcosa di simile al disprezzo. Come quelle occhiate che ti lanciava al mattino, dopo che ti eri portato a letto una delle domestiche, come se fosse arrabbiata.

Ti ricordi di una mattina, quando – era successo con la moretta, quella lagnosa, che aveva strillato e pianto a dirotto (non poteva aver avuto più di quattordici anni) – entrando nella stanza, l’avevi vista seduta nella poltrona accanto alla finestra, che cullava la ragazza avanti e indietro come se la stesse consolando (consolare di cosa? Faceva parte della servitù, avrebbe dovuto ringraziare di tanta attenzione), e lei ti aveva guardato come se valessi meno dello sporco che si raschiava via dagli stivali da equitazione. Che strano che tua moglie non fosse riuscita a vedere al di là della sua gelosia per la tua ultima amichetta, rendendosi conto che quei figli non erano certo colpa della donna. Ma dopo tanti anni passati a essere sminuita e lentamente oppressa per la sua mancanza di figli, forse la ferita che le avevano inferto questi era semplicemente troppo profonda.

La tua nuova moglie è rispettosa e docile. Non oppone resistenza; alla notte rimane molle e non ti scaccia (non è sottomissione, per come la vedi tu; è sapere come risparmiarsi del dolore). Nel cuore della notte, quando sei profondamente addormentato, perso nella landa dei sogni dove lei ha trascorso tanto tempo e dove ne avrebbe volentieri trascorso altro, lei ti guarda con occhi carichi di odio, ma non oppone resistenza. Il suo mondo è morto, e ormai è alla tua mercé, alla tua corte, non può scappare da nessuna parte.

Ma se tu dovessi mai toccare i suoi figli…

Il giorno della sua nascita, delle fate le hanno elargito alcuni doni. Magia grande, magia potente. Benedizioni come quelle non svaniscono mai. Sarà protetta per sempre.

Guarda. Guarda quant’è bello tuo figlio. Guarda quant’è adorabile tua figlia. Sei un uomo scrupoloso. Tu sei un re; per quanto ti riguarda, ogni cosa esiste per il tuo divertimento, e puoi usarla e gettarla a tuo piacimento. Dopotutto, sono figli tuoi, tua proprietà. Cosa ti può mai impedire di…?

Fargli del male. Stai acquisendo una certa esperienza nel ferire l’anima, invece del corpo.

Va’ avanti.

Guardali. Lascia che la tua mente vagli le possibilità. Lascia che ti convinca che tanto non sono tuoi, che chiunque avrebbe potuto trovare la donna addormentata e farle ciò che le hai fatto tu. Getta pure quella sottile patina di civiltà, sii la bestia che sei stato il giorno che l’hai vista addormentata.

L’hai sconfitta; lei è il cane che si rannicchia pateticamente quando tu entri nella stanza, che ti lecca la mano con squallida gratitudine ogniqualvolta non alzi il pugno. Va’ avanti, dunque. Convinciti della sua debolezza. Guarda nel modo sbagliato ai suoi figli. Dalle tutta la forza di cui ha bisogno per infilzarti un coltello nella gola.
   
 
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