Riflessi oscuri
Demetri&Heidi [Miele]
La
prima cosa che nota mentre si dirige verso la sua stanza è una
presenza familiare, che riconosce all'istante per quella strana
patina luminosa al profumo di miele che ricopre l'essenza dei suoi
pensieri. Non può leggere la sua mente, ma può accarezzarne
l'involucro e sentirne il profumo. Poi Demetri lo segue finché non
ne raggiunge l'origine e niente, neanche le gambe più rapide del
mondo, potranno fermarlo a quel punto.
Quel
profumo di miele, luminescente come il sole intrappolato in una
gabbia di nuvole, è vicino. Demetri non perde la solita compostezza
e non si affretta verso la porta; mantiene un andatura lenta, come se
non avesse percepito nulla. Dopotutto, la preda non scappa e lui non
ha premura di trovarla.
A
lui piacciono le cose lente, che si dipanano sotto i suoi piedi un
pezzo alla volta; non ne perde neanche un frammento, perché ai suoi
occhi è tutto chiarissimo, un quadro completo a cui lui metterà la
firma una volta raggiunto. Oppure lo farà a pezzi.
Poggia
la mano sul pomello della porta e lo gira.
La
camera è immersa nel buio, come sempre, ma Demetri distingue
benissimo la figura di Heidi. Seduta sulla sua poltrona, quella
poggiata al muro accanto al “Concerto a tre”, il quadro che Felix
gli ha regalato vent'anni prima perché gli andava; Demetri
non ha mai capito se gli andasse di rubarlo o di regalarglielo. Forse
entrambi i motivi.
“Sentito
un buon profumo?” lo saluta Heidi, con voce allegra.
La
pesca deve essere andata bene, come sempre; peccato che lui se la sia
persa mentre tornava dalla sua missione.
“Familiare.”
precisa Demetri.
“Se
ti è familiare, deve piacerti.”
Il
vampiro passeggia per la stanza quasi vuota. Se non fosse per la
poltrona, il quadro e qualche libro, lo sarebbe davvero; dopotutto,
non ne ha davvero bisogno, è solo un luogo in cui tornare e stare
soli dopo una missione. O un luogo in cui farsi attirare da Heidi. Il
fatto che la donna scelga proprio la sua stanza per intrappolarlo è
insieme divertente e quasi irritante.
Heidi
lo sa che Demetri diventa fin troppo meticoloso nella scelta delle
parole, che raggiunge livelli spaventosi di pignoleria linguistica
per far filare un discorso nel modo più logico possibile. E sa anche
che lo fa solo per irritarla e attirarla nella sua trappola. Sarebbe
bravissimo, se solo non fosse lei la pescatrice.
Demetri
può trovarla, lei può attirarlo fino a farlo impazzire.
Quando
riescono a mettersi d'accordo la forza di attrazione tra loro diventa
talmente perfetta da far impallidire persino le leggi della fisica.
Di
fronte al silenzio di Demetri, Heidi si lascia scappare un sorriso,
simile a un ghigno di soddisfazione, e si guarda intorno come se
stesse cercando qualcosa.
“E'
un vero peccato che tu non abbia un letto.” commenta.
Tamburella
con le dita sui braccioli della poltrona, come se suonasse un
pianoforte invisibile o muovesse i fili di una marionetta.
Demetri
si fa strada nel buio e si appoggia al muro, vicino al quadro e poco
lontano da Heidi.
“Non
ne ho bisogno.” risponde semplicemente.
Heidi
ride e quella sua aura, che brilla opaca e ingannevole, sembra
risplendere per un momento, come se il sole si fosse liberato dalle
nuvole. E il miele scende caldo dalle sue labbra, sprigiona il suo
profumo dolce.
“Neanch'io.”
Succede
velocemente: Heidi si alza dalla poltrona e lo raggiunge, le mani
poggiate sul suo petto e le labbra piegate in un sorriso morbido, che
gronda ancora miele caldo.
Lei
che disprezza qualunque cosa sia umana, preferirebbe giacere su un
mare di pietre e sangue.
Lei
che è così bella che fa quasi paura toccarla e rovinarla. E vive
dietro le nuvole, rilucendo come una dolce promessa come il paradiso,
e poi si rivela l'inferno.
Demetri
le tocca il volto con una mano, accarezzandone una guancia con il
pollice e arrivando a sfiorare le labbra. L'altra mano gioca tra i
suoi capelli, che profumano ancora di vite strappate, urla soffocate
nel sangue e... miele.
La
sfiora e guarda come se fosse la sua preda e lei, silenziosa,
trattiene la voce.
Lo
sa che anche quella è solo un'illusione, ma lei lo lascia fare,
perché in fondo vorrebbe che quel cacciatore riuscisse a catturarla
senza il bisogno di preparare un terreno e ricoprirlo di trappole.
Per questo, ogni volta, Heidi sceglie quella stanza vuota, sua, buia,
e aspetta che lui ritorni.
Ma
quando Demetri la bacia, Heidi sente la trappola scattare, come un
suono metallico, e si porta una mano al petto.
Dopotutto,
la trappola è sempre lei.
Fin
Precisazioni:
§
Ho voluto dare ai pensieri di Heidi il profumo del miele perché il
miele attira. E mi sembrava appropriato. Non so se l'abilità di
Demetri gli permetta di sentire dei veri “profumi”, ma ho pensato
che a seconda della persona lui potesse associarli a un profumo reale
e simile.
§
“Concerto a tre” è un dipinto del pittore olandese Jan Vermeer,
rimasto all'Isabella Stewart Gardner Museum di Boston, finché
qualcuno l'ha rubato nel marzo del 1990. Ho pensato che Felix,
durante una missione particolarmente noiosa in Olanda, abbia deciso
di approfittare dell'occasione per fare un regalo al suo amico
Demetri e divertirsi un po'. E' che quando penso alle opere d'arte
perdute mi vengono in mente i Volturi. E sì, volevo assolutamente
infilare Felix in qualche modo anche in questo capitolo. E' lui che me
l'impone, io non c'entro.
Note: Ed eccoci arrivati alla fine, con Demetri e Heidi. Non sono stata capace di scegliere uno solo di loro, perché hanno più o meno lo stesso spazio nella storia. E poi mi piace: la raccolta è iniziata e terminata con Heidi.
Loro
li shippo dai tempi di New Moon – che poi è l'unica volta in cui
si può vederli interagire – e ho sempre trovato curioso il fatto
che lei attiri le sue prede con il suo potere e lui le cerchi, senza
che queste possano sfuggirgli.
Che dire? Spero che questo piccolo viaggio a Volterra sia stato gradito da voi lettori, silenziosi e non. Baci,
Alexiel.