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Autore: _Jaslene_    02/10/2011    5 recensioni
Greed stava farfugliando un "Eh già.." quando Envy lo prese per un braccio e lo guardò con fare minaccioso.
Senza dirsi niente si erano già capiti.
Greed con un movimento della mano salutò Ed, e sussurrò qualcosa nell'orecchio dell'altro ragazzo.
"E' tuo, Nii-chan."
[ Envy/Ed ; Maes/Roy ; Roy/Havoc ; Envy/Greed ]
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Edward Elric, Envy, Jean Havoc, Maes Hughes, Roy Mustang
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Finite le cinque estenuanti ore di lezione di quel giorno, Edward sotto consiglio di Al, si decise ad alloggiare, per il resto dell'anno scolastico, in uno dei dormitori della scuola.
Stavano scendendo le scale per recarsi in segreteria, quando furono accolti da una voce fin troppo familiare.
"Neh, Alphonse.. Non sei ancora riuscito a combinare niente con quella Winry?" Disse sfacciatamente con un ghigno stampato in faccia.
"Envy.." Il tono di voce di Al si era fatto gelido e distaccato, e data la sua espressione del viso, Edward comprese che doveva essere piuttosto irritato.
"Ti conviene sbrigarti sai, pare che Greed l'abbia già addocchiata.."
"Voi dovete solo azzardarvi a toccarla che io..!" Alphonse si era messo ad inveire contro Envy che se ne stava tranquillo a sghignazzare, aggevolato alla parete.
"Che farai? Lo andrai a dire ai professori? Al preside? Tsk." Il ragazzo sembrava molto sicuro di sè e anche molto divertito.
Amava troppo prendersi gioco degli altri.
Vedeno Al in difficoltà, Edward, che era stato in silenzio fino a quel momento, decise che era meglio intervenire.
Fece per parlare e dirgliene quattro, quando - finalmente - Envy si accorse della sua presenza.
".. Che fai piccoletto," Fece poi riferendosi a Edward. "mi segui?" Terminata la frase scoppiò in una rumorosa risata.
Piccoletto. Quante volte in un giorno lo aveva chiamato piccoletto?!
"CHI E' CHE DA QUANDO ERA UN POPPANTE NON E' CRESCIUTO NEMMENO DI UN CENTIMETRO, EHHH?!"
Adesso Envy lo aveva proprio stancato.
Si preparò a tirargli un pugno ben assestato in piena faccia, quando la mano di Alphonse gli cinse il polso e lo bloccò.
"Non ne vale la pena, Ed.." Detto questo lo trascinò giù dalle scale, e lo portò direttamente in amministrazione.
Si voltò di spalle, e prima di girare l'angolo scorse il sorriso a 32 denti e l'espressione divertita di Envy.

Voleva chiedergli il perchè di quel gesto, doveva sapere perchè gli aveva impedito di mollare un bel pugno in faccia a quello.

Arrivati a destinazione gli accolse l'ennesima segretaria annoiata, scorbutica e vecchia.
Con un po' di pazienza le spiegarono la situazione.
Fu una sorpresa, ed una gioia per entrambi quando scoprirono che avrebbero condiviso lo stesso dormitorio.
Alphonse, entusiasta, trascinò Ed fuori dalla scuola verso un edificio che si ereggeva di fianco. Grande quasi quanto l'istituo, ospitava i dormitori.

-

Prima di incontrare Alphonse ed il piccoletto, Envy era stato chiamato urgentemente nell'ufficio del preside.
Di malavoglia, aveva dovuto interrompere quello che stava facendo insieme a Kelly - o forse era Sharon? - a casa sua.
Arrivato all'ultimo piano, girò a destra e percorse tutto il corridoio, per poi ritrovarsi davanti ad un'ampia porta in legno.
Oltre quella soglia si trovava una piccola stanza con una grande scrivania sulla destra.
Una scrivania dietro la quale avrebbe dovuto trovare l'assistente personale del preside, che però mancava.
Al di là di quest'ultima, un altra porta, che portava direttamente nell'ufficio del dirigente scolastico.
Spalancata anche quella, si ritrovò con un ghigno malizioso stampato in faccia.
Zolf J. Kimbly seduto sulla sua poltrona di pelle scarlatta, dietro la sua scrivania, stava pomiciando con quella che avrebbe dovuto essere la sua assistente.
Quando si accorse di avere visite si limitò a un "Non si usa più bussare, Envy?" Detto ciò si separò dalla donna, completamente rossa in viso per la vergogna.
Questa poi, ad un suo cenno, sgattaiolò fuori dall'ufficio chiudendo la porta.
"Mph. Non pensavo stessi ancora lavorando a quest'ora.." Disse di rimando Envy. Beffardo, come sempre.
Kimbly si scharì la voce, avrebbe voluto replicare, ma sapeva che così facendo sarebbero andati per le lunghe ed anche arrivati alle mani, come era già successo.
"Ti ho chiamato circa 2 ore fà, ormai ti davo per disperso."
"Tzè."
".. Si può sapere invece che fine ha fatto tuo fratello?"
"Sta a casa a sbattersi due fighe, se solo lei non mi avesse chiamato quì, io-"
"Modera il linguaggio, Envy." Disse il più grande, seriamente scocciato. "Tu e Greed non potete importunare ogni ragazzina di questo istituto. Molte sono figlie di uomini di alto grado sociale, e se vi denunciassero potreste finire in grossi guai.."
"Ha finito con la paternale?! Se non le scoccia troppo vorrei sapere perchè mi trovo quì, invece che in felice compagnia nel mio letto.."
Così, Kimbly, si limitò a parlargli della ragione per qui lo aveva chiamato.
"Alcuni docenti mi hanno riferito che nè tu nè tuo fratello avete partecipato alle lezioni di oggi." Continuò poi. "L'anno scorso sono riuscito a non farti bocciare per la seconda volta, ma se quest'anno mancherai a più di 60 lezioni sarò costretto a farlo."
"Tsk, vedrò cosa posso fare." Disse, con noncuranza.

Non che a Envy interessasse quello che i professori pensassero, ma non gli andava di trascorrere altri anni in quella scuola.
Bocciato per ancora due volte e si sarebbe ritrovato in classe con Wrath.
Tzè.

"Tralasciando.. Tu e Greed sapete cosa dovete fare questa sera, vero?" Il suo tono si fece più serio.
"Non dovete lasciare nulla che-"
"Conduca a noi." Lo interrupe Envy. "Lo so, lo so. L'abbiamo fatto altre volte." Ghignò prima di lasciare l'ufficio e sbattere la porta alle sue spalle.

-

Appena entrati furono accolti da schiamazzi e urla di ogni tipo, cosa abbastanza normale dato che lì alloggiavano 3/4 degli studenti della Alchemy High School.
La sala di ingresso era piena di ragazzi, alcuni chiaccheravano, altri mangiavano qualcosa o leggevano fumetti.
Erano comodamente seduti sui quattro divanetti color porpora posti all'interno della stanza.
Il pavimento era in legno, c'erano scaffali vari colmi di giochi di società, carte, libri ed altro.
Su un mobile era collocata una televisione di cui gli studenti potevano usufruire liberamente, e al centro della stanza si trovava un grande tavolo.
Più in fondo delle scale che portavano ai dormitori, a sinistra c'erano quelli delle ragazze e a destra quelli dei ragazzi.
Alphonse, tutto eccitato, trascinò Ed fino al quarto piano, alla stanza n. 82, quella che avrebbero condiviso.

Il posto era piccolo ma accogliente, c'erano due letti e due comidini vicino ad essi.
Sulla sinistra il bagno, e sulla destra una finestra.
Di fianco alla porta un armadio e un tavolo.
"Non è una suite, però.."
"Tranquillo Al, mi bastava ci fosse un letto per dormire." Ed sorrise.

Era felice di essere finito in camera con Al. E ringraziava mentalmente una qualsiasi divinità per non essere capitato in stanza con quel tale di nome Envy.

Sfinito, si buttò sul suo letto, e dopo poco si addormentò.

Si svegliò solo due ore dopo.
"Ahh.. Che dormita." Mugugnò con la voce impastata dal sonno, mentre si strofinava gli occhi.
"Al, ci sei?" Non ricevetta alcuna risposta, così pensò che fosse andato a farsi un giro.
Si alzò, a malavoglia, e decise di dare un occhiata all'edificio.
Aprì piano la porta e sbirciò fuori.
Silenzio.
Guardò l'orologio che aveva al polso. Le 15.45. A quell'ora dovevano essere tutti fuori.
Si incamminò verso le scale e salì al piano successivo.
Percorse il corridoio fino ad arrivare davanti alla stanza n. 114.
Si arrestò davanti alla porta quando sentì dei rumori.
Riusciva a scorgere solo delle voci pacate, così - del tutto involontariamente - posò il suo orecchio contro la porta.
Questa d'un tratto si aprì, e Edward non fece in tempo a spostarsi che ruzzolò a terra.
Vide uscire un ragazzo dai corti capelli corvini e sottili pozzi neri.
Indossava una camicia bianca che aveva i primi tre bottoni slacciati, da cui si poteva intravedere il fisico allenato, e dei pantaloni neri piuttosto aderenti che lasciavano poco spazio all'immaginazione.
Alzò un sopraccioglio, con aria interrogativa.
"Ragazzino, potresti dirmi chi sei e cosa cavolo fai quì, di grazia?"

Angolo autrice:
Scusate ragazzi, non uccidetemi. T.T
Sono in super ritardo, lo so. Ma con la scuola non ho mai tempo per aggiornare la fic.
Dovrete aspettare ancora un po' per il terzo capitolo perchè la mia musa ispiratrice se n'è andata a quel paese. x'D
Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto! :)

Come sempre sono gradite critiche e commenti.
Alla prossima, _Jaslene_
  
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