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Autore: Stella94    03/10/2011    5 recensioni
Dal primo capitolo:
"La vita può cambiare.
Da un momento all'altro può portarti ad essere diversa, a vivere in modo diverso.
Perchè la vita non è un continuo fluire di giorni monotoni già prescritti.
La vita è scelta.
La vita è rinuncia".
Spero vi piaccia è un JinxLili.
Mi raccomando recensite! Buona lettura!
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Emily Rochefort, Jin Kazama, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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primo cap boh                                                                                                                                                                                                                                             
                                                                         
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        Loner


<< Chi era al telefono? >>
Asuka era appena uscita dal bagno quando io iniziai a tremare sospettando una brutale reazione da parte di Jin.
Non lo conoscevo parecchio, ma avevo la vaga impressione che non gli sarebbe andato per niente a genio il fatto di aver risposto al suo cellulare.
Maledetta me! Non ero capace a far nulla. Un completo e inutile disastro.
<< Credo di essermi appena messa nei guai. >>
Mi portai una mano alla bocca, come se non volessi più parlare. Come se volessi tapparmela per non entrare in squallidi equivoci, ancora. Ma non potevo di certo tornare indietro nel tempo.
Stupida Eri, stupida! Mi ripetevo. Jin non mi avrebbe mai perdonata, irascibile com'era!?
<< Che hai combinato? >>
<< Era la ragazza di Jin, credo. >>
<< Christie? Quella serpe con tacchi a spillo e tette rifatte? >>
Spalancai la bocca costernata scuotendo la testa << Non lo so, non l'ha specificato. Il guaio è che adesso crede che io e Jin abbiamo una relazione. >>
Asuka si portò le mani tra i capelli corti ribelli, sbuffando sonoramente. Si lasciò cadere di peso sul divano, tanto che fece sussultare anche me, in preda a crisi nervose.
Ma ciò che più in quel momento mi sorprendeva non era il fatto che avessi combinato un pasticcio, ma che mi preoccupassi freneticamente che Jin avesse una ragazza.
E a sentire Asuka era anche una bella ragazza...
Ma il perché fossi così gelosa non lo sapevo neppure io. Conoscevo Jin da poco e di certo la mia preoccupazione non era giustificata. In più io per lui ero solo la conoscente-ospite-rompicoglioni del momento.
Niente di più.
<< Non sapevo che Jin avesse una fidanzata. >> Mormorai.
Vidi Asuka ammiccare un sorrisino << Christie non è la sua fidanzata. E' la ragazza con cui scopa. Ecco tutto. >>
<< Be', dal modo in cui ha reagito sembra tenerci molto a Jin. >>
<< Certo che ci tiene! >> Asserì decisa << Ne è innamorata. Ma mio cugino ha sempre odiato i legami stabili. Lui vuole solo divertirsi. >>
<< E a lei sta bene? >>
Asuka mi rispose stringendosi nelle spalle. Io non seppi per certo interpretare il suo responso. Forse ne sapeva meno di me. Ma il problema Christie era qualcosa che io non potevo ignorare.
E soprattutto dovevo inventarmi qualcosa. Qualunque cosa che potesse giustificare quel atto insensato di cui io ero stata l'artefice. Stupida Eri, stupida.
Cominciai a tremare freneticamente quando scorsi la figura di Jin sulla porta. Aveva appena finito la sua lezione di karate. Era sudato e sembrava  già arrabbiato.
Oppure era la sua solita espressione? Non seppi decifrarla, volevo solo evaporare, scomparire, bruciare, senza lasciare traccia del mio passaggio.
<< Sei già tornato? >> Gli domandai cercando di sfoderare uno dei miei sguardi da cerbiatto impaurito e coccoloso.
Magari e dico magari, avrebbe avuto pietà di me.
<< Certo che sono tornato. >> Sbuffò buttando a terra rudemente la sua borsa, che credo pesasse un quintale a giudicare dal tonfo.
Deglutì ispirando aria di guai.
<< Credo di aver dimenticato il mio cellulare da qualche parte. Per caso ha squillato? >>
Guardai Asuka spalancando la bocca, cercando conforto, forse un qualche specie di aiuto, magari una scusa plausibile.
Ma Asuka non fiatò.
Si limitò a fissarmi preoccupata, ammiccando sguardi assurdi che non seppi decifrare. Capì di esse sola, sola nel panico più totale. Ed io odiavo così tanto la solitudine.
<< Ehm... Io credo che dovrei andare. >>
Mi sta abbandonando, perfetto! Pensai, quando Asuka si avviò di corsa verso la porta. La osservai facendole uno sguardo furioso. Non poteva lasciami al momento del bisogno. Ero sicura che quello sarebbe stato il mio ultimo giorno di vita. Si sarebbe andata senz'altro così...
<< Dove vai così di fretta? >> Le domandò Jin sorpreso.
<< A casa. Mia madre si starà chiedendo che fine abbia fatto. >>
<< Ma non dovevamo parlare noi due? >>
<< Oh, no non preoccuparti. >> Gli mise una mano sulla spalla scuotendolo di poco << E mi raccomando non ti arrabbiare troppo che diventi brutto. >>
Non gli diete nemmeno il tempo di replicare che sparì in un alito di vento. Jin mi fissò esterrefatto, scuotendo la testa.
Io invece, con la goda tra le gambe, lo raggiunsi parandomi di fronte al suo corpo estremamente virile, pari a quello di una statua greca.
Con altrettanta indecisione gli porsi il suo cellulare dopo attimi di riflessione. << Tieni. Era sul divano. >>
<< Oh, grazie. Ha chiamato qualcuno? >>
Calma, respira e inspira. Respira e inspira, continuavo a ripetermi. Era come una storta di filastrocca nella mia testa che non voleva smettere di pulsarmi tanto freneticamente.
Non mi ero mai resa conto di quanto sangue potesse affluire al cervello in così poco tempo. Torturavo le mie dita, intrecciandole nervosamente. Avevo caldo eppure eravamo in pieno inverno.
<< Al dire il vero si. >>
Sarebbe stato da idioti mentire e non sarebbe valso a nulla. Prima o poi quella Christie si sarebbe fatta risentire o di sicuro lui l'avrebbe cercata e la mia posizione sarebbe diventata ancora più precaria di quanto già era.
<< E chi era? >>
Seguì con la sguardo la sua traiettoria che terminò verso il frigo dove prese da bere.
Schiusi la bocca un paio di volte, ingoiando solo aria e bugie. Poi presi coraggio.
<< Credo la tua ragazza. Christie, se non mi sbaglio. >>
<< Christie? >> Smise all'improvviso di tracannare acqua dalla bottiglia, osservandomi in fondo, fino in fondo. Dentro ai miei occhi, dentro la mia anima. Erano così gli sguardi di Jin, ti scavavano dentro...
<< Hai parlato con lei? >> Il modo in cui me lo chiese mi fece capire che stava ribollendo dentro. Questo significava che la pentola a pressione stava per esplodere e non ne sarei uscita viva.
<< Be' si... >>
<< Hai risposto al mio cellulare? >> Si stava avvicinando pericolosamente, troppo pericolosamente. Quando avvertì il suo profumo penetrante nelle mie narici mi resi davvero conto della distanza che ci separava. Pochi centimetri, forse una spanna. Ma con i suoi occhi scuri come la pece che mi fissavano, rendeva il mio compito ancora più arduo.
<< Credevo che fosse una telefonata importante, un'emergenza. >>
<< E che ti ha detto? >>
"Il capotreno avvisa tutti i passeggeri che il treno diretto verso l'inferno ha appena raggiunto la sua destinazione. Buona permanenza nella città degli stupidi peccatori e ingenue ragazze senza memoria".
Ecco tutto ero davvero al capolinea degli sfigati.
Incatenai i miei occhi blu nei suoi. Cercai ancora quello sguardo da cerbiatto impaurito e coccoloso, ma con Jin non faceva un grande effetto.
<< Si è un po' arrabbiata. Crede che io sia la tua ragazza e che tu l'abbia tradita. >>
Altro che cerbiatto. Con Jin potevo fingere di essere un cane, un panda o magari un cucciolo di koala, quando sentì la sua voce capì che niente avrebbe funzionato.
<< Che cosa? >> Aveva già alzato la sua voce di qualche decibel ed avevo l'impressione che sarebbero aumentati ancora.
<< Come ti sei permessa di rispondere al mio cellulare e di mandare a puttane la mia relazione? >>
Infatti: era aumentata.
<< Mi dispiace ok? Ha frainteso tutto ed io... >>
<< Cazzo, Eri! Sei un disastro! Maledetto il giorno in cui ti ho portato in questa casa. >>
Strinse i pugni forte, tanto da far impallidire le nocche. La macabra sensazione che quei pugni volessero infrangersi sul mio viso mi fece allarmare. Mi sentivo così inutile, piccola e insignificante. Nelle mani del gigante che mi avrebbe sbramato senza pietà.
<< Ti prego non fare così. Si sistemerà tutto vedrai. >> Gli misi le mani sulle sue spalle come per tranquillizzarlo.
Ma reagì d'istinto strattonandomi dalla sua presa, rude, furioso.
<< Non mi toccare! >> Si passò una mano tra i capelli cercando contegno. Poi si soffermò ad osservarmi con disprezzo. Fu allora che il mio corpo si sgretolò, in tanti piccoli pezzi.
<< Io non so chi sei e non voglio saperlo. Che ci fai qui? Che ci fai a casa mia? Tu non sei nessuno per me, nessuno! >>
E mentre osservavo il suo viso trafelato dalla rabbia seppi cos'era la più totale disperazione. Ed ebbi paura.
Non avrei voluto causare tanto male. Non avrei mai voluto fargli del male. Ma con la mia stupidità gli avevo causato dolore e rabbia. Una coppia perfetta per perdere le staffe.
Gli occhi mi si riempirono di lacrime quando effettivamente capì di essere sola al mondo, di non avere nessuno.
Che Jin non si poteva considerare un mio amico e nemmeno un conoscente.
Che quello non era il mio posto e che non lo sarebbe mai stato.
<< Vattene via. >> Mormorò, osservandomi il lacrime guardarlo con commiserazione.
<< No, ti prego. Non mi abbandonare anche tu. >>
<< Ho detto vattene via. Vattene! >> Urlò a pochi centimetri dal mio viso. << Non voglio vederti più. Mai più! >>
Fu allora che la disperazione mi pervase. Non c'era più niente di vivo in me, più niente che pulsava gioia, coraggio, forza.
Ero un cumulo di macerie che a piano a piano cominciava a sgretolarsi.
E crollai, quando in lacrime raggiunsi la porta e scappai di corsa per le scale, ignara della mia destinazione.


Tremavo e non solo per il freddo.
Quando di corsa arrivai all'ultima rampa di scale mi accorsi che stava nevicando. Pallida, pura, neve bianca che a fiocchi rendeva Tokyo magica.
E piansi ancora, perché non sapevo fare di meglio che piangere, che crollare a terra come un peso morto ed aggrapparmi alla ringhiera per non precipitare. Non ancora...
Raccapriccianti pensieri rendevano tutto così dannatamente complicato. Cosa avrei fatto? Dove sarei andata?
Mi sentivo come in un barattatolo di vetro. Se avrei aperto il coperchio sarai stata schiacciata dal peso della realtà e soffocata da un'aria che non sapevo respirare.
Sentivo che il mio ossigeno era in quella casa, con Jin...
Ma mi aveva abbandonato, lasciandomi sola, inerme, nuda sotto la neve che minacciosamente portava gelo e tristezze.
Avevo freddo, tanto freddo.
Decisi che avrei aspettato che smettesse di nevicare prima di andarmene. Molto probabilmente sarei diventata una mendicante, una senza tetto. E forse sarei morta, forse. E nessuno si sarebbe curato di me, di seppellirmi, di portarmi un fiore, di recitare una preghiera, di ricordarmi...
E mentre tra la lacrime formulavo pensieri non tanto confortanti, mi accorsi che era già passato troppo tempo.
Che la notte era scesa. Che le speranze erano svanite.
Poi all'improvviso udii la voce di un angelo. Si in quel momento mi apparì proprio come un angelo.
<< Sei ancora qui? >>
Avvertì qualcosa di caldo sulle mie spalle. Mi accorsi che Jin si era tolto il suo giubotto per darlo a me. Ma non mi stupì più di tanto. Avevo ben chiaro le sue intenzioni nella testa, e le sue parole ferivano ancora.
<< Quando finirà di nevicare me ne andrò. Sta tranquillo. >>
Lo vidi sedersi vicino a me. Tenevo lo sguardo basso, non volevo che osservasse i miei occhi lucidi e rossi come chicchi di melograno.
<< Ti chiedo scusa. Ho esagerato. >> Mormorò << Non avrei dovuto dirti quelle cose. >>
Mi limitai a fissarlo, ben consapevole di avere ancora l'espressione trafelata dalle lacrime. Non sapevo cosa dire, ero confusa. Ma per la priva volta nei suoi occhi scuri come la notte vi lessi sincerità.
<< Mi sono comportato come uno stronzo di bassa lega. Perciò torna su con me. >>
<< Mi dispiace. >> Riuscì a dire tra un singhiozzo e l'altro << Io non volevo causare tutto questo, te lo giuro. >>
<< Lo so. Lo so >>
E poi non seppi controllarmi: lo abbracciai. Forte, troppo forte. Perché il sol pensiero che l'avrei perso inspiegabilmente mi uccideva. Il sol pensiero che sarei stata sola mi annebbiava le membra. Il sol pensiero del suo odio nei miei confronti mi tormentava, torturava il mio cuore.
E quando avvertì la sua stretta, quando le sue mani si posarono sulla mia schiena piansi ancora, ma questa volta di gioia.
Io, tanto fragile e ingenua, con le braccia a circondare il suo collo, mi sentì forte, mi sentì una muraglia.
Nemmeno la neve ora era così fredda.
<< Io ho solo te, Jin. Solo te. Non lasciarmi sola, ti prego. Non abbandonarmi. >>
<< Non sei sola. >> Soffiò sul mio collo. << Vedrai andrà tutto bene. >>
E poi solo la magia del più totale abbandono. Quella volta lo lasciai fare.


CONTINUA...

Non riesco proprio a stare lontana da questa storia. Che ci posso fare mi piace da matti e soprattutto adoro i protagonisti.
Prime incomprensioni ma anche i primi chiarimenti. Tutto sta prendendo una nuova piega ma le sorprese non sono finite.
Molti personaggi stanno per entrare e vi lascio solo un piccolo spoiler: Iron Fist si fa sempre più vicino...
Baci baci mi raccomando recensite e alla prossima!!
Kiss kiss

                                                                                                                                               
Stella94







   
 
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