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Autore: Mark97    03/10/2011    2 recensioni
Restai a guardarli lanciando qualche occhiata a Aizen, che intanto si era seduto sul suo trono “Questo è il vostro nuovo compagno, Toshiro Hitsugaya” ancora il sorriso, ancora quel tono. Sbuffai appoggiandomi al muro con la schiena ‘non sono qui per fare amicizie, sono qui per diventare il migliore’ pensai, notai che gli occhi degli altri erano puntati su di me. Feci finta di niente, anche se la situazione mi imbarazzava leggermente, non ero abituato a lavorare in gruppo, non ero abituato a quel senso di serenità che sembrava esserci. I miei precedenti insegnamenti non erano così, me lo ricordavo bene. .
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Ogni allenamento era come il precedente, un massacro. Cercavamo di aiutarci a vicenda e di rimanere concentrati verso l’obbiettivo, ma niente.  
Finivamo sempre per attaccarci l’un altro, ferirci a vicenda senza la minima speranza di difenderci.
Per fortuna, però, alla fine dell’allenamento venivamo curati e rimessi a nuovo.
Io ormai avevo stretto una piccola amicizia con Uten, il biondino e Suigetsu, la ragazza “ribelle” dai capelli lunghi e neri.
Erano due bravi combattenti, Uten era il migliore degli allievi, i suoi poteri e le sue abilità erano sbalorditive e in battaglia facevano comodo.
Suigetsu invece era testarda quanto forte, ubbidiva sempre al suo maestro anche se a volte anche lei si beccava qualche punizione come me.
Osservavo mentre si rivolgevano a Aizen con quel tono rispettoso, chiamandolo con “maestro”,”sensei” o”Azien-sama”. Io invece, più lo guardavo più non riuscivo a ritenermi inferiore a lui.
Ogni mio errore lui lo commentava con quel tono sarcastico e superiore, per poi darmi la giusta punizione.
A volte riuscivo a tacere a volte no. Anche Suigetsu però, mi sembrava al mio stesso livello di testardaggine.
Qualche volta anche su di lei Aizen usava la forza per metterla a tacere.
Quando succedeva però, lei per un po’ riprendeva ad essere la dolce ed educata Suigetsu, senza un minimo di ribellione.
Perché io non riesco a vedere Aizen in quella maniera? Perché io non riesco a portargli rispetto e a obbedire ai suoi ordini?
Tutte domande inutili che mi rivolgevo….in vano.


Ero da solo con Aizen, mi aveva chiamato perché voleva parlarmi. Io rimasi un po’ a fissare il suo trono. In un silenzio assoluto.
Lui si alzò in piedi lentamente, la sua solita eleganza che accompagnava i suoi gesti.
Il passo calmo che rimbombava sul marmo, un rumore che rimbalzava nella mia mente, un rumore che sembrava staccarsi dalle immagini e andare per conto suo  come se provenisse da qualche altra parte, per andare avanti all’infinito.
Non ebbi il tempo di rendermene conto, che Aizen era a due passi da me.
Io alzai lo sguardo fissandolo dritto negli occhi “perché vuoi parlarmi?” chiesi cercando di rimanere calmo
. Lui si passò una mano nei capelli, sistemandosi il ciuffo che gli scendeva sulla fronte, per poi proferire parola “Devi portarmi più rispetto, non noti anche tu che non ti comporti come gli altri? Vedi di darti una regolata” io strinsi i pugni “non ho motivo per portarti rispetto” dissi in tono secco.
Lui si innervosì appena, avvertii la sua reiatsu che gravava sulle mie spalle.
Non avvertii nemmeno il movimento, la sua velocità non era percettibile.
Mi ritrovai solo contro il muro, la sua mano che mi avvolgeva il collo in una stretta salda “ascoltami moccioso” nel suo tono prima calmo ora c’era una nota di rabbia “il maestro sono io, mettitelo in testa.” Lo guardai dritto negli occhi, uno sguardo di sfida “maestro.. mi dispiace, non riconosco superiore a me una finta divinità traditrice” la stretta sul mio collo si strinse in pochi attimi, l’aria cominciò a mancarmi, portai la mano destra a Hyorinmaru
“Moccioso.. non farmi la predica.. io potrei schiacciarti in ogni momento” disse lui quasi in un sibilo, i suoi occhi si erano ridotti come lame, il suo sguardo glaciale mi costrinse ad abbassare gli occhi “Lasciami..” dissi afferrando l’elsa di Hyorinmaru con una mano, lui sorrise “che intendi fare? Combattere contro di me?non farmi ridere, moccioso” io accennai un sorriso alzando lo sguardo verso di lui, riempiendolo di odio “le tue mani mi fanno ribrezzo, togliti” .
Sapevo di aver superato il limite, la punizione questa volta sarebbe stata un inferno, ma non mi importava, ne valeva la pena. Chiusi gli occhi attendendo il dolore, attendendo anche un piccolo rumore.
Ma niente, non arrivò nemmeno la sua voce con il solito tono di rimprovero.
Li riaprii guardandolo, lui tolse le sue mani dal mio collo. Io mi appoggiai al muro tossendo.
Si girò dandomi le spalle “sei libero di andare” disse, io lo guardai poi senza dire niente scivolai verso la porta andandomene silenziosamente.
Pensai a lungo a c’ho che poteva essergli preso, un attimo di debolezza, pietà nei miei confronti, dubbi su dubbi.
Alla fine lasciai stare, pensando che fosse stata solo fortuna, una gran fortuna. 
  
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