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Autore: Tomma    04/10/2011    2 recensioni
-Non andartene- Gli disse con quella sua voce così dolce.
-Resta qui con me, almeno stanotte-
Axl si sdraiò accanto a lei e la guardò negli occhi, quegli occhi che lo rapivano sempre e che facevano fermare il tempo.
Mona gli prese le mani e se le porto vicino al viso. Le piacevano quelle mani, grosse e sempre calde. Le davano sicurezza, quelle mani erano il ramo su cui ci si aggrappa per non cadere nel burrone..
L' abbigliamento in pelle e l'aspetto da rocker si contraddicevano alla profondità di Axl. Mona l'aveva già capito, dai suoi occhi.
-Tu non credi che destino e casualità siano la stessa cosa? In ogni caso non sei tu a decidere.-
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Axl Rose, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SOUND OF SILENCE

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Cap. 8 Oh, Fuck...


Down the street you can hear her scream "you're a disgrace"
As she slams the door in his drunken face,
And now he stands outside and all the neighbours start to gossip and drool

Jimi Hendrix- Castles made of sand


-Mona, torna presto ok?-

La frangia dei capelli biondi ricadevano davanti agli occhi, verdi come i suoi, che la scrutavano preoccupati, contrastando con il sorriso, bello come al solito, che lasciava intravedere la tipica dentatura inglese. Lo abbracciò un'altra volta, quel pomeriggio probabilmente l'aveva fatto almeno un centinaio di volte, tra amici e genitori.
-Mi raccomando, fai la brava, non cacciarti nei guai, non fumare, stai attenta e..- Elencò scherzando sotto lo sguardo scocciato della ragazza; gli piaceva trattarla come una bambina, sapeva che ormai non lo era e per questo non era affatto contrario che partisse a farsi un viaggio, ma era preoccupato. Si fidava, certamente, di Heather, lei si sarebbe presa cura di sua sorella. Lasciar andare due ragazze in un continente dove non conoscevano nessuno, in un furgoncino, però, è un'idea bizzarra quanto irresponsabile. Sapeva che non sarebbe successo niente a loro, lo sentiva. Eppure vedendola salire su quel mezzo di trasporto, crebbe in lui uno strano presentimento, che non aveva niente a che fare con quel viaggio.
-Ti voglio bene- furono le parole che le disse l'ultima volta che la vide.
-Anche io, Edan!- Poi buio.
-Aiuto! Aiutatemi!- urlò, ma nessuno la aiutava. Era da sola e una nebbia oscura le impediva addirittura di guardarsi i piedi e di vedere la strada. Aveva paura, paura di cadere dentro a un fosso o di inciampare su qualcosa, non sapeva dove si trovava. Così si fermò e si strinse nelle sue braccia. Iniziò a piangere e pianse, pianse; pianse così tanto che stringeva forte la testa per il male che le era venuto, poi dall'alto si accese una luce e vide suo fratello: era sdraiato per strada, davanti al cancello della loro casa. Si alzò per andare a vedere. La bocca era dischiusa e un rivolo di saliva colava sul viso perfetto di quello che sembrava un angelo, più che un essere umano e comune.
-Edan?- lo chiamò -Edan? Ehi, svegliati!-
Edan, però, non si svegliava. Alzò lo sguardo, con l'intenzione di sbirciarsi intorno, mai suoi occhi furono catturati da due piccole lucine azzurre che scintillando nel buio si avvicinavano verso di lei.
Non appena le luci furono abbastanza vicine, Mona capì che si trattava di due occhi.
Uno strano ragazzo vestito tutto in pelle le si fermò davanti.
-Mona?- Ma come faceva a conoscere il suo nome?
Guardò in basso per cercare sicurezza nel volto angelico del fratello.
Si irrigidì e non riuscì più a muoversi quando notò che la chiara carnagione del ragazzo era diventata di un chiaro bluastro e la saliva si era trasformata in sangue.
Prima che potesse dire o fare qualcosa sentì stringere la mano del fratello sul suo collo.

Aprì di colpo gli occhi. Un altro incubo. Non riusciva ad abituarsi. Di solito quando si svegliava dopo una certa notte, restava sdraiata nel letto, con gli occhi spalancati a fissare il soffitto. Quella volta non fu così, poiché appena aperti gli occhi si accorse che quello che vedeva non era il suo soffitto. Sì tirò su velocemente, troppo velocemente: sentì uno strappo alla testa, uno di quei dolori che aveva avuto solo un paio di volte nella sua vita. Si mise le mani sulla testa, cercando di fermare quel mal di tesa da dopo sbronza, mentre, agitata, si guardava intorno. Era sopra un tavolo, nella cucina della Hell House. Aveva addosso solo le scarpe, di fianco a lei Axl si stava lamentando per qualcosa in uno stato di dormiveglia. Non ci arrivò subito, le ci vollero almeno due minuti per collegare l'elemento A, lei era nuda su un tavolo, e l'elemento B, Axl a torso nudo era sdraiato sul tavolo di fianco a lei. Si maledisse appena dopo aver fatto quel tipo di ragionamento e, mentre sorgevano i ricordi della sera precedente, pochi e confusi, si vergognò della sua situazione, notando che non erano da soli. La porta della cucina era aperta e a vista sembravano esserci una quindicina di persone collassate per terra solo nel soggiorno, più un paio in cucina. Si sentiva uno schifo, fisicamente e moralmente.
Cazzo, cazzo, cazzo... Sì alzò in piedi e si mise in cerca dei suoi vestiti. L'aria fredda di una mattina di fine settembre le accarezzava il corpo, mettendola di fretta e rendendola molto nervosa. Non trovò la biancheria intima, solo gli shorts e la sua maglietta. Mentre si rivestiva non sentiva soltanto il dolore alla schiena dopo aver passato una notte a dormire su un tavolo, ma anche uno strano peso, come se qualcuno la stesse osservando. Appena finì di infilarsi la maglietta si girò verso il tavolo.
Axl si era alzato col busto, una gamba distesa sul tavolo e l'altra piegata, su cui aveva appoggiato il braccio, e con una mano si strofinava gli occhi con lenti movimenti, mentre la fissava.

Non sapeva che cosa dirle. Non aveva parole così rimase a contemplare il suo corpo mentre si rivestiva. Gli era piaciuto, per quel che si ricordava, ma si rendeva conto di aver fatto una cazzata. Era pentito, sì. Axl Rose era pentito di aver fatto sesso con una ragazza. Axl Rose era pentito di aver scopato Mona, la dolce Mona. Si era tanto preoccupato di tenere lontano Slash da lei e poi... Cazzo... Quando si girò verso di lui, sussultò. I suoi occhi verdi lo fissavano con astio e se lui non sapeva cosa dire, be', ci pensò lei a riempire il silenzio.

-Sei uno stronzo!- urlò, pentendosene, dato che il suo stesso urlo le provocò un fastidio alla testa. Vide il rosso mettersi le mani nei capelli, evidentemente anche lui aveva quell'atroce mal di testa.
-Hey non urlare!- ribatté quello, aumentando la sua rabbia.
-Non urlare? Non urlare? Come faccio a non urlare!- continuò, riducendo, però, il tono di voce a un rabbioso sussurro, ma sbattendo forte le mani sul tavolo, facendosi male non solo alle mani, ma anche alla testa. Sentì un brusio che si alzò e si guardò intorno mentre alcuni tossici si risvegliavano infastiditi, guardandola male e lamentandosi e altri si rotolavano a terra. Vide Heather affacciarsi sulla porta, mentre si massaggiava la testa con la punta delle dita.
-Che succede?- mormorò senza energie.
Mona lasciò perdere, anche se avrebbe preferito restare ad insultare Axl. Era stato un errore e non sarebbe mai più capitato, non lo avrebbe mai più rivisto. Si chiese mentalmente che ore fossero e se per caso era in ritardo per prendere l'aereo. Voltò le spalle e lasciò la casa.

Axl si alzò velocemente, prese la sua maglietta da terra e, mentre correva fuori per inseguire Mona, se la infilò, sentendosela troppo stretta però.
Appena fuori prese Mona per un braccio e la girò verso di lui.
Ok, lui era in parte colpevole, ma non capiva tutta questa rabbia da parte della ragazza: aveva iniziato lei, la colpa più grande era sua.
-Hey, stai calma, io...-
-Lasciami stare Axl, sparisci!-
Cercò di liberarsi dalla presa del ragazzo, che però stranamente non voleva lasciarla andare. In ogni altra occasione avrebbe detto “chissenefrega, ne troverò un'altra da scopare...” Ma non quella volta, quella era Mona, cazzo! Quella che aveva cercato di proteggere nelle tre volte in cui l'aveva vista.
-No, Mona.-
-”No Mona” un cazzo. Sei un idiota, bastardo, barbone, drogato, alcolizzato, approfittatore...-
-Approfittatore? E' per questo che sei arrabbiata? Perchè io avrei approfittato di te? Be', sei tu che hai approfittato! Anche io ero ubriacoe tu hai iniziato!-
-Avresti dovuto allontanarmi! Ma no, voi uomini siete tutti uguali. Specie voi tossici!-
Axl non si sarebbe mai aspettato che una voce tanto velenosa potesse uscire dal quella rosea bocca. Gli stava addossando tutta la colpa, era ingiusta, ma quello che lo fece K.O. Fu quel “tossico”, che aveva pronunciato con tanto disprezzo, perchè lui non era tossico, o per lo meno credeva di non esserlo.
Mona
d'altra parte era molto nervosa, sapeva che stava esagerando, dopotutto si rendeva conto la colpa era soprattutto sua. La vergogna della situazione, però, bloccava la sua razionalità e si accorse che forse aveva esagerato, quando vide Axl paralizzarsi.
Si liberò dalla sua presa, che si era fatta debole e se ne andò. Si sentiva in colpa, le era sembrata una persona a posto, quando l'aveva rivisto, quando sul pullman aveva allontanato quel maniaco da lei. Avrebbe voluto che fosse finita in un altro modo, voleva avergli detto: “grazie Axl, per avermi salvato da uno stupro, grazie per essermi stato vicino e non aver pensato che sono una pazza che va a confidarsi con gli sconosciuti”.

-Ehi, Alex, giusto?-
-Che cazzo vuoi?- si girò verso il malcapitato, incenerendolo con lo sguardo.
Non lo conosceva, e sembrava abbastanza timoroso di rivolgersi a lui.
-Ehm... Mi dicono che questa è la borsa di quella ragazza..- disse mostrando una borsa nera.
Gliela strappò dalle mani e, infuriato, urlò:
-HEY CENERENTOLA, HAI DIMENTICATO LA BORSA!-
Ma Mona era già troppo lontano per sentire.
-Fottiti, te e la tua borsa- concluse lanciandola per terra.
Tossico, tossico a lui? Come cazzo si permetteva? No, non solo, come cazzo si permetteva lei di rivolgersi con quel tono, con quelle parole a LUI? Che ne sapeva, lei?
-Che cazzo hai ancora da guardare, eh, moscerino?-
-Alex..-
-Mi chiamo Axl coglione. Chiamami ancora Alex e ti spacco la faccia, merda!-
-Scusa.- si affrettò a dire il giovane ragazzo, si vede che non era un frequentatore abituale della Hell, se no si sarebbe tenuto lontano da Axl in quella situazione. -E' solo che hai la mia maglia.. e la vorrei indietro.-
Axl si guardò. Ecco perchè mi sta stretta.
-La tua maglia? Vuoi la tua fottuta maglia? Ficcatela nel tuo culo la tua maglia! Vaffanculo!- strillò, togliendosi e lanciandogli in faccia la maglia.

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Ci credete che è già ottobre? Io sono rimasta ancora alla fine di Agosto e penso che vado a scuola solo per dei recuperi :O.
Eh.. il tempo passa veloce. Detta questa cosa completamente inutile, ma che serve a giustificarmi, in un certo senso, voglio-come al solito- ringraziare quelli che seguono la storia e che recensiscono, mi paice sentire i vostri pareri ;).
Al prossimo capitolo!

PS: Non sapevo come intitolare questo capitolo XD Questa volta non volevo mettere lo stesso titolo della canzone di riferimento e non ho molta fantasia...




  
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