Serie TV > Merlin
Segui la storia  |       
Autore: elyxyz    07/10/2011    26 recensioni
“Gaius! Aspettate! Cosa...?” esclamò il mago, squadrandolo come se fosse impazzito.
L’uomo ricambiò lo sguardo. “Perdonate l’ardire, ma... potrei sapere chi siete?”
“Sono
io!” sbottò allora, allargando le braccia “Gaius! Che scherzo è mai questo?!” domandò retorico, battendosi il petto. “Non mi ricono-” Merlin boccheggiò incredulo, accorgendosi di colpo del florido seno che stava toccando, e lanciò un gridolino terrorizzato. Fu per istinto che raccattò il lenzuolo e si coprì alla bell’e meglio.
Gaius se ne stava sull’uscio, sbigottito anche lui.
“Merlin?” bisbigliò alla fine, come se dirlo ad alta voce fosse davvero
troppo.
“Sì, sono io!” pigolò l’altro. “O almeno credo!”
“Che diamine ti ha fatto Ardof?!” l’interrogò l’archiatra.
(...) Merlin si coprì gli occhi con le mani, mugolando. “Come spiegherò questo ad Arthur?”
[Arthur x Merlin, of course!]
NB: nel cap. 80 è presente una TRASFORMAZIONE TEMPORANEA IN ANIMALE (Arthur!aquila) e può essere letto come one-shot nel caso in cui vi interessi questo genere di storie.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Prima stagione, Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cap 46

Sono ancora senza il mio pc, e non so quando lo riavrò. Ç__ç

Ma non mi sembrava giusto farvi aspettare ancora l’aggiornamento. Perciò… eccomi! ^^

Il seguente capitolo è il diretto seguito del precedente.

Vi avverto che, com’è successo nella ‘mini-saga della grotta’, anche questa ‘parentesi sotto copertura’ (così la chiamo amichevolmente) è la fiera dei cliché (sebbene opportunamente motivati) e ci accompagnerà per ben 10 capitoli e ne capiteranno di tutti i colori... spero possa piacervi tanto quanto ha divertito me scriverla! ^^

 

Riassunto: Merlin è abituato a salvare la vita all’Asino Reale senza che questi se ne accorga, ma stavolta non tutto va per il verso giusto. Colpito dall’incantesimo del malvagio Ardof, il nostro mago farà i conti con una sconvolgente novità: egli si risveglia trasformato in una donna.
Solo Gaius conosce il suo segreto e, finché non troverà il modo di tornare normale, dovrà inventarsi delle scuse plausibili e prendere il posto di se stesso al servizio del principe. Come riuscirà a conciliare questa ‘nuova situazione’? Come si evolverà il suo rapporto con Arthur?

 

 

So che, con la ripresa della scuola, dell’università e del lavoro, il tempo per recensire è diminuito.
Vi ringrazio di tutto cuore per i momenti che spendete lasciandomi le vostre impressioni. Non sapete quanto sono preziose e apprezzate da me.

Questo capitolo è dedicato in particolare a:

principessaotaku93, Raven Cullen, Agito, _ichigo85_, speranza, ginnyred, crownless, Harmony89, Orchidea Rosa, chibimayu, xMoonyx, masrmg_5, _Saruwatari_, somochu, agrumi (Ciao!, benvenuta! ^^), miticabenny, Tao, mindyxx, elfin emrys, _Bya_love_, _Tania_ (Bentornata^^), Emrys__ e Lily Castiel Winchester (Ciao!, benvenuta! ^^).

E a quanti commenteranno (SE vi va di recensire anche dei capitoli più indietro di questo, il vostro parere non andrà perduto!).
Ai vecchi e ai nuovi lettori.

Grazie.

 

The He in the She

 

(l’Essenza dentro l’Apparenza)

 

 

 

Capitolo XLVI         

 

 

Lievemente in ritardo sulla loro tabella di marcia, nel pomeriggio del quarto giorno di viaggio, come concordato, il principe e la sua serva avevano lasciato i cavalieri al limitare del bosco che costeggiava un piccolo villaggio semidisabitato, dove si sarebbero accampati in attesa di notizie.

Loro due, invece, erano proseguiti per qualche miglio, in procinto di raggiungere la loro meta – l’unica locanda nel raggio di molte leghe – e vi arrivarono che era quasi il Vespro.

 

Arthur, in particolare, per calarsi bene nella sua parte, aveva chiesto indicazioni ben tre volte, a tre contadini diversi, se vi fosse o meno nelle vicinanze una taverna in cui trovare ristoro e pernottare, e da tutti aveva ricevuto la medesima risposta: il ‘Giglio Bianco’ era una tappa obbligatoria per qualunque viaggiatore che si fosse avventurato da quelle parti.

 

Quando incrociarono i primi ubriachi che barcollavano sul ciglio della strada, seppero che non mancava molto all’arrivo.

 

“Adesso che la nostra finzione ha inizio, cerca di comportarti come una moglie devota, capito?” si raccomandò, abbassando la voce, affinché solo lei sentisse. “Non devi più rivolgerti a me dicendo ‘Maestà’,Sire e ‘Vostra Altezza’.” La redarguì. “Chiamami solo ‘Arthur’, intesi?”

 

“Sì, Mae-” Merlin si morse la lingua, correggendosi. “Sì, marito mio.” Esclamò, per non dargliela vinta.

 

“Tanto lo so che non vedevi l’ora di avere il permesso di essere irrispettosa nei miei confronti!” la canzonò.

 

Ma quando mai vi ho mancato di rispetto?” il mago si finse offeso. “Che a volte siate un Asino Reale e reale è un dato di fatto!” rise, divertito dal suo gioco di parole.

 

“Impudente!” masticò il principe, frenando il carretto giusto davanti all’insegna della taverna: erano giunti a destinazione.

 

Ma, poiché era destino che per loro le cose non andassero mai lisce, allorché il nobile affidò il cavallo e i bagagli al garzone che era uscito dalle stalle adiacenti, venne a sapere che la locanda era ormai al completo, per quel giorno.

 

“Faremo comunque un tentativo.” Aveva brontolato come risposta, seccato dall’inconveniente. Poi aveva afferrato la sua compagna sottobraccio ed erano entrati dentro, dirigendosi al bancone.

 

Il padrone li adocchiò e catalogò in meno di un secondo, ma si finse comunque indaffarato a versare una pinta di birra ad un avventore impaziente.

 

Cosa desiderate?” chiese poi, guardandoli alternativamente, asciugandosi le mani su di un vecchio canovaccio, liso ma pulito.

 

“Volevamo affittare due camere per alcuni giorni. Stiamo facendo un lungo viaggio e desideriamo riposarci prima di riprenderlo.” Spiegò Linette, prima che l’Asino dicesse qualche sciocchezza.

 

“Due camere?” fece eco l’oste. “Impossibile!”

 

“Sono disposto a pagarvele profumatamente.” Insistette Arthur, stizzito dalla trattativa. Lui era abituato a comandare e ad essere obbedito, non a dover contrattare.

 

“Senti, giovanotto!” lo apostrofò il taverniere, con fin troppa familiarità. “La Festa di Litha è vicina e io non ho due camere disponibili. Ringrazia che te ne trovi una, visto che il tramonto è già sceso.”  

 

Merlin vide pulsare pericolosamente la vena sulla tempia destra del suo signore e fu per questo che gli strinse il braccio, per attirare su di sé la sua attenzione.

 

“Contrariarlo non ci servirà!” gli sibilò.

 

“Non permetto che mi si manchi di rispetto!” rispose il principe, con lo stesso tono tempestoso.

 

“Allora?” li sollecitò il locandiere, spazientito. “La volete o no, questa camera insieme?”

 

Insieme?, Linette ebbe un moto di repulsione, mentre le insinuazioni del suo mentore rimbombavano nella sua mente come monito di perdizione.

 

Ed Arthur equivocò il suo turbamento. “Non abbiamo forse già condiviso e dormito nello stesso letto?” le bisbigliò, spiccio.

 

Ma era diverso…” aveva protestato Lin, senza troppa convinzione, perché in fondo, tecnicamente, era vero.

 

“Avanti, non fare la difficile…” la sollecitò il nobile, confermando senza aspettare risposta e prima ancora di farsi spiegare com’era. “La prendiamo.” Dichiarò.

 

La locandiera, che si stava avvicinando fingendo di non averli sentiti, sorrise tra sé, scambiando la faccia imbarazzata di Lin per pudico rossore.

“Siete novelli sposi, vero?” si congratulò con loro.

 

“Rosy! Pensa agli affari tuoi e vai a servire il tavolo nell’angolo!” la sgridò il marito, con fare grossolano, ma la donna non si fece affatto intimorire dal tono burbero e, passando accanto a Linette con un vassoio carico di vivande, le bisbigliò: “Ringhia tanto, ma non morde!” e le fece l’occhiolino, allontanandosi da lì.

 

Merlin avrebbe voluto scomparire sottoterra, e tuttavia dovette attendere che l’Asino pagasse un anticipo del prezzo pattuito e che fossero date le disposizioni per i loro bagagli ancora nella rimessa.

 

Una ragazzina magra e lentigginosa, ma con un sorriso cordiale, li accompagnò al piano superiore. Dopo aver indicato loro la stanza e aver consegnato le chiavi, li informò che la cena sarebbe stata servita entro poco, se avessero voluto accomodarsi nel salone.

 

Arthur fu lesto a sfilare alcune monete e a ficcargliele in mano, con un’inflessione che rasentava pericolosamente quella di suo padre.

“Ceneremo qui.”

 

La cameriera comprese il messaggio e si prodigò per esaudirlo.

 

Rimasti soli nello stretto corridoio, sospirarono entrambi, perché sembrava che il peggio fosse passato. Invece il principe ci mise un’eternità ad infilare quel ferrovecchio nella toppa e ad aprire il chiavistello e, quando varcarono la soglia della camera a loro riservata, scoprirono che non c’erano neppure due letti, ma un solo giaciglio e per giunta stretto.

Arthur aveva imprecato senza neppure trattenersi, e Merlin ebbe il buongusto di farlo mentalmente.

 

Se non altro, la stanzina sembrava pulita e in ordine, si consolò magramente.

 

“Non… non è possibile chiedere l’aggiunta di un letto?” domandò, speranzoso. “O almeno di un materasso?” ritentò, più ragionevole.

 

Il suo padrone si limitò a scuotere il capo come negazione.
“Anche se
l’avessero, non ce lo daranno.” Decretò, lapidario.

 

E a malincuore il mago dovette dargli ragione, e non insistette.  

Pur ponendo che non fosse stato vero che quella bettola era effettivamente al completo, nessun oste assennato avrebbe sprecato una camera dandola in affitto ad un solo individuo, quando poteva guadagnare ben di più, stipandovi dentro più persone disperate in cerca di riparo.

Così funzionavano le cose, e si sarebbero adeguati.

 

Prima che potessero dirsi altro, un discreto bussare li avvisò che i bagagli e la cena erano arrivati e Linette accolse la ragazza di poco prima, mentre portava dentro un vassoio con le vivande.

 

“Non rammento di aver ordinato dolci.” Considerò l’erede al trono, perplesso, annuendo verso due invitanti fette di torta.

 

“Omaggio della casa!” enfatizzò la ragazzina, in procinto di andarsene. “Mia madre ha detto che gli sposini novelli vanno festeggiati!”

 

Merlin balbettò un imbarazzato ringraziamento per il gentile pensiero e, quando non poté procrastinare oltre, si volse a guardare il suo signore.

 

“Quantomeno” rifletté Arthur, “se l’ostessa ha creduto alle tue pessime capacità recitative, siamo a buon punto.”

 

“Oh, vi ringrazio!” sbottò il servo, offendendosi.

 

“Non te la prendere, Lin-Lin…” rettificò l’Asino. “Se la cosa va per le lunghe, dovremmo fingere che tu stia male per motivare la nostra protratta permanenza qui e quella donna potrebbe tornarci utile…” progettò, con espressione meditabonda.

 

“Se la cosa vi aggrada, vedrò di sembrare moribonda!” replicò Merlin, piccato. “Sempre ai vostri ordini!”

 

Ma Arthur accantonò la provocazione per invitare la sua valletta a dedicarsi all’agognata cena ed ella si mise a distribuirla per entrambi.

Con sollievo scoprirono che le vivande erano meno elaborate di ciò che offrivano le cucine reali ma altrettanto buone, e consumarono con brama ogni portata, compreso il dolce del loro matrimonio.

 

Al lume dell’unica candela presente nella camera si guardarono attorno, mentre la stanchezza e il buon vino bevuto prendevano il posto dello stimolo del viaggio.

Il piccolo locale aveva un unico canterano con sopra una brocca d’acqua, un bacile e un misero specchio scheggiato.

In un angolo vi era un camino spento, con accanto dei ciocchi in un cesto, una sedia a dondolo tarlata con sopra una coperta grezza e una tenda che nascondeva un piccolo vano.

Sbirciandovi dietro, vi trovarono con sorpresa uno sgabello, un vaso da notte per i bisogni e una tinozza vuota in cui potersi lavare.

 

“Beh… poteva andarci anche peggio!” valutò l’ancella, considerando i lati positivi. “Se solo ci fosse stato un altro letto…”

 

“Il letto è tuo.” Le rispose Arthur, laconico.

 

“Oh! No, Sire!” obiettò Lin. “Esso spetta voi, poiché la serva sono io e non il contrario!”

 

“Ti ordino di accettare la mia generosità!” le intimò, sfilandosi gli stivali. 

 

La fanciulla scosse la testa. “Non vi permetterò di dormire per terra!”

 

Non mi serve il tuo permesso.” Le notificò il Babbeo. “E comunque… dove credi che mi sia coricato nelle ultime tre notti?”

 

“C’ero anch’io nel bosco!” puntualizzò lo scudiero. “Ma lì non avevamo scelta, ora sì.”

 

“Mi serve solo un cuscino e la coperta sulla sedia.” Disse il principe, come se la decisione fosse stata presa in modo irrevocabile.

 

Merlin sbuffò il proprio malcontento, irritato dal comportamento dell’Asino Reale, eppure dovette cedere ed eseguì quanto richiesto, mentre il nobile attendeva i suoi servigi seduto sulla sponda del letto, sbadigliando rumorosamente.

 

Il mago, suo malgrado, lo imitò, ma in modo più garbato e poi si sedette anch’egli all’altro lato del materasso, saggiandone la consistenza.

“Non è male…” valutò, sdraiandosi per verificarne la comodità. “Provate anche voi… allungatevi.” Consigliò.

 

Inaspettatamente, Arthur seguì il suo suggerimento e concordò sul fatto che poteva capitare di peggio.

Poi si misero ad ipotizzare quello che avrebbero fatto l’indomani e chiacchierarono di sciocchezze varie, come avevano imparato a fare durante la degenza del principe.

 

 

***

 

 

Fu l’alba a destarli, con i suoi primi raggi, poiché non avevano accostato gli scuri.

In realtà non si erano neppure cambiati d’abito, s’erano semplicemente addormentati a metà di un discorso e la notte era trascorsa lasciandoli ai loro sogni.

 

Forse era stata colpa della stanchezza accumulata, o forse era merito di quel letto – comodo quasi come se fosse stato quello del principe a Camelot, dopo i giacigli di fortuna delle ultime notti – ma avevano mantenuto entrambi l’esatta posizione in cui erano collassati, risvegliandosi rigidi e infreddoliti dalla mancanza di coperte.

 

Il giovane Pendragon, in particolare, lamentava un forte fastidio alla spalla ammaccata e Merlin non perse l’occasione di sgridarlo.

“Per forza vi duole!” lo rimbrottò. “Ieri sera abbiamo dimenticato di massaggiarla e di ungerla, e non avete neppure preso i medicamenti prescritti da Gaius!” lo informò. “E pretendevate persino di dormire sul pavimento!” rincarò. “E’ ovvio che non potete farlo. Che vi serva di lezione…”

 

Linette!” ruggì il principe, spazientito. “Stai zitta!”

 

E fu a quel punto che il mago preferì lasciarlo al suo destino e andò a cercare la loro colazione.

 

Quando egli tornò con il vassoio, Sua Maestà si era già cambiato d’abito – una cosa miracolosa, oltre ogni dubbio! – e l’aristocratico malumore sembrava evaporato.

 

Anche Lin doveva tuttavia sostituire il suo abbigliamento da viaggio e Arthur ebbe la decenza di voltarsi mentre lei rimpiazzava i propri indumenti sgualciti.

 

 

***

 

 

Per passare il tempo, si dedicarono ad una breve passeggiata nei dintorni, più per corroborare la loro finzione che per reale necessità, anche se l’inattività spazientiva il regal Babbeo e, quindi, muoversi un po’ lo faceva sfogare.

A beneficio degli altri avventori, egli aveva persino raccolto un mazzo di fiori di campo da donare alla sua novella consorte (Linette aveva protestato categoricamente quando Arthur le aveva ordinato di procurarselo da sé), ed ella, tutta felice, non faceva che odorarlo estasiata ad ogni piè sospinto, arrivando addirittura a farlo annusare anche alla locandiera, mostrandole – al colmo della sua gioia – quant’era bello e profumato.

 

E lei, asciugandosi le mani rovinate nel grembiule, approvò il gesto del giovane.

 

“Le donne apprezzano queste attenzioni!” gli spiegò, materna. “Dopo l’affetto, col tempo, imparerete a conoscervi meglio e, se sarete fortunati, verrà l’amore…”

 

“Noi ci amiamo già.” Le disse Arthur, tirandosi contro il corpo di Lin come palese atto di possesso.

 

Merlin squittì al gesto inaspettato, scoccandogli un’occhiataccia.

 

La donna, però, rise. “Ah!, lo vedo, lo vedo!”

 

E poi li invitò ad accomodarsi per il pranzo, che sarebbe stato servito di lì a poco, a cui i due resero onore.

 

Purtroppo per loro, prima dell’Ora Nona iniziò a cadere dal cielo una fitta pioggerellina, che li tenne segregati nella locanda fino a sera, rendendo il principe insofferente.

Il tempo inclemente tenne lontani anche nuovi avventori, per cui egli si limitò a riscontrare le stesse facce del giorno addietro, poiché nessuno si era già rimesso in viaggio.

 

 

***

 

 

Allorché fu inevitabile andare a coricarsi per la notte – dopo aver procrastinato quel momento il più possibile ed essersi attardati nel medicare e massaggiare la nobile spalla infortunata –, Merlin frugò nel regale baule e ne estrasse il cambio che l’Asino avrebbe indossato. Il suddetto ragliante si nascose perciò dietro la tendina a mo’ di paravento e si preparò per andare a dormire.

 

Il disagio crebbe nel momento in cui, con suo sommo raccapriccio, il mago scoprì cosa gli era stato acquistato per il viaggio.

Linette sbiancò ed arrossì, se possibile, nel medesimo istante.

 

“Il posto è tutto tuo!” la avvisò il suo signore, tenendo scostata la tenda affinché ella entrasse nello spazio angusto.

 

E il servo appallottolò i due pezzi di- di- non li avrebbe chiamate stoffe, perché non lo erano. E a malincuore seguì il suggerimento.

 

Lin-Lin? Ti sei persa?” la canzonò il principe, vedendo che i minuti passavano e la sua valletta non faceva ritorno. “Non mi sembrava così grande da potercisi smarrire!” scherzò.

Tuttavia, ricevendo in risposta solo uno frustrato brontolio, egli s’impensierì. “C’è qualche problema?” pretese di sapere.

 

“Credo che dormirò qui dentro, nella tinozza. Replicò l’ancella, con un tono tra il rassegnato e il definitivo.

 

“Ma che diamine vai farneticando?!” sbottò, senza raccapezzarsi.

 

“E’ semplice, Sire. Non uscirò di qui!” guaì Merlin, esasperato.

 

“Oh, avanti, Lin-Lin!” insistette. “Qualsiasi sciocchezza tu abbia indossato, giuro che non riderò!” promise.

 

“Preferirei rifiutare.” Borbottò il servo. “Se foste così gentile da passarmi una coperta e il mio cuscino… il tino non mi sembra così tanto scomodo…”

 

Ma neanche per idea!” protestò il nobile. “Se io non dormo per terra, tu non dormirai nella vasca!” decretò, risoluto. “E adesso ti ordino di uscire da lì!”

 

Però…”

 

“Immediatamente!” s’impuntò.

 

“Per pietà, potreste almeno coricarvi e spegnere la candela?” insistette lo stregone, con lo stomaco sottosopra, una grossa emicrania in arrivo e con l’unico desiderio di sprofondare all’istante.

 

“Posso voltarmi, se lo desideri. Però non abbiamo ancora finito di parlare su ciò che faremo domani…” la deluse e, prima che la fanciulla potesse obiettare nuovamente, Sua Maestà riprese: “Coraggio, Linette! Ho veduto diverse dame in camicia da notte e non mi scandalizzerò se sei tutta pelle e ossa!” la blandì, per smorzare l’imbarazzo di lei.

 

“No, è che…” mormorò il mago, tentennando.

 

Quando abbiamo passato quella notte nella grotta, non avevi neppure un abito, eppure mi sembra di averti già assicurato che la tua virtù non-”

 

“D’accordo, d’accordo.” Si arrese Merlin, perché l’ultimo discorso del principe, anziché tranquillizzarlo, lo aveva imbarazzato ancor di più. “Giratevi.” Lo supplicò, uscendo.

 

A tutti gli effetti, fu solo un malinteso, poiché il giovane Pendragon si era già voltato in precedenza e, a quella seconda richiesta, egli pensò di avere il permesso della ragazza per poterla guardare.

E quando la vide, Arthur boccheggiò spalancando gli occhi cerulei.

 

“Vi avevo chiesto di non guardare!” sbraitò lo stregone, cercando invano di coprirsi per pudore.

 

“Ma che diamine è?!” esclamò allo stesso tempo il nobile, scandalizzandosi. “Quella- quella non è una veste da notte! E’ uno straccetto minuscolo!” e semitrasparente!, aggiunse mentalmente.

 

“E’ ciò che mi ha preso Gwen. L’altro è anche peggio.” Brontolò lei, tentando di allungare l’indumento che arrivava a malapena al ginocchio strattonandolo senza risultato. Nel fare ciò, la scollatura divenne ancora più generosa, ma ella non se ne avvide. “Probabilmente non pensava che avremmo diviso la medesima camera.” Si sentì in dovere di giustificarla, anche se Arthur pensava l’esatto contrario: lì c’era lo zampino di Morgana e di sicuro era un atto consapevole di provocazione: una dichiarazione di guerra!

 

Il principe perciò non perse tempo, si diresse al proprio baule dove rovistò brevemente.

“Ecco, tieni!” si risolvette, porgendole una delle sue tuniche e, senza neppure attendere la sua reazione, egli stesso gliela infilò in testa, e poi la aiutò ad introdurre le mani e si premurò di arrotolare la stoffa in eccesso. Con uno sguardo soddisfatto, egli realizzò che il proprio indumento copriva molto più dell’altro. Se non in lunghezza, quantomeno in trasparenza e visibilità.

“Così non ti prenderai una polmonite!” motivò, compiaciuto. Anche se erano in estate.

 

Gra-grazie…” balbettò Merlin, ancora scombussolato, e si legò stretti i lacci dello scollo.

 

Poi entrambi, superato l’imbarazzo e il problema, si coricarono, ognuno ben attento a stare nella propria parte del letto per non sfiorarsi manco per sbaglio.

 

Anche se la situazione sembrava la stessa di Camelot, in realtà non lo era.

Quello non era il grande letto del principe, e l’erede al trono non era più infermo.

Linette non era più autorizzata a certe confidenze. E tutto questo pesava ora tra di loro.

 

Ma ciò che non sapevano era che il peggio doveva ancora arrivare…

 

 

 

Continua...

 

 

 

Disclaimer: I personaggi di Merlin, citati in questo racconto, non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

Viceversa, i personaggi originali inseriti in questa fic – in passato, ora e in futuro – sono esclusivamente miei. In particolare, lo è la signora Rosy, slasher merthur inconsapevole e accanita. XD

 

Ringraziamenti: Un abbraccio a Tao, che sopporta i miei scleri. X3
E a Mika, che mi coccola col suo entusiasmo!

 

Note: Giusto per chiarire pignolamente le distanze: la Lega (unità di misura) è stata una unità di lunghezza a lungo diffusa in Europa ed in America latina, originatasi nella Roma antica.
Oggi non è più un’unità ufficiale in nessuna nazione, ma viene sporadicamente usata in parallelo a quelle ufficiali, particolarmente in ambito rurale. La lega era un’unità di lunghezza, variante da luogo a luogo, ed esprimeva originariamente, la distanza che una persona, o un cavallo, poteva percorrere al passo in un’ora di tempo (a seconda dei luoghi una grandezza variabile tra i 4 e i 6 chilometri). [Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.]

La Festa di Litha, nominata dall’oste, è la festività celtica del solstizio d’estate (21 giugno).
Non mi dilungo qui, perché troverete presto abbondanti spiegazioni nel capitolo legato ad essa. *_*

Vi è un riferimento diretto al capitolo 33°, in cui Arthur e Merlin trascorrono una notte di tempesta rifugiandosi in una grotta in mezzo alla foresta. Rammentate? *_*

 

Nel passato, i nobili e le persone ricche non condividevano la camera nuziale.

Marito e moglie avevano camere separate, ma vicine, e ci si trovava in quella della moglie solo per… ehm… compiere i doveri coniugali e poi il marito se ne tornava a dormire nella sua cameretta.

Perciò la richiesta dei nostri sposini, di avere due stanze, non è affatto strana. ^^

(Comunque, riaffronteremo presto quest’argomento già nel prossimo capitolo.)

 

Precisazioni al capitolo precedente e domande varie: (a random)

 

- Uther vede Linette come un semplice strumento per ottenere ciò che vuole (il maltolto). Non gli passa per la testa, manco di striscio, che la situazione sia equivoca. In un certo senso, il principe e Merlin “stanno lavorando” e il re è certo che non si abbandoneranno a distrazioni. (Povero Idiota U_U).

- Sì, tutte noi slashers ci vediamo doppi fini, ma Merlin è ingenuo, poverino. Hi hi hi

- Il concetto che solo le donne sposate potessero portare orecchini me lo sono inventato.
Però l’ho scelto ispirandomi alle varie usanze che sono cambiate nel corso dei secoli, nelle diverse parti del mondo. Essere sposate era un rito di passaggio e molti popoli, anche occidentali, segnavano questa condizione con vestiti, acconciature, ecc… che potessero inequivocabilmente distinguere la donna maritata dalla nubile.

Ho pensato che portare orecchini potesse equipararsi a queste scelte. ^^

(E la faccia di Arthur, per come l’ho immaginata, era impagabile! XD)

Una curiosità. Ad esempio, in Africa e presso le tribù degli Indiani d’America, forare le orecchie era una cosa importantissima, un vero e proprio rituale che segnava ‘la persona’ indelebilmente.
- Sì, anche io credo che Arthur debba scontrarsi con i propri limiti per capire. E’ l’unico modo che ha per crescere anche come persona e migliorarsi sempre più.

- Come sempre, apprezzo che gradiate la mia pignoleria nello scegliere e nel documentarmi per rendere tutto più verosimile. Ci tengo però a dire che non voglio ‘tradire’ il senso del telefilm, per quanto sarà in mio potere. ^^

- Ahahahaha! Ardof un fanboy! X°D

Beh, può essere… non l’avevo mai pensato così, ma non posso escluderlo! ^__=

- Ormai Merlin ha superato la fase del “Mi tocca occuparmi di lui perché me l’ha detto il drago.” Credo che, anche se inconsciamente, il nostro mago non possa fare a meno di farlo. Arthur e la sua vita sono diventati parte di lui.

- La missione è questa: Arthur e Merlin devono raggiungere il luogo dove è previsto l’incontro per lo scambio e riprendersi il tesoro. Hanno diverse possibilità (intervenire prima della trattativa, durante o dopo; intervenire con l’inganno, con la forza, o altro ancora…). Quando arrivano alla locanda non sanno ancora come comportarsi, perché ci sono delle variabili che ancora non conoscono.

- Sì, io guardo Glee. ^^

- Certo che Merlin si guarda il culo dell’Asino. Solo che non glielo dice! XD

 

Bene. Ho finito. Ma se avete dubbi, chiedete!

 

 

Vi metto ben TRE anticipazioni del prossimo capitolo:

 

Con un gesto pigro e voluttuoso [Merlin] si stiracchiò, risollevandosi a sedere sul materasso.

Fu allora che incrociò un regale sguardo divertito.

Arthur se ne stava stravaccato comodamente sulla sedia a dondolo e giocherellava con- con-

 

“Ho visto donne nei bordelli con abiti più lunghi e casti di questo!” Considerò semiserio, ammirando il vestitino scartato la sera prima.

 

(…)

 

La locandiera fece capolino dalla soglia. “Volevo sapere se desiderate la colaz- Oooh!” squittì, e sorrise compiaciuta, vedendo quella che lei ritenne un’amorevole e tenera scena matrimoniale. “Non volevo importunarvi, perdonate!” si rammaricò, mentre sondava (e ammirava) la scenetta intima, il petto nudo di Arthur e il ponte di capelli che li univa.

 

(…)

 

“Non sarai… indisposta?” le domandò invece il principe, impensierito dall’inconveniente.

 

Merlin ricambiò lo sguardo. “Impossibile! Mancano ancora sei giorni alla nuova luna, e quindi al mio periodo!”

 

Linette!” la sgridò Arthur, scandalizzato. “Dov’è finito il tuo pudico riserbo di donna, per queste cose femminili?”

 

Ma Sire!” aveva replicato lei, a tono. “Voi avete chiesto, e io ho risposto!”

 

[Ma sarà proprio così? *__*]

 

 

Un grazie alle 350 persone che mi hanno aggiunto tra gli autori preferiti; le 130 persone che hanno messo Linette tra le preferite, le 240 tra le seguite e tutti i ‘da ricordare’, anche se la fic non è finita.
Grazie della fiducia! *_*

 

 

 

Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit:

 

Dona l’8‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.

Farai felice milioni di scrittori.

(Chiunque voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)


Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.


Grazie (_ _)

elyxyz

 

   
 
Leggi le 26 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Merlin / Vai alla pagina dell'autore: elyxyz