DEDICA: A Cloud
perché “le tue idee balorde
conquisteranno il mondo!” (cit.), a feyilin che deve
riguardarsi, a
BeaLovesOscarinobello (che si è scelta un nick lunghissimo)
e a Virginia, che
di Merlin non conosce praticamente
nulla ma si è messa lo stesso a seguire la mia storia.
NOTE: La mia Musa
è tornata, alleluia!
*stappa una bottiglia di champagne*
Siamo arrivati al punto nevralgico (?) della storia: questo
è IL capitolo e
leggendolo capirete il perché. Come sempre, è
caccia aperta alla citazione. Ce
n’è una in particolare, piuttosto palese: la prima
persona ad individuarla
vincerà… (rullo di tamburi)... una dedica nel
prossimo capitolo! Lo so che si
tratta della vostra più grande ambizione, quindi vi esorto a
dare il meglio di
voi. Scherzi a parte, grazie alle lettrici che mi hanno aiutata, con i
loro
commenti ed il loro supporto, a superare ‘sto maledetto
blocco. Vi lovvo <3.
Buona
lettura!
Calato che
fu il buio e rimboccate le coperte al principe -non senza qualche
difficoltà e
avendo cura di sciogliere un potente sonnifero nella tazza di latte
caldo e
miele che sorbiva ogni sera- Merlin si recò, per la seconda
volta nel giro di
due settimane, presso la radura nelle vicinanze del castello
(marcondirondirondello).
Emise i
soliti astrusi e incomprensibili bofonchiamenti -non si era bevuto la
balla del
serpentese- e la risposta di Kilgharrah non si fece attendere. Pochi
minuti ed
un fragoroso frullare d’ali dopo, il drago
parcheggiò la sua immensa mole
squamosa ad un soffio dall’esile figura del ragazzo.
“Ci
rivediamo, giovane mago” lo salutò senza mostrare
nemmeno un briciolo di
sorpresa.
“Giovane
mago una fava, Kilgharrah!” sbottò Merlin.
“Oh oh
oh,
dalla tua evidente irritazione deduco che il mio piano ha
funzionato” ribatté
ilare la creatura magica.
“Sicché
ci
avevo visto giusto: tutto questo bordello è colpa
tua!”
“Oh,
che
brutta parola. Io lo definirei delirio al massimo grado”
ironizzò neanche
troppo sottilmente Kilgharrah.
“Io
invece
trovo molto più appropriato bordello” insistette
il moro, fuori dalla grazia di
Gandalf. “Uther e Cenred scopano come conigli da mattina a
sera, Arthur allunga
le mani a ogni pie’ sospinto, mia madre e Morgana danno i
numeri e sproloquiano
a proposito di fluff e fandom e qualcos’altro che non ho
capito e come se non
bastasse Gwaine ha bellamente confessato di venirmi dietro!”
“E’
lo
slash, baby” sghignazzò impunemente
l’altro. “E Lady Morgana ed Hunith non sono
che semplici fangirl. Per quanto riguarda il tuo amico avventuriero, mi
spiace
deluderti ma io non c’entro affatto. Devi prendertela con i
tuoi begli occhioni
blu e la tua aria da cucciolotto sparuto”.
Merlin
preferì non soffermarsi sul complimento appena rivoltogli
dalla bestiaccia malefica.
“Va
bene,
accantoniamo momentaneamente il problema Gwaine. Possibile che non ti
sia
venuto in mente niente di meglio, per scongiurare
l’eliminazione dei Pendragon,
che spingere Uther e Cenred l’uno tra le braccia
dell’altro?” incalzò
aggressivo.
“Giovane
mago, era inevitabile che quei due finissero per fare coppia. Rifletti:
non è
forse vero che il confine tra odio e amore è estremamente
labile?” rispose, più
saccente del Sapientino Clementoni.
A quel punto
Merlin perse del tutto la trebisonda.
“Ma
non dire
eresie, nel nome delle Winx! Non è una linea sottile, quella
tra amore e odio;
al contrario, è una grande muraglia cinese con sentinelle
armate ogni sette
metri! E piantala una buona volta di chiamarmi ‘giovane
mago’, sono l’ultimo
Signore dei Draghi e merito un po’ di rispetto!”
sbraitò come una pescivendola.
“Una
cosa
non esclude l’altra, giovane mago”
replicò Kilgharrah con lo stesso tono di
compatimento e lieve esasperazione di un genitore alle prese con le
crisi
adolescenziali del figlio. Il
nostro
eroe ne sostenne cocciutamente lo sguardo finché la rabbia
non fu sbollita. Poi
inspirò profondamente, arrendendosi alla gelida pacatezza
dell’altro.
“Avresti
almeno potuto rendermi edotto
in
anticipo degli effetti di quel benedetto filtro”
smozzicò con un certo
risentimento.
“E
rovinarmi
così la sorpresa? Lungi da me, Emrys” disse quasi
indignato.
“Momento
momento momento. Vuoi darmi ad intendere che nemmeno tu sapevi quali
conseguenze ne sarebbero derivate?” strabuzzò gli
occhi.
“Non
travisare le mie parole. Avevo previsto ogni cosa, eccetto
l’innamoramento
dell’erede al trono”.
“Sicché
i
sentimenti che Arthur nutre nei miei confronti sono un incidente di
percorso,
giusto? Un imprevisto” sottolineò Merlin
rianimandosi un poco e avvertendo al
tempo stesso una stilettata al cuore.
“Devo
contraddirti
ancora, giovane mago. Che io non l’avessi immaginato non
significa affatto che
non fosse destino che tu ed Arthur
coronaste il vostro sogno d’amore, presto o tardi. Siete le
due facce della
stessa moneta e pertanto non potete vivere l’uno senza
l’altro”.
“Ma
quale
sogno d’amore dei miei stivali! Arthur ama Gwen, hai
presente? E’ vero che lei
è una sgualdrinella acida e invidiosa che gli
spezzerà il cuore tradendolo con
Lancelot, ma si sa che l’amore è cieco e pure
sordo, altrimenti non si spiega
come mi sia potuto innamorare di un siffatto Asino Reale”
finì per mugugnare
tra sé e sé. “E comunque, stavo
dicendo: lui è etero quanto Gaius è un sorcino (fan di Renato Zero, ndA)”.
“Anche
l’eterosessualità di Ricky Martin era data per
certa, prima che facesse coming
out”.
“Non
so a
chi ti stia riferendo, ma Arthur in versione gay è
insopportabile; spara
battutine a sfondo sessuale ogni due per tre, mi dedica delle serenate
tremendamente equivoche e stonate, è geloso in maniera
patologica e mette il
broncio se oso ignorarlo” cercò di impietosire il
drago.
“E’
assolutamente normale che sia appiccicoso, patetico e rincitrullito:
è innamorato di
te”.
“Ancora
per
poco. Questa assurda storia deve finire, Kilgharrah. Ne va della mia
virtù!”
“Oh,
bella
questa. Ti aspetti davvero che ti riveli la formula
dell’antidoto dell’Amortentia
per consentirti di sbarazzarti di un corteggiatore molesto e di tornare
al
punto di partenza, con Cenred manovrato da Morgause che si appresta ad
ordinare
il massacro dei Pendragon? Cosa sarà mai la
verginità del tuo fondoschiena, in
confronto alla salvezza di Camelot?”
“…Lo
sapevo che non poteva essere tutta
farina del
sacco di Cenred! In fondo è un brav’uomo. Ma
davvero c’è lo zampino di quella
pazza ossigenata?” chiese Merlin con un misto di
curiosità ed apprensione.
“Yep.
Non
l’hai riconosciuta sotto le mentite spoglie del luogotenente
del regale
ospite?”
“No!
Ma ecco
spiegato perché quella tinta biondo platino mi era tanto
familiare” considerò
tra sé e sé.
La creatura
magica ne approfittò per rincarare la dose.
“Capisci
perché ora come ora sarebbe un errore far tornare tutto come
prima? Con Cenred in
altre faccende affaccendato e Morgana in modalità fangirl
assatanata, Morgause
ha le mani legate, è innocua
come un pulcino
bagnato. Mi dispiace, non posso proprio accontentarti: è per
il bene di
Camelot”.
“Non
hai
tutti i torti, amico mio, ma d’altra parte questa situazione
non potrà durare
in eterno”.
“Tutto
a suo
tempo, Emrys. Concedimi una luna per trovare una soluzione alternativa
e ti
prometto che l’equilibrio primigenio verrà
ristabilito. Nel frattempo, fossi in
te, penserei a godermela e basta”.
“Pardon?”
Melin inarcò un sopracciglio.
“Accetta
i
sentimenti di Arthur. Fatti travolgere, levita, canta con rapimento e
danza
come un derviscio. Vivi una felicità delirante, o almeno non
respingerla. Potrà
sembrarti smielato, ma l’amore è passione,
ossessione, qualcuno senza cui non
vivi. Io ti dico: buttati a capofitto, dimentica il raziocinio e
ascolta il
cuore. Io non sento il tuo cuore, e la verità, Merlin,
è che non ha senso
vivere se manca questo. Fare il viaggio e non amare profondamente
equivale a
non vivere. Ma devi tentare, perché se non hai tentato, non
hai mai vissuto”.
“Wow”
fu
tutto quello che riuscì a replicare il mago, frastornato.
“Un
ultimo
consiglio e poi ti lascio andare a nanna” sorrise il drago.
Merlin
ascoltò attentamente ogni sua singola parola e, dopo averlo
guardato volare
via, fece ritorno al castello (marcondirondirondello) alquanto
soddisfatto.
Kilgharrah gli aveva suggerito un’idea per curare il mal
d’amore di Gwaine, ed
era un’idea pazzesca.
La mattina
seguente il nostro eroe si svegliò pimpante e allegro e
Gaius non mancò di
notare l’aspetto riposato e fresco del suo protetto: gli
occhi erano luminosi,
nessuna ruga d’espressione gli solcava la fronte e sorrideva
radioso. Doveva
aver fatto il grande passo con Arthur, ipotizzò
l’anziano medico,
giacché solo
l’ammmòòòre e una sana
nottata di sesso avevano quell’effetto
portentoso sull’umore di qualsiasi essere umano. Prima che
potesse chiedergli
delucidazioni, comunque, Merlin aveva terminato in fretta e furia la
sua
frugale colazione e, congedatosi con rapido “A
dopo!”, se l’era svignata. Beata
gioventù, pensò bonariamente Gaius.
La palese
felicità del mago non sfuggì a nessuna delle
persone che gli capitò di incrociare
lungo i corridoi e la scalinate che conducevano agli appartamenti del
principe.
Normalmente avrebbe mantenuto un certo contegno onde stroncare sul
nascere
eventuali pettegolezzi, ma decise che non gli importava più
di tanto. Le belle
parole del drago sull’amore lo avevano reso sfrontato.
Fu quindi con sincero entusiasmo che, entrato nella camera da letto di
Arthur,
tirò le pesanti tende di broccato affinché la
luce del sole inondasse la stanza
e gli diede il buongiorno.
“E’
una
splendida giornata, Sire” trillò.
Dal sontuoso
letto a baldacchino provennero borbottii assonnati.
“Mmm-Merlin?”
il biondo sbadigliò ostentando per benino le tonsille.
“In
carne ed
ossa. Come vi sentite stamattina?” domandò
premuroso.
L’altro
lo
fissò a lungo, ormai completamente sveglio, in silenzio.
Accertatosi
dell’evidente buon umore del suo amato, nel rispondere si
lasciò scappare un
sospiro melodrammatico.
“Mi
manco”.
“In
che
senso?”
“Senza
di te
mi cerco, ma non mi trovo”.
Lo sguardo
penetrante, diretto e terribilmente supplice
che gli rivolse a seguito di cotanta affermazione fece
ribollire il sangue
a Merlin e diede nuova forza al suo proposito. Vergognandosi solo un
po’,
avanzò fino alla sponda del letto, sedendovici sopra, e si
buttò.
“La
tua
ricerca è finita, Arthur” mormorò
guardandolo dritto negli occhi. “Io sono qui,
insieme a te”.
L’espressione
dell’erede al trono si tinse di genuino e subitaneo stupore.
“Merlin,
sto
forse sognando? Non mi stai prendendo in giro, vero?” la sua
voce tremò un
poco.
“Affatto.
Per troppo tempo mi sono negato la possibilità di essere
felice e di lasciarmi
andare. Per troppo tempo mi sono ripetuto che non avrei mai avuto la
fortuna di
venire amato da te, e quando il
destino me ne ha dato la possibilità io l’ho
rifiutata, perché non ne ero
degno, perché era come se ti avessi imposto di innamorarti
di me –e in effetti
è vero”.
Arthur fece
per protestare, tuttavia Merlin non gli permise di interromperlo.
“Poi
però un
vecchio amico mi ha aperto gli occhi, dimostrandomi quanto sia vuota e
sprecata
la vita senza amore. E ha ragione, accipigna. In fondo non nuoccio o
arreco
offesa a nessuno amandoti, né commetto alcun crimine: e
allora perché dovrei
soffocare i sentimenti che nutro per te? Perché non dovrei
godere dell’immensa
ed inesplicabile gioia che deriva dal donare il proprio cuore ed il
proprio
corpo alla persona amata? Probabilmente non appena l’effetto
del filtro si sarà
esaurito tu non ricorderai nemmeno di esserti innamorato di me ed io
tornerò ad
essere il tuo servo maldestro e idiota. Pazienza: l’amore non
offre garanzie di
eternità. Soffrirò moltissimo, ma sarà
stato meglio lasciarci che non esserci
incontrati mai…” concluse poi con un gran sorriso.
Il rampollo
dei Pendragon, ammutolito e col cuore traboccante di letizia e gaiezza,
da
bravo uomo d’armi e focoso di natura non trovò
replica migliore che passare
all’azione. Circondando
gentilmente
il volto di Merlin con entrambe le mani, lo attirò verso di
sé per porre sulle
sue labbra un lungo bacio. Si aspettava di incontrare un minimo di
resistenza,
ma ancora una volta il mago lo stupì, assecondandolo e anzi
ficcandogli audacemente
la lingua in gola. Fu come sventolare un drappo rosso davanti ad un
toro
scalpitante: Arthur, semplicemente, non ci vide più.
Riversò
in
quel bacio tutta la passione repressa, i bollenti spiriti sedati, la
brama di
possesso, il desiderio di marchiare e amare
ripetutamente quel corpo spigoloso e l’euforia nel
vedere i suoi sentimenti
finalmente accettati e ricambiati. Quando mancò ad entrambi
il fiato e
dovettero staccarsi, il principe osservò incantato le labbra
tumide ed
invitanti, il respiro affannato, gli occhi lucidi di Merlin e
sentì qualcosa
nel basso ventre risvegliarsi.
“Cinquanta
punti a Grifondoro” esalò visibilmente soddisfatto.
“Lieto
di avervi
colto di sorpresa, Sire” tubò l’altro
con fare seducente.
La lascivia
nel suo tono di voce ebbe l’effetto di destare del tutto
Arthur junior. Guidato
dagli ormoni, egli afferrò i polsi sottili di Merlin -suo,
solo suo- e lo
spinse all’indietro fino a farlo cadere di schiena sulle
soffici coltri. Con un
sorrisetto malizioso e predatore gli si mise a cavalcioni sui fianchi,
in modo
da sfregare casualmente il bacino
contro quello dell’amato, che in risposta emise un gemito di
apprezzamento,
inarcando la schiena.
“A-Arthur,
devi presentarti agli allenamenti. I tuoi cavalieri si preoccuperanno
non
vedendoti arrivare” provò a farlo ragionare.
“Francamente,
mio caro, me ne infischio”.
Merlin
scoppiò a ridere e liberò i polsi dalla stretta
dell’altro per accoglierlo tra
le sue braccia. Arthur ci si rifugiò con l’impeto
del pellegrino che ha
finalmente trovato la terra promessa.
Quel che nelle
successive tre ore si consumò tra pregiate lenzuola di seta
è facilmente intuibile.
Siccome però il rating della storia oltre il giallo non si
spinge, ci
limiteremo a dire che il futuro re di Camelot Arthur Pendragon penetrò
si
avventurò in terre ricche e vergini mai esplorate fino ad
allora ed espugnò con
successo la fortezza delle ritrosie e dei pudori di Merlin Emrys, suo
fedele
servitore, amico e adesso anche amante.
Estremamente soddisfatto per l’eccellente
esito dell’impresa, il nobile si spalmò
addosso al moro, poggiando il capo
sulle sue scapole ossute e prese a fare le fusa. Merlin decise che
quello era
il momento adatto per mettere al corrente l’Asino di una
certa questione (si
sa, dopo il coito gli uomini sono molto più rilassati e
aperti al dialogo).
“Arthur”
si
schiarì la voce, esitante. “Devo rivelarti un
segreto che ho serbato nel mio
cuore troppo a lungo”.
L’altro
mugugnò,
ma sollevò comunque il viso e lo guardò, in
attesa.
“Sono
un
mago, Arthur. Pratico la magia da quando ero un frugoletto di pochi
mesi e ho
continuato a farlo nei tre anni che ho trascorso qui a Camelot. Non me
ne sono
mai servito per scopi malvagi, te lo giuro. Ho agito sempre
nell’interesse del
regno, salvandoti la vita quando necessario, compiendo imprese eroiche
e
lasciando che qualcun altro se ne prendesse il merito. Mi dispiace di
avertelo
tenuto nascosto, ma ne andava della mia vita e ne va
tutt’ora”.
Un lungo,
interminabile attimo di silenzio.
“Idiota.
Pensavi davvero che non l’avessi capito?”
A Merlin per
poco non venne un infarto.
“IN
NOME
DEGLI ARISTOGATTI, COME SAREBBE A DIRE?” urlò a
pieni polmoni, nel panico più
totale e bianco come un cencio candeggiato.
Arthur si
tastò le orecchie, verificando che entrambi i timpani
fossero ancora integri.
“Non
strillare, per carità, o penseranno che sto attentando alla
tua virtù”
ridacchiò allusivo.
“PERCHE’
NON
DOVREI STRILLARE, SCUSA? HAI APPENA DETTO CHE SAI-” ma venne
messo a tacere da
una mano posatagli sulla bocca.
“Sst,
accidenti! Sta’ calmo e piantala di comportarti come una
checca isterica. A
rigor di logica dovrei essere io, quello sconvolto”.
“Appunto!
Perché non stai dando in escandescenze?”
ribatté con un tono di voce
accettabile.
“Come
ti ho
già detto in precedenza, sono innamorato, mica scemo. Mi
ricordo benissimo di
un certo anziano consigliere che ha spruzzato sul volto di mio padre e
di
Cenred un certo liquido sconosciuto
che li ha resi inseparabili. Sul momento non mi sono soffermato sulla
stranezza
della cosa, ma poi a mente fredda ci ho riflettuto: i tuoi misteri, la
mia
memoria lacunosa e altre incongruenze unite al tuo coinvolgimento in
questa
faccenda... E ho fatto due più due. Elementare,
Watson” spiegò.
“Oh”
pigolò
il moro. “Ed io che ti ritenevo un zuccone
microcefalo”.
“Ti
sbagliavi, caro il mio Mago di Oz. Sono pur sempre Arthur Pendragon,
l’invincibile principe guerriero forgiato dal fuoco di mille
battaglie-”
“Ehm,
credo
che ti stia confondendo con Xena” lo interruppe con un
risolino.
“Ciò
non
toglie che io sia molto intelligente” precisò
piccato. Poi sorrise dolcemente.
“In fondo, sono riuscito ad accalappiare il miglior partito
di Camelot:
bellissimo, potente, coraggioso e
molto
sexy” ammiccò.
“Ma
piantala” si schermì l’altro, zittendolo
con un bacio.
Furono baci
e furono sorrisi, poi furono soltanto fiordalisi.
Visto che
ormai era in vena di confidenze, dopo un’altra appagante
sessione di ginnastica
orizzontale Merlin ragguagliò l’amato sugli eventi
che li avevano portati a
dividere il letto a ritrovarsi coinvolti
nel bel mezzo di quel
delirio collettivo e ad alto tasso di slash. Gli narrò del
malefico piano di
Morgause, di Kilgharrah, dell’intervento di Gaius e del piano
per curare il
cuore spezzato di Gwaine. Arthur -che dopo aver finalmente deflorato il
suo mago si era molto ammorbidito
nei
confronti del loro amico- si offrì di aiutarlo a metterlo in
pratica.
Merlin
accettò, grato, e quando infine riuscirono a staccarsi le
mani di dosso il
tempo sufficiente per attuare quanto concordato si separarono: uno
andò a
recuperare Gwaine, l’altro Lancelot.
“Merlin,
sei
davvero gentile a preoccuparti per me, ma davvero, non devi sentirti
obbligato”
protestò Gwaine mentre veniva trascinato dal loro
chissà dove.
“Oh,
smettila di lagnarti. A furia di rimanere barricato nella tua stanza
diventerai
un eremita!”
Il luogo di
ritrovo era davanti alle stalle, che a quell’ora (era ormai
primo pomeriggio)
erano opportunamente deserte. Ad attenderli stavano il principe e
Lance,
immersi in una dissertazione riguardante i pregi del Tiramisuper
rispetto al
Blumele; quando li videro avvicinarsi, la discussione scemò.
“Scusate
il
ritardo, ma qualcuno”,
Merlin lanciò
un’occhiata di rimprovero all’accompagnatore,
“si è fatto pregare. Allora,
siamo pronti?”
“Per
cosa?”
domandò Lancelot, avanzando di un passo e piazzandosi,
neanche a farlo apposta,
davanti all’altrettanto ignaro Gwaine.
“Questo!”
esclamarono
all’unisono Arthur ed il mago.
Dall’interno
delle rispettive casacche estrassero una boccetta con il tappo ad
erogatore
spray piena fino all’orlo. Si scambiarono uno sguardo
d’intesa e, senza
lasciare ai loro amici il tempo di realizzare quanto stava per
accadere,
brandirono i contenitori colmi del prezioso filtro (di cui Merlin,
seguendo
chissà quale istinto, non si era sbarazzato), li puntarono
contro gli occhi dei
due malcapitati e premettero il grilletto. Subito dopo si allontanarono
dal loro
campo visivo, onde evitare spiacevoli incidenti.
Davanti ai
loro sguardi speranzosi, Gwaine e Lancelot protestarono per
l’aggressione, si
strofinarono le palpebre e si videro. Ah,
l’eternità contenuta in una frazione di
secondo…
“Lance,
bocciolo di rosa fresca e aulentissima!”
“Gwainuccio
mio, ben più raggiante e mite di un giorno
d’estate!”
Erano
partiti per la Tangente
dell’Ammmòòòre. Arthur e
Merlin si diedero il cinque.
“Siamo
un
duo imbattibile” osservò il primo.
“Lo
siamo
sempre stato” puntualizzò amabilmente il secondo.
Tutto
è bene
quel che finisce bene? Ahinoi, non è proprio
così. Mentre i nostri eroi si
compiacevano per la buona riuscita del loro piano e i neo piccioncini
amoreggiavano discretamente (niente a che vedere con i pomiciamenti
pornografici
di Cenred e Uther), passò di lì Lady Morgana
accompagnata dall’arpia da
Gwen; erano dirette al mercato.
Di fronte a quell’inusuale spettacolo si bloccarono,
interdette. La sorellastra
del principe però si riprese ben presto dalla sorpresa e con
un sorriso
malandrino -nuova lemon a rating rosso in arrivo!- si diresse verso i
baldi
giovani, rivolgendo uno sguardo interrogativo al biondo.
“Un
colpo di
fulmine” ghignò egli, indicando con un cenno del
capo la coppietta.
“Come
quello
tra te e Merlin, eh? Molto interessante” ghignò in
risposta lei.
Tuttavia
l’atmosfera di serena complicità venne presto
guastata da Guinevere che,
passato lo shock iniziale, si avventò come una belva
assetata di sangue su
Lancelot, i suoi lineamenti da bertuccia deformati dall’ira.
“TU,
FIGLIO
DI CAGNA, VILE FELLONE INDEGNO DI VIVERE! COME OSI TRADIRMI IN QUESTO
MODO?”
berciò perdendo le staffe.
“Ti
tradirei
se ti avessi mai amato, ma non è così.
Quest’uomo”, disse sdegnoso Lance
posandosi la mano destra di Gwaine sul cuore, “è
il mio cucciolotto, la mia
luce del mattino, la mia dolce metà e la mia Tachiprina
Flashtab. Vola via,
gallina starnazzante, non turbare un istante di più il mio
idillio”.
“Ma-
ma-”
balbettò lei.
Si
irrigidì,
digrignando i denti e stingendo i pugni. Tremante di rabbia, si rivolse
a
Merlin e gli puntò l’indice contro.
“E’
TUTTA
COLPA TUA! PRIMA ARTHUR, ADESSO LANCE. AMMETTILO, VUOI ROVINARMI, VUOI
CHE
RIMANGA ZITELLA A VITA! MA TE LO IMPEDIRO’, LURIDO
SCARAFAGGIO, TE LA FARO’
PAGARE!” e vomitate queste accuse si diresse con furia verso
di lui.
“Ehm,
non
preferiresti dei deliziosi cereali Cheerios?” propose
conciliante il ragazzo.
Ma Arthur,
che sapeva per esperienza che non c’è peggior
furia al mondo di una donna
respinta per ben due volte, si parò in difesa del suo amato.
“Smithers,
libera i cani” ordinò imperiosamente.
La comparsa
di una solitaria balla di fieno secco trasportata dal vento fu la sola
reazione
che ottenne: di Smithers neanche l’ombra. Poiché
la pulzella non accennava a
rallentare o a cambiare rotta, decise di giocarsi il tutto per tutto.
“State
giù!”
avvisò gli altri e appena Gwen si trovò ad un
tiro di schioppo da lui le
spruzzò l’Amortentia dritta in faccia.
Ella
strepitò di irritazione -non per niente era una gallina
starnazzante- e d’istinto
diede le spalle ad Arthur. Merlin, Lancelot e Gwaine avevano
prontamente
eseguito le istruzioni dell’erede al trono e si erano buttati
a terra. Morgana,
concentrata su quel putiferio, era rimasta immobile al suo posto, come
congelata. E fu su di lei che si posò lo sguardo della sua
ancella, una volta
che gli occhi ebbero smesso di bruciarle.
“Morgana,
stella
del mattino” bisbigliò rapita.
“Oh
no. No
no no no no no no!” si allarmò giustamente la
nobildonna.
“Mia
ninfa,
mia dea, visione celestiale” blaterò imperterrita
l’altra.
“Gwen,
accidentaccio, ripigliati! Non guardarmi con
quell’espressione da pesce lesso!”
Ma la serva
le si avvicinava, sempre più celermente, con crescente
risolutezza; a Morgana
non restò che darsela a gambe, gettando alle ortiche la sua
consueta alterigia.
“Mio
fulgido
amore, dove scappi?” la implorò Gwen inseguendola.
“Non
mi
avrai, razza di mentecatta. Non mi avrai maiiiiiiiiiiiiii!”
urlò la fanciulla
già lontana, la sua figura ormai ridottasi ad un puntino
scuro e in controluce.
Uoff (verso
incomprensibile che denota stanchezza e sollievo al tempo stesso).
Ora che ci
penso, è tutto un dialogo questo capitolo. Che ve ne pare,
ho esagerato?
Questo http://www.youtube.com/watch?v=Pmw0g9SBpMU
è un video Brolin -cioè sulla coppia degli attori
che interpretano Merlin e
Arthur, rispettivamente Colin Morgan e Bradley James (piccola
precisazione per
chi non segue la serie tv). Io li shippo da morire, e voi?
Aspetto con
trepidazione i vostri commenti.
Auf
Wiedersehen!