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Autore: Il_Genio_del_Male    18/10/2011    13 recensioni
Di maghi pasticcioni, filtri d'amore, oscuri intrighi e risultati inaspettati. Tutta colpa (?) di un drago slasher...
Genere: Comico, Parodia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Merlino, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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DEDICA: A feyilin perché lei vale, a BeaLovesOscarinobello che ha debuttato come autrice su EFP, a valentinamiky perché mi ha suggerito di far comparire Mordred e a tutte voi, mie fedeli lettrici, che non vi siete ancora stufate di seguire, commentare e preferire questo delirio.

NOTE: Innanzitutto scusate il ritardo ma il blocco dello scrittore ha colpito ancora. Ehm. Spero di essere riuscita a debellarlo definitivamente.
Veniamo alla citazione misteriosa che nessuna di voi ha indovinato: avete presente l’appassionato discorso di Kilgharrah sull’amore? Bene, è tratto (quasi) parola per parola dal film Vi presento Joe Black, con l’immenso Anthony Hopkins e Brad Pitt. *si dà arie da cinefila*
Comunicazione di servizio di una certa importanza: A midsummer night’s dream… in Camelot sta volgendo al termine ed il prossimo capitolo sarà l’ultimo. Ma non preoccupatevi (schiva i pomodori), ho intenzione di scrivere un seguito! Ho già in mente un titolo provvisorio, sempre di ispirazione shakespeariana. Datemi il tempo di abbozzare anche la trama e tornerò presto su questi schermi ad ammorbarvi con i miei deliri.

Per il momento, vi auguro buona lettura. Ci si becca, come sempre, all’angulus a fine capitolo!

 

 

 

 

 

Negli anni a venire, tutti i camelottiani avrebbero ricordato quei due mesi -perché tanto durò l’epidemia amorosa- come il periodo più sconclusionato, delirante e felice dacché Uther Pendragon era stato incoronato re. Mai si erano respirate tanta libertà, gioia di vivere e promiscuità nella cittadella fortificata come nei giorni che seguirono quello il cui svolgimento vi abbiamo narrato nel precedente capitolo.

Ma è bene fare un piccolo salto indietro, onde ragguagliare voi esimi lettori su quanto avvenne dopo la poco dignitosa fuga di Lady Morgana in direzione del Fantabosco.

Arthur, preoccupato sì per la sua incolumità ma non volendo lasciarsi scappare l’occasione di vedere la sorellastra alla prese con l’arpia  Gwen in modo da poterla prendere in giro nei decenni a venire, si premurò di immobilizzare la bella serva e ordinò al fido Sir Lancelot di lanciarsi all’inseguimento di Morgana e di riportarla sana e salva al castello (marcondirondirondello). C’è da dire che la nobildonna diede del filo da torcere al cavaliere, rivelando inaspettate doti da velocista. Tuttavia l’uomo, sebbene più massiccio ed impacciato nei movimenti dalla pesante cotta di maglia, era secondo solo all’erede al trono per resistenza fisica e destrezza, sicché nel giro di tre clessidre riuscì ad acchiapparla e fece ritorno, caricandosela sulle spalle a mo’ di sacco di patate, a palazzo.

Nel frattempo, per evitare che Guinevere scassasse la balle ai presenti con i suoi sospirosi e dolenti richiami d’amore, Arthur la affidò al fratello, Sir Elyan, affinché la riportasse a casa loro, raccomandandogli inoltre di farle indossare una camicia di forza e di raffreddarne i bollori con ripetute secchiate d’acqua gelida. Il ragazzo aggrottò la fronte, un poco scettico di fronte alla drasticità dei rimedi suggeritigli. Tuttavia egli nutriva una fiducia sconfinata nel suo signore e promise di seguirne le istruzioni.
Rimasti fino a quel momento estraniati dal mondo circostante, Lancelot e Gwaine si ridestarono dall’avvolgente e roseo torpore che li aveva risucchiati e avviluppati e si voltarono in direzione di Merlin e Arthur, sghignazzanti come non mai.

“Camicia di forza e acqua gelida, eh? Non ti credevo così sadico, Arthur”.

“Se non altro la terrà lontana dalla mia amata sorella per un po’ di tempo” tentò di giustificarsi.

“Non hai tutti i torti. Fossero venuti in mente anche a me, forse avrei usato gli stessi metodi per tenerti a bada” replicò il mago semiserio.

“Non ne avresti avuto il coraggio, idiota!”

“Asino”.

“Merlin” l’altro s’incupì improvvisamente.

“Che c’è, metti il broncio? Guarda che hai cominciato tu” fece per protestare, ma Arthur lo interruppe posandogli due dita sulle labbra

“Merlin, promettimi una cosa. A prescindere da come andrà a finire questa faccenda -mio padre e Cenred, Morgause che trama nell’ombra- promettimi che nulla cambierà tra di noi. Promettimi che non userai su di me alcun antidoto, che continuerò ad essere irrimediabilmente, follemente e pateticamente innamorato di te”.

“Arthur, io-” sussurrò Merlin, arrossendo di fronte a tanta solenne determinazione.

“Giuramelo, tortellino” insistette il principe, incorniciando con le mani il volto dell’amante e accostandolo al suo fino a far combaciare le loro fronti.

“Va bene” esalò il mago dopo una breve esitazione. “Hai la mia parola, Asino”.

Arthur inarcò un sopracciglio, divertito dalla sua sfacciataggine, e suggellò l’accordo con un bacio. Concentrato sulla lingua impertinente e la bocca dannatamente morbida dell’altro, non si accorse che Merlin aveva incrociato le dita dietro la schiena.

 

 

Sir Aragorn, orafo tanto esperto quanto sposato col suo lavoro, la mattina seguente si svegliò inspiegabilmente in ritardo rispetto alla sua tabella di marcia, quando ormai la luce del sole era entrata prepotentemente nella sua umile e spartana camera da letto, illuminandola tutta.
Un poco intontito, sbadigliò con gusto, si passò una mano nella chioma lunga fino alle spalle e si sistemò il pacco (che macho!). Poi, apprestatosi ad usare la brocca dell’acqua per darsi una rinfrescatina -perché va bene che era un vero uomo, ma era pur sempre un orafo di tutto rispetto e con una clientela selezionata che non poteva permettersi di ammorbare con l’olezzo di ascelle non lavate- lo assalì il ricordo dello strano, stranissimo sogno che gli aveva disturbato non poco il sonno.

Nottetempo due giovani uomini, vestiti con sontuosi mantelli nobiliari, si erano intrufolati nella sua stanza con fare cauto e circospetto. Si erano poi avvicinati al letto dove lui ronfava beato e il più alto dei due aveva impugnato una graziosa boccetta dotata di erogatore spray e gli aveva versato sugli occhi alcune gocce del liquido in essa contenuto.

“Sei sicuro che non si sveglierà?” aveva mormorato il secondo misterioso incappucciato.

“Fidati, questa formula è decisamente meno urticante di quella originale: è pensata appositamente per gli occhi sensibili” l’aveva rassicurato il compagno, gli occhi illuminati (possibile?) da un bagliore dorato.

“Sei un mago pieno di risorse” era stata la risposta colma di ammirazione dell’altro. “Ma se si dovesse comunque svegliare?” aveva però insistito.

“Non cambierebbe nulla” aveva alzato le spalle. “Penserebbe di star sognando. Domani mattina, appena alzato, una sensazione di benessere lo pervaderà completamente e allora sì che il filtro avrà effetto”.

Doveva dare ragione al ragazzo, constatò Aragorn sentendosi alquanto in pace con se stesso, come non gli succedeva da tempo. La sua vita solitaria e monotona gli appariva di colpo meno solitaria e monotona, il sole splendeva alto nel cielo e gli uccellini cinguettavano: senza dubbio quella giornata era cominciata con il piede giusto.
Si era appena sciacquato il viso, intonando qualche strofa di Walking on Sunshine, quando fece irruzione nella camera il suo apprendista e assistente nonché coinquilino, Legolas. Nei quasi cinque anni trascorsi a stretto contatto i due uomini erano diventati amici. Dal giorno in cui l’orafo aveva offerto al biondo -data la sua indigenza- vitto e alloggio gratis, il loro rapporto da cameratesco si era fatto più intimo e profondo… però da qui a considerare il suo assistente molto carino, anzi adorabile, ce ne correva. Eppure, non appena i loro sguardi si incrociarono, Aragorn non poté esimersi dal notare come i lunghi capelli del giovanotto brillassero simili a tanti fili d’oro sotto la luce del sole e come i suoi occhi blu fossero contornati da un delicato pizzo di ciglia scurissime. Infine ne ammirò la carnagione, di un pallore traslucido, e la figura sottile come un giunco.

“Aragorn?” balbettò quegli con sincero rapimento.

“Legolas” la sua voce tremò impercettibilmente.

“Aragorn, io- mi sento strano, non so come spiegarlo. Ti vedo e mi viene l’impulso di sbatterti contro la prima superficie orizzontale disponibile! In nome dei Pokémon, non so nemmeno perché ti sto dicendo tutto questo, perdonami” smozzicò Legolas arrossendo vergognoso, ma senza abbassare lo sguardo.

L’uomo sentì il sangue defluirgli verso una certa zona.

“C’è il mio letto, se ti accontenti” propose audace. “So benissimo cosa provi, Legolas. Non ti ho filato di pezza in cinque lunghi anni, ma improvvisamente sento crescere nel mio cuore un sentimento d’ammmòòòre sconfinato per te”.

“Io invece ho sempre pensato che fossi un gran figo”.

“E allora cosa aspetti? Prendimi, mio aitante stallone!” Aragorn si offrì a lui.

Il ragazzo non si fece pregare e si gettò sull’amico con la foga di un bisonte in calore. Dopo alcuni slinguamenti capaci di imbarazzare persino l’autore del Kamasutra, i due finirono sull’angusto letto dell’orafo, avvinghiati, ansimanti e desiderosi di venire al sodo.

“Poi però sto io sopra” borbottò Aragorn tra sé e sé.

“Te l’hanno mai detto che assomigli un sacco a Viggo Mortensen?” interloquì l’altro con lo sguardo appannato dalla lussuria.

Non ricevette risposta.

 

 

Glissando elegantemente sulle maialate che i neo innamorati combinarono in seguito, dobbiamo precisare che essi non furono i soli, quel dì, a subire gli effetti dell’Amortentia. I due Cupidi, gli esimi lettori lo avranno intuito, non erano altri che Merlin ed Arthur. Sotto incantamento o rincitrullimento amoroso che dir si voglia, si erano messi in testa che non era giusto che il resto del mondo -cioè Camelot- non condividesse con loro le gioie che solo l’ammmòòòre sa donare. Così, avendoci ormai preso mano e gusto con i precedenti esperimenti, Merlin si era incaricato di distillare un altro paio di ettolitri di pozione e la notte stessa avevano messo a segno il loro primo colpo, introducendosi nella dimora dell’orafo. Protetti dal buio benevolo, avevano agito indisturbati, riuscendo in tal modo a gayzzare tutta la parte bassa della città.
I risultati, sin dal primo giorno di contagio, furono piuttosto soddisfacenti: gente che si imboscava a frotte e ad ammucchiate, fughe d’amore omo e ménage à trois (con un pizzico di bisex tanto per gradire), baci e palpeggiamenti lesbo. Solo i bambini furono risparmiati, giacché i nostri due eroi erano convinti che si dovessero mantenere innocenti il più a lungo possibile. Comunque sia, nel giro di tre notti l’intera popolazione adulta camelottiana era innegabilmente ed inequivocabilmente gaia.

E a palazzo?, vi starete chiedendo voi. Domanda legittima, esimi lettori.

In verità, all’interno del castello (marcondirondirondello) la premiata ditta Merlin & Arthur dovette faticare ben poco. Metà dei cortigiani e dei nobili era più gay dei Village People, a Gaius bastava la Pozione Polisucco per essere felice, Gwen e Morgana erano sistemate, Gwaine e Lancelot tubavano come colombe. Non ebbero che da far scoccare la scintilla tra Sir Percival e Sir Leon (entrambi biondi, alti e teutonici: una coppia perfetta). Quanto a Morgause, sempre sotto mentite spoglie, non trovando una punizione adeguata da infliggerle, preferirono lasciarla macerare nella stizza e nell’impotenza.

 

 

Si era ormai alle Idi di aprile, a primavera inoltrata, quando una forza esterna ebbe l’ardire di turbare la quiete ormai instauratasi a Camelot.

Merlin si trovava nel cuore del Fantabosco, intento nella raccolta di fiori rari e profumati per ricavarne un bouquet da regalare al suo principe (festeggiavano quel giorno il loro primo mesiversario) e ripensava alla nottata appena trascorsa. Sospirò soddisfatto: Arthur continuava a comportarsi da somaro possessivo e appiccicoso, ma sapeva ampiamente farsi perdonare, dentro e fuori dal letto –più dentro, in effetti. Lo ricopriva di attenzioni e premure, aveva fatto allestire accanto ai suoi appartamenti una principesca camera da letto e gliel’aveva offerta come pegno d’amore. L’aveva sollevato vita natural durante dall’incarico di suo servitore, assicurandosi che ricevesse un salario come assistente del medico di corte. Infine aveva convocato a palazzo i due più illustri sarti del regno, Dolce e Gabbana, affinché il mago potesse vantare un guardaroba degno di un futuro membro della famiglia reale. Il Regal Asino, infatti, sembrava non desistere all’idea di convolare a giuste nozze con il suo uomo.

Merlin stava per l’appunto crogiolandosi in simili fantasie quando venne aggredito da un lancinante mal di testa. Mugugnando per l’improvvisa fitta si portò una mano alla tempia sinistra, massaggiandola delicatamente.

“Emrys” lo chiamò una voce rarefatta, lontana ma in qualche modo familiare.

“Chi sei?” chiese allarmato lui.

“Così mi deludi, Emrys. Non dirmi che ti sei già dimenticato di me” la voce assunse una sfumatura infantile, gelidamente beffarda.

“Mordred?” tirò a indovinare.

“Voltati” rispose l’altro.

Merlin obbedì; ed eccolo lì, in carne ed ossa. Stessi penetranti occhi blu, stesse occhiaie da tossico, stesso pallore spettrale. E lo stesso mantello color azzurro polvere.

“Mordred, sei proprio tu? Che diamine ci fai tu qui?” era semplicemente costernato.

“Mi sono Smaterializzato da Hogwarts” ridacchiò lugubremente il bambino.

“Hog- cosa? Non dovresti vivere presso i Druidi, scusa?”

“Questo non ha importanza” si limitò a scrollare le spalle l’altro. “Sono stato spedito qui per darti un avvertimento” disse poi.

“Che genere di avvertimento?” investigò il mago con inquietudine sempre maggiore.

“Tutto questo delirio deve finire, Emrys. Hai tempo fino a Beltane per porvi rimedio, poi non avrai più scuse”.

 

 

 

Oook gente, il mio dovere l’ho fatto. Non esitate a segnalarmi errori di battitura e punti deboli (ho scritto ‘sta roba nel giro di qualche ora, non pretendo di aver sfornato un capolavoro).

Angolino auto-spam. Nel caso vi interessasse, mi sono cimentata con una one-shot angst -beh, la mia concezione di angst- sempre su Merlin. Questo è l’indirizzo, se vi va fateci un salto e datemi il vostro parere: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=843231&i=1.

Che altro dire? A risentirci al prossimo, decisivo capitolo!

 

 



   
 
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