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Autore: Angel Black Wings    08/10/2011    1 recensioni
-Ehi mi senti?-
La guardava dall'alto del divano scomodo e duro.
-Sei ancora viva?-.
Mia sentiva un forte bruciore nella gola e nello stomaco. Urlava, urlava dal dolore e respirava a fatica. Il suo cuore accelerava ad ogni affanno. Un ragazzo biondo e con gli occhi chiari la guardava, aveva paura di averla uccisa, la sua figura non era chiara agli occhi di Mia, che erano gonfi e bruciavano. Non riusciva a parlare, come se la voce fosse bloccata e nonostante l'irresistibile voglia di urlare, Mia non ci riusciva.
-Ci penso io Stefan spostati-.
Un altra voce, più acuta, sicura. Qualcosa le afferrò il capo e sentì un dolore atroce sul collo. Urlò, all'improvviso tutta la voce era venuta fuori, sentiva che tutto il suo corpo l'abbandonava e poi, sprofondò nel buio più totale.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mia era rimasta sola nella stanza. Vide i vesti sulla poltrona e si diresse in bagno. Si bloccò davanti allo specchio. Ogni imperfezione sul suo viso era scomparsa, ogni ruga, ogni brufolo o punto nero. I suoi lineamenti erano perfetti, non sapeva se quella riflessa nello specchio fosse lei o una bambola di porcellana. I capelli ramati, che prima arrivavano a stento al collo, ora erano lunghi fin sotto il seno. I suoi occhi risplendevano sul dolce viso marmoreo, avevano un colore marroncino con delle sfumature di verde chiaro. Le labbra erano rosate. Il suo corpo era più slanciato e più magro. I suoi movimenti erano leggeri e delicati. I denti erano perfetti e bianchi come l'avorio e anche a lei sporgevano dal lato della bocca due canini. Non riusciva a riconoscersi.

Indossò i pantaloni grigi, la camicia nera e le ballerine.

Il solone era grande e luminoso. Alla luce del sole gli occhi di Mia bruciarono di dolore.

-E solo per i primi tempi. La luce del sole non ci fa brillare, ne ci polverizza, ma siccome abbia una vista più acuta i raggi ultra violetti ci danno fastidio -gli aveva spiegato Stefan che stava appoggiato al bancone della cucina che si apriva sul salone.

Qualcuno da dietro le lanciò un paio di occhiali e Mia li afferrò. Quando si voltò, trovò davanti a se una bellissima ragazza dai tratti delicati e sensuali. I suoi capelli biondi scendevano sul collo. Gli occhi di un castano scuro la guardavano con aria di minaccia. Era alta e magra, la più bella ragazza che Mia aveva mai incontrato, forse ancor più bella di una top model.

-Mettili. Ti eviteranno il bruciore agli occhi -disse con tono disprezzante. Mia la ringraziò e si infilò gli occhiali.

-È meglio che tu oggi vada a scuola. Non vorremmo creare problemi, o insospettire qualcuno. Ho preso tutti i tuoi libri e l'occorrente -disse Reih appoggiato alla porta. Il suo sguardo era coperto dai capelli, ma Mia suppose che guardava a terra, dalla posizione dalla sua testa.

-Ti accompagno io Mia -si offrì Stefan.

I due uscirono e si infilarono in un Audi TT grigio metallizzato. Partirono a grande velocità, ma a mia non importava a che velocità andassero, era troppo presa a rendersi conto di quello che le stava accadendo. Osservava Stefan, la sua bellezza e la sua grazia.

-C’è qualcosa che non va Mia?-

-No. E che non sono ancora completamente cosciente dal trauma -

-Dimmi cosa vuoi sapere e io te lo dirò -

-Quando scoprirò che potere ho? -

-Presto. Molto presto-

-Come farò a tenere il segreto con mia madre? -

-Pian piano potrai anche tu controllare la mente e così non si accorgerà di niente-. Arrivarono a scuola.

-Vai. E non dimenticarti di non avvicinarti troppo a nessuno di tua conoscenza. Sei una neonata e sicuramente la tua sete è potente, ma placabile-

-Cosa dirò per le mie assenze?-

-Reih ha già pensato a tutto-.

Mia scese dall’auto e si diresse verso l’entrata affollata. Pian piano che si avvicinava sentiva la gola pizzicare. Attraversò il corridoio ed arrivò all’armadietto. Cercava di mantenere lo sguardo basso, per non far notare i suoi occhi che diventavano rossi.

 

Jolie e Vichy passeggiavano nel prato aspettando il suono della campanella, quando videro Isabel venirle incontro con il fiatone

-Ragazze Mia è tornata a scuola-

-E cosa c’è di tanto stano Isa -chiese Jolie

-Non mi ha salutata, ha girato lo sguardo e se n’è andata-

-Dai ragazze non ne fate una tragedia. Eventualmente non si sentiva bene o era nervosa -disse Vichy tranquillizzandole. Isabel e Jolie le diedero ragione e entrarono in classe. Mia era li, con la testa sul banco e gli occhi coperti. Era cambiata.

Isabel le si avvicinò

-Mia tutto bene?-

-Vattene! -

-Cosa?-

-Isabel vattene. Subito. Lasciami stare-

-Mia, ma che ti prende?-

-Sei sorda? -urlò Mia -Ti ho detto che mi devi lasciare stare-.

Le amiche si girarono verso Mia e spalancarono gli occhi al sentire quelle parole. Isabel si allontanò da Mia e si sedette al suo posto.

Per tutta l’ora Mia aveva tenuto la testa sul banco. La gola incominciava a peggiorare, e la testa a far male. Il suo nervosismo arrivava alle stelle e per tutta la giornata le amiche si tennero lontano da lei, e non solo le amiche.

Stanca e nervosa Mia sapeva che l'unico rimedio era il pianoforte. Senza farsi vedere da nessuno e con molta cautela si dirigeva con passo leggero verso l'anfiteatro. La stanza era vuota e il pianoforte era solo al centro del palco. Mia salì e si sedette sullo sgabello, le dita scivolavano leggere sui tasti d'avorio, la musica vibrava nell'aria silenziosa. La sua voce iniziò ad avvolgere l'aula. Non era la sua voce, non la riconosceva. Era più acuta e più melodiosa, con gli occhi chiusi ascoltava le parole e il suono del piano. Quando il suo dito scivolò sull'ultimo tasto riaprì gli occhi e sentì qualcuno applaudire seduto ad una delle sedie. Stefan la guardava e applaudiva

-Wow. Sei molto brava-

-Che ci fai qui? -disse incredula la ragazza scendendo dal palco

-Sono venuto a prenderti. Le lezioni sono finite, non te ne sei accorta?-

-No. Da quant'è che sto suonando? -

-Circa un ora-

-Da quanto tempo sei qui? -

-Non molto, giusto il tempo necessario a capire quanto sei brava. A casa di Reih c''è un piano. Puoi allenarti li se vuoi, così non dovrai venire ogni giorno a scuola-

-Grazie. Andiamo?-

-Si andiamo!-. Stefan aiutò Mia con lo zaino e la condusse all'auto. Mia saliva sull'Audi TT con lo sguardo di tutti, comprese le sue amiche a dosso.

Jolie era esterrefatta e sorpresa dal comportamento dell'amica. Non riusciva a credere hai suoi occhi, quella ragazza che il giorno prima abbracciava e il giorno dopo non le parlava più, che ora saliva sull'auto di uno sconosciuto che non aveva mai visto. Isabel affianco a Patrick cercava di capire cosa stesse accadendo, ma malgrado tutto non riusciva a capirlo.

Mia guardava fuori dal finestrino la macchina correre sull'asfalto, il vento che muoveva le foglie e il sole sparire dietro le nuvole.

-Cosa ti turba?-

-Dove stiamo andando?-

-Ti accompagno a casa -disse Stefan -Tua madre si preoccuperà-.

Mia non rispose, rimase solo a guardare il cielo oscurarsi. La macchina decelerò pian piano, la casa illuminata dai pochi raggi che riuscivano a filtrare dalle nuvole.

-Cosa dirò a mia madre?-

-Ciò che vorrai, basta guardarla negli occhi e mentirle. Lei ti crederà-.

Uscì dalla macchina e si diresse verso casa. Bussò e Mary aprì la porta.

-Mia tesoro sei tornata, finalmente, ma dove sei stata?-

-Ho dormito da Jolie mamma non ti ricordi? Ti ho anche chiamato e tu mi hai detto che andava bene -la guardava negli occhi con intensità e sentiva le pupille dilatarsi fino a coprire il verde che rendeva quegli occhi tetri e intriganti. La madre la guardava con un aria dubbiosa, come se stesse ricordando, poi disse soltanto.

-A si hai ragione, ora ricordo tesoro. Dai su entra che è pronto il pranzo-.

  
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