PARTE
SECONDA
Nella
scuola di Magia e
Stregoneria di Hogwarts Scorpius
Malfoy era famoso per
le sue acute doti nelle pozioni. Doti che, ora come ora, non avrebbe
mai voluto avere.
Già,
perché il povero Serpeverde si trovava in una losca aula in
disuso davanti ad
un calderone borbottante con il più malvagio essere vivente
che aveva avuto l’onore di
conoscere nella sua breve vita.
E
no, cari lettori, non stiamo parlando di Voldemort che, al confronto,
potrebbe sembrare quasi una nullità. Infatti
al fianco
del giovane Malfoy si trovava una Lily Potter gongolante, che
saltellava da un
lato all’altro della piccola stanza, mentre il ragazzo
–naturalmente- lavorava
in perfetto mutismo.
«Potter,
potresti
almeno dirmi a che ti serve questa benedetta pozione?»
chiese, dopo un’ora di interminabile
silenzio, rotto soltanto dalla mielosa
melodia fischiettata dalla Grifondoro.
La
ragazza si immobilizzò
all’improvviso, come se si fosse accorta solo
in quel momento della presenza di Scorpius.
«Cosa?»
domandò, la
voce poco più di un sussurro, mentre i suoi lineamenti
prendevano una piega
perplessa.
Il
Serpeverde alzò i
suoi occhi argentei al cielo, esasperato.
«Mi
chiedevo a che cosa
ti può mai
servire questa pozione.» ripeté, stizzito.
All’udire
la parole del giovane
Malfoy, il volto della studentessa si
illuminò di una luce quasi inquietante, mentre si perdeva
nuovamente nel mondo
dei sogni, dove il magnifico principe azzurro stava arrivando per
portarla via
sul suo bellissimo destriero.
«Potter,
ci sei?»
affermò lui irritato, distraendola dai suoi bellissimi
-quanto improbabili- sogni.
In
fondo era sempre Scorpius
Malfoy e Scorpius Malfoy odiava essere ignorato.
E,
anche se in quel
momento si stava umiliando come mai aveva fatto in vita sua -calcolando
il fatto che si trovava alle due di notte chiuso in
un’aula a lavorare
per una Potter-, un minimo di dignità gli era ancora rimasta
e non avrebbe di
certo permesso a quella stupida ragazzina di strappargliela via.
«Oh
si, scusa Malfoy. È
che mi ero persa nella
mia immaginazione, non succede
anche a te?» Lily lasciò qualche minuto al giovane
per rispondere, ma vedendo
che questi gli rivolgeva un’occhiata gelida, si decise a
continuare il suo
discorso come se niente fosse. «Comunque
questa
pozione mi serve per far innamorare la persona più speciale
del mondo di me.»
Dopo
quelle
semplici -quanto scioccanti- parole, Scorpius pensò
veramente di essere arrivato al limite.
Non
ci poteva pensare:
lui stava preparando una pozione per far innamorare un povero studente
di quel
diavolo mascherato da angelo?
«C-c-che
cosa?» balbettò incredulo.
Un
perfido sorriso
increspò la labbra
di Lily.
«Eh
già Malfoy, stai
preparando la pozione per far innamorare Lysanderuccio di
me!» dichiarò
la ragazza, prima che una malefica risata le
risalisse alla bocca.
Il
giovane non riuscì
ad impedirsi dal rabbrividire al sentire la parola “Lysanderuccio”
ma, sapendo di non avere scelta –o meglio
temendo quello che lei gli
avrebbe potuto fare se non finiva
la pozione-, si
rimise in silenzio al lavoro, cercando –in vano- di
dimenticare le ultime
parole della Grifondoro.
Forse
proprio a causa
di queste parole –o forse per ben altri motivi a noi ignoti-,
Scorpius non
riuscì a rimanere completamente concentrato sulla sua
attività e, quando arrivò
il momento di aggiungere le piume di Ippogriffo,
probabilmente
anche a causa della stanchezza che iniziava a farsi sentire, ne
versò qualcuna
di più –o qualcuna di meno-.
Fatto
sta che, appena
il ragazzo gettò l’ultimo ingrediente, la stanza fu invasa
da forte boato e, pochi secondi dopo, il calderone scoppiò
rovesciando su Scorpius
e Lily tutto il suo contenuto.
Quello
che successe
dopo è una leggenda che i quadri di Hogwarts tramandano a
qualsiasi studente
sia disposto ad ascoltarli.
Infatti
bisogna sapere che Lily Potter non aveva un carattere molto
facile e, quando qualcuno la indispettiva, poteva diventare una furia.
Una
bestia. Un mostro.
Per
prima cosa si narra
che gli occhi le diventassero
improvvisamente della
stessa tonalità dei capelli, mentre quest’ultimi
iniziavano ondeggiarle intorno alla testa, quasi fosse posseduta;
inoltre
intorno al suo corpo si formava un’aura di luce, che non si sa
da dove provenisse; e, per finire, si racconta che non camminasse
più, ma levitasse semplicemente in ogni direzione.
Ma
questa è solo una leggenda, l’unica certezza che
abbiamo fu che
il giovane Malfoy quella notte, tornato nel suo letto, non
riuscì a chiudere occhio
continuando a ripetere che Voldemort era tornato sotto altre spoglie.
***
Ma
questa storia
-fortunatamente per noi- ha altri due protagonisti che è
impossibile dimenticare e,
naturalmente, la vicenda
notturna non sarebbe stata la stessa senza la loro presenza.
Infatti,
bisogna sapere, che Rose e Hugo Weasley avevano preso da un
po’ di giorni a
seguire la cugina, forse perché avevano abilmente intuito
che stesse tramando
qualcosa di losco.
Fu
così che, quella
sera, mentre la pedinavano in silenzio, la videro entrare in
un’aula in disuso
con aria cospiratrice. E,
cosa ancora più sospetta,
pochi attimi dopo la giovane Potter fu seguita da –niente
popò di meno che- Scorpius
Malfoy.
I
due rimasero tutto il
tempo necessario nascosti nel corridoio, temendo ad ogni scricchiolio
che fosse
arrivato qualche professore.
All’improvviso,
però,
un forte boato e l’uscita di Lily che inseguiva uno Scorpius
Malfoy
terrorizzato, li fece intuire che qualunque cosa stessero
facendo i due studenti non doveva essere andata come previsto e, presi
da
un’irrefrenabile curiosità, entrarono
nell’aula.
Lo
spettacolo che li si
presentò davanti agli occhi fece tremare Rose
che,
dopo qualche secondo, era già pronta –bacchetta in
mano e detersivo nell’altra,
nel caso la prima non funzionasse- a rimediare al tutto, ma
un’esclamazione
–fortuitamente- interruppe la Caposcuola dalla sua opera di
pulizia.
«Dove sono finiti
i ragazzi di prima?»
chiese una voce roca e gracchiante.
«Chi
ha
parlato?» saltò subito Hugo,
brandendo la bacchetta alla ricerca del
possibile pericolo.
«Dove sono finiti
i ragazzi di prima?»
ripeté la voce imperterrita, ignorando
l’affermazione del giovane.
«Chi
ha
parlato?» balzò nuovamente il
ragazzo, ripetendo le medesime mosse di
qualche attimo prima.
«Dove sono finiti i ragazzi di prima?»
«Chi-»
Ma
prontamente Rose intervenne e, prima che la scenetta avvenuta due
volte pochi secondi prima si ripetesse, prese la parola, bloccando con
una
ponderata gomitata un’eventuale risposta di suo fratello.
«Non
sappiamo dove sono
finiti, sono corsi via.» affermò gentilmente la
Caposcuola, rivolgendosi in
direzione della voce senza tuttavia notare nessuno
«Può anche farsi vedere, non
le faremo del male.»
«Ma
voi potete vedermi benissimo.»
replicò la voce, leggermente stizzita questa volta.
«Ma
veramente io…»
«Un po’ più in basso, signorina.»
E
fu così che Rose si accorse finalmente di un piccolo nanetto, con un capello a punta
rosso sulla testa e una
salopette azzurra indosso.
«Rose!»
strillò Hugo con
voce improvvisamente acuta. «È quello di
Biancaneve!»
La
Grifondoro non poté impedire alle sue iridi nocciola
di alzarsi al cielo, esasperata dall’immaturità di
suo fratello.
«Si,
Hugo. Assomiglia a uno
dei sette nani.» rispose sommessamente, come se stesse
parlando ad un bambino di quattro anni.
«Oh
Rosie, ma la canta la
canzoncina?» chiese divertito il giovane
Weasley,
battendo le mani al petto estasiato.
«No,
Hugo. Non la canta
la canzoncina.» dichiarò convinta, prendendo una
breve pausa prima di
continuare. «E adesso fa il bravo e lasciami parlare con il
signore.»
«Ma
io voglio ascoltare la canzoncina!» strillò
nuovamente,
incrociando le braccia al petto in quella che doveva sembrare
un’espressione
decisa.
Rose
si ravviò i
capelli, ormai arrivata al limite
della sopportazione.
Non sapeva chi avesse deciso che lei
dovesse essere la cugina
più matura e fare –sempre- da babysitter a tutti
quanti.
«Se
fai il buono, magari poi il signore è così
gentile da cantartela,
ok?» sostenne
e, prima che Hugo potesse replicare
nuovamente, si rivolse al nano. «Mi scusi, ma lei chi
è?»
«Non siete stati voi a fare la pozione, vero?»
La
Caposcuola si batté
una mano sulla fronte come se improvvisamente le avessero aperto
le porte della verità –o meglio la lampadina nel
suo cervello si fosse
magicamente accesa- : ecco cosa stava facendo Lily con Malfoy dentro
quella
stanza!
«Veramente
no, ma la
ragazza che la stava facendo è nostra cugina.» rispose,
indicando con un gesto del capo il ragazzo, che rimaneva al suo fianco
guardando ammaliato la minuta figura che avevano davanti.
«Questo
potrebbe essere un problema. Bisogna trovare al più presto
quei ragazzi. La pozione ha avuto un piccolo imprevisto e, se non si
scambiano
un bacio di vero amore entro tre giorni, verranno
trasformati in rospi per l’eternità.»
«Che
cosa?» urlò a quel punto Hugo, che sembrava aver
repentinamente
recuperato le facoltà di intendere e di volere.
«Ci
sta dicendo che se Lily
e Malfoy non si baciano al più presto
verranno trasformati in due rospi?» chiese scandalizzata
Rose, mentre le rotelline
del suo potente cervello iniziavano a girare alla
ricerca di una via di fuga.
«E
deve essere un bacio di vero amore. Ora, scusatemi, ma devo
andare. Sbrigatevi, avete
solo tre giorni di tempo. Se
al calare del terzo giorno non ci sarà ancora stato nessun
bacio, questa Lily e
questo Malfoy prenderanno
le fattezze di due rospi.»
«Aspetti,
mi potrebbe
cantare la canz-»
Ma
Hugo non fece in tempo a finire la frase che il nano era già
svanito in un Pop.