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Autore: MissAle    10/10/2011    1 recensioni
Il sole picchiava forte nella città di Ōsaka, conosciuta anche come "tenka no daidokoro" ovvero, la "cucina del paese". Il panorama suggestivo di Osaka era formato da enormi grattacieli e dall''elevato tasso di popolazione notturna che riempiva le sue strade trafficate.
Una ragazza dai capelli color del grano scrutava con i suoi occhi verde smeraldo il panorama che le si prestava dinanzi: storse la bocca. Era molto diversa dalla sua città natale, Sapporo infatti era una città che si affacciava sul mare, era infatti una meta turistica ambita da molti.
Ōsaka. Non era sicura che le sarebbe mai piaciuta
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shikamaru Nara, Temari, Un po' tutti | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo 2 Temari si risvegliò da quello che, sicuramente, era stato un sonno molto profondo. La televisione trasmetteva il consueto programma mattutino che mandava in onda solo canzoni Rock e questo permise alla bionda di svegliarsi nel migliore dei modi. Questa aprì gli occhi sulle note di "Don't cry" dei Guns N' Roses, in modo del tutto rilassato; le arrivò al naso l'odore acre del fumo appartenente alle sigarette che aveva fumato per rilassarsi proprio la notte prima. Passò una mano fra i suoi capelli, tirandoli all'indietro, mentre si alzava lentamente, premendo la schiena contro il bracciolo del divano. Buttò l'occhio sulla televisione: le 09.00.
"Cazzo!"
pensò assonnata, non aveva dormito poi tanto, solo qualche ora. Aveva passato il tempo a rimuginare e questo di certo non era un bene, forse perché, dopotutto, le causava una forte tensione allo stomaco e lei si era ripromessa di non stare più male. Nuova città, nuova vita. O almeno, credeva fosse così. Non era poi molto sicura che sarebbe cambiato qualcosa, lei nei confronti della vita provava solo del puro cinismo, non ricordava infatti di aver vissuto mai la sua vita in modo spensierato, nemmeno quando era bimba le era capitato: infatti suo padre non le permetteva mai di sorridere, era sempre stato una persona molto seria e che aboliva qualsiasi cosa che facesse parte della parola "famiglia". Perciò, scordatevi allegre scampagnate in mezzo al verde, abbracci e confidenze, poiché da parte di suo padre tutto questo le era stato negato.
Poggiò le gambe per terra, mentre con un colpo di reni si alzò in piedi, prendendo il posacenere. Lo osservò attentamente: aveva fumato diciotto sigarette, il che non era poi propriamente salutare, specie per una ragazza di vent'anni.
"Al diavolo!"
pensò lei, maledicendosi per quella critica, mentre svuotava il portacenere nel WC, azionandone lo scarico. Si passò una mano sopra la faccia, mentre sbuffando si diresse verso lo specchio del bagno: il trucco le era colato sopra la faccia, riducendola ad assomigliare ad un panda, uno di quelli che aveva visto solo ed esclusivamente in fotografia.
« Complimenti, vecchia mia! Guarda in che stato sei! »
si disse ironicamente a voce alta, mentre osservava i suoi capelli scompigliati ancora dal sonno. Aveva bisogno del contatto con l'acqua fredda sul viso, perciò decise di darsi un'abbondante sciacquata, anche per eliminare i residui del trucco che erano rimasti dal giorno prima.
Si spogliò dei suoi indumenti, gettandoli alla rinfusa sul pavimento chiaro che caratterizzava quel bagno, mentre entrava velocemente dentro il box doccia. Acqua fredda: sì, ne aveva davvero bisogno. Si lavò velocemente, ci mise semplicemente una decina di minuti e in più aveva da fare ancora la spesa, non avrebbe potuto mangiare per una vita solo plumcake, no?
Uscì dalla doccia, avvolgendo il suo corpo morbido in un asciugamano bianco: si riosservò allo specchio, notando che le occhiaie che spesso aveva appena si svegliava, erano scomparse. Sorrise soddisfatta, perlomeno non avrebbe dovuto girare per la città assomigliando ad uno zombie. Passò una mano fra i suoi ricci biondi, constatando che probabilmente erano una delle poche cose per le quali avrebbe dovuto ringraziare sua madre per tutta la vita. Se ne avesse avuto la possibilità, lo avrebbe già fatto. Sì...
Scansò dalla sua mente quegli assurdi pensieri, non doveva continuare a ricordare il suo passato, non ora. Perciò, raccogliendo tutta la sua forza, si preparò e si chiuse alle spalle a chiave la porta dell'ingresso, osservando il numero che vi era scritto sopra.
19.

Dovevano sfatare il mito che le strade di Ōsaka erano stracolme solo di notte: Temari si ritrovò per l'ennesima volta a paragonarla a Sapporo, mentre camminava con passo deciso verso un negozio di alimentari che le era stato indicato da una vecchia signora, quando le aveva chiesto il supermarket più vicino.
Con la sigaretta fra le labbra, Temari osservava le vetrine che si trovavano sul suo lato, considerando che a quell'ora era pieno di ragazze e donne alla ricerca del loro acquisto perfetto. Si ritrovò a pensare ironicamente a sé stessa nella scelta di un capo femminile e aggraziato. Immagine davvero sconvolgente, doveva ammetterlo.
Il negozio d'alimentari si distingueva dagli altri per l'eccentrica insegna che lo rappresentava: un gallo con delle monete tra le labbra che era rivolto verso la rudimentale scritta "Haruno Market".
Temari non era la classica tipa da lasciarsi influenzare da una stupida scritta, perciò buttò la sigaretta con il pollice e l'indice destro e si accinse ad entrare. Il negozio era oggettivamente molto piccolo, ma con tutto il necessario.
"Bene!"
pensò Temari con un sorrisetto, mentre una ragazza con i capelli rosa quasi si animò quando la vide entrare.
Doveva essere una ragazzina o almeno la bionda era convinta che lo fosse, forse sui diciassette anni. Coetanea di Gaara. Si rabbuiò un attimo a quella constatazione, quando sentì una voce molto squillante salutarla.
« Buongiorno signora! »
esclamò gentilmente la ragazza, facendole un piccolo inchino a mo' di saluto. Dal canto suo, Temari si scomodò rispondendole con un semplice "Buongiorno!", andando verso gli scaffali degli alimentari. Decise di comprare lo stretto necessario, dopotutto non aveva un reale bisogno di una spesa chissà quanto eccessiva, avrebbe dovuto cucinare solo per sé stessa.
Una volta terminata la sua "selezione", la bionda arrivò alla cassa, sentendosi osservata dalla ragazza con i capelli rosa. Osservò attentamente quel colore di capelli così acceso, le piaceva quella tinta, ma non era sicura che avrebbe mai avuto il coraggio di farseli lei stessa.
La ragazzina in fretta e in furia si mise a passare i prodotti sotto lo scanner, mentre li imbustava in chiare buste di plastica. Un sorriso cordiale le annunciò il prezzo: non era caro, ma solo sottovalutato.
Temari aprì il suo portafoglio, rendendosi finalmente conto di quanto guadagnava terribilmente bene suo padre. Le allungò una banconota da 2000 yen, poggiandola sopra la cassa. La ragazzina alzò lo sguardo, quasi grata per quel denaro guadagnato, mentre cortesemente porse a Temari le buste.
« Grazie per essere venuta! »
esclamò con voce solare, mentre faceva per darle il resto. Temari la bloccò con la mano, muovendo un dito in segno di dissenso.
« Non è importante: tieni pure il resto. Buona giornata. »
le rispose lei di rimando con tono serio e allo stesso tempo pacato, mentre con le buste tra le mani uscì fuori dal negozio, sotto lo sguardo sorpreso di quella ragazza "dai capelli strani".
"Quella ragazza..." pensò Temari, riferendosi alla commessa del market, "...non deve essere una di quelle odiose cheerleader che pensano solamente ai bei ragazzi e ai nuovi scoop di Vogue."
Nonostante ciò, non era la tipa che si impicciava degli affari degli altri, perciò smise di pensarci praticamente subito, mentre si godeva il sole delle 10.30 riscaldare la città. Alzò lo sguardo, chiudendo gli occhi: si stava godendo quel calore e quella luce che a lei tanto piacevano. Le mancava Sapporo, sì, ma forse le mancavano molto di più i fratelli, specie Gaara. Continuava a guardarsi intorno e a constatare la vita diurna di quella città, conosciuta per i locali e le discoteche presenti.
Decise di rincasare a casa dopo un paio d'ore, trascorse ad esplorare la sua zona che in fondo non era male.
"Non è come Sapporo, certo, ma perlomeno è tranquilla."

Arrivò dentro l'atrio del suo nuovo palazzo, con suo si intendeva dove aveva l'appartamento in cui abitava, questo era ovvio. Avrebbe potuto comprarselo tranquillamente, ma non era la tipa adatta a mantenere tanti soldi. Camminò in modo del tutto tranquillo verso l'ascensore che si trovava qualche metro da lei, quando una choma a lei nota le si fermò davanti. Spalancò gli occhi: era la ragazza del negozio, quella che aveva visto proprio poco tempo prima. Aveva l'espressione stanca, ma questo non sembrava turbare i suoi occhi, vivi e verdi. Temari si accorse che anche il suo sguardo sembrava stupito.
« Ma lei è la ragazza che... »
mormorò appena, quasi colpita del trovarla in quel luogo. Temari fece per parlare, ma la ragazza sembrò quasi indaffarata a cercare qualcosa nel suo portafoglio: lo aprì frettolosamente, consegnandole quasi tremante delle banconote.
« Ecco, prenda. Il suo resto. »
La bionda in tutta risposta scoppiò a ridere di una risata divertita, mentre respingeva per la seconda volta le sue banconote.
« Ti ho detto prima che dovevi tenerli, di certo non mi rimangerò la parola ora! »
esclamò Temari con uno sguardo quasi amichevole, mentre prenotava l'ascensore. La ragazza dagli occhi verdi le sorrise imbarazzata, mentre riponeva il suo portafoglio dentro la borsa di tela bianca.
« Sono Temari, abito al quarto piano. E tu, sei...? »
La ragazza sembrò quasi rianimarsi tutto d'un colpo, allungò il suo braccio per stringere la mano che nel frattempo Temari le aveva porto.
« Il mio nome è Sakura. Sakura Haruno. »


  
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