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Autore: Londoncalling    10/10/2011    7 recensioni
Cosa sarebbe successo se Nina Dobrev non avesse ottenuto il ruolo principale, ma soltanto una posizione marginale all'interno della crew di vampire diaries?
Se le cose fossero andate diversamente avrebbe comunque ottenuto il lavoro e il ragazzo dei suoi sogni?
Per la maggior parte delle persone qui sono soltanto la ragazza che porta i caffè, non mi considerano nemmeno un essere umano, penso che se dovessero incontrarmi al di fuori di qui non mi riconoscerebbero nemmeno. Molti di loro non mi guardano nemmeno in faccia, ma non Ian lui è sempre cordiale e quando gli porto il suo caffè, mi porge un sorriso. Soltanto un piccolo sorriso e un cenno. Dev’essere dovuto al fatto che non conosce nemmeno il mio nome e comprendo che sia solo un piccolo gesto dettato dalla cortesia, ma non mi importa il momento in cui gli porgo la sua tazza di caffè rimane nonostante tutto il mio momento preferito della giornata perché posso ammirare il suo splendido sorriso ed ho la consapevolezza che sia tutto per me.
Probabilmente per lui non sarò mai niente di più che la ragazza del caffè, ma per me può bastare.
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Grazie a tutti per l'immenso supporto che mi avete dato già dal primo capitolo, siete veramente fantastici.
Perciò come promesso ho già pubblicato il secondo capitolo, spero sarete altrettanto gentili da darmi il vostro parere anche su questo.
Se volete leggere altro vi ricordo Son of the Comet (una long incentrata sul triangolo amoroso damon-elena-stefan) e Disaster Diaries(una raccolta di os demenziali su vampire diaries).


‘Cause love really sucks
a christmas klaus.The

He knows my name.
Sono circa le sei e mezzo del pomeriggio, il sole sta tramontando colorando il cielo di stupende tonalità di rosa ed arancione.
I raggi del sole si posano bassi sul mio viso illuminandolo e creando sfumature più chiare sui miei capelli castani, mentre cammino per le strade di Atlanta.
Dopo aver impiegato una mattinata ed un pomeriggio nel tentativo di portare a termine tutti i compiti che mi erano stati assegnati dai registi, mi ero tenuta da parte il compito più gradito per la fine della giornata, la consegna del copione ad Ian.
Avevo già consegnato la sceneggiatura, più o meno, a tutti i membri del cast, eccetto che a lui. Volevo godermi a pieno il breve istante che avrei passato con lui anche solo per un semplice compito.
Busso piano piano alla sua porta, mentre mille sentimenti si affollano dentro di me.
Il battito cardiaco cresce, le mie mani iniziano a sudare e a torturare il copione cercando di tenere sotto controllo l’ansia. È una cosa così banale consegnare i copioni, che mi maledico per provare tanta angoscia nel farlo. Tuttavia so perfettamente che non è il mio lavoro quello che mi causa tanta agitazione, ma il pensiero di essere davanti alla porta della stanza di Ian.
Dopo pochi minuti esce dalla porta con indosso una semplice t-shirt aderente bianca e dei pantaloni larghi della tuta neri.
Ha l’aria disorientata, probabilmente non si aspettava la mia visita, sempre che si ricordi di me.
-Questo è il tuo copione- mi affretto a dire balbettando, porgendogli i fogli di carta, che fino a un minuto prima erano stati i testimoni del mio tumulto interiore.
Il suo sguardo così profondo su di me, mi fa sentire come se mi avesse scoperto e avesse sentito tutto ciò che avevo provato negli istanti precedenti, così non riuscendo a sostenerlo abbasso lo sguardo imbarazzata.
Lui, allora, abbassa lo sguardo sul copione e poco dopo lo afferra.
-Grazie- mi dice e mi sorride con uno dei suoi sorrisi. Uno di quelli che fa sembrare che la luna non brilli abbastanza.
È proprio vero che “le persone allegre sono come la luce del sole: rallegrano tutti coloro che le circondano” – Henry Ward Beeker.
Il suo sorriso mi scalda il cuore. E sono felice. Così felice che vorrei urlare e saltare, ma non posso. Anche perché farei una figura barbina, forse peggiore di quella che avevo appena fatto.
Perciò decido di reprimere la mia contentezza all’interno, salutare con un cenno veloce e andarmene.
Sto attraversando il corridoio diretta verso le scale per imboccare l’uscita, quando il mio cuore smette di battere per un secondo.
-Aspetta, Nina- mi chiama.
Nina.
Il mio nome esce dalle sue labbra piene e sensuali come un roco sussurro. E sembra così bello. Qualsiasi cosa dica è così celestiale.
Nina.
Lui mi ha chiamata con il mio nome.
Lui sa il mio nome.
Non mi sembra nemmeno reale, poi lo realizzo e il mio cuore si ferma.
Il mio mondo è finalmente completo.
Per quanto sciocco possa suonare, nella mia mente si fanno largo immagini di noi due sposati, una piccola casetta gialla con i mattoncini rossi, un cane o ,forse un gatto, devo ancora decidere e due piccoli bimbi con i suoi occhi.
-Sai come mi chiamo?- biascico in preda allo sconvolgimento emotivo.
-Sì, Nina. Dico bene? Sei la ragazza del caffè, giusto?-
Mi limito ad annuire, non riesco a fare altro, è come se avessi un nodo in gola che non mi permette di parlare.
-Nina, so che non è usuale e non è compito tuo, perciò sentiti libera di rifiutare, ma posso chiederti un favore?-
Annuisco di nuovo, facendogli segno di proseguire.
-La mia ragazza Megan atterra tra poche ore all’aeroporto, avrei dovuto andare a prenderla, ma il regista mi ha incastrato con una nuova scena questa sera. Mi chiedevo se potresti farmi il favore enorme di andare tu al mio posto, capisco che ti sto chiedendo molto, ma non so davvero che altro fare-
In un attimo tutti i miei sogni ad occhi aperti erano crollati, così come la nostra casetta in Canada, i bambini e il gatto, sì alla fine avevo optato per il gatto.
La mia ragazza.
Non ho sentito altro di tutto il discorso che aveva fatto se non che ha una ragazza.
Lui ha una ragazza. Sono ancora bloccata a quel punto della conversazione.
La cosa non mi era nuova, sapevo che aveva una ragazza la fuori, da qualche parte, ma era un’ entità indefinita, lontana e perciò non me ne ero mai preoccupata più di tanto, ma ora avrei dovuto incontrarla.
Spesso, avevo fantasticato sulla fantomatica ragazza di Ian, su come fosse, cosa le piacesse e sulle cose che facevano insieme, ma era un gioco; lei non era mai reale, eppure ora stava per diventarlo.
-Ok- dissi con un filo di voce, non sapendo nemmeno da dove mi fosse uscita quella risposta.
Che diavolo stavo dicendo! Perché mai avrei voluto andare a ricevere la fidanzata del ragazzo per cui avevo una cotta enorme?
-Grazie, davvero! Sei la mia salvezza, mi sdebiterò al più presto- risponde lui.
Il tempo di assimilare ciò che è successo e mi trovo già all’aeroporto, con uno stupido cartello di cartone tra le mani con la scritta in stampatello: Megan.
Mi rendo conto di quanto io possa sembrare stupida, ma ho visto quei meravigliosi occhi di ghiaccio e non ho capito più nulla. Farei qualsiasi cosa per lui, anche sopportare di conoscere la sua ragazza.
-Ehi- una voce femminile mi chiama. Mi volto e mi trovo davanti una ragazza dai capelli biondastri ,presumibilmente Megan.
-Ciao, tu devi essere Megan?- le domando.
-Sì e tu sei Nina, giusto? – mi chiede come per conferma.
-Sì- rispondo porgendole la mano che stringe prontamente.
-Ian mi aveva detto che avrebbe mandato la sua assistente- dice lei con tono dispregiativo.
-Veramente non sono la sua assistente- le faccio notare.
-Oh, beh, in ogni caso quelli sono i miei bagagli, ti dispiace?-
-Come?-
-Ti dispiace prenderli e portarli su un taxi? Non pensavo di doverlo specificare-
-Senti non so per chi tu mi abbia preso, ma non sono l’assistente ne tanto meno la cameriera, perciò le tue valige te le puoi portare benissimo da sola- rispondo per metterla al suo posto.
Lei risponde unicamente con una smorfia, per poi andare a prendersi le sue numerose valige rischiando più volte di cadere sotto il peso di quei bagagli, che mettono a serio repentaglio la sua stabilità resa già precaria dai suoi tacchi vertiginosi.
Proprio quando le cose non potrebbero andare peggio, la situazione diventa ancora più
 Insostenibile.
Il viaggio in taxi è uno strazio. Megan non fa altro che lamentarsi, guardare le sue unghie finte appena fatte e digitare convulsamente sullo schermo del suo cellulare touch screen.
-Fammi un po’ capire, visto che tu non sei l’assistente, che rapporto c’è tra te e il mio Ian?- esordisce poi la bionda.
-Sono la ragazza che gli porta il caffè- rispondo con una punta di imbarazzo, ignorando il fatto che lei abbia volutamente marcato la parola “mio”.
-Ouh- si limita a dire lei, come se fosse in qualche modo dispiaciuta per me.
-Beh almeno non mi devo preoccupare non sei competizione- aggiunge poi con un sorriso falso.
-Già- concordo io delusa.
-D’altra parte però quella Claire mi spaventa. Che cosa sai di lei, Nina?-
-Nulla di più di ciò che sanno tutti, che è bella, simpatica, intelligente, famosa. Ma non hai nulla da temere, tranquilla- rispondo io con una certa ironia decisa a replicare a tutte le frecciatine che quella strega mi aveva tirato fin ora.
Non riuscivo proprio a capire cosa Ian ci vedesse in lei.
Megan era così arrogante, piena di sé, volgare. Al contrario lui è così umile, altruista, elegante.
-Ho bisogno di eliminare quella ragazza è una minaccia- dice Megan riflettendo ad alta voce.
-Devo farla allontanare da Ian e per farlo devo buttarla fuori dallo show-
Megan era riuscita a terrorizzarmi completamente, cosa aveva in mente quella donna?
-E tu mi aiuterai, Nina!- aggiunge
-No, io… veramente…-
-Non essere timida, avrai anche tu il tuo guadagno se mi aiuterai- mi interrompe.
-Io non credo sia il caso…non…-
-Nina, tesoro, non sei stanca di fare la ragazza del caffè? Non vorresti avere quello che ha Claire? Ora hai l’opportunità di prendertelo se mi aiuterai-
Megan aveva fatto presa su un punto vincente.
Non vorresti avere quello che ha Claire? Oh sì lo volevo disperatamente. L’avevo voluto per tutta una vita.
-D’accordo ti aiuterò. Dimmi che devo fare- rispondo con un’ inaspettata fermezza.
Il viso di Megan si contrae in un ghigno diabolico, mi sento come se avessi appena stretto un patto con il diavolo, ma è troppo tardi per i ripensamenti. Ormai ci sono dentro.
 
 

 

  
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