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Autore: nefastia    10/10/2011    15 recensioni
Ho temuto per anni di morire. Poi ho saputo. Sono stata sicura che sarei morta presto.
E ho smesso di avere paura, per quanto l’incertezza e la preoccupazione per la mia famiglia fossero sempre presenti come una sottile ansia che mi consumava.
Quando è successo, ho provato quasi sollievo.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Narcissa Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dramione forza 9'
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Prologo
 
Chi mai avrebbe potuto prevederlo?
Non io, certo.
Ho temuto per anni di morire.
Poi ho saputo.

A un certo punto della mia vita, mentre tutto andava a catafascio nella mia casa e nella mia famiglia, sono stata sicura che sarei morta presto.

E ho smesso di avere paura, per quanto l’incertezza e la preoccupazione fossero sempre presenti come una sottile ansia che mi consumava.
 
A volte, nelle notti insonni, immaginavo la mia morte. Un colpo di pugnale al petto, un Avada Kedavra, veleno forse. Aveva poca importanza. Anche se avessi dovuto soffrire non sarebbe stato per molto.
 
Immaginavo il mio cadavere, bellissimo, composto in un feretro candido…
No, che orrore. Il bianco mi stava malissimo, mi faceva sembrare un fantasma. Verde? O viola? Qualsiasi colore era meglio del bianco e del nero!
Immaginavo le mani amorevoli di Lucius che si occupavano del mio corpo mentre dai suoi occhi cadevano lacrime di rimpianto e nostalgia.
 
Quando i miei rapporti con Lucius erano cambiati in peggio a causa delle molte stupide mosse compiute, ognuna per riparare l’ultimo errore, le mani amorevoli che sognavo affaccendate attorno al mio cadavere erano diventate quelle di Draco.
Oh, cielo! Ma che mi veniva in mente? Non avrei certo voluto che mio figlio svestisse il mio corpo ormai freddo dell’abito sporco di sangue! No, mai! L’avrebbero fatto gli Elfi, lui avrebbe solo scelto il più bello dei miei completi per rivestirmi: calze velate, scarpe abbinate, una collana, orecchini raffinati, una pochette per riporre la bacchetta, un’acconciatura elegante.
 
Questi pensieri stavano diventando un po’ ossessivi. Ogni volta cambiava l’abito, i colori del feretro, i fiori, la camera ardente era collocata ogni volta in un luogo diverso. Prima o poi avrei compiuto una scelta in proposito e avrei comunicato a Draco i miei desideri.
 
Poi mi soffermavo a immaginare le condizioni “esterne”. Quando ero serena pensavo che Draco se la sarebbe cavata in ogni caso, che Lucius sarebbe rinsavito di colpo e si sarebbe occupato di lui come non aveva mai fatto, o almeno non abbastanza secondo me.
 
Quando ero depressa immaginavo gli scenari più terribili: Lucius che impazziva dal dolore, Draco in balìa del Signore Oscuro che lo cruciava per convincerlo a uccidere i suoi professori e i suoi compagni di scuola.
 
Quando è successo, ho provato quasi sollievo.
Draco era a Hogwarts, ero ragionevolmente certa che avrebbe fatto la cosa giusta e che l’Ordine della Fenice lo avrebbe protetto. Harry Potter aveva un debito con me, l’avrebbe difeso e aiutato ad uscire dai guai.
Lucius era stato catturato. Sarebbe finito ad Azkaban. Se l’era cercata.
Solo dopo aver fatto il punto della situazione famigliare sono passata ad esaminare la MIA situazione.
In quel momento l’indignazione mi ha travolta.
Quel piccolo lurido verme strisciante di Carrow! Dopo essere stato nostro ospite, non certo gradito, ma sempre trattato con educazione, non ha avuto il minimo rispetto, nemmeno la delicatezza di lasciare integro il mio corpo.
Sectumsempra!
A ME!
 
 
 
 
Capitolo 1°
Il tappeto cinese
 
Il mio corpo è orrendamente sfigurato da tre lunghe e profonde ferite, di cui una deforma la mia guancia sinistra e il mio collo, un’altra mostra, attraverso lo squarcio della veste, non il mio seno, ancora bellissimo, ma le due parti di uno dei miei seni, separate da rossi argini e, più in basso, costole tranciate e una materia scura che immagino sia il mio fegato. L’ultima taglia quasi di netto il mio braccio sinistro e affonda schifosamente tra le mie viscere finendo con una cesura sfrangiata sulla coscia destra.
 
Nemmeno la posizione è dignitosa. Era quasi impossibile sorprendermi in una posa meno che aggraziata, eppure quel maledetto c’è riuscito. Mi ha colto mentre mi stavo alzando dal divano, sono caduta su un fianco, con le gambe piegate, la veste sollevata a scoprire troppo le cosce. Un braccio, quasi staccato dal busto, poggia con il gomito in alto in una posizione scomposta, l’altro è sotto di me. Il sangue della ferita sulla guancia ha invaso tutto il viso, cola dalla punta del naso e riempie la bocca semiaperta.
 
Uno spettacolo deprimente.
 
Nessuno, vedendomi in quello stato, potrebbe mai immaginare che un tempo ero stata bella, elegante, sempre composta, fiera del mio portamento.
 
Che resta a una donna bella se le togli la bellezza?
Di fronte a questo passa in secondo piano perfino l’avermi tolto la vita.
 
In tutto questo mi è sfuggito l’ultimo affronto: il tappeto cinese!
 
Il disastro di carne e sangue che un tempo è stato il mio corpo giace sul mio prezioso tappeto, il rosso scuro del mio sangue purissimo imbratta il disegno rosa pallido e azzurro lacca esattamente come farebbe del volgare sangue babbano, allargandosi e inzuppando la seta antica.
 
Lo sapevano tutti che quel tappeto è il mio preferito. Sapevano quanto ci tenessi.
È un insulto, uno sfregio, un’offesa deliberata.
 
Non ho mai stimato né apprezzato nessuna di quelle anime servili. Tuttavia la mia educazione mi imponeva di trattarli con il massimo della cura, nessun mago nobile si poteva permettere di ignorare gli obblighi dell’ospitalità.
Non solo hanno mangiato alla mia tavola e dormito nelle mie stanze, approfittato dei miei Elfi per ogni più piccola necessità o desiderio, goduto del lusso e del comfort di una condizione che apparteneva a ben pochi di loro, ma sono stati trattati da amici, hanno avuto nella mia casa ogni libertà, buona compagnia, feste e svaghi che non sempre hanno incontrato i miei gusti.
Mai li ho infastiditi con un rimprovero, un’espressione corrucciata, una conversazione meno che piacevole, mai ho mancato nei loro riguardi, nemmeno quando gli “ospiti” erano impresentabili rifiuti, al di fuori di ogni umano consorzio.
 
Fenrir Greyback. Anche quell’orrendo licantropo ho sopportato col sorriso sulle labbra.  
 
E adesso il mio amato tappeto cinese è da buttare, inzuppato di sangue e incrostato di materia organica sull’origine della quale preferisco non indagare.
 
***
 
Dopo la battaglia della scuola, indecorosamente persa, sono tornata a casa senza tentare di portare con me Draco, per fortuna. Ho intuito che sarebbe stato maggiormente al sicuro dove si trovava e ho pensato che sarei andata a prenderlo una volta certa che non avrebbe corso rischi.
Ho trovato il castello invaso dai nostri “ospiti” che radunavano i loro bagagli tanto frettolosamente che “per errore” si stavano portando via anche alcune cose che non erano di loro proprietà.
Non ho rivolto loro più di un’occhiata, cosa vuoi che m’importi di quattro cianfrusaglie quando, finalmente, mi stavo liberando della marmaglia che, ormai da troppo tempo, ha invaso la mia casa e la mia esistenza.
Come topi che abbandonano la nave che affonda si muovevano velocemente nei corridoi e per le scale trascinando bauli e fagotti. Mi hanno provocato un discreto mal di testa con il loro rumore e la loro agitazione.
 
Ho chiesto il the al primo Elfo di passaggio, offrendolo a nessuno in particolare. Mi sono seduta aspettando che tutti se ne andassero e il caos cessasse, finalmente.
Quando ho visto avvicinarsi i Carrow ho immaginato che volessero salutarmi, mi sono quasi ricreduta sulla loro buona educazione.
 
Che sciocca.
 
La morte mi ha colto così, con un garbato sorriso sul volto.
Come ho vissuto.  
 
***
 
Alcuni Auror del Ministero, guidati da un paio di membri dell’Ordine della Fenice, hanno trovato il mio corpo, poche ore dopo. Avrei dovuto immaginare che sarebbero venuti, in fondo casa mia è stato l’ultimo covo di quel mezzosangue dall’ego ipertrofico che ha rovinato la mia famiglia.
 
Quando questi mi ha spedita a controllare che Potter fosse morto davvero, ho pensato che il suo cervello avesse fatto la fine del suo naso.
Come immaginava che qualcuno potesse sopravvivere all’Avada Kedavra? È chiamato “l’anatema che uccide”, non “che ferisce gravemente”, o “che FORSE uccide”.
In quel caso mi sbagliavo io, per fortuna. Non avevo fatto i conti con le protezioni di cui il Prescelto godeva.
Quando mi sono resa conto che non era morto, l’unica cosa che mi è venuta in mente è stato che Lily Potter era riuscita a salvare suo figlio. E io? Amavo forse meno di lei il mio unico figlio?
 
Non ci ho pensato nemmeno un attimo. Ho chiesto a Potter se Draco fosse al castello e, ricevuta la conferma che era vivo, capii che l’unica cosa che potevo fare per lui era mantenere vivo l’unico, a quanto si diceva, che avesse una chance di uccidere il Signore Oscuro. Possibilmente prima che questi mettesse in atto il suo piano scellerato, che avrebbe portato alla morte una spaventosa quantità di persone, tra le quali avrebbe potuto facilmente trovarsi mio figlio, e creato un mondo nel quale non avrei voluto vivere.
 
Ammetto, ora, che nelle dieci ore residue, la mia vita non avrebbe risentito granché dell’eventuale insediamento del Mezzosangue come Signore della nazione magica, o re, o qualunque altra cosa gli avesse suggerito la sua fantasia. Tuttavia, anche da morta, non riesco a nascondere la soddisfazione per essere riuscita a salvare la vita di Harry Potter, e quella di Draco, attraverso quella piccola bugia. Forse anche tutto il mondo magico da un triste destino.  
Che ne dici Lily Potter? Non sono una madre tanto peggiore di te!
 
***
 
Gi Auror si sono rivelati più rispettosi di quanto avrei mai immaginato.
Hanno guardato lo scempio compiuto sul mio corpo con pietà e si sono affrettati a ricoprirlo con una tovaglia. Non il massimo ma meglio di niente.
Molto meglio di niente, mi sono detta, quando ho sentito la voce di Draco gridare forte, probabilmente contro gli Auror che volevano impedirgli l’accesso. Poi, di colpo, il silenzio.
È entrato, accompagnato da uno di loro. Ha guardato il tappeto, il sangue che lo inzuppava, la tovaglia macchiata. Si è avvicinato per scostarla ma quell’enorme Kingsley Shacklebolt lo ha trattenuto, sollevandolo quasi di peso, e l’ha guardato scuotendo tristemente il capo.
 
«Chi è stato?» la voce di Draco era irriconoscibile. Era dolore allo stato puro.
Mio figlio. L’unica persona viva a cui tenga, sta soffrendo per me, per la mia morte.
Credevo che sarei stata felice di avere questa prova del suo amore, invece in questo momento vorrei avere un cuore per sentirlo spezzarsi, un respiro da mozzare, qualcosa che renda reale quello che sto provando. Invece sono fatta d’aria o forse di nulla. Non posso nemmeno consolarlo maternamente. Se non fossi morta, ora morirei.
«Non sappiamo chi è stato.» La voce profonda del gigante che ancora lo trattiene per le spalle. «Si può ipotizzare che uno dei Mangiamorte che hanno vissuto qui nell’ultimo periodo l’abbia uccisa nel timore che fornisse informazioni. Aveva parlato con Andromeda Tonks, di recente. Abbiamo motivo di credere che non fosse del tutto convinta delle idee di Voldemort, ha parlato di ricatti e torture usate per costringere gli indecisi. Forse a questo punto avrebbe collaborato. Non lo sapremo mai.»
«Madre…» Un silenzio troppo lungo, lacrime a stento trattenute. Infine un respiro forte, come per riprendere il proprio autocontrollo. «Sarò arrestato?»
«Sei un Mangiamorte, giovane Malfoy, certo che sarai arrestato. Dovrai anche rendere conto del tentato omicidio di Albus Silente, anche se, a questo proposito Harry ha detto di avere informazioni che avrebbero cambiato radicalmente la prospettiva. Non so di che si tratti, al momento quello che posso dirti è che se non hai ucciso nessuno la tua condanna sarà relativamente mite e se ti rendi utile potresti perfino essere assolto o avere una sospensione della pena. In ogni caso dovrai venire con noi. Se, come credo, l’assassino di tua madre è uno di quelli che hanno soggiornato qui nell’ultimo periodo, dovremo proteggerti, oltre che trattenerti.»
Perfetto. Lo proteggeranno. Non mi ero sbagliata. L’eccesso di correttezza di questa fazione farà i miei interessi, che ora sono quelli di mio figlio. Spero che faccia tutto quello che è in suo potere per essere libero al più presto.
«Se è vero quello che dici, se mia madre è stata uccisa da quelli che avrebbero dovuto solo onorarla e ringraziarla… Se questo è vero, userò la mia intera vita per fare in modo che abbiano la punizione adeguata. Considerala una promessa, e sappi che un Malfoy non promette invano.»
L’omone ride tristemente. «Vedremo, giovanotto, vedremo.»
Non è male questo tipo. Sembra intelligente, se non altro ha capito subito quello che mi è successo. E sembra anche ben disposto nei confronti di Draco. Non ha certo l’aria del soldato semplice, probabilmente ha un ruolo di comando, o lo avrà.
 
Hanno accompagnato fuori Draco non appena è arrivato il medimago con la sua assistente, una ragazza giovane. Come fa a sopportare questo spettacolo? C’è abituata? Il suo sguardo non è intimorito, né indifferente come quello del suo capo, è triste, compassionevole. Nondimeno scatta foto e sposta il cadavere secondo le istruzioni senza mostrare alcun timore o ribrezzo.
Dopo le foto, hanno esaminato il cadavere con la bacchetta e preso un sacco di appunti, sul tipo di maledizione usata, sulle ferite e su altre cose che non mi sembra possano avere importanza. Tuttavia è il loro mestiere, che ne posso sapere io?
Infine il medimago, con un incantesimo, ha richiuso le ferite e mi ha restituito un aspetto non certo gradevole ma almeno umano. Ha ordinato alla sua assistente di chiedere a Draco di ordinare agli Elfi di occuparsi della faccenda.
C’era davvero bisogno di tutta questa catena di comando!
 
 

   
 
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