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Autore: Luz_    11/10/2011    1 recensioni
Fu un lieve sospiro a infrangere quel silenzio ormai opprimente. “Granger.”
“Malfoy?”
“Sarà reale solo se vogliamo che sia così.”
“E quale sarà il confine tra giusto e sbagliato, poi?”
“Noi. Lo saremo noi.”
Il bene e il male. Il giorno e la notte. La luce e il buio.
Il giusto e lo sbagliato.

E quando Hermione si avvicinò a quel viso marmoreo, seppe con certezza di star facendo l’errore più giusto della sua vita.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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2.     Let me give you some love and affection.

 

Una leggera nuvola di fumo aleggiava nella sala comune dei Serpeverde, fredda e cupa come i suoi appartenenti. La fiamma smeralda nel camino era accesa e davanti essa Blaise Zabini era profondamente concentrato nell’accendere la sua pregiata sigaretta con l’obiettivo tuttavia di non incendiarla completamente.
Come potevano i Babbani riuscire in una tale azione gli era incomprensibile.
Draco Lucius Malfoy lo osservava allungato elegantemente sul divano argenteo, il capo poggiato sulle gambe della bella Daphne Greengrass ed un sorriso ad increspare le sue labbra.

“Zabini, devo proprio dirtelo, sei un idiota.”lo apostrofò la Serpeverde, continuando ad accarezzare i ciuffi biondi dell’ultimo dei Malfoy.
Blaise non accennò neppure uno sguardo verso la ragazza, bastò un semplice gesto col dito per esprimere tutto ciò che avrebbe voluto dirle.
“Mi spiace Blaise, ma questa volta ha ragione.”ridacchiò Draco, che era rimasto in silenzio fino a quel momento, cercando di comprendere fino a che punto l’amico avrebbe continuato. “Hai uno stupido pezzo di legno in tasca per farlo, per quale motivo sei ancora lì impalato?”
“Per farvi parlare, no?”
Il biondo rise e scosse il capo, sotto il tocco della ragazza che continuava a sfiorarlo. “Touchè.
Il silenzio cadde nuovamente nella Sala Comune, rotto esclusivamente dai grugniti di Tiger e Goyle, intenti nel gustare uno dei bottini saccheggiati a poveri studenti del primo anno.
Finalmente Zabini parve rinunciare all’impresa e con ancora la sigaretta fra le dita – accesa finalmente con la bacchetta - si lasciò andare nella comoda poltrona accanto al camino.
“Hai deciso cosa fare?”
Draco volse il capo nella sua direzione e comprese che l’amico si stesse rivolgendo proprio a lui.
“Cosa intendi?”
“Da quando sei tornato dall’incontro con tuo padre sei diventato lento di comprendonio sai? Parlo di un certo ordine - o possiamo anche definirlo ricatto - da parte del tuo caro papà.”
Malfoy sbuffò contrariato e si drizzò a sedere, provocando scontento in Daphne. Nessuno poteva sottrarsi alle sue attenzioni.  “Sta’ zitto. Non ho voglia di parlarne.”
“Avresti dovuto riflettere meglio, prima di raccontarci come sono andati realmente i fatti, non credi?”continuò Blaise, mantenendo intatta quella tranquillità, spesso disarmante, che era parte della sua indole.
“E tu non credi che sia ora di chiudere quella boccaccia, prima che decida di farti schiarire la pelle, Blaise?”
Il ragazzo non parve scomporsi minimamente e continuò a inspirare dalla sua sigaretta, osservando attraverso il fumo espirato il volto arcigno dell’amico.
“E’ inutile arrabbiarsi, Draco, lo sai.”
        - Sai bene che con me le maniere forti non danno alcun risultato, Malfoy.
Il serpeverde si lasciò sfuggire un sospiro e appoggiò in gomiti sulle ginocchia, prendendosi il capo fra le mani. “Evita di insistere, allora. Non ho avuto ancora il tempo di riflettere.”
Blaise annuì e inspirò le ultime boccate di menta e cannella nel silenzio più assoluto.
Tiger e Goyle avevano finalmente terminato le quattro scatole di cioccalderoni e la loro attenzione ora era rivolta ai resti di cioccolata spalmata sulle loro dita grassocce.
Quando l’ultima boccata di fumo venne espirata, Blaise Zabini si alzò, allisciando le piccole pieghe dei suoi pantaloni, mentre lanciava un ultimo appello. “Ti consiglio di iniziare a pensarci seriamente, Draco. Chissà lei come la prenderà.”
Malfoy sollevò gli occhi e un lampo di timore percorse il suo sguardo. “Lei chi?”
“La tua nuova amica.”e detto ciò, raggiunse lentamente le scale di pietra per salire verso i dormitori.
“Quale amica, Draco?!” La voce carica di stupore di Daphne giunse come un eco lontano alle orecchie di Malfoy, rimasto decisamente sconvolto per le parole dell’amico.
Lui ovviamente la ignorò.
E avrebbe fatto di tutto per poter ignorare anche il lento formarsi di un ingrombante macigno al centro del suo petto.
 

***

 
Amortentia.

Le sue caratteristiche peculiari sono la luminosità madreperlacea ed il vapore che si innalza formando delle spirali; essa inoltre assume un odore differente a seconda della persona che ne entra in contatto e di ciò che la attrae maggiormente. E' il filtro d'amore più potente del mondo.”

 
Chi mai avrebbe avuto il coraggio di utilizzare una pozione tanto meschina? Fino a che punto si poteva giungere per desiderare il finto amore di una persona, pur di averla accanto?
Hermione, ragazza dalla mano sempre alzata, non seppe darsi una risposta.
Per lei l’amore era da sempre stato un concetto così astratto, lontano, ma allo stesso tempo profondamente puro. Aveva sempre denigrato gli amori facili e fasulli, ricercati con fermezza e testardaggine. Cosa c’era di reale in ciò? Dov’era la vera essenza dell’amore in tali gesti? Probabilmente era lei ad essere eccessivamente attaccata ai valori tradizionali; avrebbe dovuto adeguarsi più ai tempi, forse?
Per lei l’amore era da sempre stato quello dei suoi genitori, uniti indissolubilmente anche per l’amore che provavano verso la loro unica figlia; l’amore dei signori Weasley, così genuino e naturale da essere in alcuni casi incomprensibile anche per le menti più argute; l’amore di Ginny verso Harry: sofferto, agognato, platonico, vero, eterno, inavvicinabile.
No, nessuna pozione avrebbe potuto sostituire un così grande sentimento.
“Uhm, avresti il coraggio di usarla, Granger?”
La ragazza sobbalzò sul posto, lanciando un piccolo grido di sorpresa, quando udì la voce di Malfoy a poca distanza dal suo orecchio.
Il ragazzo le tappò prontamente una mano per evitare che occhi indiscreti li raggiungessero in quell’angolo appartato della biblioteca.
“Cosa ci fai qui?”sussurrò adirata Hermione con una mano sul cuore, che batteva a ritmo frenetico per la sorpresa.
Malfoy scrollò le spalle, come al solito e si accomodò sulla sedia accanto, afferrando il libro di pozioni che la Grifondoro stava studiando.
“Sono bravo in pozioni, sai?”
Hermione alzò scetticamente un sopracciglio. “Non avevo dubbi. Sei il cocco di Piton, lo sanno tutti.”
Draco le lanciò un’occhiataccia, che lei come al solito ignorò. “Capisco la tua poca stima verso di me, ma per una volta nella mia vita sono realmente capace di qualcosa senza alcun aiuto, mezzosangue.”
Hermione indurì i tratti, pronta ad una sfuriata. “Ho detto che non devi..” Ma il ragazzo sventolò una mano mettendo a tacere qualsiasi minaccia.
“Si si, d’accordo. Ma è pur sempre la verità.”
“Quale strana fattura allora ti ha portato a sederti qui, vicino ad una sporca mezzosangue?
L’affetto?
Draco sentiva spingere la parola chiave sulle sue labbra, ma non avrebbe mai potuto annullare ogni principio a cui era stato educato in questo modo.
In sua presenza ogni più intimo istinto, che scorreva nelle viscere del suo corpo, diveniva estraneo e inaccettabile. Ma non avrebbe mai rinnegato ciò che era.
Neppure per affetto.
“Granger, noi siamo quel che siamo. Nessuno potrà cambiare questo stato delle cose. Nulla potrebbe farlo.”mormorò duramente e il suo sguardo gelido si sciolse in quel liquido fondente, che lo esaminava con infinita profondità.
“Forse l’amore, Malfoy.”
Una risata priva di qualsiasi ilarità proruppe dalle labbra di quest’ultimo. “Merlino, come possono dire che sei la più intelligente della scuola?”
“Forse perchè so andare oltre l’aspetto iniziale delle cose, so vedere possibilità dove altri non scommetterebbero un galeone.”fu la severa risposta di lei, che riuscì a minare l’apparente tranquillità del Serpeverde.
Era forse un riferimento a ciò che loro stavano realizzando? A possibilità remote, quanto apparentemente impensabili per loro, per tutti?
“Bè, io purtroppo non credo a queste cose, Granger.”
“Non avevo dubbi, Draco.”gli rispose piccata, mentre sfogliava il libro di pozioni con eccessiva foga.
Malfoy si alzò dal tavolo e dopo un ultimo sguardo al capo chino della Grifondoro, si voltò per andare via, ma non prima di mormorare: “Lo so, Hermione, la verità fa male.”
‘Più di quanto tu possa pensare.’ aggiunse fra sè.
Per quanto le cose fossero cambiate tra loro, Draco aveva ragione: erano quel che erano e lui sarebbe stato sempre un emerito stronzo.
 

***

 

Sometimes I wish that I could fly so far away from here
And all that I would take is you
We could just fly away and come back to reality some other day
And fall in love some more.

 
“Ron, sposta quel testone da sopra il mio compito!”esclamò un’adirata Hermione non appena mise piede nella Sala Comune dei Grifondoro.
Non appena il ritratto della Signora Grassa si era aperto, il suo sguardo era stato subito attirato da una chioma rossa china sul suo compito di Pozioni, che aveva lasciato per errore lì sul tavolo.
Il ragazzo si voltò in direzione della voce con espressione spaurita e come lui fece altrettanto Harry: l’ira di Hermione Granger era temuta da tutti.
Li fronteggiò con le mani sui fianchi, prendendo le tremende sebianze di Molly Weasley. “Cosa state facendo?”sibilò, scandendo con accurata lentezza ogni singola parola.
“Confrontavamo i compiti, Herm!”si giustificò Harry e l’amico annuì convinto, osannando mentalmente l’altro che fosse riuscito a trovare una scusa decente. Se fosse stato beccato da solo, probabilmente ne avrebbe sparata una delle sue, incrementando l’ira dell’amica.
“Capisco. Ed io che pensavo che steste analizzando le diverse tonalità cromatiche della pergamena. Quanta poca fiducia ho in voi, vero Ronald?”
Appunto. Quella era stata l’ultima trovata che gli era passata per la mente qualche giorno prima.
Harry guardò l’amico incapace di reprimere stupore, poi eruppe in una risata fragorosa, che portò la stessa Hermione a unirsi a lui.
Dopo essere passati sei anni, era ormai appurato che i tre Grifondoro non sarebbero mai riusciti a litigare seriamente.
“Merlino, Ron. Non dirmi che le avevi detto davvero una cosa simile!”annaspò il Prescelto, mentre le risa gli provocano dolore alla pancia.
Il diretto interessato non si degnò di rispondere e sprofondò nella poltrona accanto al camino, scacciando di malo modo un povero studente del secondo anno che si era accomodato lì ingenuamente.
Fu in quel momento che Ginevra Weasley attraverò il ritratto e tutti non poterono non notare la sua mascella rigida e gli occhi severi. I capelli apparivano realmente incendiati, il fumo era l’unico elemento mancante all’appello. Ginny Weasley senza un sorriso a illuminarle il volto era una novità.
Si diresse spedita verso il tavolo dove Hermione ed Harry erano sistemati e quest’ultimi riacquistarono la serietà persa pochi istanti prima, appena la osservarono in volto.
“Gin, cosa..”tentò Harry, ma la Weasley non gli permise di terminare la frase, che subito si rivolse alla sua amica.
“Hermione, cara, puoi venire con me un attimo?”
L’utilizzo del nome intero non sfuggì ai presenti, che compresero all’istante che qualcosa non stava andando nel verso giusto.
La Granger annuì confusa e sotto lo sguardo di Ron e Harry, seguì Ginny su nel loro dormitorio, dove la Weasley chiuse a chiave la porta.
“Gin, cosa succede?”
Ella tacque per diversi secondi e a braccia conserte con gli occhi socchiusi si costrinse a mantenere la calma per non esplodere contro l’amica.
“Succede Hermione che questo pomeriggio ho visto qualcosa che mai avrei voluto vedere e che spero di non aver visto realmente. In caso contrario, se ciò che ho visto coincidesse con le conclusioni a cui sono arrivata, bè..tu mi devi qualche spiegazione, Hermione Jane Granger!”
In quel preciso momento Hermione pensò di avere la perfetta incarnazione di Molly Weasley davanti ai suoi occhi. La figlia era l’esatta copia della madre.
“Dovresti essere più chiara, Gin. Non so di cosa tu mi stia accusando.”aggiunse piccata.
Ripercorse con la mente l’intera giornata appena trascorsa e non riuscì a comprendere cosa avesse potuto compiere di talmente grave da rendere l’amica così furiosa. Durante il pranzo le era apparsa tranquilla e serena, non aveva notato in lei alcun comportamento che avrebbe potuto presagire una tempesta.
La ragazza si passò le sottili dita fra i capelli color del fuoco in un sospiro, infine decise di essere chiara e diretta per porre fine a quella questione.
“Questo pomeriggio ti cercavo, ma non sapevo dove fossi. Perciò ho chiesto ad Harry, che mi ha indirizzato verso la biblioteca. Ovviamente dove potevi essere altrimenti? Diavolo, c’è un sole che spacca le pietre e tu preferisci passare il tempo tra la polvere e la puzza di libri vecchi! Non..”
Hermione alzò gli occhi al cielo. “Ginny, stai divagando.”
Non che se ne dispiacesse. La parola biblioteca le aveva fatto scattare un campanello d’allarme e pregò che le sue supposizioni fossero errate.
“Oh si, giusto. Dicevo..sono venuta in biblioteca, andando contro ogni mio principio morale e ti ho cercato in lungo e in largo. Finalmente ho sentito la tua voce e stavo per girare l’angolo e chiamarti, quando ho sentito anche la sua di voce.
Hermione ingoiò il groppo formatosi al centro della sua gola e preferì fingersi tonta. “Cosa intendi per sua?
Sua, Herm! Di..di Draco Malfoy. Era seduto accanto a te e dialogavate con troppa tranquillità!” Il suo tono si fece disperato ed Hermione non potè darle torto.
Era ciò che temeva da quando quella storia era iniziata. Entrambi erano ben consapevoli delle reazioni che avrebbero potuto scatenare se mai fossero stati scoperti ed ora lei ne ebbe la conferma.
Stupore, scetticismo, orrore.
Era tutta colpa di Malfoy, come al solito. Se non fosse venuto a cercarla, quel pasticcio non sarebbe mai avvenuto ed Hermione non si sarebbe sentita mortificata dinnanzi lo sguardo incredulo della sua migliore amica.
Non riuscì a trovare parole adeguate per controbattere, perciò si limito ad incassare il colpo e rimanere ad udire la sfuriata, che le spettava di diritto.
“Non potevo credere alle mie orecchie! Perciò vi ho spiato attraverso gli scaffali, rischiando di venire assalita da tutta quella polvere per giunta! Avevo ragione, eravate realmente tu e Draco Malfoy, intenti in un’amichevole chiacchierata in biblioteca. Sicuramente ci sarà un buon motivo per cui tu stessi parlando con lui, vero Herm?”
L’affetto?
“Non so se può essere un buon motivo o meno, Ginny, ma non è la prima volta che io elui chiacchieriamo amichevolmente, come tu dici.”
Se inizialmente la mascella della rossa rischiava di staccarsi dal resto del viso, ora essa stava ballando bellamente il tip-tap per la stanza.
“Cosa vuol dire che non è la prima volta? Voi due state..”
“No, no! Per l’amor di Merlino, Ginny!”si precipitò a dissentire l’altra. “Non potrei mai arrivare a quel punto.”
Ginny parve un poco più rilassata e si lasciò cadere sul baule con l’aria severa sempre dipinta in volto. “Parla allora.”la incitò.
Hermione riflettè sulle parole più adatte da utilizzare per descrivere la stramberia di cui era divenuta la co-protagonista. Tormentandosi le mani e balbettando qualche parola l’una di seguito all’altra, riuscì a dare una spiegazione quantomeno accettabile, anche a se stessa.
“Non saprei spiegarti cosa realmente è accaduto, perchè non sono capace di comprenderlo neppure io.”
“Ed è tutto dire.”fu il borbottio di Ginny, che Hermione fece finta di ignorare.
“E’ cominciato tutto qualche giorno dopo l’inizio dei corsi. Durante una lezione di Lumacorno, siamo stati divisi in coppie e sfortuna ha voluto che io fossi sorteggiata con Malfoy. Da lì uno scambio di battute più del solito, una condivisione di idee involontaria e..sai come vanno queste cose. Non riesci a renderti conto di essere salita su un treno, quando è troppo tardi e sei già in viaggio a tutta velocità verso una meta incomprensibile e ignota.”
“E..ehm, cosa siete precisamente?”
Hermione scrollò le spalle, un vizio che ormai aveva assunto dal biondo Serpeverde involontariamente. “Colleghi, conoscenti o non so, amici?
“Dannazione, solo il pensiero mi procura la pelle d’oca.”rabbrividì Ginny.
“Se mi fermo a riflettere, capisco che è impensabile anche per me, Gin. Ma è successo tutto in modo così naturale, che non mi è apparso nulla di eccesivamente tremendo. E soprattutto mentre siamo insieme, mentre parliamo o discutiamo è come se divenissimo due persone sconosciute, lontane anni luce dal contesto scolatisco, carico di pregiudizi e malelingue. Siamo due semplici ragazzi col desiderio di andare oltre ciò che ci circonda. Riesci a capirmi?”
Ginny, dopo qualche istante di riflessione, annuì e dallo sguardo che le riservò, Hermione comprese che era in arrivo l’ennesima verità davanti cui veniva posta dall’amica.
“Per quanto sia impensabile per me che qualcuno riesca a rapportarsi con quel viscido di Malfoy – permettimelo – posso capire come tu ti senta e credo che per certi versi sia anche giusto vivere qualcosa del genere, afferrare quante più possibili belle sensazioni. Ma Herm, credi realmente che quella sia la realtà? Credi che, dopo essere uscita da quell’aula, tutto rimanga intatto? No, tra le tue dita non ritroverai nulla di ciò che pensavi avessi afferrato. Sbatterai di nuovo contro la cruda verità che tu sei Hermione Jane Granger, la Grifondoro dall’intelligenza sopra la media, e lui..bè, lui Draco Lucius Malfoy, un viscido Serpeverde, nostro nemico per principio. Non dimenticare cosa ti ha fatto passare in tutti questi anni, cosa suo padre ha fatto a me, ad Harry, a tutti noi.”
“Non ho alcuna intenzione di dimenticarmene, Gin.”
Hermione, lasciandosi andare sul morbido materasso del letto a baldacchino, sospirò affranta, ma soprattutto colpita dalle parole tremendamente vere di Ginny, che aveva dato voce a quegli stessi pensieri che durante la settimana l’avevano tormentata.

- Granger, noi siamo quel che siamo. Nessuno potrà cambiare questo stato delle cose. Nulla potrebbe farlo.

 

 ***



 

Nota: titolo preso dalla canzone dei Pressure.
La definizione della pozione Amortentia è presa da Wikipedia.
La frase all’inizio dell’ultimo paragrafo è presa dalla canzone di Zach Swift, Fly Away. Traduzione: “ A volte vorrei  poter volare così lontano da qui. E tutto ciò che vorrei è prenderti. Si potrebbe semplicemente volare via e tornare alla realtà un altro giorno.E innamorarsi ancora un po’."



Se siete riusciti a giungere a questo punto, meritate un grande applauso, ma soprattuto vi ringrazio di aver avuto un tale coraggio :D
Spero di poter leggere la vostra opinione! Alla prossima!


 Fatto il misfatto!
 

   
 
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