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Autore: TonyCocchi    12/10/2011    3 recensioni
Raccolta di one-shot di vario genere riguardanti i 7 anni del salto temporale di Fairy Tail (SPOILER); eventi che forse sono accaduti, magari vorreste vedere, ma che forse non vedrete nel manga, proposti da me.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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fairy tail - 7 anni

Ciao a tutti, cari lettori! I corsi all’università e il karate la sera limitano molto le mie energie e il mio tempo libero: mi sa che le storie dei 7 anni saranno ultimate in un po’ più che in 7 giorni come avevo previsto! XD

Quello che devo mantenere è l’ispirazione: se quella passa, la qualità delle storie scende: conscio di questo, questa che vi apprestate a leggere l’ho scritta (in parte) proprio mentre ero in classe, approfittando del momento ispirato nonostante il luogo! Nemmeno io ero mai arrivato a tanto, che stia peggiorando?

Bisca ed Arzack (o Alzack se preferite), sono finalmente usciti dal guscio, arrivando addirittura a sposarsi (alleluia, meglio tardi che mai! XD). In attesa che Hiro Mashima mostri qualcosa al riguardo, ecco come potrebbero essere andate le cose. Buona lettura, commentate! ^__^

PS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!

PPS: GAZILLE X LEVI ORA E SEMPRE!

 

 

 

IO NON SPARIRÒ”

 

 

E alla fine, il momento era giunto.

Il momento di lasciare Magnolia.

Ormai il fondo della gilda, in dimagrimento da tempo, si era quasi esaurito.

Macao aveva venduto la proprietà di Fairy Hills, e quello era bastato a tirare avanti per un po’. Ma già allora si sapeva che la gilda non sarebbe stata in grado ancora a lungo di mantenere la sua dimora.

Con la sparizione nel nulla dei suoi membri di spicco, le richieste importanti e remunerative diminuirono drasticamente in pochissimo tempo, e, del resto, non c’erano più maghi di un livello tale da portarle a termine. Né ve ne erano in numero sufficiente da riuscire a sostenere Fairy Tail anche con lavori meno importanti.

Ormai, quel grande castello, con tanto di piscina e sala hobby, era diventato ridicolmente vuoto, ridicolmente sprecato per così poca gente.

Già pochi mesi dopo la distruzione di Tenrou, avevano iniziato ad andarsene.

Macao cercò in tutti i modi di trattenerli, ma non osò mai costringere o chiedere più del dovuto: Fairy Tail è libertà, anche libertà di andarsene, purché con la promessa di portarla nel cuore.

E questo giurarono di fare tutti quelli che, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese, salutavano, in cerca di miglior fortuna altrove.

Alcuni addii erano bagnati di lacrime, altri no, tutti colmi di dispiacere, ma senza rancore: bisogna pur sostenersi, andare dove c’è lavoro, dove ci sono occasioni, così è la vita.

 

Era il giorno del trasloco; i membri rimasti avevano racchiuso oggetti utili e cimeli della gilda in casse grandi e piccole, bauli e sacche, e stavano finendo di trasportarli fuori nel patio, insieme a bandiere e stemmi. Da lì, avrebbero dovuto caricarli su alcuni carri, per trasportarli verso la nuova sede della gilda; Macao era riuscito a trovare una sistemazione adatta fortunatamente, “confortevole anche se rustica” l’aveva descritta…

“Piccola e da ristrutturare” aveva tradotto subito la maggior parte degli altri!

Il vecchio edificio sarebbe certamente mancato, ma d’altro canto non sarebbe nemmeno rimasto lì per nostalgiche visite dall’esterno: già si vociferava che una nuova gilda avesse intenzione di stabilirsi a Magnolia, e che la città volesse concedere loro proprio il terreno su cui era sorta la grande Fairy Tail di una volta.

“Che sfacchinata!” esalò Warren appoggiandosi flaccidamente a una cassa alta la metà di lui.

“Davvero avevamo così tanta roba? Eppure pensavo ne avessimo venduta parecchia di recente…” commentò Max asciugandosi il sudore con un fazzoletto.

Un vigoroso battito le mani fece scattare gli esausti sull’attenti: il loro severo master aveva le maniche rimboccate, il che voleva dire altra fatica in arrivo!

“Animo, pelandroni! Si sbaracca! Dobbiamo finire il trasferimento entro stasera!”

“Siamo noi che ce ne andiamo o loro che ci cacciano?” chiese Warren a bassa voce, indispettito da tanta fretta.

“In piedi, forza! Visiter, tu che sei già in piedi fermati e dai una mano! Arzack?”

“Sono qui, master! Stavo finendo di raccogliere un po’ di cose!” corse il pistolero, tutto trafelato, con una scatola tra le mani, pronto a ricevere gli ordini del master.

“Portate le casse sui carri, forza!”

“Vediamo un po’…” –mormorava Nab dietro di lui- “Quale di questi bauli potrei prendere per primo?”

“NON COMINCIARE TU!” gli urlò Macao nell’orecchio!

Alzack, come tutti, scoppiò a ridere, e fu tra i primi a dar fondo al proprio olio di gomito e a caricare.

Scansò Nab, che minacciava di schiacciarlo con uno scatolone e corse a prendere qualcos’altro.

Presa una nuova cassa, di dimensioni più piccole, si guadò attorno: “Qualcuno ha visto, Bisca?”
“Boh!” sbottò Droy schiacciato da una sacca da viaggio sulle spalle.

“Laki, hai visto Bisca?”

“Si, è laggiù.” rispose lei, liberandosi un braccio dal carico e indicando verso l’angolo dell’edificio.

Malgrado il disordine sparso, Arzack la notò subito perché si era seduta in alto, sul ciglio di un’enorme cassa alta quasi due metri, con dentro alcuni pesanti ricordi della compianta Erza, guardacaso l’eroina della sua “compagna”.

Tappandosi momentaneamente le orecchie dai continui richiami di Macao, in particolare a Wakaba che anziché caricare fumava, si incamminò verso quel delizioso puntino verde.

Bisca Mulin, la maga venuta dall’ovest, proprio come lui, agitava lentamente le gambe nel vuoto sotto di lei, come una scolaretta su una panchina, con il cappello a tesa larga dietro le spalle. Arzack la trovò particolarmente carina in quella posa.

“Eccoti qui!”
“……”

“Bisca, sarà meglio che tu ti dia da fare prima che il master ti noti.”

Mentre si girava verso di lui, questi pensò che forse con quel tono poteva suonare un po’ rompiscatole e si affrettò a correggersi.
“Ovviamente non dico non ci si possa riposare ogni tanto… Basta che poi non fai la stessa fine di Nab, eh?”

Rise, ma lei non fece altrimenti, come si era augurato.

Nessuno quel giorno era allegro, non si poteva esserlo. Gli unici sorrisi che potevano vedersi spuntare erano quelli per far coraggio agli altri. E Bisca aveva l’aria di chi stava aspettando qualcuno che venisse a interessarsi a lei: e chi se non lui?

Arzack posò la cassa per terra e si avvicinò di un altro passo: “Bisca, posso capire. Sono triste anch’io che ce ne andiamo… Però… Ci stiamo solo trasferendo; magari non è poi così male lì dove andiamo, no? Umpf!”

“La settimana scorsa Mickey, Shin e Joy se ne sono andati…”

Arzack sospirò. Allora era per quello che era giù?

“Avevano le loro buone ragioni, lo sai… Fa nulla.” disse, anche se ricordarli, come ricordare ogni compagno che aveva mollato, gli faceva sentire le farfalle nello stomaco.

“Noi restiamo, no? E anche gli altri restano! L’importante non è questo, scusa?”
“……”
“Che restiamo ancora insieme!” incalzò lui, cercando inutilmente di vederle spuntare il minimo sorriso.

Fu invece lei a farglielo scomparire, pronunciando le parole più gelide che ebbe mai la sventura di udire.

 

“Per quanto ancora?”

 

Arzack provò a fare un passo; Bisca per contro saltò giù della cassa e gli mostrò le spalle.”
“Bisca.” la chiamò, temendo di vederla fuggire via dal discorso, ma in realtà si era fermata subito.

“Bisca, cosa c’è?” chiese, anzi, pretese di sapere, non riuscendo a sopportare di vederla così. Era dispiaciuto anche del dispiacere degli altri certo, ma lei non era gli altri. Lei era Bisca.

Aveva già dimenticato l’ultima volta che l’aveva vista sorridere.

“Mi mancano…”
“Mancano anche a me, ma…”

Lo interruppe, e finalmente l’avventuriera diede fuoco alle polveri: le polveri della sua frustrazione, della sua tristezza, delle sue paure nascoste, avvamparono, ed esplosero tutte in una volta.

 

“Erza, Lucy, Natsu, Gray, Happy sono andati via… Gli altri continuano ad andarsene! E ora ce ne andiamo noi dalla nostra gilda! Stiamo perdendo tutto e tutti a poco a poco!”

 

Si voltò. Tremava.

 

“E poi? Te ne andrai anche tu?”

 

Alzò ancora di più la voce, un grido.

 

“Per quanto ancora resteremo tutti insieme di questo passo?”

 

“Io non voglio restare sola!”

“Non voglio che tu te ne vada!”


“Non voglio! Non voglio! Non voglio!”

Urlò lei, per tre volte, iniziando a piangere altrettanto rumorosamente, come una bambina.

 

<< Non voglio allontanarmi da Arzack! >>

 

Alzò gli occhi chiusi al cielo, urlò e pianse ancora.

 

E lui, idiota, ci aveva messo quasi tre anni per arrivare a capirlo. Per capire cosa la turbava sul serio, cosa avesse visto nel suo futuro, nel futuro di tutti a Fairy Tail.

L’abbandono.

L’andare in pezzi.

Lui, come altri, ci si era rassegnato, prima alla scomparsa dei suoi amici, poi a quel lento inesorabile sfacelo, come dovuto per forza di cose, come a non volerlo vedere.

Aveva sbagliato; Bisca non si era rassegnata ad alcunché.

Ed il motivo era limpidissimo.

Quella via che la gilda aveva ormai imboccato, non conduceva a nient’altro che una cosa.

 

Il loro addio.

 

“NO!”

 

L’abbracciò e la scosse, con le braccia e con le parole: “No! Io non me ne andrò! Hai capito, Bisca? Mai!

“Arzack…”

“Anche se la gilda smettesse di esistere, io non ti abbandonerò, ti resterò sempre accanto, qualunque cosa succeda!” disse col tono delle promesse.

E con lo stesso tono, disse ancora.

“Io ti amo.”

“……”
Si disse che era lì che, inconsciamente prima e consciamente poi, col suo sfogo, aveva cercato di andare a parare, quello il bersaglio che aveva cercato di colpire.

Lui però l’aveva anticipata facendo centro prima di lei. Non che la sorprendesse l’essere ricambiata, l’aveva capito già da un po’… Ma le dispiaceva, alla fine della fiera, non esserci riuscita, aver dovuto aspettare lui.

Ora però basta aspettare, doveva solo rispondere.

Lo baciò.

Arzack sentì il calore di quel bacio percorrerlo, fino ad arrivargli alle punte delle dita. Espirò, e la stinse ancora più a sé.

“Tu però… Promettimi che neanche tu te ne andrai.

“Non me ne andrò mai…”

 

“Ti amo.” promise.

 

 

Alcuni mesi dopo, nella nuova, più umile gilda, da poco rimessa in sesto ed inaugurata, Arzack e Bisca si sposarono, alla presenza di quella ventina di compagni ormai rimasti loro, destinati a ridursi ancora di più col tempo.

Macao, dietro un leggio di legno, altare improvvisato, finiti i riti, altrettanto raffazzonati (non era mica un vero chierico…), ma sempre pieni di significato, alzò il capo e allargò solennemente le braccia: “E quindi, col potere conferitomi… Beh, da voi due in effetti, eh eh!”

Una veloce e piccola risata interruppe tutto per un attimo, rendendo il momento più leggero e più bello.

“Io vi dichiaro, marito e moglie! Ora potete baciarvi!”

“E credo che tutti qui intorno stiano aspettando proprio questo!” sghignazzò Wakaba facendo loro l’occhiolino.

Come da copione, il bacio suggellò l’unione “appena sbocciata”… e, come da Fairy Tail, partirono le esultanze!

“YIPPIE!”
“YA-HOOO!”
“FELICITAZIONI!”

Bisca si girò e ringraziò: “Pronti? Ecco che arriva il bouquet!”

“NO, ASPETTA!” cercò di fermarla Macao, mentre suo figlio Romeo, che aveva portato gli anelli, saggiamente corse a scansarsi.

Il bouquet cadde al centro della sala e lì si formò un nuvolone di polvere e corpi contorti!
“MOLLA!”
“MIO!”
“PRIMA LE SIGNORINE!”

Macao si batté una mano in faccia: “Lo sapevo…”

Max, anche lui fuori dalla rissa perché al momento non interessato al grande passo, avvolse un calice di vetro in un panno e lo pose per terra ai piedi dei novelli sposi.

“Forza! Rompete il bicchiere, è di buon augurio!”

BANG! BANG!

 

“… Non intendevo questo…”
Arzack e Bisca soffiarono sulle canne bollenti delle loro pistole e scoppiarono a ridere. Lui la sollevò tra le braccia e la baciò ancora.

 

 

Quella sera, ad Harujion, dove si erano recati per il viaggio di nozze, Bisca ed Arzack aspettavano il concludersi dello spettacolo a cui erano andati ad assistere: il tramonto.

Avevano trovato un posto da far invidia, in prima fila, su una banchina del porto, con una magistrale orchestra di onde, vento e gabbiani addetta alla colonna sonora.

Non si parlarono per il tempo che restarono lì, se non col respiro.

Sul tardi, fu Arzack a rompere quel “silenzio”: “Cosa fai?”

Aveva portato con sé lì uno dei fiori del bouquet: aveva pensato volesse tenerselo come ricordo, ma l’aveva appena buttato in mare.

“Sai, mi domando se ci fossero state anche Erza, Lucy, Cana e le altre... Chissà se sarebbe stata una di loro a prendere il bouquet.”

Il fiore si allontanava, scortato dalle onde, che rispondevano lente e obbedienti al desiderio della sposa.

“Sei ancora triste?” domandò lui.

“No, non lo sono.” lo rassicurò lei, accoccolandosi accanto a lui. Non poteva esserlo.

Si rialzò: “Andiamo a casa?”
“Si.”

La baciò e, presala per mano, la condusse via.

 

Il fiore si allontanava, sempre di più, galleggiando delicatamente verso l’orizzonte, verso mani di fata, già pronte a raccoglierlo.

 

 

 

Quasi mi commuovo da solo…

Le colonne sonore che “ringrazio” per questo capitolo:

1° parte: http://www.youtube.com/watch?v=7UzKIn4j8R4&feature=related

2° parte: http://www.youtube.com/watch?v=XYt6lULjRow

 

Ci è voluto un po’, c’è voluta la scomparsa di tanti loro cara, c’è voluta la caduta di Fairy Tail, ma Arzack e Bisca, ognuno grazie all’altro, ha saputo puntellare il mondo che stava andando in pezzi intorno a loro.

Auguriamo loro tanta felicità ^__^

Spero di avervi toccato il cuore come ai bei vecchi tempi ^__°

La prossima storia dei 7 anni sarà invece molto più triste e cruda, ed avrà per protagonista il povero Droy, cambiato nell’animo come nel corpo…

Alla prossima! ^__^

  
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