"oya
oya, dov'è
finita tutta la tua
sete di vendetta,
Kyouya Hibari? Eppure mi pareva che dovessi uscire soltanto per darti
la tua
seconda opportunità!"
Mukuro
si era rimesso in
fretta, fin troppo per
gli standard di
medici ed infermieri che erano rimasti allibiti ed inquietati nel
vederlo
alzarsi dal letto al sesto giorno di convalescenza, un tridente
spuntato dal
nulla alla mano, per scagliarsi contro Hibari che era andato a fargli
visita
come ogni giorno per controllare le sue condizioni.
Alla
buon ora invece per i
gusti del della "vittima" di quell'attacco, anche se in quel momento
era finito col ritrovarsi piegato in ginocchio davanti a lui, ma che
sorrideva
lo stesso evidentemente compiaciuto dello scontro in atto, convinto
come sempre
di avere ancora la vittoria in pugno.
"kufufu~
questa
situazione mi ricorda qualcosa, sai? Io in piedi, tu in ginocchio, la
terra
desolata intorno… un vero e proprio déjà-vu."
In
effetti era proprio
così, quello in cui si trovava Mukuro non era l'ospedale di
Namimori e, per
quanto in quell'unica settimana entrambi avessero imposto una certa
autorità
-l'uno come paziente l'altro come visitatore- all'interno dell'edificio
semplicemente
intimando terrore in chiunque incrociasse il loro sguardo, Hibari non
vi aveva
la stessa autorità ed il personale del luogo aveva
minacciato di chiamare la
polizia se avessero continuato quel trambusto.
Non
che uno di loro temesse
di dover affrontare di dover affrontare le forze dell'ordine, nemmeno
Mukuro
che era ancora ricercato, nella loro ottica si sarebbe semplicemente
trattato
di togliere di mezzo dei deboli nemici ma non avevano alcuna voglia di
farsi
disturbare in quello scontro tanto atteso da entrambi, così
si erano spostati
finendo a combattere nell'isolata zona boscosa che collegava poi quella
città a
Namimori.
E
quella scena, Hibari
doveva ammetterlo, ricordava molto anche a lui il momento in cui era
finito in
ginocchio con quasi tutte le costole rotte di fronte all'avversario,
tra le
pareti spoglie di Kokuyo land come scenario.
Nonostante
ciò però non
sembrava intenzionato a perdersi d'animo, anzi, sollevò
fiero il volto verso
l'altro che stava chiaramente già decantando vittoria,
mostrandogli le labbra
piegate in un ghigno.
"hai
ragione, ma anche
sul fatto che avrò la mia vendetta su di te."
Si
limitò a continuare a
ghignare al suo indirizzo, senza perdersi in ulteriori parole come
sapeva che
avrebbe invece fatto come suo solito Mukuro -come in effetti stava
già facendo
fino a quel momento!- mentre come meglio gli si addiceva
passò direttamente ai
fatti e tirò con forza un tonfa le cui catene che ne erano
fuoriuscite e con
cui stava combattendo da un po' si erano posate attorno ai piedi
dell'illusionista
senza che questi se ne accorgesse, legandogli le caviglie e facendolo
precipitare rovinosamente per terra.
"ti
sei ripreso quanto
basta per gironzolarmi fastidiosamente attorno, ma i tuoi riflessi non
sono
ancora pronti…"
Si
rialzò, ora che la
situazione era completamente ribaltata la faceva sembrare come se
Mukuro non
gli avesse causato alcun problema fino a quel momento, che non stesse
ancora
sanguinando e le gambe non avessero ceduto sotto i colpi nemici proprio
poco
prima.
"…
ti distrae il
dolore. Non sei il Mukuro Rokudo che voglio, per ora resti un erbivoro
che deve
leccarsi ancora un po' le ferite."
Notò,
puntellando con la
punta della scarpa una chiazza rossa apparsa sull'addome
dell'illusionista che
stava ad indicare che una ferita doveva essersi aperta, come
confermò la
smorfia di dolore che si dipinse in volto
a quest'ultimo, che pure continuava a sorridere con
sfrontatezza.
~
"illuminami,
cos'è che
dovrebbe impedirmi di andarmene se mi parcheggi qui adesso?"
"verrò
a controllarti
quando meno te lo aspetti. Se non dovessi trovarti, verrò a
morderti in capo al
mondo. Ora stai zitto e non ti muovere."
Con
un cammino che non
aveva straordinariamente accusato nessuno dei due nonostante fossero
entrambi
sanguinanti e doloranti in maniera più o meno grave, erano
arrivati al vecchio
covo di Mukuro a Kokuyo ancora utilizzato dai suoi, che non avevano
nemmeno
potuto gioire del ritorno del loro "Mukuro-sama" -almeno Ken ed M.M
avrebbero sicuramente desiderato farlo- che non avevano visto da quando
aveva
riacquistato la libertà dato che Hibari non si era
ovviamente degnato di far
sapere loro nulla su dove si trovasse.
Questo
perché il ragazzo
stesso che lo aveva trascinato fin lì sanguinante per la
ferita che lui stesso
gli aveva fatto riaprire, aveva insistito per occuparsi personalmente
della sua
medicazione, non ritenendo nessuno dei presenti all'altezza di farlo
senza
aggravare le condizioni dell'illusionista, e lui ne aveva
già abbastanza di
aspettare che si riprendesse del tutto.
"oya
oya, perché non
ti accampi qui a questo punto?"
Lo
stava appunto bendando
in quel momento, e non sembrò interpretare o apprezzare la
battuta di Mukuro
visto il modo con cui gli strinse con più forza le face
intorno all'addome
bloccandogli il respiro per qualche secondo.
"tch,
in questo posto
incivile? Piuttosto, tu devi riposare bene per guarire, dove hai
intenzione di
dormire?"
"su
questo divano
incivile~"
"ma
se non ci sono
nemmeno coperte e cuscini… guarda che non
aspetterò in eterno che tu ti rimetta
in sesto, ancora qualche giorno e ti annienterò senza
pietà."
"kufufu~ e quale soluzione proponi, vuoi portarmi a casa tua come un
cucciolo ferito?"
"non
puoi ancora
mettere piede a Namimori."
Il
tono tranquillo con
cui Hibari lanciava certe
risposte era sempre sconcertante, come se davvero potesse essere solo
quello il
problema! Davvero se lo avesse ritenuto degno -come aspirava a farlo
diventare-
di entrare nella sua città lo avrebbe accolto senza problemi
in casa sua, a
prendere comodamente il thè e condividere la camera come due
vecchi amici,
magari?
Semplicemente
assurdo,
tutto di quel ragazzo era assurdo… ma divertiva Mukuro, che
si limitò a
sorridergli come in promessa che un giorno quella scenetta utopica
sarebbe
esistita veramente, lasciandogli mettere fine al dibattito per il
momento,
visto che aveva anche finito il suo lavoro.
Senza
aggiungere parole di
troppo come nel suo stile, il giapponese lo salutò con
un'occhiata minacciosa
che probabilmente avrebbe voluto essere una sorta di raccomandazione,
per poi
dargli le spalle uscire
per conto suo.
Come
Ken, Chikusa ed M.M.,
che erano rimasti appostati nelle vicinanze, videro il ragazzo andar
via, si
precipitarono da Mukuro intenzionati a dargli il benvenuto, che
però non gli
diede nemmeno il tempo di farsi dare, avendo già qualcosa in
serbo per loro.
"Ken,
Chikusa, dovete
andare a fare delle spese, bisogna rendere questo posto più
accogliente per il
nostro ospite d'onore~"
~
"Francia?"
"Francia."
"cosa
ti fa pensare
che io ti lasci andare in Francia?"
"oh~
ma io non ti sto
affatto chiedendo di lasciarmelo
fare, ti sto dicendo cosa
farò!"
"….
Lo sapevi già da
ieri?"
"certo~
anche da molto
prima."
"e
perché non me lo
hai detto prima?"
"per non sentirti fare storie come in questo momento!"
Al
posto di una risposta
verbale, ad interrompere quello scambio di botta e risposta,
arrivò un tonfa a
puntare dritto a Mukuro, metodo di comunicazione molto più
gradito ad Hibari.
L'illusionista
riuscì a
parare con la solita ritrovata maestria, fermando il colpo con le mani
guantate
prima che potesse arrivargli in pieno volto, nonostante la furia del
ragazzo
che lo aveva attaccato fosse stavolta così palpabile che ci
aveva infuso
parecchia più violenza del solito.
Era
ancora mattino presto
ed il guardiano della nuvola era appena tornato a Kokuyo, appena il
giorno
successivo, imprevedibilmente proprio come aveva annunciato visto che a
quell'orario chiunque avrebbe scommesso la mano sul fuoco che il
presidente del
comitato disciplinare non si sarebbe mai mosso dalla scuola.
E
invece quel mattino
Hibari Kyouya era lì, ed aveva appena trovato l'illusionista
intento nei
preparativi di una vicina, troppo vicina, partenza.
Dopo
tutto quello che aveva
fatto per assicurarselo guarito ed a portata di mano, inutile dire che
la cosa
lo aveva mandato su tutte le furie.
"è
una cosa tanto
importante?"
Sbuffò, accanendosi contro la
valigia poggiata al
divano che Mukuro stava riempiendo di qualche vestito, scaraventandola
a terra
per rendergli più difficili le cose.
Mukuro
sembrò non prendersela
particolarmente a cuore, limitandosi a chinarsi a riprendere la valigia
e
qualche vestito uscito fuori, posandola chiusa per terra ad un lato del
divano.
"devo
recuperare il
mio allievo, Fran. Il ranocchio dei Varia che hai visto nel futuro."
"…. Quanto tempo ci
vorrà?"
Aveva
capito ormai che
doveva arrendersi, sapeva che Mukuro avrebbe saputo trovare un modo per
sfuggirgli perfino da sotto agli occhi se proprio doveva partire, e
farlo non
era affatto da lui, era chiaro quanto fosse nervoso dal modo in cui
aveva
incrociato le braccia al petto, battendo un piede sul pavimento di
legno mentre
fissava contrariato l'altro.
"spero
non molto, ma
non lo so."
"come
non lo s-"
"Kyouya,
non lo
so."
"…
come mi hai
chiam-"
Due
volte, il dannato
erbivoro l'aveva interrotto due volte. Una verbalmente, l'altra
fisicamente.
Mentre
era sul punto di
rivolgergli la seconda domanda infatti, per chiedergli come diavolo gli
fosse
venuto in mente di chiamarlo solo per nome, Hibari si
ritrovò in un'inaspettata
presa di Mukuro che non era riuscito a prevedere né quindi
tantomeno evitare.
Lo teneva per i polsi, che
cercavano di fare
resistenza creando un gioco di forza, e si era avvicinato a lui tanto
da far
toccare i loro corpi, e costringerlo ad inclinare il volto verso l'alto
per
poterlo guardare in faccia, tra l'altro tanto vicina da fargli arrivare
il
fiato dell'altro sul volto.
"è
così che ti
chiamano le persone più vicine, no? Le poche che hanno
l'onore di addentrarsi
in casa tua…. Kyouya,
non so quando
tornerò, non credi che potrei mancarti?"
La
voce di Mukuro si era
trasformata in un sussurro che aveva l'aria di essere qualcosa di
dannatamente
suadente, specialmente nel pronunciare il suo nome e nel porgergli
quella
domanda, sulla quale però il giapponese non volle
concentrarsi, riportando
l'attenzione totalmente ad altro.
"come
fai a
sapere-"
"oh
andiamo, ti sei
sempre reso conto della mia presenza. Hai sempre saputo che ti
osservavo."
"smettila
di
interrompermi mentre parlo!"
"allora
parla. Dimmi,
perché non hai mai fatto niente per impedirmelo?"
"volevo
che tu
guardassi il modo in cui mi rafforzavo giorno per giorno,
così da farti temere
il giorno in cui ci saremmo scontrati di nuovo."
"o
forse semplicemente ti piaceva l'idea che io mi interessassi a
te,magari ti sei
perfino affezionato alla sensazione di avere i miei occhi puntati
addosso!"
no,
quell'insinuazione fu davvero troppo, Hibari non poté
accettarla. cosa
credeva? che fosse un maniaco come lui, che gli piacesse sapere di
essere
osservato da lui nei momenti più o meno -ma il
più delle volte specialmente
meno- opportuni, così come a lui piaceva stare a perdere
tempo e forze per
mettersi a spiarlo?
Lo
sapeva benissimo, certo che aveva notato la presenza dell'illusionista
più volte in quei lunghi mesi in cui lo sapeva rinchiuso
alla Vindice, unico
motivo per cui non si scaldava mai troppo quando avvertiva la sua
presenza, non
tanto perché in caso contrario avrebbe potuto trovarla
minacciosa, quanto
piuttosto perché sapeva che fin quando non lo avesse avuto
avanti in carne ed
ossa non sarebbe mai stato pienamente soddisfatto nel morderlo a morte.
Ed
ora era lì, esattamente di fronte a lui, a stringergli i
polsi, e
minacciava di partire quella sera stessa prima ancora di dargli la
possibilità
di togliersi tutte le soddisfazioni per cui aveva tanto atteso, e per
di più
insinuando che potesse compiacersi a sapersi osservato da lui.
Inaccettabile,
si limitò a pensare, mentre senza fiatare ulteriormente si
spinse in avanti con la testa per colpirlo sul muso, magari
in quel modo
avrebbe messo a tacere quella maledetta bocca, che non riusciva a
sopportare
forse perché si ostinava a dire fin troppo, su
più di quanto lui stesso si
fosse mai soffermato a riflettere.
Mukuro
non sembrò intenzionato a vacillare
però più di tanto,
lasciandogli soltanto una mano per portarsi la propria al volto,
tastandosi un
po' il naso colpito e le labbra con due dita, mentre continuava a
fissare
l'altro di fronte a sé, una punta di risentimento nello
sguardo e qualcosa di
diverso dal solito, che però si faceva notare molto di
più.
Il
guardiano della nuvola si scoprì per la prima volta in
soggezione sotto
uno sguardo dell'illusionista da quando lo aveva conosciuto, avvertendo
un
improvviso moto di disagio, quasi come se il ragazzo potesse divorargli
la
carne solo con gli occhi e mettere a nudo il suo animo, tutti i
pensieri e le
intenzioni, i desideri e le frustrazioni più o meno
consapevoli.
Si
trovò ad abbassare per la prima volta in vita sua lo sguardo
di fronte
ad uno che non riusciva a reggere, o meglio non voleva rischiare oltre
di
sostenere, temendo che potesse rivelare qualcosa di troppo.
"quanto
ancora dovrò aspettare?"
"pochissimo."
Quella
domanda, posta da Hibari con voce ferma nonostante tutto,
benché
fosse espressa senza una specificazione in particolare riguardo a cosa
si
riferisse -forse voleva spacciarsi per una richiesta di informazioni
riguardo
quando Mukuro sarebbe tornato dalla ricerca in Francia- venne accolta
ugualmente da Mukuro in quello che ritenne a modo suo la maniera
migliore,
e cioè smettendola di indugiare su quello scambio
di parole, portando un
braccio a stringere il giapponese a sé mentre la mano ancora
gli stava serrata
attorno al polso ed imporsi nella sua bocca con un bacio impetuoso,
come se
stesse aspettando da tempo di venir liberato ed ora che aveva
trovato le
sue labbra non riuscisse a risparmiarsi dal divorargliele.
Non
lo sorprese la facilità con la quale il ragazzo cedette tra
le sue
braccia, schiudendo le labbra meccanicamente ed accanendosi anzi allo
stesso
modo su di lui, come se non aspettasse altro, come se fossero abituati
a scambiarsi
gesti di quel tipo anche se invece era assolutamente la prima volta.
Ma
Mukuro sapeva che, capace di combattere già al meglio o
meno, Hibari non
voleva che partisse semplicemente per non averlo lontano da
sé e basta, sapeva
che così come l'interesse che quel giapponese dall'apparenza
tanto fragile e
dalla forza di un tornado aveva riscontrato in lui fin dalla prima
volta in cui
si erano scontrati -anzi nel suo caso fin da quando aveva iniziato ad
informarsi su di lui prima di affrontarlo- era per l'altro reciproco,
sapeva di
costituire un oggetto odiato quanto desiderato per lui, creando una
vera e
propria attrazione fatale per entrambi, che infatti si stavano
strappando i
vestiti di dosso spingendosi insieme sul divano come se si fossero da
sempre
incontrati appositamente per quello.
I
gesti veloci delle mani con
cui incontravano l'uno il corpo dell'altro divennero presto graffi, ed
i baci
scontri di denti contro labbra, denti contro denti, denti contro carne,
insaziabili, entrambi desiderosi di prevalere sull'altro come se
stessero
lottando come sempre, di marchiarsi come se volessero segnare il loro
unico ed
inimitabile passaggio.
Agirono
come se volessero
farsi del male, presi da un impeto del tutto improvviso, che ad occhi
comuni
sarebbe potuto apparire quasi insensato, ma in fondo entrambi si erano
sempre
distinti da tutti gli altri per l'irrazionalità che li
animava ed il loro
rapporto ne era stata la massima espressione più di ogni
altra cosa.
Come
se non avessero mai
parlato di scontri e partenze, finirono presto a consumare tutta la
loro
passione che desiderava di vedersi sfogata da mesi, prendendosi
comodamente
l'intera mattinata e l'intero pomeriggio, completamente dimentichi
entrambi di
qualunque altra cosa avessero dovuto fare nell'arco della giornata,
come se il
mondo al di là del confine segnato dalle spalle dell'altro
non esistesse più
fin quanto non lo avrebbero voluto ancora rivedere.
"allora
Francia…?"
"Francia~"
Imparare
di nuovo a
respirare era stato particolarmente difficile per entrambi dopo aver
vissuto
tanto a lungo l'uno nella bocca dell'altro, rubandosi l'aria a vicenda,
per Hibari
in particolare era stato ancora più complicato rendersi
conto di essere ancora
capace di formulare delle parole, e ci era riuscito soltanto dopo un
bel po' di
tempo che erano rimasti entrambi in silenzio, stesi su quel divano
avvolti da
un lenzuolo, concentrati su nient'altro che dar tornare regolare il
battito del
proprio cuore.
In quel frangente di tempo
Mukuro aveva avuto
modo di tornare a ricordarsi del mondo esterno, e del suo aereo che
sarebbe
partito quella sera.
A
quanto pare non era stato
l'unico a ricordarsene, date le prime parole che era tornato a
rivolgergli
l'altro dopo intere ore in cui non gli aveva sentito emettere altro che
gemiti.
"tch,
ho deciso. Non ti
lascerò andare da solo, ti seguirò."
"se
è ancora della mia
salute che ti preoccupi, stai sicuro che non dovrò incorrere
in alcuno scontro,
mi terrò in piena forma per te~ , ma se invec-"
"taci.
Non hai diritto
di obiettare, stupida preda. Seguirò il tuo aereo con il mio
elicottero, così è
deciso."
"kufufu~
e chi ha
intenzione di obiettare! Dimmi quando te la senti di camminare, che
dobbiamo
prepararci."
Ancora,
l'illusionista
doveva tenerci proprio ad incorrere nella furia di Hibari privo
più del solito
di alcuna voglia di rispondere verbalmente, figuriamoci
nel momento in cui le sue parole lo avevano
fatto arrossire violentemente per l'imbarazzo.
Ma
per chi lo aveva preso? Lo
avrebbe morso a morte, anche a costo di riaprirgli le ferite, tanto
d'ora in
poi ne avrebbero avuto di tempo da perdere nell'attesa della sua
schiacciante
vittoria su di lui.