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Autore: _Deina13    16/10/2011    1 recensioni
Una volta un grande filosofo disse che al momento di decidere la cosa migliore che puoi fare è la scelta giusta, la peggiore è non decidere. Ma quanto è difficile scegliere? Scegliere tra l'amore e la cosa giusta?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Via Treglio 4, 136.
Avevo un'altro matrimonio a cui cantare, oppure sarebbe meglio dire 'un provino'. A quanto pare quella famiglia era molto ricca e sarei dovuta recarmi alla loro villa per far sentir loro la mia voce, come cantavo, per poi scegliermi come cantante alle loro nozze. Odiavo il mio lavoro. Menager di una agenzia pubblicitaria nei giorni feriali, cantante alle feste nei week-end .
Quella villa era un di quelle con il giardino all'inglese davanti, con quei grandi cancelli in ferro battuto all'entrata con 59398137 stanze lungo km; non c'era dubbio che quelli che vi abitavano erano pieni di soldi. Solo nel suonare il citofono mi tremava la mano; i signori Woosden, già dal cognome sembravano importanti, mi sembrava di averlo già sentito, ma non mi veniva dove
-I signori la ricevono nella Sala Magna della villa- mi disse una voce estranea al citofono
Il mio primo pensiero fu 'ah bene' come se fosse normale, una cosa del genere non me la sarei potuta permettere nemmeno con un ventina di vite lavorative.
Entrata dal cancello attraversai lentamente la stradina di ghiaia fra i cespugli, guardandomi attorno; il grande giardino all'inglese all'entrate e il giardino all'italiana di lato erano stupendi nell'insieme, e quella 'casa' era davvero enorme, sembrava una caserma dei carabinieri, ma era davvero una bella villa. Una donna tutta vestita di nero e con un grembiule ricamato bianco candido mi aprì la parta, un grande portone di legno di ciliegio, di quelle che resistono al tempo; mi fece accomodare nella grande sala d'ngresso. Il grande lampadario al centro del soffitto dava l'inpressione di essere piccoli, microscopici; era d'oro giallo con cristalli e diamanti appesi sotto le lampadine, doveva illuminare un casino di notte, ma dato che eravamo in primo pomeriggio il sole splendente entrava dalle alte finestre di lato e, riflettendosi sui cristalli, illuminava la stanza di un giallo perfetto. Il pavimento era di marmo e terracotta, di quei tipi usati nell'ottocento, anticamente quella doveva essere stata una crande sala da ballo. Qualche decina di metri dopo il portone d'ingresso c'era una grande scalinata di pietra rivestita di marmo, forse finto, era aperta ai lati  e gli scalini erano ripidi, visti dal pianerottolo dovevano far venire le vertigini. D'un tratto una donna, avrà avuto la mia età, scese piangendo le scale, più velocemente possibile; forse era una delle altre cantanti per il 'provino'. Ma seriamente, chi avrebbe mai potuto fare un provino per una cantante a un matrimonio? Quella gente doveva avere qualcosa che non andava nel cervello
-Non entrare lì- disse la donna fra i singhiozzi, una volta sceso le scale -sonod ei tiranni!- mi urlò, andandosene
Poi, apparì un'altra donna dal pianerottolo sopra le scale, era ben vestita con un completo marroncino di Chanel e delle scarpe tacco cinque Prada; Aveva i capelli raccolti in una coda di cavallo ed era truccata acqua e sapone, i suoi modi erano posati e parevano gentili. Aveva in mano una cartella di cartoncino e lesse il mio nome
-L'ultima è..- disse neutra -la signora Dikon?-
-Signorina- la corressi alzando lo sguardo
Lei mi squadrò dalla testa ai piedi, poi esclamò -mi segua-
Che cosa aveva da guardare quella? Io mi ero vestita benissimo! Non un filo di trucco, Devon e Sheryl mi ripetevano sempre che ero molto più bella senza, così rinunciai, mi ero messa dei jeans attillati con degli stivali di camoscio nero sopra, una maglia lunga di cotone, di quelle con le scritte su Gossip Girl; non ero tanto male. I capelli raccolti in una lunga treccia color rame, di quelle che diminuiscono man mano che si allungano. Non ero del loro rango ma non ero nemmeno così in basso.
Superato il pianerottolo e mi ritrovai davanti la porta della cosìdetta 'Sala Magna', la donna che seguivo alzò la mano davanti a me per bussare alla porta, ma essa si aprì da sola
-..aspetta un secondo devo..- si bloccò quando mi vide.
Aaron era sulla soglia della porta che cercava di uscire, con davanti la donna che mi avrebbe portato dai neo-sposi
-Ah signor Woosden- disse -questa è la cantante, è l'ultima che è rimasta..-
Signor Woosden, ecco doveva avevo sentito quel cognome
Lui annuì -ah..- sibilò fissandomi a bocca aperta, poi mi tese la mano, come se non mi conoscesse -Piacere, Aaron Woosden-
Io abbassai lo sguardo -Winther, Winther Dikon-
-Winnie..- sibilò tra sè e sè Aaron
-Cosa?- sbattè le ciglia la donna
-No niente- poi mi guardò -prego, mi segua-
Entrai con lui in quell'enorme solone; era il doppio della sala dìingresso, con un lampadario ancora più grande. Alla fine della stanza c'era un piccolo palco, seguito da qualche paia di file di sedie, e sulla prima della prima fila c'era una giovane donna, sui venticinque anni, capelli mossi e biondissimi, quasi bianchi, magrissima con delle scarpe con tacco indecifrato e chili di trucco sul viso
-Mirta, piccola- le sorrise -questa è l'ultima cantante che ha mandato l'agenzia- mi guardò -ti prego sii buona..-
Fece una sforfia -okay, sali sul palco e fammi vedere che sai fare-
Annuii e salii lentamente su quel pezzo di legno, intanto loro si erano già seduti
-Qual'è il tuo nome?-  disse secca
-Winther- dissi piano
-Età?- mi squadrò dalla testa ai piedi
-Mirta..- si lamentò Aaron, ma io non ci feci troppo caso
-Ventidue anni- parlai sopra Aaron
-Ah- fece finta di essere sorpresa -bene, misuriamo le tue qualità canore..-
Misuriamo le mie qualità canore? E che sono io, un formaggio?
-Bene, potete dirmi voi che canzone cantare, io non ho preferenze- dissi a sguardo basso, fisso sulla mano di Aaron che stringeva in  vita Mirta, come aveva fatto con me sette anni prima..
-Io cerco una cantante che arrivi almeno alla potenza della voce di Whitney Houston- disse sicura di sè -quindi penso che Will Always Love You sia perfetta-
Era una delle più difficili canzoni mai cantate di tutti i tempi, ma già che c'era non poteva ingaggiare Whitney Houston in persona? Avevano tutti quei soldi da spendere, spenderli con cura non gli costava nulla.
Iniziai a cantare, le prime frasi erano senza musica, così feci del mio meglio, anche se sapevo che non bastava. Durante la canzone Mirta sembrava impassibile, poi a metà il suo sguardo cambiò, in modo buono per fortuna. Aaron invece mi guardava a bocca aperta, aveva quegli occhi che gli brillavano, mi mancava vedere quel luccichio.
Alla fine della canzone, sia la mia voce sia la musica cessarono e Mirta balzò in piedi applaudendo tecnicamente
-Si- disse con convinzione -sei fantastica, sarai la nostra cantante-
    -Grazie per darmi uno strappo a casa- dissi sorridendo ad Aaron che guidava -gli autobus non hanno il giro a quest'ora e sono troppo stanca per tornare a piedi..-
-Forse dovresti prendere la patente- mi consigliò lui
-Ce l'ho- spiegai -è solo che non ho i soldi per comprare un'auto, nemmeno di terza mano-
-Non hai detto di avere due lavori?- chiese lui
-Si, ma mi bastano a malapena per arrivare alla fine del mese e per le necessità di Sheryl..- dissi a voce roca -non mi bastano per un'auto-
-Ah..- mormorò -scusa se te lo chiedo, ma il padre di Sheryl?-
Sapevo dove voleva andare a parare, ma non mi avrebbe cacciato neppure una parola
-Un paio di mesi dopo che tu...- mi bloccai -beh, hai capito, ebbi una storia da una botta e via con suo padre..- mentii
-Quindi tu non..- balbettò
-Non ricordo neppure il suo nome- mentii -niente, e nemmeno mi importa-
-E Sheryl che sa di questa storia?-
-Gli ho detto che suo padre è in viaggio....devo solo trovare il coraggio di dirle la vertià- anche se non gliel'avrei mai detta
Seguì un attimo di lungo silenzio, poi arivammo sotto casa mia -puoi fermarti qui, grazie-
-Qui?- chiese perplesso -ma questa è..-
-E' la casa dove io e te vivevamo prima che te ne andassi- finii la frase -la coprai quando naque Sheryl..-
-Oh- esclamò sorpreso -è piena di ricordi-
-Già- risposi malinconica -ricordi che non voglio riesplorare-
Lo salutai e uscii dall'auto, andando dritta a casa. Forse avrebbe dovuto sapere la verità, non lo avevo mai dimenticato, ma stava per sposarsi, la verità a quel punto non avrebbe avuto senso.
   
 
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