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Autore: yuki21    17/10/2011    6 recensioni
Questa è una commedia romantica. Non saprei come altro definirla. Abbiamo lui, lei, un altro, ed una missione da compiere. Tratto dalla fic: "Quando Kakashi-sensei iniziò ad illustrare il piano, Sakura fu certa che lassù, non vi era un solo Kami che la volesse vedere finalmente felice."
Una Sakura stanca, un Sasuke che cambia ed un... cane innamorato? Tutto questo in un viaggio interiore che cambierà per sempre la vita dei nostri eroi.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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Angolo di Yuki21: Eccomi! Di seguito il secondo capitolo. Sono stata veloce non vi sembra? E' che ho avuto delle belle recensioni al primo e quindi il mio sklero è passato, e mi sono caricata di energia positiva pronta da fare esplodere (Shannaro!) il prima possibile. Allora voglio solo fare un appunto veloce e sparisco, o meglio, torno nel mio angoletto a correggere i successivi capitoli. Forse da qui in poi, qualcuno potrebbe accusare il mio Sasuke di essere un po OCC (almeno non lo accusiamo di essere un emo una volta tanto), però tengo a precisare che qui c'è un Sasuke che cambia o più semplicemente, che si avvicina a quello che era prima del massacro e di tutto ciò che ne è seguito. Comunque a voi l'ultima parola. Via col secondo capitolo... dedicato a chi ama le locande, il fuoco nel camino e le piastrelle del bagno rotte! Go Go Go...
Yuki21


Capitolo 2


 

Sakura era ben consapevole di non essere innamorata di Kiba. Nella sua testa, l'amore, era qualcosa di ben diverso dalla situazione che stava vivendo da qualche tempo con l'Inuzuka.

Non c'era quel fremito dentro a tenerla sveglia di notte, ne farfalle nello stomaco o battiti di cuore irregolari. Non c'era la dolce tortura del pensiero di lui a mandarle in fumo il cervello durante il giorno. No, non era innamorata di Kiba e lo sapeva.

Però, doveva ammettere, che non le dispiaceva affatto sapere che al suo ritorno a Konoha, il ragazzo sarebbe stato li, all'ingresso del villaggio ad attenderla. Proprio come ormai accadeva ad ogni missione della rosa. E questa cosa era semplicemente bella, e piacevole.

Le scappò un sorriso mentre saltava di ramo in ramo insieme al suo team, pronta a svolgere l'ennesima missione affidata dall'Hokage.

Quando Kakashi-sensei alzò una mano, i quattro ninja che lo seguivano si fermarono immediatamente intorno a lui.

“Bene. Da qui in poi ci divideremo. Adesso ascoltatemi bene, ho delle istruzioni da darvi che dovete memorizzare... specialmente tu Naruto.”

“Eh? Perché specialmente io?”.

“Perché sei sempre distratto testa quadra!”, gli rispose Sakura colpendolo in testa senza fargli particolarmente male. Quasi si stupì la ragazza stessa, della sua improvvisa delicatezza. Che Kiba riuscisse a tirar fuori la dolce donna che era in lei? Scosse la testa per cacciar via certi pensieri. Ora era in missione e quindi doveva concentrarsi.

“Allora. Dalle nostre fonti non ufficiali, sappiamo per certo che i soggetti da noi ricercati si sono divisi in tre gruppi: un gruppo risiede stabile nel villaggio del Suono. Non sappiamo di preciso il numero dei suoi membri ma ne stimiamo almeno 10. Si occupano di amministrare il commercio illegale di alcune sostanze chimiche. Altre 5 persone si sono stabilite nei pressi del porto del villaggio del Tè. E' li che la merce viene recapitata prima di essere smistata per i vari stati. E poi vi sono almeno altre 7 persone nascoste nel cuore della foresta che circonda il villaggio del Suono. Come già illustrato dall'Hokage, il nostro compito è stanare tutti i membri di questo gruppo di ninja traditori, ed eliminarli. Non importa con quali mezzi visto che sembrano essere piuttosto pericolosi. Ho deciso che ci muoveremo nel seguente modo”.

Sakura, Naruto, Sai e Sasuke, rimasero in silenzio in attesa di istruzioni.

Quando Kakashi iniziò ad illustrare il piano, Sakura fu certa che lassù, non vi era un solo Kami che la volesse vedere finalmente felice.

“Sai e Naruto si recheranno nel villaggio del Tè. Li vi attende una nostra spia che vi fornirà tutti i dettagli sul gruppo di malviventi che si occupa del trasporto. Dovrete trovarli uno ad uno ed annientarli. Io mi occuperò di individuare coloro che si nascondono all'interno della foresta. Coi miei cani ninja non dovrei avere troppe difficoltà. Infine Sakura e Sasuke si recheranno al villaggio del Suono. Sasuke tu dovresti conoscere il luogo abbastanza bene. Non vogliamo allarmare i suoi abitanti quindi non dovete far capire che siete dei ninja. Indagate e trovate la cellula che amministra il giro. Tra cinque giorni ci ritroveremo qui, indipendentemente dall'esito delle singole missioni. Bene, mi sembra di avervi detto tutto. Avete domande?”.

Sakura ne aveva eccome di domande, ma sapeva che farle a Kakashi-sensei sarebbe stato come parlare al vento. Quindi iniziò a contemplare la semplice idea di pestarlo a sangue fino a fargli confessare il perché, anche lui, le volesse così male da costringerla a passare del tempo da sola proprio con Sasuke. E poi perché proprio ora che di passare del tempo con quello, non ne aveva nessuna voglia? Nulla, non gliene andava bene nemmeno una. Sospirò affranta, mentre una vena blu iniziò a pulsarle pericolosamente sulla fronte.

“Kakashi-sensei! Non è meglio che ci occupiamo del villaggio del Suono io e Sasuke? Se non sappiamo da quante persone è formato quel gruppo forse è meglio mandare me e il teme!”.

Prima che Kakashi potesse controbattere in maniera adeguata, Sasuke rispose zittendo l'intero gruppo.

“Va bene così Naruto.”

Ci mancò poco che la mascella della rosa toccasse per terra tanto la sua bocca era rimasta spalancata. Sasuke Uchiha che non aveva problemi a svolgere una missione da solo con lei? Senza Naruto a dargli man forte come al solito? Ma che cavolo stava succedendo ultimamente?

Kakashi annuì e si congedò, pronto ad iniziare la sua parte di lavoro.

“Naruto-kun, è meglio andare. Abbiamo ancora molta strada da fare, io e te”, disse Sai col suo solito sorriso. E chissà perché, il biondo rabbrividì al pensiero dei giorni che avrebbe passato insieme, solo soletto, con Sai.

Prima di allontanarsi, Naruto si rivolse a Sasuke senza farsi udire da Sakura che era intenta a salutare Sai e a fargli mille raccomandazioni.

“Ehi teme, vedi di proteggere Sakura-chan da eventuali pericoli o ti ammazzo!”.

Sasuke ghignò “Tsk, questa l'ho già sentita dobe.”

Nel momento in cui anche Sai e Naruto si allontanarono, Sakura fu sicura che una pugnalata sulla schiena sarebbe stata comunque meno fastidiosa del silenzio che era già sceso tra lei e Sasuke.

Il moro fissò davanti a se in direzione del villaggi del Suono ed iniziò a togliersi il copri fronte col simbolo di Konoha. Senza voltarsi a guardarla, si rivolse a Sakura con voce atona...

“Toglilo anche tu. Saremo al villaggio del Suono tra meno di un ora. Meglio iniziare a prepararci.”

Sakura eseguì quanto detto dal moro, senza nascondere uno scocciatissimo sbuffo di insoddisfazione.

Sasuke si degnò allora di voltarsi verso la compagna osservandola freddamente.

“Che c'è?” le domandò.

“Non darmi ordini Sasuke-kun. Andiamo.”

E detto ciò, superò il compagno in direzione del Suono.

L'Uchiha l'osservò allontanarsi tutta impettita... ed una smorfia simile ad un mezzo sorriso gli si dipinse sul volto.

Fu raggiunta e superata dall'Uchiha in men che non si dica. Cosa che non la sorprese affatto. Restò invece alquanto disorientata quando quest'ultimo si bloccò, poco avanti a lei e fece retro front per pararglisi di fronte.

“Ma che ti prende...”.

Sakura non poté finire la frase, che un numero indefinito di kunai piombò giù dal cielo nella direzione dei due ninja. Con abilità, entrambi i ragazzi li schivarono e, quando i nemici iniziarono a venir fuori dalla vegetazione, a soli dieci minuti di distanza dal Suono, Sakura constatò che erano già nei guai fino al collo.

Intorno a loro, stavano uomini con indosso maschere bianche, che li fissavano minacciosi.

“Sono i tipi che stavamo cercando?”, domandò più a se stessa che al moro.

“Non credo. Ma sicuramente sono dei sottoposti messi a guardia del villaggio del Suono. Sta attenta, sono parecchi.”

“Lo immagino”, rispose Sakura.

“Tu lo immagini, io li vedo”, rispose Sasuke con lo sharingan attivo. Si buttò dritto nel combattimento.

“Sbruffone che non sei altro!”, si lamentò Sakura, caricando di chakra il suo micidiale pugno.

Ne seguì uno scontro violento.

Le difficoltà di quella battaglia non era causata dalle capacità degli avversari, ma dal loro numero. Per quanti nemici abbattessero Sakura e Sasuke, quelli sembravano non finire mai. Lo scontro andava avanti già da un po quando la rosa iniziò a sentirsi a corto di energie.

“Maledizione!”, imprecò contro la sua resistenza fisica.

Nel momento in cui si fermò su un ramo a riprendere fiato, si ritrovò Sasuke alle spalle. Le parve quasi di vivere un deja vu e non riuscì a nascondere una smorfia di dolore quando avvertì un qualcosa stringerle il cuore. Non ebbe il tempo di analizzare il suo stato emotivo in quanto, un numero indefinito di nemici era apparso ai suoi occhi. Ed erano tanti, troppi per le sue ormai misere forze. Tirò fuori un kunai mettendosi in posizione di difesa quando la voce di Sasuke le accarezzò l'udito.

“Sakura”, la chiamò.

Lei non si voltò per non escludere i nemici dal suo campo visivo.

“Che facciamo Sasuke-kun?”.

“Voltati”, gli rispose semplicemente lui.

La rosa si girò su se stessa trovandosi praticamente l'Uchiha di fronte. Gli occhi del ragazzo erano concentrati sul nemico, fissandolo col rosso sharingan. Sasuke fece un ulteriore passo avanti e Sakura notò che lo sharingan stava mutando forma. Nel momento stesso in cui stava per chiedere spiegazioni al ragazzo, questo le mise una mano tra i capelli imprimendovi quel poco di forza sufficiente a far si, che Sakura gli finisse appiccicata sul petto. La ragazza rimase praticamente senza fiato. La testa di Sasuke, quel Sasuke, era appoggiata lateralmente alla sua ed ora i loro due corpi aderivano alla perfezione. L'odore dolce della sua pelle le entrò prepotente nelle narici facendole accelerare il cuore in una folle corsa senza freni. Prima che potesse dire o fare qualsiasi cosa, Sasuke le mormorò nell'orecchio un nuovo comando...

“Chiudi gli occhi Sakura.”

E per quanto una minuscola parte di orgoglio le gridasse di farla finita di ascoltare quel tipo, anche stavolta la kunoichi obbedì. Chiuse gli occhi appoggiando delicatamente una mano dietro l'ampia schiena del compagno e si affidò completamente a lui.

Non vide nulla Sakura, ma udì distintamente il corpo di Sasuke farsi più rigido ed un aurea diversa espandersi tutta intorno. Poi sentì le urla agghiaccianti dei nemici e poi più nulla.

Passarono altri secondi in cui solo il vento si udiva nella foresta. E lei se ne stava ancora li, praticamente abbracciata a Sasuke il quale, per inciso, era rimasto nella stessa identica posizione assunta all'inizio. In un remoto angolo del suo cervello, le si formulò il pensiero, che anche lui stesse respirando il suo profumo. Ma prima che riuscisse veramente ad accarezzare tale immagine, il ragazzo si staccò lentamente da lei.

Sakura spalancò gli occhi e si voltò di scatto. Ai piedi dell'albero su cui i due ninja erano fermi, giacevano i corpi di un gran numero di guerriglieri. Era sbalordita. Col suo potere oculare, l'Uchiha aveva fatto fuori almeno trenta persone tutte in un colpo solo.

Impressionante. E anche spaventoso.

Si voltò di nuovo a guardare Sasuke. Se ne stava li, dritto e bellissimo. Nemmeno un capello fuori posto, le vesti integre, nessun graffio.

Perfetto. L'immagine della perfezione. Sakura sospirò. Troppa perfezione per una semplice kunoichi come lei. Non poteva esserci nessun punto d'incontro tra loro. Si sorprese nel sentire nuovamente quel fastidio al cuore. Eppure lo sapeva, lo aveva sempre saputo. Sasuke Uchiha era troppo per lei.

“Avanti, proseguiamo.”

La voce del ragazzo la destò dai suoi pensieri. Il moro riprese ad avanzare, alla volta del villaggio del Suono e la rosa lo seguì, senza dire più nulla.

Giunti a destinazione, si mischiarono alla popolazione locale. Visti da fuori non sembravano affatto dei ninja. L'Uchiha teneva la fedele kusanagi nascosta nel suo ampio mantello. Sakura gli camminava accanto con sguardo assente.

Tentò di tirarsi su il morale pensando che, quanto meno, con Sasuke vicino non correva rischi di vita. Quindi, sarebbe tornata a Konoha sana e salva, con Kiba che l'aspettava. Le sembrò quasi rassicurante poter pensare a qualcuno che non avesse nulla a che fare col suo team.

“Conosco un posto dove potremo riposare.”

Nuovamente l'improvvisa voce di Sasuke la fece trasalire di nuovo.

“Come?”

Il moro la osservò e lei spostò subito altrove lo sguardo.

“Dicevo che conosco un posto dove possiamo dormire. E' una semplice locanda che non viene frequentata da ninja.”

“Va bene”, rispose la ragazza. In realtà avrebbe voluto chiedere a Sasuke come mai conoscesse un posto del genere, ma preferì tacere considerando che, una domanda del genere, avrebbe fatto ricordare a Sasuke il periodo con Orochimaru.

La locanda si presentava bene. Era un posto semplice e pulito. Appena entrati, i due ragazzi si trovarono davanti alla reception costituita da un bancone di legno dietro il quale, stava una signora grassa dal sorriso gentile.

“Buongiorno! In cosa posso aiutarvi?”, domandò la donna ai due, anzi, in realtà domandò la signora sorridendo e fissando con ardore Sasuke.

Sakura alzò gli occhi al cielo e decise di guardare altrove.

“Vorremo alloggiare presso la vostra locanda.”

Freddo e conciso. La donna quindi rivolse uno sguardo alla rosa.

“Che bella coppia che siete, così giovani! Ho giusto giusto una bellissima stanza per voi. E' al secondo piano ed ha anche il bagno privato!”.

“Va bene, la prendiamo.”

La donna consegnò a Sasuke una chiave numerata e il ragazzo andò verso le scale. Sakura gli andò dietro. La kunoichi non aveva seguito la breve conversazione tra il suo compagno di squadra e la grassona, quindi, giunti al secondo piano, rimase ferma davanti alla porta della stanza in cui il ragazzo era appena entrato.

Stanza alquanto bella a dirla tutta, dotata persino di un caminetto posto proprio davanti il gran letto matrimoniale in stile occidentale.

“Questa stanza è deliziosa! Spero che lo sia anche la mia. Dammi la chiave Sasuke-kun.”

Il moro, che si era appena liberato del mantello, si girò ad osservare la rosa.

“Quale chiave?”.

“La chiave della mia stanza.”

Sasuke depositò la sua katana vicino al letto.

“E' questa la tua stanza Sakura.”

No, qualcosa non tornava.

“Se è la mia stanza, tu perché sei qui che ti metti a tuo agio?”.

E le sembrava una domanda piuttosto lecita, peccato che la risposta la spiazzò completamente.

“Questa stanza è per tutti e due. Alloggeremo qui fino a quando la missione non sarà conclusa.”

Alloggiare li = dormire nella stessa stanza?!

“Ma perché diavolo non ne hai chieste due di stanze?”.

Il moro a quel punto aveva terminato di ispezionare l'intero ambiente, bagno incluso, e non curante dell'espressione perplessa e tremendamente imbarazzata di Sakura le rispose...

“La proprietaria della locanda ci ha preso per una giovane coppia in viaggio di piacere...”

Kami quanto era sensuale quella parola detta con la sua voce.

“... e mi è sembrata una buona copertura. Quindi ho accettato l'offerta della suite matrimoniale.”

“Suite matrimoniale? Ma è uno scherzo? Quindi dobbiamo dormire qui, io e te, insieme?”.

E quello cos'era? Un mezzo sorriso sul volto del moro?

“Per inciso, tu dormirai nel letto ed io a terra. Cos'è, ti crea problemi essere nella stessa stanza con me?”.

E quella domanda ora cos'era? Una provocazione? Sakura scosse il capo e si disse che era impossibile. Il moro la stava solo prendendo in giro facendola passare per una bambinetta piagnucolona. Strinse i pugni e posò il suo zaino sul letto.

“Vado per prima io in bagno”, esclamò tutta fiera. Sasuke non le rispose e si limitò a guardare fuori dalla finestra.

Come avevano deciso arrivando ad Oto, essendo ormai tarda sera, avrebbero iniziato ad indagare il mattino successivo. Quindi per ora potevano rilassarsi e riposare, in attesa della lunga giornata che li attendeva l'indomani.

Anche il bagno di quella stanza era delizioso, Sakura se lo disse subito entrando e chiudendosi la porta alle spalle. Poi lo sguardo le si posò sulla coppia di kimoni bianchi uguali, posti davanti la doccia. Una cosa tipica in una stanza matrimoniale per novelli sposini. E chissà perché questa cosa le mosse un moto di rabbia interiore che non tardò a sfogare contro la parete interna della doccia, provocando una profonda crepa tra le deliziose mattonelle bianche.

“Ops”, disse.

“Che succede?”, domandò dall'altro ambiente Sasuke.

“Nulla non preoccuparti. Ho finito ora esco.”

Indossato il kimono, lo stato di imbarazzo arrivò alle stelle. La ragazza uscì dal bagno in una nuvola di vapore caldo.

Sasuke si voltò a guardarla mentre lei arrossiva fissando il fuoco nel camino che il ragazzo aveva acceso.

“Mpf”, biascicò lui passandole vicino.

Sakura si buttò subito sotto le coperte. Era stanca per il viaggio e per il combattimento. Ed era anche piuttosto agitata al pensiero che a breve, quel ragazzo bello come un dio sarebbe uscito dal bagno per dormire nella stessa stanza in cui dormiva lei. Si sforzò di rimanere calma e di pensare ad altro. Chissà come se la cavavano Naruto e gli altri. Chissà se Kiba la stava pensando. Poi udì la porta del bagno aprirsi e pregò che Sasuke non le rivolgesse più la parola per quella giornata. E così fu. Il ragazzo prese posto sul pavimento accanto al letto, tenendo stretto tra le braccia la sua kusanagi e rannicchiandosi in una pesante coperta.

Probabilmente sarebbe stato piuttosto scomodo per tutta la notte, ma lei che poteva farci? Mica lo poteva invitare a dormire nello stesso letto!

Decise di spegnere il cervello e di dormire, e incredibilmente, ci riuscì.

Il giorno seguente si vestirono uno per volta in bagno e scesero insieme per fare colazione. Dovevano sembrare il più possibile una coppia normale, quindi nascosero sotto gli ampi mantelli l'equipaggiamento ninja, optando per un caffè da prendere al volo. Avevano molto da fare per quel giorno.

Usciti dalla locanda, iniziarono a fare diversi giri per chiedere informazioni utili alla loro missione.

E la giornata passò così, con tantissime cose da fare per una missione da portare avanti.

Tornarono alla sera con molte più informazioni di quello che speravano e con un piano ben preciso da attuare il giorno successivo.

Decisero di cenare al ristorante della locanda, quindi salirono prima in stanza per posare le armi ed indossare qualcosa di più civile, e poi scesero insieme.

L'atmosfera era molto più rilassata. Durante il giorno aveva collaborato bene insieme.

La rosa ammise che le era mancato lavorare con Sasuke. Il ragazzo parlava poco ma sicuramente mai a sproposito.

Mentre mangiavano l'uno di fronte all'altra, Sakura tentò di intavolare un discorso col compagno.

“Come pensi se la stiano cavando Naruto e Sai?”.

“Mpf. Il dobe avrà sicuramente già combinato qualche guaio. L'altro non so, non l'ho ancora inquadrato.”

Ma almeno lo aveva notato. Considerando che da quando era tornato a far parte del team 7 non gli aveva mai rivolto la parola, solo il fatto che ammettesse la sua esistenza era un gran passo avanti per Sai.

“Sai è in gamba. E' stato un tuo buon rimpiazzo mentre non c'eri.”

Sakura lo disse con estrema calma e naturalezza, ma questo non impedì a Sasuke di incupirsi improvvisamente.

“Vorrai dire, mentre ero intento ad organizzare piani di vendetta e di morte contro Konoha e tutti i suoi abitanti...”

La ragazza lo fissò con i suoi occhi smeraldini.

“Volevo dire quello che ho detto. Non volevo insinuare nulla Sasuke-kun.”

Il ragazzo riprese a mangiare i suoi pomodori senza aggiungere altro.

E quel breve scambio di battute trasformò in nera la buona giornata che Sakura aveva fino ad ora avuto.

“Che c'è? Ora perché ti sei nuovamente ammutolito? Ho detto qualcosa di sbagliato, perché se è così...”

“Se è così cosa? Mi chiederai scusa?”.

“No. Non credo di doverti scuse, in generale intendo. Vorrei solo sapere se ho detto qualcosa di sbagliato così da evitare la prossima volta di toccare argomenti che possano peggiorare ulteriormente il tuo carattere Sasuke-kun.”

Il moro si alzò dal tavolo. “Io ho finito. Vado in stanza.”

Si allontanò lasciandola sola al tavolo.

Passarono almeno venti minuti buoni prima che Sakura terminasse di mangiare la sua cena e decidesse di tornare in camera.

Quando aprì la porta della stanza, notò subito il ragazzo in piedi davanti alla solita finestra. Indossava il candido kimono tremendamente uguale a quello che avrebbe a breve indossato anche lei. Voleva disperatamente lavarsi con acqua calda e rilassante, così da farsi scivolare addosso la tensione appena accumulata, ma sapeva che prima, andavano chiarite alcune cose. Si disse mentalmente che, lo sforzo di comprendere ancora una volta quella strana creatura che era Sasuke, lo stava facendo solo per il buon fine della missione. Così prese fiato e si ripromise di non abbassare mai la testa.

“Si può sapere che cavolo ti è preso?”, gli domandò seria ed alterata.

Bastò che lui si voltasse per affrontarla, che già metà della rabbia di Sakura iniziò a scemare.

Quel ragazzo era schifosamente bello con quel dannato kimono addosso. I capelli neri e lisci che gli incorniciavano il viso perfetto, e quegli occhi così profondi che la facevano perdere. Sakura trattenne il fiato, tentando di non perdere la concentrazione.

“Scusami”. Le disse solo questo. E con questa semplice richiesta, anche il resto della rabbia di Sakura andò a farsi benedire e con essa, anche quel briciolo di ragione. Le stava chiedendo scusa? Ok, ora non ci capiva davvero più nulla.

“Eh? Ma cosa...”

Sasuke le si avvicinò senza staccarle gli occhi di dosso. “Ti ho lasciata da sola al tavolo. E' stato un comportamento maleducato da parte mia.”

Ah ecco, era questo. Figurati se Mr perfettino si poteva permettere di fare la parte del...

“Sei un cafone Uchiha. Uff, non importa. Mi dici però perché te la sei presa tanto per quello che ho detto su Sai e sul nostro team?”.

E Sakura non si aspettava una risposta, non una chiara almeno. Si stupì quindi parecchio quando Sasuke, forse per la prima volta da quando era tornato, le parlò del suo malessere.

“Non è per Sai o per quello che hai detto in generale. Ma è per il modo in cui lo hai detto.”

“Non capisco, non mi sembra di essere stata offensiva o altro.”

“Appunto. Tu, Naruto, Kakashi e anche tutti gli altri... voi non fate altro che evitare di parlare di ciò che ho commesso prima di tornare a Konoha. E se per errore si sfiora l'argomento, fate sempre in modo che io non possa dolermene in alcuna maniera.”

“E questo è un male secondo te? Il fatto che ci preoccupiamo di come ti senti ti da fastidio?”.

“Mi da fastidio che non abbiate il coraggio di chiamare le cose col loro vero nome. Io non ero lontano da Konoha, io me ne ero andato da Konoha. Quel Sai non mi ha rimpiazzato perché ero ferito o altro, quello mi ha sostituito perché il team 7 mancava di un elemento. E quell'elemento era un traditore che aveva abbandonato voi e il villaggio stesso. Non ero più un vostro compagno. In quel momento, ero il vostro nemico. E volevo davvero farvi fuori tutti.”

Il ragazzo le apparve stremato terminato il suo discorso. Sakura si domandò se tanta stanchezza fosse causata dal fatto che Sasuke avesse messo in fila più di due parole, o se fosse la verità che finalmente veniva a galla che lo stava schiacciando di nuovo.

Quanto potevano fare male le parole? Il loro peso era enorme. Sakura pensò che una sola sua parola sbagliata, poteva rendere Sasuke ancora più cupo di quanto già non lo fosse. Strano, per la prima volta in vita sua si sentì quasi più forte di lui. Sasuke stava li davanti a lei, in attesa di sentirle dire qualcosa di smielato e ben poco originale che comunque gli sarebbe bastato per riprendersi il suo mutismo ignorando tutto ciò appena confessato. E lei ci pensò anche a dirgli qualcosa del tipo tranquillo, è tutto passato, ti vogliamo bene quindi non importa del passato e così via, ma decise che la strada da seguire era un altra. Sasuke si era aperto con lei, questo poteva essere un bene o un male a seconda di come avrebbe saputo tenergli finalmente testa. Ci pensò un istante ancora e poi, finalmente, fornì una risposta all'Uchiha.

“Hai ragione. Fino ad ora non abbiamo fatto altro che tentare di proteggerti da altro dolore. Ma siamo onesti... a te piace sguazzare nel dolore! In fondo lo fai da una vita quindi sta a sentire brutto sociopatico del cavolo: ci hai traditi, hai quasi distrutto l'intero villaggio, hai calpestato i nostri sentimenti e, cosa non meno importante, hai tentato di ammazzarci diverse volte! Per farla breve Sasuke-kun, sei stato uno stronzo di prima categoria. Ma vuoi sapere cosa ci siamo detti io e Naruto nei giorni in cui eri ricoverato in ospedale? Be dai... in fondo sia a me che a te ha provato a farci fuori più che agli altri abitanti di Konoha, quindi direi che possiamo ritenerci davvero importanti per Sasuke! E ci siamo fatti una grossa risata Sas'ke perché nonostante i tuoi errori, nonostante le tue colpe e i tuoi crimini, nonostante tutto, tu eri li, in una stanza di ospedale a Konoha. Eri al villaggio della Foglia e quindi a casa. Ed io e Naruto con Kakashi-sensei e tutti gli altri, avevamo atteso quel momento da così tanto tempo che non potevamo non essere felici. Nonostante tutto ti abbiamo perdonato. E se non parliamo del passato davanti a te, non è solo per proteggerti da altro dolore, ma perché noi, a differenza tua, siamo stanchi di vivere nel passato. Quindi semplicemente abbiamo deciso di non stare li a pensare a quanto siamo stati male e a quanto abbiamo sofferto. Noi abbiamo deciso di goderci il presente e di farlo tornando a sorridere. Onestamente, credo che dovresti farlo anche tu e onestamente credo che anche tuo fratello vorrebbe che tu lo facessi. Dovresti davvero seguire il nostro esempio e perdonarti.”

E finalmente, tutto quello che andava detto lo era stato.

I due ragazzi si fissarono ancora a lungo negli occhi fino a quando Sakura sentì i suoi inumidirsi.

E si decise per una fuga rapida e indolore.

“Detto ciò, io mi do una rinfrescata e me ne vado a dormire.”

Girò su se stessa e si fiondò in bagno.

Rimase un bel po sotto l'acqua calda, domandandosi se non avesse esagerato. Soprattutto parlandogli di Itachi.

Quando uscì dalla doccia e si avvolse nel morbido kimono, capì perché stava dando filo a Kiba: quel ragazzo era più semplice di Sasuke. E quando parlavano insieme, non se ne usciva distrutta psicologicamente come si sentiva ora. Con Kiba era facile, con Sasuke impossibile. Tutto qui. Una triste e chiara realtà.

Rientrò in stanza e vide Sasuke intento a lucidare la sua katana. Si disse che nulla era cambiato e che aveva nuovamente sprecato fiato.

Se non fosse stato per i capelli ancora bagnati, sarebbe subito corsa a letto. Un po indecisa sul da farsi, si avvicinò al camino andando a sedersi su un rosso tappeto posto di fronte al fuoco.

Iniziò dunque a spazzolarsi con cura i capelli visto che era un gesto che solitamente, riusciva a tranquillizzarla.

“Domani dovremo spingerci al confine del paese per verificare le informazioni raccolte.”

Sasuke parlò così improvvisamente da farla sobbalzare. Già, domani avrebbero dovuto continuare con la loro missione. Sakura annuì, sollevata di affrontare un argomento più semplice quale il piano per il giorno dopo.

Sasuke le domandò se avesse con se, una piantina del Paese del Suono. Il luogo che dovevano raggiungere non lo aveva mai visitato nei suoi passaggi precedenti.

“Si. Passami lo zaino alle tue spalle. Sono certa di averne una li dentro.”

Il ragazzo prese lo zaino e glielo porse. Dalla tasca sul davanti, cadde una lettera chiusa. Il moro la raccolse e la passò a Sakura.

“E questa cos'è?”. Un secondo dopo, il volto le andò in fiamme. Tra le sue mani stava una lettera a lei indirizzata, scritta da Kiba. Doveva avergliela infilata nello zaino la mattina della partenza, quando per caso, lo aveva incontrato per le vie di Konoha.

Ci fu un imbarazzante mezzo minuto di silenzio.

“Che fai, non la leggi?”. Ed ecco che il moro si divertiva a metterla in difficoltà. Sakura imprecò mentalmente contro Kiba. Ma non poteva almeno evitare di firmare la busta? Insomma l'idea poteva essere anche carina, ma possibile che il ragazzo non aveva pensato che lei fosse in missione con ben altri 4 ninja, pronti a sfotterla in eterno? Sbuffò e, visto che il danno era fatto e che lei era maledettamente curiosa, aprì la busta.

Dentro vi era un semplice bigliettino scritto con una calligrafia incerta, che Sakura si mise a leggere mentalmente:

Ciao Sakura-chan. Mi raccomando fa attenzione. Sarò qui ad aspettarti al tuo ritorno. Un affettuoso saluto da me ed Akamaru.

Tuo, Kiba.

Oh Kami, addirittura tuo?! Alla rosa scappò un sorriso che Sasuke non mancò di notare.

“E così quel cane dell'Inuzuka sa anche scrivere...”

Sakura gli lanciò un occhiataccia.

“E' un semplice messaggio in cui mi dice di fare attenzione, tutto qui.”

“Tsk, si certo.”

Ma che cavolo voleva ora? Ci trovava davvero gusto a discutere con lei?

I continui alti e bassi in cui Sakura si trovava coinvolta con Sasuke, erano davvero estenuanti. L'imbarazzo per il messaggio di Kiba sparì improvviso, lasciando spazio ad un nuovo principio di nervosismo.

“Cosa ti disturba di grazia stavolta Sasuke-kun?”

E quello non rispose, limitandosi a guardarla.

Era bella Sakura. Fu un pensiero che lo colpì come un pugno allo stomaco. Davanti a quel camino accesso, col riflesso del fuoco negli occhi verdi e tremendamente vivi, stava quella ragazza che ormai conosceva da una vita. Gli stava davanti, gli stava vicino, gli stava dentro. Come lo era sempre stata. Non più ragazzina immatura e piagnucolona, ma giovane donna dal carattere forgiato da battaglie e guerre. Non mancò di notare le cicatrici che uscivano spietate dalla stoffa del kimono di lei. Coi capelli rosa bagnati, gli occhi intelligenti, la bocca piena e probabilmente morbida, Sakura era bella.

Già solo aver formulato un pensiero del genere lo fece sentire stranamente accaldato, ma ancor più, il suo stato emotivo rischiò il crollo quando si ritrovò a domandarsi se, anche Kiba avesse fatto simili considerazioni sulla kunoichi. Pur non sapendo il contenuto reale del biglietto ricevuto dalla rosa, si convinse di si. E probabilmente quel cane, era andato anche ben oltre con la fantasia.

Nel frattempo la ragazza ripose con cura la lettera nel suo zaino ed incalzò sulla domanda precedente.

“Allora? Visto che stasera siamo in vena di sincerità, si può sapere adesso cos'hai contro Kiba-kun? Guarda che è gentile con me. Mi tratta bene e mi fa ridere. Insomma è un bravo ragazzo e poi...”

“Vi siete baciati?”.

Oh cavolo! Fu l'unico pensiero che la mente di Sakura formulò nel momento in cui si rese conto di aver sentito bene. Sasuke Uchiha stava li, davanti a lei, nella stessa maledetta stanza di un locanda del cacchio, a chiederle dettagli sulla sua quasi vita amorosa.

Ok, a breve il mondo avrebbe iniziato a girare al contrario.

Tentò di prendere aria sentendo i suoi polmoni ormai a secco e le scappò pure un mezzo colpo di tosse.

“Ma che, ma che domande fai?”.

Sul volto dell'Uchiha apparve un sorriso beffardo.

“No, non vi siete baciati.”

“Sa... Sasuke! Ma che...”

“Come mai?”.

Mentalmente Sakura calcolò che se ora avesse caricato bene il suo micidiale pugno, avrebbe potuto ridurre il moro in poltiglia. Perché non farlo allora? Al massimo avrebbe potuto simulare un attacco nemico. Già si immaginava la scena in cui, davanti all'Hokage, piangeva sconvolta per la prematura scomparsa del suo caro Sasuke-kun. Cavolo se voleva prenderlo a pugni!

“Di sicuro al cane l'idea non dispiace affatto, e magari ci ha già provato. Quindi devi essere tu a non volere. Perché?”.

Ti odio, ti odio, ti odio, ti odio!!! La mente della rosa non gridava altro. Ed ora che gli rispondeva? Mentirgli era fuori discussione tanto Sasuke l'avrebbe scoperta in men che non si dica. Dirgli la verità? Perdere quello straccio di orgoglio che le restava? Sospirò, e alla fine decise di arrendersi. Tanto ormai peggio di così...

“Se proprio lo vuoi sapere, non è che non pensi di farlo. Tutte le volte che mi riaccompagna a casa dopo un appuntamento, sono li li per concedergli un bacio di saluto, ma poi...”

“Poi?” Nulla, il ragazzo non mollava. La resa arrivò dolorosa e imbarazzante.

“... poi non riesco a lasciarmi andare, perché finisco col pensare a te.”

Il moro non fece una piega a quanto detto dalla ragazza, si limitò solo ad abbassarsi fino a sedersi sul tappeto, proprio di fronte a Sakura. Lei ormai non lo stava più guardando. Il suo sguardo era basso, fisso sulle mani strette in grembo che si stava torturando ormai da qualche minuto.

“Penso a te e al fatto che sono sempre stata convinta che saresti stato tu il primo ragazzo che avrei baciato nella mia vita. E' una convinzione che mi sono portata dietro per anni, praticamente da quando ti ho visto la prima volta. Quindi non mi è semplice lasciarmi andare con qualcun altro. Comunque Kiba è molto caro, non mi ha mai forzato a fare qualcosa che non volevo. Non è che gli ho spiegato nel dettaglio questo mio... problema, ma ha capito che mi ci vuole un po di tempo e mi sta assecondando in tutto. Ha detto che attenderà che io sia pronta.”

Ci fu un lungo minuto di silenzio. La vergogna di ciò che aveva appena confessato a Sauke, le impedì di rialzare lo sguardo sul compagno. Poi, improvvisamente il moro abbassò la testa, perso in chissà quale complicato ragionamento, per poi rialzarla puntando i suoi occhi scuri dritti sul volto di Sakura.

“E' un idiota.”

Lo disse con voce vagamente disgustata, o almeno questo parve alla rosa che di scatto, a quell'affermazione, rialzò la testa in direzione del ragazzo.

Strinse i pugni Sakura, sentendo che il sangue le scorreva nelle vene impazzito. Ma come si permetteva lui, proprio lui, di dare dell'idiota a qualcuno che finalmente la stava trattando come meritava! Con rispetto, affetto e ammirazione. Si riempì di collera convinta che stavolta, avrebbe pestato per benino quel cretino di un Uchiha.

Proprio quando stava per controbattere per difendere Kiba, Sasuke si mosse verso di lei bisbigliando un...

“Non ti ha ancora baciato, solo perché è un idiota.”

E il mondo iniziò ad andare al rovescio.

Sasuke Uchiha incollò le sue labbra, le sue bellissime, perfette, meravigliose e sensuali labbra, su quelle senza fiato di Sakura Haruno.

La baciò con tanto di occhi chiusi (lui, perché lei li teneva spalancati pronta a ricevere una pugnalata sulla schiena sennò come si spiegava quello che stava succedendo se non con un genjutsu?), e con una mano che le si infilò tra i capelli, dietro la nuca.

La baciò di un bacio che non ammetteva repliche ne parole, che cancellava qualsiasi muro o differenza tra i due, che sembrava un sogno.

E quando Sakura capì che sogno non era, ma che tutto era reale, sentì il suo cervello andare in pappa, il cuore perdere un battito o due, i polmoni collassare per la mancanza d'aria. E decise di lasciarsi andare. Chiuse gli occhi anche lei, rilassando la sua bocca e lasciando entrare la lingua del ragazzo che stava già da qualche secondo chiedendole il permesso. Scoprirono così l'uno il sapore dell'altra, e solo quando la necessità di aria fu davvero impossibile da ignorare, si staccarono per riprendere fiato.

Come rinsavita da un lungo sonno, Sakura si portò una mano sulle labbra ancora umide, arrossendo fino alle orecchie.

Prima ancora di riuscire a formulare nuovi pensieri degni della parola logica, il moro semplicemente si alzò dandole le spalle e la salutò...

“Buona notte Sakura.”

Come la notte precedente, il ragazzo abbracciò la sua katana, si sistemò ai piedi del letto coprendosi con una coperta e chiuse gli occhi senza comunicare altro.

E il primo pensiero di senso compiuto che Sakura Haruno formulò, fu...

Cazzo!

 

 

 

 

 

   
 
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