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Autore: elyxyz    18/10/2011    24 recensioni
“Gaius! Aspettate! Cosa...?” esclamò il mago, squadrandolo come se fosse impazzito.
L’uomo ricambiò lo sguardo. “Perdonate l’ardire, ma... potrei sapere chi siete?”
“Sono
io!” sbottò allora, allargando le braccia “Gaius! Che scherzo è mai questo?!” domandò retorico, battendosi il petto. “Non mi ricono-” Merlin boccheggiò incredulo, accorgendosi di colpo del florido seno che stava toccando, e lanciò un gridolino terrorizzato. Fu per istinto che raccattò il lenzuolo e si coprì alla bell’e meglio.
Gaius se ne stava sull’uscio, sbigottito anche lui.
“Merlin?” bisbigliò alla fine, come se dirlo ad alta voce fosse davvero
troppo.
“Sì, sono io!” pigolò l’altro. “O almeno credo!”
“Che diamine ti ha fatto Ardof?!” l’interrogò l’archiatra.
(...) Merlin si coprì gli occhi con le mani, mugolando. “Come spiegherò questo ad Arthur?”
[Arthur x Merlin, of course!]
NB: nel cap. 80 è presente una TRASFORMAZIONE TEMPORANEA IN ANIMALE (Arthur!aquila) e può essere letto come one-shot nel caso in cui vi interessi questo genere di storie.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Prima stagione, Contesto generale/vago
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Cap 47 parole (terzo giorno nella locanda

Sono ancora senza il mio pc, e non so quando lo riavrò. Ç__ç Anzi, da oggi potrei sparire dal web per qualche giorno, è meglio dirlo.

Ma volevo premiare l’entusiasmo dei vostri commenti e l’unico modo che conosco, per dimostrarvi la mia gratitudine, è aggiornare in anticipo. Perciò… eccomi! ^^

Il seguente capitolo è il diretto seguito del precedente.

 

Riassunto: Merlin è abituato a salvare la vita all’Asino Reale senza che questi se ne accorga, ma stavolta non tutto va per il verso giusto. Colpito dall’incantesimo del malvagio Ardof, il nostro mago farà i conti con una sconvolgente novità: egli si risveglia trasformato in una donna.
Solo Gaius conosce il suo segreto e, finché non troverà il modo di tornare normale, dovrà inventarsi delle scuse plausibili e prendere il posto di se stesso al servizio del principe. Come riuscirà a conciliare questa ‘nuova situazione’? Come si evolverà il suo rapporto con Arthur?

 

 

So che, con la ripresa della scuola, dell’università e del lavoro, il tempo per recensire è diminuito.
Vi ringrazio di tutto cuore per i momenti che spendete lasciandomi le vostre impressioni. Non sapete quanto sono preziose e apprezzate da me.

Questo capitolo è dedicato in particolare a:

Crownless, elfin emrys, Lily Castiel Winchester, chibimayu, Harmony89, principessaotaku93, Cassandra, xMoonyx, _Saruwatari_, Raven Cullen, Agito, masrmg_5, Emrys__, _ichigo85_, miticabenny, Orchidea Rosa, Tao, mindyxx, sixchan (Ciao!, benvenuta! ^^), saisai_girl, ginnyred e speranza.

E a quanti commenteranno (SE vi va di recensire anche dei capitoli più indietro di questo, il vostro parere non andrà perduto!).
Ai vecchi e ai nuovi lettori.

Grazie.

 

The He in the She

 

(l’Essenza dentro l’Apparenza)

 

 

 

Capitolo XLVII         

 

 

Quando Merlin si svegliò, ancor prima di aprire gli occhi, sentì pulsare con metodico fastidio un’incipiente emicrania. Anche lo stomaco era vagamente sottosopra e forse aveva dormito su di un letto di chiodi, perché la schiena era in pezzi.

Pregò dunque di riaddormentarsi, sperando che, ad un secondo risveglio, le cose fossero diventate migliori… ma fu una speranza vana, la sua.

 

Dopo aver fluttuato nel dormiveglia per un po’ senza giovamento, essendo egli disteso prono, la prima cosa che vide fu il bianco del cuscino schiacciato contro la sua faccia e poi cercò di avviare il cervello. Non si trovava nel suo letto. Troppo comodo. Non si trovava nel letto del principe. Troppo poco comodo. E allora… dove diamine era?!

Gli ci volle qualche istante per rammentare tutto, compresa l’infima figuraccia della sera prima, e quindi arrossire nuovamente, intanto che il mal di testa aumentava.

 

Ma gli dèi sembravano dalla sua parte, allorché affinò l’udito per cogliere rumori estranei nella stanza e, poiché vi era assoluto silenzio, egli realizzò di essere solo. Forse il nobile padrone, stanco di aspettare i suoi comodi, era già sceso a fare colazione…

 

Con un gesto pigro e voluttuoso si stiracchiò, risollevandosi a sedere sul materasso.

Fu allora che incrociò un regale sguardo divertito.

Arthur se ne stava stravaccato comodamente sulla sedia a dondolo e giocherellava con- con-

 

“Ho veduto donne nei bordelli con abiti più lunghi e casti di questo!” Considerò semiserio, ammirando il vestitino scartato la sera prima.

 

Fu il ticchettio della pioggia fuori a coprire il loro silenzio. Peccato non potesse nascondere anche il resto.

 

“Vi avevo detto che era anche peggio dell’altro!” si difese Merlin, distogliendo gli occhi dal suo signore, tirandosi le lenzuola fin sotto al mento, con atavico pudore, mentre l’emicrania aumentava.

E’ da tanto che siete sveglio?” domandò poi, per spezzare la tensione.

 

“Da prima dell’alba,” ammise egli. “Mi dà noia la spalla.” Mentì, sotto lo sguardo clinico di Linette – forse quella ragazza stava passando troppo tempo aiutando Gaius, perché sollevava un sopracciglio perplesso allo stesso modo del vecchio guaritore – ma non le avrebbe detto che sentiva i morsi di dolore nella carne del braccio, e nelle costole, e persino nella gamba. Lui era un cavaliere. Ed avrebbe sopportato in stoico silenzio.

 

“Dovete dirmi quanto soffrite realmente.” Lo smascherò Merlin, ben sapendo che l’altro aveva la sindrome dell’eroe. “Altrimenti non potrò darvi la giusta dose di medicamento.”

 

E così Arthur, seppur riluttante, dovette dirle la verità.

 

“Non preoccupatevi, è normale.” Lo rassicurò l’assistente del medico di corte, massaggiandosi una tempia, sofferente. “E’ colpa dell’umidità. Questa pioggia infiamma le vostre giunture ammaccate!” dichiarò, sembrando scrupolosa nella propria diagnosi. “Quando cambia il tempo, anche vostro padre sente sempre le sue vecchie ferite di guerra e Gaius gli prepara un decotto che ho portato con me. Lo berrete anche voi.

 

“Bene.”

 

“E appena sarò pronta, vi ungerò con l’unguento e ne trarrete immediato sollievo.”

 

“D’accordo.” Considerò laconico il principe, sfilandosi la casacca perché la spalla era ciò per cui più gli premeva trovare alleviamento, assieme al costato e, considerando il discorso chiuso, orientò la visuale verso la finestra, di modo che la sua ancella potesse alzarsi dal letto senza imbarazzo.

 

Merlin apprezzò il gesto e scostò le coltri; ma, appena si risollevò in piedi, ebbe un giramento di capo e il senso di nausea gli attanagliò lo stomaco. Egli ricadde sul materasso con un tonfo e un gemito, mentre si tratteneva la pancia e la fronte per non rimettere all’istante.

 

“Linette!” si allarmò Arthur, sentendo il lamento e la botta sorda sulle lenzuola. “Ehi!” si spaventò, torreggiandola, vedendola così pallida, inerme, e con gli occhi chiusi.

 

“E’ stato solo un mancamento…” sussurrò il mago, tenendo le palpebre serrate. “Lasciate che la stanza smetta di danzare e passerà.” Lo rassicurò.

 

“Vuoi dell’acqua?” le offrì.

 

“In questo istante vomiterei anche l’anima.” Rispose lo stregone, rifiutando.

 

Fu solo mezz’ora dopo che il mondo riprese il suo posto davanti a Merlin ed egli riuscì a infilarsi un abito senza stramazzare al suolo.

Pettinarsi decentemente i capelli fu un’impresa peggiore, tanto più che Gaius si era raccomandato di non usare la magia in presenza del principe se non fosse stato strettamente necessario.

 

Che quello fosse stato un momento strettamente necessario?, si chiese lo stregone, con l’umore sotto ai tacchi, al terzo tentativo – dopo aver riempito la spazzola di caduti – imprecando incurante di tutto.

 

“Potresti anche tenerli sciolti!” si lamentò Arthur, innervosito di riflesso. “Come dovresti sapere, le donne di un certo rango posso permetterselo.” S’intromise, stufo di sentirla borbottare come una pentola di fave scoppiettanti. “Morgana, per esempio, li raccoglie raramente e in elaborate acconciature.” Fece presente.

 

“Lo so, ma mi impicciano.” Aveva brontolato l’ancella, fulminando le ciocche che penzolavano, infami, ai lati del suo collo, sfuggite al fermaglio di pietre preziose che le era stato gentilmente offerto come dono nel corredo, dal suo sposo.

 

“Quella pettinatura è un disastro.” Considerò l’Asino Reale, alzandosi dalla sedia a dondolo con una smorfia e lanciando sul cuscino la casacca con cui aveva cincischiato fino a quel momento. “E, se aspettiamo te, mangeremo la colazione a cena!” ironizzò, raggiungendola con un preciso intento.

 

Merlin ci mise meno di un secondo per capire le sue intenzioni, ma non protestò. E Arthur, che già si era preparato una lunga predica e un possibile ‘Te lo ordino, e non discutere!’ nascose in fretta il suo stupore, allorquando la sua serva gli voltò le spalle e gli passò il pettine e i fermagli.

 

Stranamente, Linette non aveva reclamato e lo aveva lasciato fare docilmente.

Da lì, il principe avrebbe dovuto capire che non stava bene. Quando mai lei accettava qualcosa senza protestare?

 

A metà del procedimento, fu un lieve bussare ad intromettersi nei suoi nobili pensieri ed egli diede distrattamente il permesso d’entrare.

 

La locandiera fece capolino dalla soglia. “Volevo sapere se desiderate la colaz- Oooh!” squittì, e sorrise compiaciuta, vedendo quella che lei ritenne un’amorevole e tenera scena matrimoniale. “Non volevo importunarvi, perdonate!” si rammaricò, mentre sondava (e ammirava) la scenetta intima, il petto nudo di Arthur e il ponte di capelli che li univa.

 

Merlin, benché costretto dalla posa forzata del collo, le disse: “Scendiamo fra poco, signora Rosy. Potreste far bollire una caraffa d’acqua, per favore?”

 

“Oh, certo, certo!” confermò la donna. “Tutto quello che desiderate! Ora tolgo il disturbo!” e scomparve prima ancora che le si potesse dire altro.

 

“Credo abbia frainteso la situazione.” Gemette il mago, anche se era tardi.

 

“Credo ci sia poco da fraintendere!” ghignò invece Arthur. “E comunque va tutto a beneficio della nostra recita!”

 

“Chissà che idea si è fatta…” frignò Linette, angustiata.

 

“Che idea vuoi che si sia fatta?!” la riprese il nobile. “L’idea di un marito che aiuta sua moglie a prepararsi, perché al momento non viaggiano con la servitù!”

 

“E voi siete anche senza maglia!” lo rimproverò, una volta che egli ebbe finito di acconciarle la testa.

 

“Non dovevi ungermi?”

 

“Non cambiate discorso!” lo rimproverò.

 

 Arthur sbuffò anziché arrabbiarsi, perché in fondo, a volte, Linette era ingenua e tonta come suo cugino.

“Ho tolto la casacca perché dovevi ungermi…” le spiegò, scandendo bene, al di là di possibili fraintendimenti.

 

“Ah!” strillò la giovane, arrossendo. “Vero.”

 

“Certo che è vero!” rise, divertito dall’averla spuntata su di lei per ben due volte di fila. Un primato, insomma.

 

E fu così che, finalmente, dopo aver ultimato la medicazione dell’Aristocratico Babbeo, i due scesero a sfamarsi.

 

Per prima cosa, il mago afferrò la brocca che la locandiera aveva portato loro e, agguantati due boccali, versò dentro l’acqua un cucchiaio colmo di erbe per sé e per il principe.  

Il sapore era disgustoso, ma sperava almeno che il mal di capo si placasse.

 

“Notte in bianco, eh?” notò, maliziosa, una delle cameriere, prendendosi il tempo di scrutare le facce sfatte di entrambi, mentre serviva il pane caldo e i formaggi.

 

Solo quando all’insinuazione si unì la risata calda dell’ostessa, entrambi ne compresero il sottinteso velato.

 

Merlin strabuzzò gli occhi, sdegnato. Ma fu una grazia che avesse la bocca piena di cibo.

 

“Lascia che vaneggino.” Sibilò Arthur al suo indirizzo, dimostrandosi per nulla infastidito dall’allusione; e, a malincuore, egli fece come richiesto.

 

 

***

 

 

Poiché solo una buona boccata d’aria fresca sarebbe servita davvero, ma fuori pioveva ancora, per passare il tempo Arthur dedicò tutta la mattina ad intrattenersi con gli altri avventori, fra scommesse ai dadi e partite a carte.

Unendo l’utile al dilettevole, egli ebbe anche modo di scambiarci due parole e di conoscerli un po’ tutti, per poter tenere d’occhio l’eventuale messaggero, che – stando a ciò che aveva detto l’informatore – sarebbe giunto di lì a poco, oppure era già arrivato ed era fra loro, poiché lo scambio era previsto per l’indomani, secondo gli accordi presi.

 

Con l’andar delle ore, però, mentre la pioggerella insistente s’era trasformata in un grosso acquazzone, anche l’umore del principe peggiorò notevolmente. Ben presto egli aveva capito che nessuno dei presenti faceva al caso suo e che la maggior parte di loro era rimasta bloccata lì dal maltempo e che altrimenti si sarebbe già rimessa in viaggio da giorni. La fortuna al gioco, poi, non gli aveva particolarmente arriso – a differenza di quando aveva giocato per settimane con Linette, sul suo letto, vincendo praticamente ad ogni turno.

 

Merlin, dal canto suo, sentendosi ancora tutto scombussolato, se n’era rimasto rintanato in un cantuccio della sala, sorvegliando distrattamente l’operato del suo signore, in attesa che il decotto facesse il suo effetto. Ma, poiché esso tardava ad arrivare, il mago decise di tornarsene in camera a sdraiarsi un po’, tanto lì non sarebbe stato di nessun aiuto. Comunicata che ebbe la sua decisione all’irritato consorte, egli si ritirò.

 

L’Asino Reale comparve nel loro alloggio a mezzogiorno, per sincerarsi della sua condizione e per informarla che il pranzo era pronto.

Poiché Linette sembrava stare meglio, lo accompagnò di sotto anche se, per un istante, vedendo la nobile faccia stizzita, aveva pensato quasi di fingersi ancora sofferente e di lasciare l’altro a cuocersi nel suo brodo. 

 

A tavola, infatti, l’atteggiamento di Arthur era bigio come il tempo di fuori.

 

“Il vostro sposo sembra d’umore cinereo!” considerò l’ostessa, rivolgendosi a Linette come se egli non fosse stato presente.

 

“Già,” convenne la ragazza. “Piove.” Rispose, come se questa parola spiegasse ogni cosa.

 

E la donna fece una grossa risata. “Date retta a me, signor- ehm…”

 

Dintagell…” bofonchiò Arthur, raschiando il fondo della sua buona educazione.

 

“Signor Dintagell,” riprese ella, “il maltempo è una cosa meravigliosa, per due giovani sposi come voi!” cinguettò. “Così potrete occupare piacevolmente le vostre veglie, restando chiusi tutto il giorno nella vostra camera e nessuno farà pettegolezzi!” gli fece l’occhiolino, battendogli una mano sulla spalla.

 

E incredibilmente Arthur arrossì. Passassero le insinuazioni del mattino, ma gli aperti consigli no!

“Donna, non essere sfacciata!” la rimbrottò, dandosi contegno. Ma ella ridacchiò ancora e se ne andò.

 

Dopo aver consumato i rispettivi pasti con estrema lentezza, per strappare un intervallo più lungo alla noia, e aver centellinato ogni sorso di vino a loro disposizione, Linette riordinò distrattamente i piatti e le posate sporche sul tavolo mettendoli sul vassoio, come aveva fatto migliaia di volte al castello, per facilitare il compito di pulizia delle cameriere; ma ricevette una sgridata dal principe, giacché nessuna donna di un certo livello l’avrebbe mai fatto.

Merlin, colto in castagna, gli rispose che la gentilezza era gentilezza, a prescindere dal ceto.

 

E intanto che il mezzodì si trascinava pigramente nel meriggio, Arthur divenne come una bestia feroce intrappolata in gabbia, tanto era nervoso e irritato dal dolce far niente.

 

Poiché uscire era un’impresa da sciocchi a causa del diluvio inclemente, il mago gli consigliò di andare a far visita al proprio cavallo per sincerarsi delle sue condizioni e, già che c’era, poteva allenarsi un po’ con la spada, se lo desiderava. Nelle stalle lì accanto, vi era ragionevolmente lo spazio sufficiente per farlo.

Egli, invece, se sarebbe tornato di sopra a riposare un altro po’.

 

 

***

 

 

Quando fece ritorno, l’Asino doveva aver sfogato una parte della sua energia repressa, poiché era decisamente meno nervoso di prima, però poi, verso sera, mentre erano in attesa della cena come oche all’ingrasso – avevano entrambi, ormai, la consapevolezza che lo scorrere delle ore dipendesse unicamente dall’alternanza dai pasti –, Linette si sentì nuovamente male, lamentandosi di improvvisi crampi alla pancia e per l’emicrania. Possibile che avesse mangiato qualcosa di indigesto?

 

“Non sarai… indisposta?” le domandò invece il principe, impensierito dall’inconveniente.

 

Merlin ricambiò lo sguardo. “Impossibile! Mancano ancora sei giorni alla nuova luna, e quindi al mio periodo!”

 

Linette!” la sgridò il nobile, scandalizzato. “Dov’è finito il tuo pudico riserbo di donna, per queste cose femminili?”

 

Ma Sire!” aveva replicato lei, a tono. “Voi avete chiesto, e io ho risposto!”

 

Arthur le mandò un’occhiataccia.

“Beh, tanto meglio!” tagliò corto. “Altrimenti avrei dovuto chiedere a Gwen di essere mia moglie.”

 

“Ah, sì?” rifece Lin, piccata. “E’ così che scarichereste la vostra devota serva?!

 

“Certo! Sei più lunatica del solito, in quei giorni.

 

“Oh! Allora voi siete una donna mancata, volubile come siete!” ribatté Merlin, stizzito. Un istante dopo, però, si chinò su di sé, dolorante.

 

L’erede al trono boccheggiò indignato dall’insolenza, tuttavia propose un: “Vado a cercarti la locandiera.” E non aspettò risposta, sparendo dalla porta per togliersi d’impaccio.

 

La padrona, la signora Rosy, si dimostrò estremamente gentile e materna con lei; accantonando le battutine fatte fino a quel momento, comprese il suo disagio, soprattutto perché Linette non aveva previsto quel problema durante il viaggio e glielo confessò.

 

“Anche la mia ultima bambina è diventata da poco signorina e capisco il tuo imbarazzo. Dormite in camere separate, col vostro consorte?” le domandò, a metà tra il pettegolezzo e l’interesse clinico.

 

“Sì, decisamente.” Rispose Merlin. “Ognuno nella sua stanza.”

 

“L’avevo intuito che eravate facoltosi. Magari non nobili, ma ricchi.” Spiegò la moglie del padrone. “Ad ogni modo, cara, qui temo che dovrai adeguarti.” Annuì, grave. “Prima o poi, anche gli uomini devono venire a conoscenza di queste cose.”

 

Lin aveva una risposta alquanto pepata sulla lingua, ma tacque. In fondo la donna non aveva colpa.

Anzi, fu così gentile da darle dei panni puliti per le sue necessità e anche un infuso dei corteccia di salice, che diminuì notevolmente il dolore dei crampi, anche se aumentava il flusso.

 

Purtroppo per lui, l’ostessa aveva quasi finito le scorte di erbe medicinali e doveva centellinarle, poiché il guaritore del villaggio, a causa della pioggia, non era ancora passato a venderle le sue provviste abituali.

 

Merlin rimpianse amaramente gli armadi ben forniti a casa di Gaius e il decotto che il vecchio mentore gli avrebbe preparato all’istante. Ancor più si maledì, per non aver pensato di portarne dietro almeno un po’, per prudenza. Dopo aver fatto la cernita delle cose nella sacca dei medicinali, realizzò che gli unguenti del principe erano inutilizzabili e le erbe che gli somministrava non sarebbero state che un magro palliativo, senza contare che non poteva privare il suo signore della propria cura per servirsene.

 

Lasciandosi andare allo sconforto e al dolore, egli si appallottolò sul letto, cercando di riposare, ma fu allora che gli si presentò alla mente il dilemma più grave: all’indomani, quando il problema in avvicinamento fosse arrivato al dunque, dove avrebbe messo a dormire Arthur?

 

Lui, e le sue idiotissime fisime da cavaliere!

 

 

***

 

 

“Ho supplicato la locandiera di affittarci almeno un materasso, ma lei mi ha detto che non hanno neppure più sacchi pieni di paglia.” Gli chiarì, quando il principe fece ritorno dalla cena, che invece Merlin aveva rifiutato in favore di un leggero brodino servito in camera. “E’ arrivata una carovana di saltimbanchi per la Festa di Litha, sotto a questo diluvio, e ha chiesto ospitalità; Rosy è stata costretta ad alloggiarli nel fienile!” chiarì, per fargli capire che aveva tentato ogni possibilità. “Potete dormire con me ancora stanotte, poi domani vedremo il da farsi.”

 

Sai come la penso sulle fasi impure, vero?” le fece presente, puntellando i pugni sui fianchi.

 

“Vi ho detto che-” s’irritò Linette con tono battagliero, poiché stava così male da non aver la pazienza per seguire i capricci del suo padrone.

 

“D’accordo. D’accordo.” La frenò il principe, sollevando le mani davanti a sé. “Una cosa alla volta. Una notte alla volta.” Filosofò.

 

Per una volta in vita sua, l’Asino Reale pareva avere un briciolo di buonsenso, ringraziò mentalmente il mago. Ma aveva parlato troppo presto.

 

“No, aspetta…” riprese infatti il Babbeo coronato, dando spago ad un pensiero spuntatogli chissà come. “Quando sono cominciati i primi sintomi?” pretese di sapere.

 

Merlin fece mente locale, inorridendo per non aver colto per tempo i segnali. “Ieri… ieri sera.” Ammise.

 

Fu allora che Il Supremo Idiota esplose con la stessa intensità di un barile pieno d’olio incendiato.

Quindi ho dormito con una donna indisposta!” s’infiammò, ruggendo come pochi altri momenti in vita sua. “Nello stesso letto!”

 

N-no…”

 

“Ah, no?!” sibilò il nobile, sprezzante.

 

“Beh, non proprio… volevo dire… ero indisposta, ma non…” farfugliò il mago.

 

“Dannazione a te e a quella volta che ho dato retta all’idea di Gaius!” imprecò, alzando la voce e Merlin trasalì, spalancando le iridi lucide. Fu come se Arthur l’avesse colpito con una scudisciata.

 

 

Continua...

 

 

 

Disclaimer: I personaggi di Merlin, citati in questo racconto, non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

Viceversa, i personaggi originali inseriti in questa fic – in passato, ora e in futuro – sono esclusivamente miei. In particolare, lo è la signora Rosy, slasher merthur inconsapevole e accanita. XD

 

Ringraziamenti: Un abbraccio a Tao, che sopporta i miei scleri. X3
E a Mika, che mi coccola col suo entusiasmo!

 

Note: Ebbene sì, le cose si stanno complicando per i due ‘clandestini amorosi sotto copertura’ (definizione gentilmente offerta da Ichigo ^^).

Cosa c’è di peggio del ciclo in viaggio? Il peggio è avere un Asino accanto! XD
Vi ho sempre detto che in questa fic amerete e odierete l’Idiota Reale. Ma è mentalmente limitato, poverino, che possiamo farci? L’importante è che si faccia perdonare, no? ^_=

Vi è un riferimento diretto al capitolo del parto di Suzanne, in cui Arthur (se vi ricordate) dà di matto perché si è contaminato toccando una puerpera.

Arthur qui rompe parecchio, ma è che, secondo me, inconsciamente rivive questa forzata inattività come quando era segregato a letto e il ricordo della convalescenza è ancora troppo vivo in lui.

La locandiera dà delvoi’ ad Arthur per tutta la fic, mentre con Linette alterna il ‘voi’ al ‘tu’, quando il momento si fa più confidenziale e lei si sente autorizzata a farlo, ma poi ristabilisce una certa forma di rispetto.
Lo dico perché è voluto (qui e nei prossimi capitoli).

Giusto se ve lo state chiedendo, ho fatto i conti sul ciclo di Linette e questo mese è in anticipo. Toh! XD

Ma come sapete, lo stress e i viaggi possono sballare anche il ciclo più regolare del mondo! XD

 

Per il dolore, a Merlin viene dato un infuso di corteccia di salice.
Le foglie e la corteccia del salice furono usati da molti popoli, anche primitivi, nonché dalla medicina popolare medioevale.

Dalla corteccia, si ricava la salicina, da cui l’acido salicilico, che (per farla breve) è come il nonno della nostra aspirina (l’acido acetilsalicilico).

Com’è noto, uno dei suoi effetti è quello di diluire il sangue, perciò se ne sconsiglia l’assunzione durante ‘quei giorni’ per ovvi motivi. U_U

 

Per chi non lo sapesse, una scudisciata è una frustata.

 

Per ogni capitolo di questa ‘missione sotto copertura’, l’Asino ha un certo orgoglio virile da salvaguardare, ed è per questo che sembra accomodante nelle insinuazioni, almeno fintanto che non diventano consigli non graditi. Figurarsi, lui non sopporta di sentirsi dire cosa deve fare, che sia finzione o meno!

 

 

Precisazioni al capitolo precedente e domande varie: (a random)

 

- Vorrei farvi riflettere sulla reazione di Merlin davanti alla possibilità di dormire in un’unica camera. Le parole del suo mentore hanno attecchito, così come le sue insinuazioni.

Merlin ha raggiunto una nuova consapevolezza, una nuova maturazione. Ora comincia a capire che, con un corpo di donna, non può sempre comportarsi come quand’era se stesso.

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- Arthur sarà messo alle strette, fra il suo ‘codice d’onore’ che gli impone di scandalizzarsi per ogni cosa impudica, soprattutto di Linette, e il suo essere un uomo, e quindi non di legno. XD
Non voglio renderlo la verginella perbenista della situazione!

E poi, come ho detto nelle note sopra, c’è un perché del suo comportamento.

- No, per ora niente rumori molesti di notte. Non servono! ^_=

- Lo sapevo che avreste amato Rosy, ma il meglio deve ancora arrivare! *_*

- So che in un contesto medievale era comune che il signore del castello disponesse a suo piacere delle serve, seminando ovunque figli bastardi (come Sir Beltrame, in questa fic), ma ce lo vedi Arthur davanti a suo padre e Linette col pancione? Dopo il discorsetto’ preventivo del re, scatenerebbero il finimondo! In fondo, credo che Arthur avrebbe il permesso paterno di ‘divertirsi’, ma senza lasciare complicazioni.

- Per me, Arthur malizioso è impagabile! *ç* Me lo sono immaginata per giorni, a giocherellare con la stoffa striminzita del baby-doll. XD

- Quando Arthur chiede a Lin “Sei indisposta?” lo fa dopo aver subodorato i sintomi, ma spera di essersi sbagliato e di sentirsi dire un bel ‘No’ rassicurante. Come quando hai l’incubo di qualcosa e chiedi rassicurazioni che lo neghino, per stare più tranquillo.

- Merlin, durante quest’avventura, farà i conti con ciò che prova. Devozione? Puah! ^_=

- E’ vero che Ardof ha tentato di accoppare Arthur e invece ha colpito Merlin con un incantesimo, ma la sua idea non era di far diventare Arthur donna. XD
Quello è stato un incidente in itinere durante lo scontro magico! XD

- Oh, sì. I due ‘clandestini amorosi sotto copertura’ (quanto lovvo questa definizione *O*) litigano già come marito e moglie… ma, in fondo, non l’hanno sempre fatto? ^_=

- Arthur è rimasto abbastanza sconvolto nel trovarsela mezza nuda davanti, perciò direi che l’ha rivestita per il bene di entrambi: per togliere a lei l’imbarazzo e, superato il proprio iniziale impaccio, calmare certi istinti.

- Anche io adoro il pezzo dei fiori coatti! (E Merlin, finalmente, si può prendere qualche soddisfazione, dando ordini all’Asino! XD)

- “Dopo la torta del matrimonio, consumeranno anche il matrimonio?” Mah. Chi lo sa…?

- Uh. Che delusione. Nessuna che abbia fatto battute sul doppiosenso riferito a chiavistelli difficili da aprire, e Arthur che ci avrebbe messo un’eternità ad infilare la chiave nella toppa? Io lascio hints così carini, e voi invece andate a vedere ambiguità dove non ce ne sono. X°D

- Merlin era troppo scombussolato per rendersi conto che, tirando da un lato il coso, si accorciava da un altro. XD

- Sì, il rapporto tra Arthur e Merlin si è evoluto di molto e questa parentesi, lontano da Camelot e dai loro soliti ruoli, offrirà ottime occasioni per approfondirlo ancor di più.

- Avevo scritto il pezzo del baby-doll secoli fa, perciò quando ho trovato questa immy non ho voluto tradire il ‘Rosso Pendragon’ e ho mantenuto il colore della casacca scarlatto, però l’immy mi piace, perciò desideravo condividerla con voi:

 

 

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Vi metto ben TRE anticipazioni del prossimo capitolo:

 

“Non ho ancora finito!” riprese il mago, con foga. “Lo sapete perché le donne sono impure?! Perché non hanno concepito! E visto che voi avete minacciato ogni uomo del castello di starmi lontana, dovreste considerarla una grazia che io sia impura! Perché, se non lo fossi, tutta la Corte Reale penserebbe che è figlio vostro!”

 

Arthur allora boccheggiò, s’indignò e per poco non stramazzò, tutto insieme.

“Non… non…” tartagliò, infuriato.

 

“Oh, . Lo penserebbero.” Lo contraddisse la sua serva. “E siccome non sono un’appestata e questo è il vostro male minore, vi pregherei di smetterla di farmi pesare la mia condizione di impura.”

 

(…)

 

Linette collassò mezz’ora dopo, sfinita, quand’ebbe fatto effetto la tisana.

 

Nel freddo dell’alba – quella vera, poiché il gallo aveva cantato malgrado la pioggia –, il corpo infreddolito di lei cercò il tepore di quello del principe e Arthur, che finalmente aveva sperato di dormire almeno un po’ dopo l’incursione nelle cucine, fu risvegliato da quella presenza improvvisa accanto a sé e, benché imbarazzato, non glielo negò.

 

(…)

 

E poi Linette aveva dei piedi sorprendentemente piccoli e gelidi.

Dei pezzetti di ghiaccio intrappolati tra i suoi, caldi e confortevoli.

 

Arthur sospirò interiormente. Con che coraggio le avrebbe sottratto quel po’ di calore che cercava?

 

 

 

Angolo pubblicità:

Dopo tanto tempo, ho postato una one-shot pre-serie, con protagoniste Hunith e Ygraine (NO slash, a scanso di equivoci) e Arthur in arrivo.

The Sweetest Secret

Se vi va di darci un’occhiata e di lasciarmi un parere, ne sarò felicissima! ^^

 

 

Un’ultima cosa, prima di lasciarvi. Se tutto va bene, domenica 30 ottobre sarò a Lucca. Se qualcuna/o volesse fanghèrlare un po’ su Merlin, magari ci si potrebbe incontrare per un saluto.

Se siete interessati/e, scrivetemi tramite ilcontatta’ di EFP, oppure scrivetemelo nella recensione e vi contatterò io. ^^

 

 

 

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elyxyz

 

   
 
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