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Autore: Nami88    20/10/2011    2 recensioni
Una storia di amicizia, come tanto l'avrei voluta io e come tanto l'ho sognata.
Buona lettura a tutti!
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Oh per la miseria ma è tardissimo! Dovevo anche passare a prendere quell’imbecille di Rukawa, il Gorilla ci farà a pezzi! Anzi no, se la prenderà solo con me come sempre! Devo sbrigarmi!”

    Era sabato pomeriggio e Hanamichi si svegliò solo perché il sole che entrava dalla finestra era troppo caldo e la fronte grondava di sudore, senza dubbio una spiacevole sensazione mentre ti godi l’unico pisolino che il tuo ex-capitano ti ha concesso quella settimana.
Si precipitò letteralmente giù dal letto. S’infilò una canottiera, un paio di pantaloni e le scarpe. Afferrò la borsa da palestra riposta malamente sotto il letto e, cercando disperato nell’armadio, agguantò la divisa pulita, l’unica, quella bianca. L'ex-capitano Akagi si sarebbe arrabbiato perché oggi avrebbero dovuto allenarsi con la rossa e sicuramente avrebbe detto: “Sakuragi sei il solito incompetente!”. Non c’era altro che potesse fare comunque. La infilò nel borsone accompagnata dalle scarpe da basket e si fiondò al piano di sotto.
« Hanamichi a che ora torni?! » chiese sua madre, come sempre intenta ai fornelli.
Hanamichi saltò gli ultimi cinque gradini buttandosi sul pavimento, facendo tremare tutta la casa, e aprì la porta uscendo di corsa.
« Non lo so, non aspettarmi! ».
    Rukawa abitava ad un paio di isolati e sicuramente non sarebbe stato contento di quel ritardo.
“Corri corri corri corri corri! Devo fare in fretta!!!”.
Finalmente dopo una corsa all’ultimo respiro arrivò davanti a casa Rukawa e, spossato come non mai, ancora piegato sulle ginocchia, suonò al campanello.
« Chi è? » chiese la voce gentile della signora Rukawa dal citofono.
« S-signora sono-------passato a prendere----Kaede » agonizzò Hanamichi.
La signora esitò un secondo per poi prodigarsi in un saluto.
« Oh ciao Hanamichi, sei tu. Non ti avevo riconosciuto. Te lo chiamo subito. Vuoi accomodarti caro? »
« Sono qui » si sentì dire in sottofondo. « Io esco ».
« Hanamichi vuoi accomodarti a bere qualcosa? » chiese la madre.
Nel frattempo Rukawa aprì la porta e sua madre si affacciò salutandolo calorosamente. Hanamichi ricambiò alzando una mano.
« No signora, dobbiamo andare. La ringrazio molto! ». 
Rukawa intanto si avvicinava e lo sguardo non prometteva nulla di buono.
Mentre ancora Hanamichi sviolinava alla signora Rukawa, la volpe già si avviava senza Hanamichi.
« Ehi bastardo, aspettami!!! » gli corse dietro Hanamichi.
« Ho solo voltato l’angolo della recinzione » gli fece notare Rukawa.
I due ragazzi proseguirono la strada in silenzio per un tratto abbastanza lungo. Era noto che a Rukawa non piacesse parlare.
« Certo che sei bravo a fare l’idiota con mia madre, se solo sapesse come sei davvero… »
« Ma che vuoi?! Io non ti ho offeso! E poi lo stronzo tra i due sei tu, io sono stronzo solo con chi lo è con me e tua madre non lo è. E’ proprio una cara signora, dovresti trattarla meglio sai?! »
« Non sono affari che ti riguardano ».
Hanamichi grugnì e fece spallucce.
« Sei arrabbiato perché sono arrivato tardi??? » chiese poi scrutando lo sguardo freddo e impassibile dell’eterno rivale.
« No »
« Ne sei certo? » insistette pungente.
« Sì »
« Sicuro? »
« La vuoi finire?..........Idiota »
« Per me lo sei invece. Senti, mi dispiace va bene?! Ero stanco. Ieri sera Anzai mi ha fatto allenare fino alle 2 di notte e non ho sentito la sveglia stamattina »
« Lo dico sempre che sei una mezzasega. Se non lo fossi non ci sarebbe bisogno di allenarsi fino alle 2 di notte »
« Mezzasega a chi?! »
« Piantala di blaterare, siamo arrivati. Prepariamoci a sentire la rottura di Akagi »
« “Prepariamoci”… » piagnucolò Hanamichi con il broncio. « Tanto si sa che se la prenderà solo con me. Non capisco perchè deve continuare a rompere anche se non è più in squadra. Uffi ». Rukawa non rispose e aprì la porta della palestra.
« Benarrivati! Desiderate anche un caffè per fare colazione?! » gridò l’ex-capitano avvicinandosi. « Dove cavolo eravate finiti?! Avete mezzora di ritardo! ».
Akagi quando poteva ritornava allo Shohoku per allenarsi con i suoi vecchi compagni di squadra e ancora si atteggiava a capitano. Miyagi, l’attuale capitano, glielo lasciava fare con tranquillità.
« Ecco noi… » Hanamichi abbassò la cresta.
« Sto parlando anche con te Rukawa! Torna subito qui! » tuonò vedendo che si allontanava indifferente.
« E’ colpa mia » ammise Hanamichi.
« Non avevo dubbi! Rukawa almeno può permettersi di arrivare in ritardo, ma tu no! E ora vai a cambiarti! Genio dei Ritardi! ».
Hanamichi fece una smorfia e si precipitò negli spogliatoi.
Ma chi si crede di essere quello scimmione!? E’ il Tappo il capitano e da un paio d’anni ormai!!!”. 
Entrò nello spogliatoio e gettò malamente il borsone sulla panchina, per poi aprirlo imprecando e sbuffando.
« La divisa bianca? » chiese Rukawa senza emozione.
« Era l’unica pulita » ringhiò Hanamichi.
Non ci fu risposta. Molte delle azioni/reazioni di Rukawa parlavano da sole. Ad esempio fissare Hanamichi per cinque interminabili secondi e poi uscire dallo spogliatoio significava: “Voglio proprio sentire cosa dirà Akagi”. E infatti, pochi minuti dopo……
« Sakuragi cosa significa?! Sei il solito imbecille! »
Lo sapevo che l’avrebbe detto! Doveva proprio venire a rompere?!?!”.
« Senti Gori mi dispiace! Era l’unica pulita! E che problema sarai mai, è solo un colore! »
« Il problema non è il colore, è l’organizzazione, la disciplina. Se tu avessi almeno una di queste due cose ti saresti presentato con una divisa pulita sì, ma rossa! ». 
« Coraggio, calmatevi » sorrise Miyagi. « Akagi non te la prendere. Non ci sono problemi »
« Sei troppo permissivo Miyagi »> tuonò il gorilla.
« Eh eh eh. E’ solo che non mi piace arrabbiarmi di continuo ».
Hanamichi ringhiò con lo sguardo basso.
« Dai Hanamichi non te la prendere anche tu » sorrise Miyagi poggiandogli una mano sulla spalla. « Sei la sua valvola di sfogo! Ora iniziamo l’allenamento! ».
Hanamichi si stava impegnando molto. Ormai erano tre anni che era entrato nello Shohoku e quello era il suo ultimo anno, per lui come anche per Rukawa, Haruko, Miyagi e Mitsui (bocciati rispettivamente un e due anni). Ormai le possibilità di diventare il capitano della squadra erano sfumate. Infatti, prima di andarsene due anni prima, Akagi aveva nominato Miyagi capitano. Sperava poi che quei due scansafatiche potessero essere promossi, così l’ultimo anno o lui o Rukawa se la sarebbero giocati per il titolo, invece no: Mitsui e Miyagi erano stati bocciati così Miyagi permaneva nel suo ruolo.
Gli allenamenti dello Shohoku erano sempre più estenuanti, ogni settimana di più. Questo perché a fine mese si sarebbero disputate le semifinali del torneo interscolastico della prefettura e Miyagi si era ripromesso che avrebbero finito l’anno senza subire sconfitte. Fino ad allora ci erano riusciti e non aveva intenzione di mollare proprio alla fine dei giochi. La verità però era che solo Hanamichi era costretto alla tortura degli allenamenti feroci e ancora si chiedeva perché.
Ma perché solo io?! In fondo io sono il Genio del Basket, il Re dei Rimbalzi e delle Schiacciate, maledizione!”. Poi però pensava anche che in fondo, se Miyagi spendeva così tanto tempo ed energie nell’allenarlo, poteva significare che di lui avesse una certa considerazione, che volesse farlo diventare più forte degli altri. La realtà era ben diversa: infatti, nonostante i notevoli miglioramenti, Hanamichi aveva ancora un bisogno estremo di disciplina ed educazione sportiva e quantomeno doveva diventare forte come gli altri, non necessariamente di più. Su una cosa però aveva ragione: se a Miyagi, e ancor prima ad Akagi, non fosse importato nulla di lui o non ci avesse tenuto a sufficienza lo avrebbero sbattuto a casa il primo anno quando era un cavallo pazzo.
    « Basta così ragazzi! Per oggi può bastare! ».
Certo che poteva bastare, avevano iniziato ad allenarsi alle 14 e a quel punto erano già le 19.
« Akagi »
« Sì, Mitsui? »
« Domani siamo liberi? »
« Sì. Domani riposo »
« Ah meno male! Devo andare dal dentista a farmi controllare le protesi » disse tastandole con le dita per controllarne il dondolamento.
« Stavo pensando una cosa » disse Miyagi sistemando i palloni. « Mio zio ha una casa sul lago e visto che lunedì non c’è scuola potremmo anche a passare là un paio di giorni »
« Che bella idea Miyagi, bravo! »
« Veramente… » Akagi sembrava dubbioso. Quando rientrava dall’università era come se non se ne fosse mai andato dallo Shohoku. Ore e ore di allenamenti, oltretutto il coach Anzai iniziava ad invecchiare, di conseguenza quando Akagi poteva ne prendeva il posto volentieri affinchè lui si riposasse.
« E dai Akagi, non farti pregare! C’è anche un campo da basket, ci giocavo da piccolo. Non rischiamo di saltare gli allenamenti »
« E poi l’aria di montagna è molto salutare » aggiunse Kogure. Frequentava la stessa università di Akagi, quindi avevano gli stessi periodi di libertà.
« Beh...In tal caso » sbuffò Akagi.
“Basket” era la parola magica.
« Evvai!!! »
« Che figata!!! »
« Allora ci state?! »
« Certo che sì! Abbiamo bisogno di cambiare un po’ aria non credete? »
« Quattrocchi ha ragione! Tutti al lagoooo!!! »
« Io non vengo » disse atono Rukawa. 
« Cosa?! » esclamò Mitsui. 
« Perché mai? » chiese Miyagi. « Sei il solito guastafeste Rukawa! »
« Sì, sei un ammazzabalotta! » lo schernì Mitsui.
« Vieni qui brutta checca isterica » disse Hanamichi afferrandolo per il collo e stringendolo a sé strofinandogli la testa. « Avanti, di’ ai tuoi compagnucci che verrai! Dillo o ti spacco la testa! Cos’è?! Il Numero Uno del Giappone non può permettersi una piccola vacanza?! Ops, aspetta. Tu non sei ancora il Numero Uno del Giappone! ».
Le minacce di Hanamichi però non servirono a niente, specialmente con Rukawa.
« Lasciami andare imbecille> ringhiò Rukawa divincolandosi dalla sua presa e tornando negli spogliatoi con l’asciugamano in testa.
« Ma che gli prende? » chiese Mitsui. « Ho notato solo io che è un po’ strano ultimamente? »
« Veramente a me sembra il solito pezzo di merda di sempre. Volpino del cavolo » ringhiò Hanamichi. 
« Già » confermò Miyagi. « C’è qualcosa di strano. Anche nel modo in cui gioca… »
« E’ vero. L’ho notato anche io. Bravissimo e impeccabile come sempre ma quasi senza…emozione. Per noi che lo vediamo poco credo sia molto più evidente »
« Non avrei saputo dirlo meglio Kogure. Negli ultimi sei mesi – spiegò Miyagi - ogni due settimane si assenta dagli allenamenti almeno una volta alla settimana. Mi ha sempre chiesto il permesso ma non ho mai approfondito ».
« Avrà la ragazza… » ipotizzò Akagi.
« Figuriamoci! Una checca come lui che pensa solo alla pallacanestro! » sghignazzò Hanamichi.
Si fermarono tutti ad osservarlo mentre rientrava negli spogliatoi.
« Naaahh… » sospirarono insieme. 
« Comunque, se non vuole venire non possiamo certo obbligarlo » sospirò Miyagi gettandosi l’asciugamano fradicio sulle spalle. « La macchina la prendo io, dopotutto sono io a sapere la strada. Mia zia ha un vecchio pullmino Volks Wagen e ce lo presterà sicuramente »
« E cosa dobbiamo portarci Ryo-chan? » chiese Hanamichi
« Vediamo, là il clima è sempre abbastanza fresco senza contare che piove spesso… »
« Capito. Quindi abiti da mezzastagione » disse Kogure.
« Il pallone lo porto io » disse Mitsui. « Chiederò al signor Anzai di poter usare uno di quelli della palestra ».
« Perfetto. Alle 6.00 davanti a casa mia. Puntuali » sottolineò il playmaker capitano.
« Perché guardi me Nanetto?! »
« Lo sai benissimo, sei sempre in ritardo… » . 
Hanamichi ringhiò.
« Bene, ora andiamo a farci una bella doccia » disse il capitano.
« Quasi dimenticavo, credete che Haruko e Ayako verrebbero volentieri? Non vedo Ayako da un sacco di tempo » chiese Miyagi trepidante. 
« Di’ la verità, brutto maniaco, ci vuoi provare con Ayako eh?! » sorrise Mitsui.
« Ma no! Cosa vai a pensare! Non sono mica un pervertito come Hanamichi! »
« Pervertito io?!?! Almeno non sbavo tutte le volte che vedo Haruko! »
« Ora basta, decerebrati che non siete altro! Chiederò ad Haruko se vuole venire e di telefonare ad Ayako, ma giù le mani da entrambe »
« Signorsì collega capitano! » sorrise Miyagi avviandosi verso gli spogliatoi.
« ……Forse » mugugnò Hanamichi.
« Come?! »
« N-no no, niente Gori! Niente! ».
    Come di consueto, lo spogliatoio maschile diventava il nido di un’infinità di pettegolezzi e commenti sconci sulle ragazze della scuola. Una novità piuttosto interessante era che finalmente Mitsui si era trovato una ragazza con la quale stava all’incirca da sei mesi. Era una ragazza molto carina e davvero in gamba, anche di buona famiglia.
Si erano conosciuti un pomeriggio in cui Mitsui si stava allenando da solo al campo da basket. Quando arrivò trovò una ragazza seduta su di una panchina che sfogliava un libro e già gli era sembrata molto carina. Siccome però la ragazza non lo considerava di un solo sguardo, e non potendola cacciare da lì, cominciò ad allenarsi perdendola di vista. Ad un certo punto, forse accortasi di lui, lo raggiunge in campo facendogli i complimenti e dicendogli che l’aveva riconosciuto. Da cosa nasce cosa, e così…
« Come farà Kodama a stare con un Tritapalle come te? Perché hai tutte le fortune?! »
« Tritapalle sarai tu, scimmia dai capelli rossi! Cos’avrei di tanto sbagliato scusa?! »
« Ma dai Mitsui, lei è bella e intelligente. E’ la prima della sua classe ed ricchissima…è molto sopra la tua portata! »
« Ti ci metti anche tu Miyagi?! »
« Io invece trovo che la vicinanza di Kodama ti faccia bene. Almeno adesso vai meglio a scuola e non devo più diventare matto per farti passare gli esami. L’importante è che continui a mantenere costanti gli allentamenti » disse Akagi.
« Per questo non c’è problema »
« Pensi che non verrebbe al nostro piccolo ritiro spirituale? »
« Non credo Kogure, sai com’è…è molto timida e mi ha confessato che si sente a disagio. D’altra parte la capisco, a stare accanto a dei buzzurri maniaci come voi…. »
« Ma che dici?… »
La provocazione non era riferita al Kogure, naturalmente.
« E bravo Mitsui… » ridacchiò Hanamichi. « Ti invidio proprio ».
« Quando vorrai diventare anche il Genio degli Appuntamenti allora fammi un fischio Sakuragi » lo canzonò. « Non ridere Ryota, vale anche per te! ». 
Scoppiarono tutti a ridere. La doccia era il momento che apprezzavano di più dell’allenamento infatti. No, non fatevi strane idee, ognuno aveva la propria doccia; era il più apprezzato probabilmente perché era l’unico momento in cui potevano parlare davvero. La squadra dello Shohoku infatti, dalla partita di due anni prima con il temibile e quasi imbattibile Sannoh, era molto cambiata. Se prima il problema maggiore era sempre stato la coesione inesistente e la dominazione incontrastata della rivalità fra i titolari, dopo quella storica partita cominciarono piano piano a regnare la fiducia reciproca e il gioco di squadra ma soprattutto iniziò ad essere sempre più presente, giorno dopo giorno, la vera amicizia. I ragazzi infatti non erano mai stati amici: caratteri diversi, età e anche classi differenti non avevamo mai permesso loro di conoscersi davvero. Lo dimostravano appunto la continua competizione ed egoismo che mostravano in campo l’uno verso l’altro. Ma quando arriva la fiducia è inevitabile che dopo un po’ arrivi anche l’amicizia. Ora uscivano volentieri assieme e Hanamichi addirittura doveva dividere il suo tempo tra gli allenamenti, i compagni di squadra-amici, e le sue vecchie e instancabili Truppe. Inoltre, questo nuovo clima li aveva cambiati molto: i più maneschi e irascibili (ndr: Rukawa, Mitsui, Sakuragi) erano lontano dalle risse ormai da più di un anno.
    Finita la doccia, Hanamichi notò Rukawa uscire in silenzio per primo quasi non volesse dare nell’occhio.
Il rosso si asciugò malamente e ficcò in borsa ogni cosa senza cura e decise di volerlo seguire.
« Allora a domani ragazzi! »
« A domani Hanamichi! »
Sembrava che nemmeno si fossero accorti che Rukawa non era più lì.
    « Ehi Rukawa aspettami! »
La volpe non si voltò né tantomeno si fermò alla richiesta di Hanamichi.
« Dannazione piove! Non me n’ero accorto durante l’allenamento » disse Hanamichi coprendosi con la borsa. Infilò una mano senza guardare e a tastoni trovò l’ombrello. « Aspettami ho detto! Aspettami maledizione! »
« Che vuoi?> chiese Rukawa una volta che Hanamichi l’ebbe raggiunto.
« Piove. Cos’è? Non te ne sei accorto!? »
« E allora? »
« Non pensi alla tua povera mamma? Se arrivi a casa bagnato avrà un sacco di lavoro da fare, brutto ingrato! ».
Rukawa acconsentì e permise ad Hanamichi di portare l’ombrello.
« Senti - disse Hanamichi dopo molto tempo senza parlare – va tutto bene? »
« Sì ».
Hanamichi fece una smorfia.
Due anni prima sicuramente avrebbe menato il suo compagno per fargli “sputare il rospo”, ora però era cresciuto e sapeva che insistere non avrebbe portato a farlo confessare.
« Sei sicuro di non voler venire domani? »
« Ti ho già detto di no. Non rompere »
Hanamichi grugnì scandalizzato.
« Se il tuo problema è perdere tempo invece di allenarti, quel nano di Ryota ha detto che c’è un campo da basket e Mitsui porterà »
« Ho detto di no »
Hanamichi sobbalzò. “Il solito arrogante”
Fece spallucce e grugnì di nuovo.
“Che caratteraccio”.
Senza che Rukawa se ne accorgesse, mentre apriva la porta di casa, Hanamichi riuscì ad entrare di soppiatto sgattaiolando dentro come una biscia e non esitò per far sì che sua madre potesse accorgersi della sua presenza prima che Rukawa lo cacciasse fuori.
« Ma che diavolo fai? » tuonò Rukawa.
“Hihihihi” pensò Hanamichi con ghigno malefico “Ora vedrai”
« Porcaccia la miseriaccia quanto piove!!! » urlò. « Sono più bagnato di un pulcino!!! »
La signora Rukawa si affacciò dalla cucina e subito s’illuminò in un sorriso.
« Oh Hanamichi! Che bella sorpresa! »
« Salve signora! » sorrise ingenuo come un agnellino dopo aver tolto le scarpe ed essersi inchinato debitamente « Le dispiace se resto un po’ finché non smette di piovere? ».
Rukawa lo trafisse con lo sguardo e fece ruotare gli occhi al cielo senza speranza.
« Ma certo, accomodati pure! Vieni, ti offro un bel the caldo. Kaede, caro, porta in camera tua la borsa e riponi gli abiti sporchi in lavanderia ».
Rukawa ringhiò sotto i baffi e fece spallucce, pensando che se avesse potuto ucciderlo con le proprie mani lo avrebbe fatto.
« Signora, sa una cosa? – cominciò Hanamichi sorseggiando il the e complimentandosi per quanto era buono - Domani i ragazzi della squadra hanno organizzato una piccola gita al lago. Lo zio di Miyagi ha una casa e avevamo pensato che dopo tutti questi allenamenti abbiamo bisogno di una bella vacanza. Kaede può venire signora? Ci ha detto che lei non sarebbe stata d’accordo e io voglio provare a convincerla. I ragazzi ci tengono tanto…e beh, anche le ragazze ». Si morsicò la lingua mentre lo disse ma era necessario.
« Cosa? Oh cielo, ma certo che può. Kaede – disse vedendolo entrare nel soggiorno – perché hai detto hai tuoi amici che non voglio che tu vada? Così mi fai passare per una madre snaturata caro. Vai pure e non preoccuparti per me, io a casa ho sempre tanto da fare. Non mi accorgerò nemmeno della tua assenza, se ciò che ti preoccupava era che mi potessi sentire sola. Vai, divertiti e riposati. Ti sei allenato tanto ultimamente ».
Rukawa osservò Hanamichi e Hanamichi contraccambiò soddisfatto: “Ti ho fregato Volpino. Nemmeno tu puoi deludere la tua mammina”Ma la volpe non tradì i suoi veri sentimenti e recitò la parte alla perfezione, tenendo il gioco all’ “idiota”.
« Scusa, pensavo che avresti preferito non restare a casa da sola. Se ci tieni tanto, ci andrò »
« Certo che ci tengo tesoro. Sei così serio da un po’ di tempo a questa parte, hai bisogno di distrarti »
“Quando mai non è serio?!” pensò Hanamichi.
« Non te ne devi andare tu? » tuonò rivolto ad Hanamichi.
« Kaede ma che modi sono? »
« Probabilmente sua madre lo starà aspettando per cena » ipotizzò seccato.
« Posso chiamarla e dire che resti qui, ti va Hanamichi? »
« No signora, devo davvero scappare » “Hihihihihihi! Obbiettivo raggiunto e ora me ne vado”« Ma la ringrazio, è sempre troppo gentile ». 
« Ti accompagno alla porta » disse Rukawa avanzando per primo. « E ringrazia che non ti caccio fuori a calci » bisbigliò di modo che sono Hanamichi potesse sentire. 
« Hihihihihi » rise l’altro di sottecchi. « Arrivederci signora e buona serata! »
Hanamichi aprì la porta e uscì.
« Sei proprio un figlio di buona donna, con tutto il rispetto per tua madre. Me la pagherai »
Hanamichi sorrise.
« Sì, lo vedremo. Alle 6.00 a casa di Ryota. Ciao ciao checca isterica! ».
« Bastardo ».
Hanamichi s’incamminò verso casa assolutamente soddisfatto.
“Solo un genio come me poteva riuscirci! Siiiii" pensò crogiolandosi nel proprio brodo. "Sono il numero uno, il mago della recitazione!”
    Ogni volta che vedeva la Signora Rukawa, si domandava come una signora buona e gentile come quella potesse avere un figlio come Rukawa. La signora era la classica donna giapponese sulla cinquantina, non vecchio stampo ma chiaramente di una generazione indietro: capelli corti e cotonati, occhiali rotondi sul viso altrettanto rotondo e paffutello e gentile sul quale c’era sempre un tenero sorriso da regalare a qualcuno. Ogni volta che Hanamichi l’aveva vista, non mancava di indossare una gonna lunga fino al ginocchio solitamente di colore marrone o blu scuro e un maglioncino dal collo alto grigio o nero d’inverno, d’estate una maglietta monocolore azzurrognola o giallo canarino. Hanamichi era certo che passasse la maggior parte del suo tempo a pulire perché indossava sempre un grembiule…ne aveva una vasta collezione: rosa tinta unita, bianchi con grossi fiori stampati, a righe, a pois…di ogni tipo. Era bassa, sicuramente non più di un metro e mezzo, al massimo un metro e sessanta. Rukawa sembrava un gigante accanto a lei. Da dove l’avrà tirato fuori un figlio così grande? Chissà com’era suo padre…Hanamichi se lo chiedeva da sempre ma non aveva mai visto sue fotografie in casa e ancora dopo tanto tempo non sapeva cosa gli fosse successo. Ma soprattutto, di cosa potevano mai parlare lei e Rukawa? E lei l’aveva mai visto sorridere? Quelli erano dei veri misteri. Probabilmente quel disgraziato se ne stava tutto il giorno in camera sua o al campo di basket, escluso il tempo che trascorreva tra la scuola e la palestra, e non dava mai una mano a quella dolce signora che sicuramente non faceva altro che sgobbare e pulire per lui. Puah. “Volpino ingrato”.

Questo era il primo vero capitolo della storia. Spero siate già riusciti a comprendere il rapporto di questi due bambinoni. Se così non fosse, portate pazienza e presto quei pettegoli dei loro amici ne parleranno ampiamente.
A prestissimo con il prossimo capitolo.

Edit1: avevo pubblicato questo capitolo con delle emoticon che potessero aiutare a rendere il tutto più simpatico e burlesco ma non ero convinta in partenza. L'ho pubblicato comunque perchè volevo vedere cosa ne usciva e come giustamente mi ha fatto notare Koa_chan, non è "corretto" nei confronti di chi si impegna per scrivere un prodotto decente. Ci tengo a precisare che non l'ho fatto per renderlo più decente insicura che senza non lo fosse, l'ho fatto solo perchè come dicevo pensavo potesse essere interessante e "divertente" ma non ero convinta nemmeno io. Oltretutto, so alla perfezione cosa significa stare svegli alla notte per mesi a scrivere e metterci l'anima (le mie "fan" di OP lo sanno bene ^_^) quindi lo scopo non era quello di usare dei "mezzucci" per rendere la storia più credibile. Chiedo scusa di nuovo. Ieri sera l'ho spogliata delle emoticon e ripubblicata allo stato originale.
Spero continuiate a leggerla. Mi sto gettando su un mercato difficile e me ne rendo conto, pubblicare una storia di amicizia dove tutte (o quasi) sono yaoi.....come riproporre i pantaloni a campana adesso insomma. ^_^ Tuttavia spero vi piacerà.

Edit2: chiedo scusa se ieri sera qualcuno ha provato a leggere e non c'erano i dialoghi O_O. Non so cosa sia successo, probabilmente è accaduto mentre la sistemavo ma ora dovrebbe essere ok.

   
 
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