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Autore: mellapumpkin    22/10/2011    1 recensioni
Ci sono quei giorni in cui vorresti morire. In cui vorresti non aver usato l’ultima bomboletta di lacca. In cui pensi che vorresti essere in uno di quei bei film romantici dove uno scrittore famosissimo si innamora di una donna qualunque e abbandona tutto per lei. Ci sono giorni in cui credi di essere davvero idiota, e ci sono giorni, come oggi, in cui decidi di avverare il primo desiderio.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Paranoid Android;

 

Act 3;

 

 

You don't remember, you don't remeber.

 

 

Non ho mai riflettuto sugli occhi di Blondie. Di Thom, scusate. So che sto parlando da solo di nuovo, ma adoro sentirmi ascoltato.  Da tutti voi, tutti voi esseri disgustosi che vivete nel mio cervello. Sono una specie di Amèlie. Solo che non perdo tempo ad aiutare gli altri. Non aiuto nemmeno me stesso.

Insomma, non nasci davvero schizzato. E’ una mia idea eh, quindi stiamo calmi. Deve per forza succede qualcosa, qualcosa di davvero significante, che ti segni in un modo. Mi spiego, anche se non dovrei: da piccolo un cane gigante ti morde e tu perdi il braccio destro. Non sei mancino. Da quel momento tu odierai i cani. O avrai paura di loro. O sarai un fottutissimo religioso-perdona-peccati, allora vivrai in pace con tutti i cani della terra. Ecco, se quel cane non ti avesse morso, tu non saresti quello che sei ora. Non avete compreso un accidente, nevvero? Bene, quella era l’idea.

Comunque, tornando agli occhi di Thom. Vorrei sprecare anche questa nottata di sonno per pensare a Thom. Che poi si chiamerà Thomas. Ma chissenefrega. Non vivrò ancora molto per pensarci. Dicevo, è davvero strano il modo in cui una persona ti può marchiare. Esattamente come si marchiano i cavalli nel west. Con quel pezzo di ferro incandescente. Sul culo. Un pezzo di ferro incandescente dritto sul culo, cosi da farti un bel tatuaggio permanente. Che poi c’è gente che paga anche per farsi incidere qualche croce, qualche rosa scolorita o qualche scritta in una lingua che neanche loro conoscono. Se i cavalli, le mucche, le capre capissero, ci manderebbero tutti a fare in culo e se la riderebbero di brutto. Non siamo altro che animali da fattoria masochisti. La schiavitù siamo noi. Ma lasciamo perdere i discorsi da Orwell, stavo parlando degli occhi di Thom. Capperi, perché non riesco mai a finire un discorso? Forse perché i discorsi passano prima per il cervello. I pensieri credo che arrivino prima agli occhi e poi al cervello. So che è impossibile. Lasciatemi in pace. Una volta, prima di andare a dormire, ho pensato quasi due ore a un attore, James Franco, l’avete presente? Ecco, quella notte me lo sono sognato. Ho sognato che James Franco mi portava in riva al mare, mi prendeva tra le sue braccia e mi baciava, sotto la luna di agosto. Già. La mattina mi sono svegliato con un’erezione da paura. Questa cosa non vi interessava. Morale? Ragazze, ragazzi, potete essere brutti quanto volete, potete far piangere i bambini e  far scappare i gatti da quanto siete orrendi, non preoccupatevi. Lo farete sempre rizzare a qualcuno nella vita.

Ma la vera morale è che se vuoi fare bei sogni devi pensare a quello che vuoi sognare al contrario. Tipo, io avevo pensato di uccidere James Franco, avevo pensato di accecarlo con una matita da disegno AB, avevo pensato di strozzarlo con la cintura di nonna Kim, avevo pensato di morire da solo. Quello che ho sognato invece lo sapete tutti.

Ok, non ho ancora parlato degli occhi di Thom-Blondie. Thondie. Blhom.

Quando mia madre diceva a tutti che avevo gli occhi “ azzurri come il mare “ lottavo contro il mio Mr.Hide interiore per trattenere gli impulsi omicidi. Il.mare.non.è.azzurro. l’acqua è incolore, insapore e inodore. Le tre I che ho imparato alle elementari. Ora, supponiamo di avere: siamo 6 miliardi. Il mare è uno dei luoghi più popolati di questo mondo. Siamo acqua in fondo. Dunque ogni volta che andiamo al mare ci pisciamo dentro. Su, diciamocelo. Tutti. Ma proprio tutti pisciano in mare. Ora non farò calcoli matematici, perché dovrei sapere quant’acqua c’è sulla terra. Comunque, in conclusione, il mare non è azzurro. Al massimo è giallo piscio. Giallino. Giallo chiaro. Giallognolo. Poi c’è gente che pisca sangue, mettici le donne con il ciclo, mettici lo sperma che ci finisce dentro, mettici le carcasse morte di animali, di uomini, mettici il petrolio, gli scarichi industriali, mettici la merda ( tutta la merda, animali e persone ), mettici tutto quello che c’è sulla terra. Mischia questi colori. Cosa ottieni? Non ottieni il giallo. Non ottieni l’azzurro. Ottieni un nero-cacca-di-neonato. Dunque, avete ancora voglia di farvi un bagno?

Tutto questo per dire che il mare non è azzurro. A volte mi sento talmente un fallito da pensare che se ci fosse una gara di falliti, io arriverei ultimo, perché sono un fallito.

Gli occhi di Thom sono bianchi. Come quelli di un cieco. Sono biancazzurri.

Da quando lo conosco non so guardare altro. Ogni giorno lo fisso, dalla mattina alla sera. Voi non potete capire. Non è quel classico azzurro. Quello che hanno tutti gli attori fighi. Quelli che ho io.

Sono bolle d’aria, sono… che cazzo ne so io. sono e basta.

Mi sento un’orribile parodia di Palahniuk e Bukowski.

Non esiste più l’originalità. Odio la gente. la gente mi fa incazzare.

Non ho nessun motivo per odiare la gente. questo fa di me un semplice coglione. Divertente eh?

Without you I’m nothing.

Questa frase non l’ho pensata. L’ho cantata. L’ho sussurrata al muro, al cane che non ho, all’amante accanto a me. In realtà erano indirizzate proprio a Blondie.

Qualcosa si muove. Mi volto lentamente e vedo le bolle d’aria. Dio, uccidimi ora. Sono pronto. Dopo questa sono pronto.

“ Hai detto qualcosa, sugar? “

“Si, ho detto che odio il soprannome sugar”

Blondie sorride. Il suo volto è la luce immerso nel buio della stanza.

Ma come si può? Vorrei vomitare, ma non ho nulla nello stomaco. Quanto faccio schifo.

No, davvero, non ho detto nulla, dico.

In un attimo lui è sopra di me. Mi sta tirando i capelli, come per volermi tenere bloccato, in caso di fuga. Non scapperei da li neanche se qualcuno mi regalasse del Valium.

“ So che hai detto qualcosa, stronzo. E so che non dormivi. Quando dormi ti agiti di continuo. Sono ore invece che stai fermo a fissare il soffitto. Dimmi che hai detto”

Beh, ormai mi conosce. Non posso farci nulla.

“Ho solo detto che senza di te non sono niente, e quel te non era riferito a te, ovviamente

“Perché ovviamente?”

“Perché non sei mio marito. Perché non eri sveglio. Perché non mi piace il colore di queste tende, ma soprattutto, perché non dirò mai qualcosa di cosi..cosi..

“ Romantico?”

“ Si, cosi. Mai, potessi morire”

“Ti credi interessante vero?”

“Un pochino”

“Beh, non lo sei. Sei solo un patetico egoista succhia cazzi in crisi”

Comincia ad accarezzarmi il viso.

Senti, perché non la smetti e ti fai un’altra dose? Chiedo, alzando la voce.

La verità è che ha ragione. La verità è che odio vederlo lucido. La verità è che mi sento inferiore.

Si sta bucando ancora. Il bambino dei vicini piange. Le sirene della polizia mi spaccano i timpani. Avete mai visto Trainspotting?

 

Why don't you remember my name?

 

La verità è che non ho mai voluto bene a qualcuno. Insomma, forse si, ma non ricordo bene tutto. Potrebbe essere stata una stupida illusione. In effetti è stato più o meno cosi. La mia vita è andata in discesa, piano piano. Non cerco la compassione di nessuno, anche perché nessuno sta ascoltando. Osservo Thom mentre fuma. Si è appena bucato un’altra volta. Sembra che non gli interessi altro.

Se dovessi descrivere un’immagine bella non potrei. I miei pensieri invadono tutto. Mi appannano la vista quando guardo un fiore, mi tappano le orecchie quando ascolto qualcuno, mi tolgono la facoltà di parlare quando dovrei. Non riesco ad esporre nulla. Tutti mi considerano fuori dal mondo. Il bello è che pensano lo stesso anche di loro stessi. Si definiscono pazzi, matti, folli, tristi, depressi.

Avevo un’amica al liceo. Si credeva cosi orribile che si suicidò. Purtroppo non l’ho fatto io.

Mi sento a rallentatore.

Blondie è cosi bello ora. La luce del tramonto gli sfiora la fronte sudata e pallida. Sembra una statua d’oro. Il cielo cambia colore a seconda dello stato d’animo.

“ Non mi hai mai detto nulla di te “ sbotta Blhom dal nulla.

Nulla di te, dico.

“ Eddai, Jack, parlami della tua famiglia. Fai una cosa sintetica “

Non c’è tanto da dire, comincio. Insomma, non può chiedermi una cosa del genere. Io voglio bene solo a due persone. A te e a tutte le persone che non conosco. Quelle che non conosco possono benissimo essere considerate una sola persona, per risparmiare spazio. Potrei descrivere i miei come infelici senza un motivo. Per favore, parliamo d’altro. Concludo cosi la frase più lunga che abbia detto nell’ultima settimana.

Thom annuisce, butta fuori dalla finestra il mozzicone finito. Megot, lo chiamano i francesi. Posso far suonare bene anche questa frase: tua sorella è una puttana, tuo fratello è frocio e tu sei un drogato. Ta soeur est une pute, ton frère est un pèdè et tu est un toxicomane.

Come non amare un francese? Eppure morirò prima di amarne uno.

Già, non ricordo quanto tempo è passato. So solo che devo morire.

 

 Why don't you remeber my name, I guess he does.

 

Sole.

Bambini.

Cani.

Panchine.

Bambini.

Troppo sole.

Cani puzzolenti.

Merde per terra.

Bambini che urlano.

Panchine piene di merda di cane e bambini che urlano.

Sole di merda di bambini che abbaiano come cani puzzolenti.

Non ho ancora capito cosa ci faccio qua.

Cosa ci facciamo qui? Chiedo a Blondie.

“Ieri hai detto che mi vuoi bene”

La sua pelle riflette la luce come fanno le magliette bianche appena lavate. Non esce mai di casa. Potrebbe avere una di quelle malattie che si prendono nello stare sempre al buio. Si prendono malattie stando al buio? Non lo so. Forse. Si potrebbe diventare ciechi, o insensibili. Quello è sicuro. Una volta sono stato allergico al sole. Mi venivano delle bolle enormi sul collo.

Blondie sorride. Sorride sempre. Eppure non ci sarebbe davvero un cazzo da ridere. Sembra uscito da un video di Michael Jackson. Rincoglionito. Dorme sempre.

Avete presente la canzone degli Arctic Monkeys “ Don’t Sit Down ‘Cause I’ve Moved Your Chair”? Penso di si. L’avrete sentita in una pubblicità per I detersivi. O per i toast. O per l’ultimissima linea di assorbenti firmati. E’ quella la fine che fanno le canzoni rock al giorno d’oggi. Finiscono ad incorniciare due coglioni che sorridono e che puliscono di continuo la stessa parte di finestra, ripetendo a noi quanto sia bella e comoda la vita nel farlo.

Dicevo, avete sentito quella canzone? Bene. Stavo pensando che è carina.

E quindi? Chiedo strofinandomi gli occhi.

Vecchi.

Coppiette.

Uccellini.

Vecchi che domani moriranno.

Palloni.

Coppiette di uccellini.

Palloni che uccidono uccellini facendo piangere i vecchi.

Palloni vecchi.

C’è un sole micidiale. Potrei morire. Non chiedo altro.

Chissà, forse un giorno qualche gruppo di intellettuali si siederanno in un salotto pieno di tappeti dell’era mesozoica, con un bicchiere di Don Perignon del 23 a.C, vestiti come Oscar Wilde e discuteranno su quanto i miei pensieri fossero profondi e interessanti.

Verrei frainteso. Mi rivolterei nella tomba. I miei pensieri sono i più impuri che esistano.

Insomma, voglio solo morire, Cristo. Perché la fate tanto lunga?

“ Dovevamo uscire un’ultima volta “

Ultima volta? E’ stato annunciato l’Armageddon e io non ero presente?

Ah, capisco. Dico.

In realtà non capisco un cazzo. Non voglio capire. Guardare questa gente e respirare aria pulita mi fa stare effettivamente bene. Mi fa sentire un poveraccio, ma è quello che sono.

Ho scelto di vivere per la ragione, non con la ragione.

Sono un cinico, bastardo, egoista, sporco, frocio del cazzo.

Culattone. Orecchiello. Succhia cazzi. Invertito. Dirottato. Alieno.

Questa brava gente, che sorride quando un bambino cade per terra, o quando un cane abbaia a un uccellino, ha scelto di oscurare la ragione e di usarla come carta igienica.

A quel bambino tra qualche anno verrà diagnosticata un disturbo bipolare, alias psicosi maniaco depressiva, che porterà quel bambino ad avere, oltre all’alterazione di quello che è, ad avere crisi epilettiche ogni dieci minuti. Cadrà ogni dieci minuti e si frantumerà piano piano la scatola cranica. E pensare che, qualche anno prima, i suoi nonni ridevano e si divertivano quando il loro piccolo cadeva in terra.

Quel cane invece sta abbaiando perché quell’uccellino, si, quel delizioso e carino uccellino grigio con qualche spruzzatina di argento sulle ali, dal canto melodico e soave, sarà il portatore di un virus letale a ogni specie vivente. Cagherete sangue e organi. Solo perché non avete ascoltato quel cane che abbaiava.

“ Ti amo “

Che ha detto? Lo picchiamo?  Scopiamo? Ti chiamo?

“ Jackson, so che non ci crederai. Ma io ti amo davvero tanto “

Mi prende la mano e la bacia. Mi sono perso qualcosa? Che cazzo fa? Deve essersi drogato.

Tiro indietro la mano e la infilo in tasca.

Non stai bene, dico.

Sorride.

Giuro che la prossima volta che sorride lo picchio.

“ Non accetterai mai la realtà. Sei troppo cretino per capire che non è tutto una schifezza “

E tu chi sei? Dico.

“ Sono Thomas “

E ride. Avevo giurato di picchiarlo. Non credo che lo farò. Mi contraddico spesso e volentieri.

Questo lo sapevo, caro.

“ E ti par poco? “

Citazione Pirandelliana casuale, vero? Rido anche io ora. Non ridevo da tanto.

Il fatto strano è che lui conosca Pirandello. Letteratura italiana. Lontana anni luce da un drogato.

“ Il sole se ne sta andando “

Salutamelo, dico.

Blondie si alza. I capelli gli sono cresciuti. Sembra quasi Kurt Cobain. Anzi, non lo sembra affatto.

E’ davvero bello, tranne per gli occhi arrossati e scavati. Dice che ha problemi con il sonno. Insomma, anche io ne ho. Ma non sono problemi. Non riesco a non pensare. Appena sto fermo devo muovermi.

“ Andiamo? “

Non mi va nemmeno di chiedere dove. Lo seguirò anche in Columbia.

Mi prende per mano. Ci allontaniamo come una coppia di checche innamorate, guardando i bambini che cadono e i cani che abbaiano.

Sole.

Rumore.

Erba.

Sole che non brucia.

Erba che puzza.

Rumore d’erba bruciata.

Credo di non stare bene.

 

 

 

Stiamo camminando da molto tempo. Mi suda la mano. Non ho intenzione di scioglierla dalla presa di Blondie. Stranamente il sole non se n’è ancora andato. Forse la mia percezione del tempo è sbagliata e confusa. Forse siamo in viaggio solo da qualche minuto. Chi lo sa. Per strada non c’è nessuno. Mi ricorda la strada che facevo da piccolo per tornare a casa. Il periodo più brutto della mia vita. Andavo a scuola ed ero il bambino più calmo della Terra. Nessuno mi disturbava, nessuno mi parlava e nessuno mi guardava. Che bei tempi. Sapevo che tornare a casa sarebbe stato l’inferno. E lo era sempre. Ecco perché odiavo quella strada. Era il mio Caronte verso l’inferno. Non ricordo nemmeno che sia caronte. Forse sbaglio. Forse no.

“ Hai fame? “

Questa è la domanda più idiota che mi abbiano mai fatto.

No, rispondo.

“ Io si “ dice.

Lo guardo. Lo fisso. Lo squadro.

E quindi? Dico.

“ Quindi andiamo a mangiare “

Non accetto ordini da nessuno. Sia chiaro.

“ Dai, prendila come un’ultima cena “

Moment. Moment. Calmo Jackie, non dice sul serio. Mi sta prendendo per il culo.

 

 

Dieci minuti dopo siamo in uno squallido fast-food nel mezzo del nulla. Dico io, chi penserebbe mai di aprire un ristorante in cima a una collina. Qua le uniche forme di vita sono i procioni in fin di vita e gli insetti. Odiosi insetti. Eppure esiste. Si chiama “ Uncle Ken “.

Tutti i fottuti ristoranti si chiamano cosi. Oppure Joe. Si, mi ero dimenticato il Joe. Mio zio non si chiama Ken. E sicuramente non mi frega di sapere il nome del tuo.

Mi siedo ad un tavolo che puzza di acqua. Lo so, l’acqua non puzza. Cercate di capire. Se non capite avete poca fantasia. Mi dispiace per voi.

Nelle situazioni di delirio io mantengo il controllo. Io controllo tutto. C’è un terremoto, io sto fermo. Immobile. Fisso il muro davanti a me e penso, cosa succederebbe se un pezzo di soffitto mi cascasse in testa?

Quando cammino per strada invece è tutto diverso. La gente è tranquilla. E’ serena. Felice. Oh, la maggior parte, ovviamente.

Io invece mi sento a disagio da morire. Vorrei uccidere tutti. Nessuno merita di vivere. Anche se quando dico merita dovrei intendere delle persone che possono e altre che non possono. Allora sbaglio, avete ragione. Intendo che nessuno dovrebbe vivere. Non è triste. Nemmeno cattivo. Esempio: se tu non fossi mai nato, non ti dispiacerebbe morire. Non posso continuare il mio ragionamento spinoso perché Blondie mi sta infilando una patatina nel naso.

La bocca è più in basso, dico, seccato.

“ So benissimo dov’è la tua bocca, amore “

Quanto sei gay, dico.

Gli strappo quella specie di pezzo di plastica giallo dalle mani e lo butto in terra.

“ C’è gente che non ha da mangiare, sai “

Ora ne hanno ancora di meno, rispondo guardando dalla parte opposta.

Non mi sono mai soffermato sul fisico di Blondie.  Non lo farò. Vi dico solo, è il ragazzo perfetto.

Le ragazzine avranno pensato a un attore famoso e figo, io avrei pensato a Jude Law. I maschietti avranno pensato a loro padre. Lo so che è cosi.

Non pensare a un elefante rosa, dico.

Blondie mi guarda. Solleva un sopracciglio.

“ Non ho pensato a un elefante rosa “

Certo, dico.

“ Bevi un po’ “ dice, mettendomi tra le mani un bicchiere di plastica bagnato e appiccicoso.

Vuoi avvelenarmi? Chiedo.

Lui ride. E ride. E ride. Bene, ridi, che poi piangerai. Mi piace la sua risata.

Voglio una tazza di tè verde, dico.

“ Secondo te in questa stalla servono tè verde in una tazza? “

No, rispondo.

Silenzio.

Silenzio.

Silenzio.

Silenzio.

Hey, una mosca.

Silenzio.

Silenzio.

Silenzio.

Silenzio.

No, era solo una caccola attaccata al vetro vecchia due settimane.

Quando dico Dio, a cosa pensi? Chiedo.

Mi guarda. Si è già mangiato un panino e quelle robe gialle.

Silenzio.

Silenzio.

“A te”

A un morto di fame? Chiedo.

“No, a un bastardo “

Potresti offendere qualcuno, dico.

“ Non mi ascolta mai nessuno, trust me “

Hai visto Sherlock Holmes? Chiedo.

“ Non di recente, è un po’ morto “

Non era nemmeno vivo, cretino, dico.

Sinceramente ho voglia di Irlanda. Di musica irlandese. Di quei pifferi di legno, di chitarre pizzicate e di accento impossibile. Si, non ci sono mai stato in vita mia. Era un sogno. Uno dei tanti.

 

 

 Rain down, rain down, come on rain down on me.

“Sta piovendo” sbotta.

Come sei perspicace, dico, sentendo le gocce d’acqua entrarmi nel naso.

Parlo davvero troppo in questi giorni. Sarà che piove. Certo, ha cominciato oggi, quindi dovrei stare zitto. E’ questo il mio problema maggiore. Non sto mai zitto. Il mio secondo problema maggiore è che non ho nessun problema serio di cui parlare.

“ Sei mai stato innamorato?” chiede.

Eheh, ecco le domande intelligenti. Se sono mai stato innamorato? Mi spieghi cosa cazzo vuol dire?

Ho avuto una migliore amica quando ero piccolo. Veniva a casa mia e nascondevamo le mutande di mio padre. Mentre era ubriaco. Le appendevamo sull’albero alla fine della strada. Quando si svegliava mi menava, ma era divertente. Ho amato il mio cane ciccione. Era veramente obeso. Andava a mangiare da tutte le parti. Faceva la vittima e tutti lo nutrivano. Eh, con gli uomini funziona poche volte cosi. Si chiamava Sid. Era grigio. Un pezzo di polvere. Non può esistere un pezzo di polvere. Stai zitto, Jackson.

Ho amato la pioggia. Ho amato l’odore di erba tagliata. Ho amato le ore spese a pensare sul letto. Ho amato diverse cose, alla fine.

No, non sono mai stato innamorato, rispondo.

Blondie mi guarda. Se non fosse in fin di vita potrebbe fare l’attore.

“Vabè, io ho ancora fame però”

Sei una bambina di quattordici anni che corre in bagno e vomita i cereali che ha mangiato la mattina. Sei il ragazzino di dodici anni obeso che mangia la Nutella di nascosto quando i suoi non ci sono. Sei l’ipocondriaca che si scola un litro di candeggina solo per sentirsi amata. Sei la ninfomane che si mette apposta le mutande bucate. Sei tutto e sei nulla. Sei un’idiota.

Ero innamorato di un ragazzo. Avevo sedici anni e odoravo di naftalina. La mattina scappavo di casa con un pezzo di torta in bocca. Arrivavo a scuola sudato e stanco. A ricreazione lo seguivo dappertutto. Ah, la storia della migliore amica è una bugia. Sono una bugia vivente. Quando non ti frega di te la sincerità non esiste più.

Blondie è piombato nella mia vita perché scappava dalla morte. Io la inseguo da mesi e niente. Non siamo riusciti a mantenere un equilibrio, non ci abbiamo nemmeno provato.

C’è un vento leggero. Fa freddo e piove. Siamo su un monte, circondati da alberi e ombre.

 

 

L’aria fresca della mattina mi entra nella testa. E’ cosi pungente. Cosi forte. Mi fa male. Mi lacrimano gli occhi. Con la manica mi strofino gli occhi e sbatto forte le palpebre. Sto piangendo. Dalla felicità. Ho davanti a me l’alba più bella del mondo. Non ne ho mai viste di cosi belle. Mai. Sono qua, in cima a un monte sconosciuto tenendo per mano la persona più stupida del mondo.

“Lo facciamo qua?” chiede Blondie, prendendomi per mano.

Lo guardo e sorrido. Non sorridevo da tantissimo tempo.

Si avvicina a me e mi bacia gli occhi. Mi ricorda tanto un film, non ricordo quale.

In questo momento potrei morire. Ci ho pensato tanto.

Ci ho pensato l’altra notte. Ci ho pensato due notti fa. Ci ho pensato ogni notte.

Credo di amare Blondie. Credo di amarlo più di tutto. Credo che l’averlo conosciuto sia stata la cosa migliore che potesse succedermi. Credo che mi ha cambiato.

Prendo la sua testa tra le mani e lo avvicino. Lo fisso negli occhi. Sento il suo respiro entrare dentro di me. Socchiude gli occhi e respira. E’ come vivere da morti. Le nostre labbra si sfiorano per un secondo. Sono morbide e calde, a differenza delle mie.

Comincia a succhiare il mio labbro inferiore, mente il mio fiato comincia a scappare. Sento di non aver bisogno d’aria. No, non ne ho bisogno. Vorrei morire proprio ora, in questo momento. Ora. Durante il bacio più significativo della mia vita.

Il vento leggero mi scompiglia i capelli. Ho freddo.

E’ la fine. Stavolta è la fine. La vera fine. Non aspettavo altro. E ora ho paura

Io e Thom stiamo per morire. Insieme. Qua. Ora. Subito. E ho paura. Non voglio farlo.

“E’ l’unico modo per stare insieme”

Non molla la mia mano, la stringe forte. Ci avviciniamo a quella che sarà la nostra tomba.

Mi guarda per l’ultima volta. Un piede tocca l’aria.

Lo fermo e dico,

Ti amo.

Sorride. Mi stringe la mano e si butta.

Si butta come me. Si butta nel burrone.

E concludo la mia vita cosi. Con la frase più banale del mondo.

 

That's it sir, you're leaving,

the crackle of pig skin,

the dust and the screaming.

The yuppies networking
,

the panic, the vomit,

the panic, the vomit,

God loves his children,

God loves his children, yeah.

 

 

The End;

 

Finale dalla banalità unica. Quanti di voi l'avevano immaginato cosi? Tutti. Beh. Un effetto a sorpresa è stato nel soprendervi con la banalità di una fine già pensata. Lasciamo stare. Questa fic non esisterebbe senza i Radiohead, senza il film "Luster", senza Ewan McGregor e senza di me.

 

 

LotusFlower--

 

   
 
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