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Autore: Josie    24/10/2011    1 recensioni
Sono vite, di ragazzi comuni. Ma si mescolano tra loro, e questo è speciale. E di romanticismo non c'è n'è nemmeno un po', e questo è fantastico.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E' settembre ma fa ancora caldo. Sembra che l'estate si sia troppo affezionata e non se ne voglia andare, quindi sto passando questi pomeriggi in spiaggia. Leggo se vado con i miei, gioco a beach volley se sono con i miei amici. E' proprio come l'estate, solo con la scuola, ed è insopportabile. Alle vecchiette fa piacere, hanno di che parlare. "Un sole così non c'era dal '95". E' insopportabile, sì, ma è sicuramente meglio dell'inverno. L'inverno per me significa cenoni con la famiglia intera, significa mangiare fino a scoppiare: i pranzi finiscono quando iniziano le cene. E poi le tombole e il dover parlare con cugini che non vedi mai e che se incontri per strada nemmeno saluti. In linea di massima siamo una famiglia piuttosto unita. I miei nonni sono sposati da 45 anni, e non litigano quasi mai. Nonna in cucina e nonno intrattiene gli ospiti. E' così che funziona. Voglio loro molto bene. Sono stato il loro primo nipote, ho pure lo stesso nome del nonno: Michele. Nonno lo chiamano Lino, me Mike, all'inglese. Qui bisogna imparare tutti i soprannomi, chè la maggiorparte dei nomi è uguale da generazioni. Tornando all'estate, grazie a Dio c'è. Domani c'è il test d'ingresso s'inglese: la prof. è nuova. Mi sono preparato abbastanza bene, anche se in inglese me la cavo maluccio, è l'unica materia in cui toppo, in testa non mi entra proprio. E' per questo che ascolto solo musica italiana come, ad esempio, Ligabue. A dire il vero è il mio cantante preferito. SOno anche stato ad un suo concerto. Mi capita spesso di pensare alla mia nuova compagna di classe, m'incuriosisce, ecco tutto. E' strana, mi piace. Ho scoperto che abitiamo più o meno vicino. Lo so perché ieri minacciava di piogga e ho preso l'autobus, lasciando la moto in garage. Ed è salita sull'autobus un paio di fermate dopo la mia. Non ci siamo salutati, ma so che mi ha visto. Forse non mi ha riconosciuto. Insomma, è con noi da nemmeno una settimana. Magari non si ricorda nemmeno le nostre facce. Io, se mi trovassi con 25 sconosciuti ci metterei mesi prima di riconoscerli per strada. E poi aveva le cuffie, un segno inequivocabile di "lasciatemi in pace". Era con una ragazza che le assomigliava molto. Forse erano sorelle, o forse ci avrò visto male. Insomma, era pur sempre mattina, no? Che poi, io città non l'ho mai cambiata. Ho cambiato quartiere una volta, perché avevamo trovato una casa più grande. Non riesco ad immaginare cosa sia cambiare tutto, di colpo. Penso che ci voglia molta sicurezza, e che sia un'opportunità. Hai l'occasione di ricominciare tutto d'accapo, in fondo. Un'occasione che in pochi hanno. E poi c'è il senso di nuovo, d'ignoto. Invece se stai fisso in un punto credo che sia normale stancarsi, ad un certo punto. E sei preso da furiosi istinti di partire, poi parti e t'accorgi che non c'è niente come casa. Oppure che fuori di casa c'è tutto un mondo che vale la pena esporare. E'è una questione di punti di vista. Io onestamente non so se sarei capace di lasciare tutto. La mia scuola, la mia casa, la mia famiglia. Mi mancherebbe persino l'odore di cucinato per le strade mentre cammini nell'ora di pranzo. Sono cose che agli altri possono sembrare stupide, ma a me no. No, non a me. Che poi, la mia nuova copagna di classe, si chiama Eléna. Come Elena, ma con l'accento sulla seconda e. Eléna. Che nome strano, le si addice però. E' alta, mora. Con gli occhi castani. Ha il viso dolce ma lo sguardo furtivo. Si è seduta ai primi banchi, vicino alle ragazze più espansive. Io sto infondo alla classe, non c'incontriamo spesso, in effetti. All'uscita, ieri, ci siamo trovati a fare la strada per la fermata insieme a degli altri compagni di classe. Noi chiacchieravamo, lei stava zitta. Ad un certo punto è rimasta un po' dietro e si è accesa una sigaretta. Arrivati alla fermata eravamo solo io e lei. Pensando di metterla in imbarazzo me ne sono stato zitto, ma ha cominciato lei a chiacchierare. Un po' del tempo, un po' della città. Tra l'altro ci avevo visto giusto, ha una sorella. Ed ha anche un bell'accento, è stato piacevole parlare con lei. Poi è arrivato l'autobus. Ci siamo seduti separati perché il posto era poco. Quando è scesa si è voltata a salutarmi, però.
   
 
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