Capitolo
2- Heavy on my heart
“Hai
detto Kevin? Kevin Shirayuki?”.
“Non
urlare, Grace!” replicò Kathrine arrabbiata, alla fine della seconda ora,
all’indirizzo della sua compagna di banco “Potrebbero pensare che mi
interessa…”.
Grace
inarcò un sopracciglio e disse, sospirando: “In effetti, è strano che lei, Miss
I-RAGAZZI-DI-QUESTA-SCUOLA-SONO-TUTTI-IMMATURI-E-BANALI-QUINDI-NON-MI-INTERESSANO,
abbia prestato attenzione ad un componente del sesso opposto…”.
Kathrine
piegò la testa con aria noncurante, dicendo: “Infatti, non ho mica detto che mi
interessa, ho detto solo che vorrei sapere chi sia…”.
“E
perché, di grazia?” chiese Grace, ironicamente, più che mai convinta che questo
tipo avesse fatto breccia nell’indifferenza dell’algida Kathrine.
“Sembrava
una persona particolare… non aveva niente che avessi mai visto in nessun’altro
ragazzo…” spiegò Kathrine, imbarazzata.
“Era
carino?”.
“Sì,
molto…” ribadì Kathrine, arrossendo e chinandosi a raccogliere qualcosa per non
farsene accorgere “Ma non era solo questo…”.
Grace
sospirò e disse rassegnata: “Non è che ti abbia capito molto, come al solito
del resto, comunque cercherò di sapere qualcosa… se è davvero così eccezionale,
non l’avrai notato solo tu…”.
Kathrine
annuì, poi, punta nell’orgoglio, si affrettò a ribadire: “Comunque non perdere
troppo tempo… non è che mi importi più di tanto, è solo per fare qualcosa…”.
Grace
sospirò, borbottando: “Come volevasi dimostrare…”.
Alla fine
delle lezioni, un gruppo di studenti scalmanati si riversò, correndo, nel viale
che conduceva a scuola, finalmente percorso in senso opposto. Una leggera
pioggia aveva preso a cadere, e quindi molti si affannavano a coprirsi con le
cartelle e correvano verso la fermata dell’autobus, mentre i pochi dotati del
tanto desiderato ombrello erano presi di mira dai loro compagni.
Kathrine
stava già camminando per tornarsene a casa, quando sentì una voce dietro di lei
urlare di fermarsi.
Si voltò
e vide Grace e Nick correre verso di lei, entrambi sprovvisti d’ombrello.
“Aspetta
Kitty…” urlò Grace, prendendola sottobraccio “Ti avevo detto di aspettarmi…”.
Anche Nick si sistemò accanto a lei, mentre sospirava all’insperata vicinanza
della sua Kathrine. In cuor suo, benedisse la sua sbadataggine e quella
provvidenziale pioggia.
“Scusa,
me ne ero completamente dimenticata…” replicò Kitty con aria dispiaciuta.
“Non ti
preoccupare, anche se non è certamente da te dimenticare qualcosa…”.
“Sono
solo un po’ distratta oggi…”.
Grace
annuì sorniona e disse: “Ne lascerò perdere il motivo, che peraltro già so e
che immagino con due grandi occhi luccicanti, ma taccio per rispetto al mio
caro fratello…”.
“Che
c’entro io, adesso?!” chiese Nick sulla difensiva, mentre Kathrine le dava un
pizzico sul braccio.
“Ahia!”
gemette Grace “Comunque, volevo dirti solo che ho saputo chi è il tuo
misterioso RAGAZZO-A-CUI-NON-SEI-INTERESSATA…”.
Kathrine
trattenne l’espressione curiosa, che le stava venendo fuori, e disse con
indifferenza: “Davvero?”.
Grace
recitò prontamente, sotto lo sguardo truce di Nick: “Kevin Shirayuki… terza
sezione dell’ultimo anno, si è trasferito qui da Hokkaido e attualmente vive da
solo in un appartamento nella periferia della nostra città…”.
“Vive da
solo?!” chiesero in coro, sinceramente colpiti, Kathrine e Nick.
“Esattamente…
vi ricordo che lui ha già diciotto anni, quindi può vivere tranquillamente da
solo… lavora part-time in una panetteria e si è già iscritto ad un paio di
corsi pomeridiani… anche se è qui da solo una settimana, ha già un suo
personale fan club…”.
“Non ci
credo!” commentò incredula Kathrine “E scusa chi ti ha dato tutte queste
informazioni?”.
“La
segretaria del suo fan club… pensa che mi stava per dare pure il suo numero di
scarpe e il suo colore preferito, ma ho rinunciato… in fondo, non ti interessa,
no?” commentò tagliente Grace.
“Già,
esattamente…” finì Kathrine, mentre rivolse lo sguardo ancora di fronte a sé.
Anche se precise, le informazioni di Grace non l’avevano soddisfatta del tutto…
in realtà, non le avevano spiegato il motivo di quel suo strano interesse e la
causa della diversità di Kevin, che tanto l’avevano colpita. Era un ragazzo
normalissimo, a parte il particolare della sua vita estremamente indipendente,
eppure era dalla mattina che si chiedeva ossessivamente che cosa c’era in lui
che non riusciva a farle scordare la sua immagine dalla mente. Ricordava che
qualcun altro le aveva già parlato di qualcosa di simile, ma non riusciva a
richiamare alla memoria di chi si trattasse.
Ad un
tratto, la voce di Grace la richiamò dai suoi pensieri: “Kitty, io devo andare
a prendere Teddy dall’asilo… vuoi venire con noi?”.
La
ragazza annuì soprappensiero, poi continuò a camminare, mentre Nick e la
sorella si lanciavano uno sguardo significativo. Kathrine non era certo il tipo
da rimanere con gli occhi spalancati a pensare a chissà che… possibile che fosse
solo opera di Kevin Shirayuki?
Kathrine
era in piedi davanti all’asilo di Teddy, mentre aspettava i suoi amici, che
erano corsi dentro per dividere l’agguerrita sorellina da un paio di bambini, a
cui le stava dando di santa ragione. Non si ricordava che o Nick o Grace
fossero mai stati così da bambini… eppure qualcosa, a parte l’amicizia tra i
loro genitori, li aveva uniti da quando erano piccoli. Kathrine sapeva di
essere interessata sempre e soltanto a persone particolari e che, per qualche
ragione, si distinguessero dalla massa amorfa della gente, che frequentava, ma
che non considerava alla fine più di tanto. Grace l’aveva colpita perché era
sempre allegra e spensierata, proprio come sua madre Paddy; anche quando
qualcosa le andava male, tipo un compito o litigava con qualcuno, cosa che le
accadeva spesso data la sua lingua lunga, non se la prendeva, ma affrontava le
cose difficili con un sorriso, riuscendo nella maggior parte delle volte ad
averla vinta. Cosa completamente opposta, era stato il suo interesse per Chiyo
Aoyama; in lei, l’aveva colpita il suo volto bellissimo e triste, il suo essere
sempre lontana anni luce dalla realtà contingente, e le aveva sempre ricordato
una grande eroina tragica del teatro greco, divisa da qualche intimo e profondo
dissidio. La melodrammaticità di Chiyo era visibile in ogni cosa che faceva,
anche inconsapevolmente, e questo l’aveva colpita, come l’aveva impressionata
la dolcezza di Nick. Era surreale il modo che aveva di comportarsi, sempre
attento a non ferire nessuno, sempre disponibile ad aiutare tutti, e questo le
aveva fatto piacere, soprattutto quando era rivolto a lei. Conosceva l’enorme
tenerezza dell’amore dei suoi genitori per lei, ma non arrivavano mai a Nick,
che era capace di mangiare fino alla fine un orrendo tortino, che semmai aveva
cucinato lei e che per altri era immangiabile.
E poi,
c’era questo ragazzo, Kevin Shirayuki… va bene che era carino, ma c’erano altri
ragazzi più belli di lui e che su di lei non avevano fatto presa. Invece, lui
l’aveva lasciata tramortita e distratta per tutta la giornata, incapace di
pensare ad altro…
Ecco!
Adesso ricordava chi le aveva descritto qualcosa di simile! Sua madre, quando
da bambina le aveva chiesto del suo primo incontro con suo padre Ryan…
Non
ricordava molto della conversazione, ma solo poche e significative parole…
lui mi trafisse il cuore, e solo con uno sguardo… non ho mai capito che cosa mi
abbia fatto… eppure, non l’amavo ancora, ma già sapevo che il mio destino era
con lui…
Kevin
l’aveva trafitta al cuore? Impossibile, non era da lei… andava fiera della sua
ben nota freddezza e della sua razionalità nei rapporti affettivi, che
difficilmente generavano in passioni travolgenti o in slanci affettuosi troppo
forti… chissà, magari mi sono solo spaventata perché mi è praticamente
svenuto addosso…
Ad
un tratto, mentre concludeva soddisfatta il corso dei suoi pensieri, sentì una
fredda goccia d’acqua caderle lungo il collo. Sobbalzò, sollevando di più il
suo ombrello, credendo che si fosse abbassato, permettendo alla pioggia di
caderle addosso, ma vide invece un’ombra dietro di lei, che le parlò con una
voce calda e profonda, la voce di un uomo, nonostante la giovane età.
“Ciao
ragazzina! Che fai? Aspetti il tuo ragazzo?” l’apostrofò Kevin Shirayuki.
Kathrine
arrossì, come se lui le potesse leggere in faccia i suoi ultimi pensieri, poi
replicò: “Non vedi che è un asilo? Chi dovrei aspettare, secondo te, un bambino
di cinque anni?”.
Kevin
sgranò gli occhi, come se lei avesse detto la cosa più normale del mondo: “E io
che cosa ho detto? Stai aspettando il tuo ragazzo!”.
Kathrine,
capito il senso della sua battuta, si voltò stizzita, dandogli le spalle e
borbottando: “Mi lasci in pace, cortesemente?”.
Lui si
parò di fronte a lei, sporgendosi oltre il suo ombrello ed avvicinandosi
pericolosamente al suo viso, dicendole con aria beffarda: “E se ti dicessi di
no, ragazzina?”.
Lei, che
per un attimo era rimasta immobile, lo fissò provocatoria negli occhi blu e
disse decisa: “Ti prenderò a calci, ti va bene come soluzione?”.
Lui si
allontanò, sorridendo, e le disse: “Va bene, ragazzina, ti lascerò in pace…
volevo solo chiederti di aiutarmi…”.
“Aiutarti?!”.
“Sì… mi
sono appena iscritto al corso di Teatro e la Professoressa mi ha detto che sei
una delle sue allieve più brillanti… dato che ci sarà un’audizione per il ruolo
di Romeo nella prossima recita e che a te hanno già dato quello di Giulietta,
vorrei che tu mi aiutassi a prepararmi per il provino…”.
“Non se
ne parla proprio!”.
“Perché?”
chiese lui con aria angelica.
Lei,
senza perdere la calma, spiegò pazientemente, sebbene ribollisse per quella sua
espressione serafica e tranquilla, che già immaginava frutto di un’accurata
preparazione mentale: “Perché ho molto da fare e da studiare, perciò…”.
“Va bene,
questa è la motivazione, che la mamma ti ha detto di dare, facendo attenzione
alla buona educazione…” le disse ironicamente, agitando avanti e indietro
l’indice “Ma quale è la vera ragione?”.
Lei,
arrossendo, replicò velocemente: “Mi sei antipatico, non ti sopporto, non fai
altro che prendermi in giro e ti sei preso troppa confidenza come me senza che
io te l’avessi data… va bene adesso?”.
Kevin
sorrise dolcemente, spiazzando la ragazza, e disse: “Te ne avevo chiesto solo
una… e poi ci voleva tanto a dirmi la verità?”. Lei rimase a bocca aperta,
guardandolo fisso in volto, mentre lui continuava a sorriderle. Fu allora che
Grace e Nick si decisero a tornare, trascinando la riottosa Teddy. Entrambi
osservarono la scena da lontano, stupiti da quello che vedevano: Kathrine,
vistosamente imbarazzata ed impacciata, e, come se non bastasse, davanti ad un
ragazzo. Grace sorrise tra sé e sé, abbastanza divertita, rendendosi conto che
quel ragazzo altri non doveva essere che il famoso Kevin Shirayuki. Nick, dal
canto suo, era praticamente livido: la sua passione era sempre stata la
fotografia, sin da quando era bambino, e doveva ammettere che, se non fossero
stati quei due, magari avrebbe preso la sua macchina e li avrebbe scattato una
stupenda foto. Perché? Erano semplicemente perfetti assieme, anche troppo…
Teddy
smaniava per scendere a terra, dopo aver riconosciuto da lontano Kathrine, per
cui aveva una forte simpatia, e alla fine Grace la lasciò andare. La bambina
corse incontro alla ragazza, che si risvegliò dal suo torpore, provocato dagli
occhi azzurri di Kevin, e la prese in braccio. Anche Kevin si accorse della
presenza di Grace e Nick, e allora, sorridendo tra sé e sé, diede un leggero
buffetto sulla guancia di Kathrine, per poi dirle semplicemente: “Allora ci
vediamo presto… Kathrine…”. Lei sussultò, mentre un brivido le correva lungo la
schiena: detto da lui, il suo nome sembrava completamente diverso. Possibile
che avesse quel suono alle orecchie degli altri?
Lui si
allontanò lentamente, come era arrivato, mentre Kathrine lo osservava. Grace
affiancò l’amica e le disse: “Certo che è veramente un bel tipo…”.
Lei annuì
impercettibilmente, poi chiese, sbattendo le palpebre: “E chi ti dice che sia
lui il ragazzo, di cui ti ho parlato?”.
“Molto
semplice” rispose con un sorriso, prendendo l’amica sottobraccio “E’
praticamente impossibile che due persone siano riuscite a farti assumere quella
espressione nella stessa giornata…”.
Kathrine
camminava pensosamente verso casa, ripensando ancora a Kevin. Che cavolo aveva
di tanto particolare per non cancellarsi dalla sua testa? Maledizione… era da
quando aveva lasciato Grace e Nick a casa loro che ci ripensava e non veniva a
capo di quel misterioso rompicapo… magari, era perché lui non la conosceva e
allora non l’aveva trattata come tutti gli altri ragazzi che conosceva che la
riempivano di ossequi e di lodi, cercando di fare presa su di lei, non
riuscendoci assolutamente, anzi Kevin l’aveva presa continuamente in giro… mah,
non sapeva davvero più che cosa pensare… l’unica soluzione che le balenò in
mente fu quella di parlarne con sua madre… in fondo, era stata lei a dirle che
aveva provato qualcosa di simile… non che le facesse impazzire l’idea,
considerato che non andava per niente d’accordo con lei, ma non poteva certo
rivolgersi a suo padre… tutto per far finire quella assurda situazione, non era
per niente abituata a rimanere troppo preoccupata per qualcosa…
Corse
verso casa sotto la pioggia battente, fino ad arrivare davanti al cancello di
ferro battuto di casa sua. Percorse velocemente il vialetto d’ingresso,
evitando le numerose pozzanghere e salutando il loro giardiniere, che proprio
allora stava andando via. Entrò in casa e lasciò le scarpe bagnate e
l’ombrello, altrettanto zuppo, e salutò la madre e Marie, che erano in cucina
intente a cucinare qualcosa, o meglio Marie cucinava e Strawberry cercava di
capire che cosa sbagliava lei, di solito. Miky, intanto, stava giocando con il
loro cucciolo di cane, Derek, mentre di Ryan nemmeno l’ombra.
“Non
capisco Marie, è esattamente la stessa cosa che faccio io…” stava dicendo
Strawberry alla loro governante, che evitava di fare commenti.
“Mamma,
scusa avrei bisogno di parlarti un attimo... puoi venire per favore?”
interruppe Kathrine, che non si era ancora cambiata.
Strawberry
la guardò, stupita, era un evento rarissimo che la figlia le chiedesse qualcosa
dato che di solito preferiva di gran lunga confidarsi con suo padre. In fondo,
Kathrine era la copia esatta di Ryan, era normale che lei ci litigasse venti
ore al giorno… perciò non se lo fece ripetere due volte e lasciò Marie, che
respirò di sollievo.
Si
accomodarono nel grande salotto rosa pesca, lontane dalle orecchie indiscrete
di Miky. Kathrine esitava a parlare, poi finalmente si decise: “Mamma, oggi ho
conosciuto un ragazzo…”.
Strawberry
avrebbe voluto dare libero sfogo alle sue preoccupazioni di mamma, ma si limitò
a dire un semplice: “Capisco…”.
Kathrine,
incoraggiata dal silenzio della madre, proseguì, appoggiando le mani in grembo:
“E’ una persona particolare, e mi ha colpito molto… ma non riesco a capire
perché… e allora mi sono ricordata che tu mi avevi detto che era successa una
cosa simile, quando incontrasti papà per la prima volta…”.
Strawberry
sorrise teneramente tra sé e sé al ricordo di quel lontano giorno, e disse: “E scommetto
che adesso vuoi sapere che cosa provai quando vidi tuo padre… e magari vuoi
confrontarlo con quello che hai sentito tu, non è vero?”.
Kathrine
annuì, arrossendo, mentre la madre sorrideva impercettibilmente: “Quel giorno,
ero uscita con un ragazzo che mi piaceva molto…”.
“Chi era?
Era papà?” chiese Miky, materializzandosi dal nulla e facendo sobbalzare le
due.
“Miky,
fatti i fatti tuoi!” eruppe Kathrine all’indirizzo del fratello, ma Strawberry
rispose tranquillamente: “Non importa, Katy… comunque, non era vostro padre…
era il ragazzo più carino della mia scuola di allora e, dopo tanto, mi aveva
chiesto finalmente di uscire con lui… ero felicissima… ma stranamente mi
addormentai…”.
“Ma
mamma, come cavolo facesti ad addormentarti?” chiese Kathrine divertita.
“Magari
era noioso quel tipo…” commentò seriamente Miky.
“Volete
fare silenzio!” esplose Strawberry, rossa in viso “Volete che continui sì o
no?!”.
I figli
annuirono e solo dopo qualche secondo, Strawberry riprese: “Insomma, dopo un
po’, salutai quel ragazzo e decisi di tornare a casa… ma poi sentii uno strano
rumore e decisi di tornare indietro…”. La donna si interruppe, sapendo che il
seguito non era ancora pronta a raccontarlo né a Kathrine, e nemmeno a Miky, e
cioè dei chimeri, della lotta contro gli alieni, contro Profondo Blu, del suo
dolore per la morte del suo amato Ryan, e poi tutta quella assurda situazione,
in cui si era trovata, sospesa tra lei, Elissa e l’angelo scarlatto… non ce la
faceva ancora, e allora disse: “Era solo un rumore provocato da qualche
animale, ma, mentre stavo tornando indietro, non vidi un crepaccio e vi stavo
per caderci dentro… ma Ryan mi prese in braccio e con un balzo riuscì a non
farmi cascare dentro…”.
“Davvero?”
chiese Kathrine, colpita “E allora? Ti innamorasti di lui?”.
“Assolutamente
no…” intervenne la voce di Ryan dall’ingresso, che, appena tornato, aveva udito
solo le ultime battute della moglie “Mi fece penare un sacco di tempo, prima di
capire che era completamente persa di me...”.
“Ryan, io
stavo facendo un discorso serio!” urlò Strawberry al marito.
“E io
allora? Non stavo facendo un discorso serio?” chiese innocentemente Ryan,
mentre beveva un bicchiere di spremuta in cucina.
Strawberry,
che stava per scoppiare dalla rabbia, disse tranquillamente: “Potresti levarti
dai piedi? Io stavo parlando di una cosa importante con Kathrine!”.
Ryan
sospirò, poi prese Miky e disse: “Andiamo, facciamo parlare in pace le
femminucce…”. Miky accettò di buon grado, tanto oramai non gli interessava più
quello strano discorso, e si andò a stravaccare in poltrona con il padre.
“Allora,
stavo dicendo…” continuò Strawberry, cercando di riprendere il filo dei propri
pensieri e ricordi, poi abbassò la voce: “… non mi innamorai assolutamente di
lui in quel momento, anzi le poche parole che mi disse mi fecero saltare il
sangue al cervello… non lo sopportavo, mi sembrava solo una persona molto
viziata e snob, ma intanto avevo provato qualcosa di molto strano, non appena
l’avevo visto… il cuore mi era scoppiato nel petto e avevo avvertito con
estrema chiarezza che, da quel momento, avrebbe fatto parte della mia vita… non
era amore, o almeno lo credo, perché a me piaceva troppo quell’altro ragazzo,
ma forse una parte di me capii incosciamente che lui era parte di me, e che era
con lui che dovevo stare…”.
“E che
cosa successe dopo?” chiese Kathrine, che sembrava di nuovo quella bambina, che
era stata e a cui piaceva ascoltare le fiabe narrate da sua madre.
“Fui
costretta a passare molto tempo con lui…” rispose sibillina Strawberry, cercando
di non sbilanciarsi troppo “E le cose, per i primi tempi, non cambiarono molto…
non lo sopportavo, ma intanto, quando non ero con quel ragazzo, che era
diventato il mio fidanzato, pensavo spesso a lui, semmai non in termini
romantici e idilliaci, ma pensavo a lui… finchè un giorno, fummo costretti a
separarci, e fu allora che il pensiero di lui divenne ossessivo nella mia
mente… dopo poco, lasciai quel ragazzo e, quando lo rividi, riprovai la stessa
sensazione di quella prima volta, ma stavolta più chiara e netta… capii di
amarlo e di non poterlo lasciare andare di nuovo via… il resto lo sai… ci siamo
sposati e abbiamo avuto te e tuo fratello…”.
Kathrine
sorrise e chiese, con un filo di voce: “Pensi allora che io sia innamorata di
quel ragazzo?”.
Strawberry
rise leggermente, poi disse: “No, tesoro mio… non ci si può innamorare tanto
facilmente di una persona… magari hai solo intuito che è una persona che
potrebbe essere molto importante per te, se le lascerai spazio nella tua
vita…”.
Kathrine
annuì, poi abbracciò la madre e la ringraziò. Poi, sentii il campanello suonare
e andò ad aprire.
Ecco
finalmente il secondo chappy! Sono stata un po’ impegnata ultimamente e quindi
non sono riuscita a pubblicarlo prima! Perdono!!! Un enorme grazie a coloro che
hanno recensito il primo capitolo, purtroppo sono ancora di fretta quindi
risposte, chiarimenti e ringraziamenti vari ed eventuali dovrò rinviarli al
prossimo aggiornamento!!! Ciao ciao da Cassie chan!!!