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Autore: melania    30/06/2006    8 recensioni
Una notte come le altre. Un futon caldo in cui dormire. Una finestra a separarlo dalla pioggia che imperversa fuori. Poi...il suono di un campanello che interrompe il silenzio. E la sua vita.
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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AIUTAMI

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°02°

 

 

*Grazie a tutte le ragazze (Angel island, Elrohir, Lucylu, Shak4, Brinarap, Stateira, Kiba91) che hanno commentato il primo capitolo…GRAZIEEEEEEEEEEEEEEEEE…..spero di non deludervi! ^___-*

 

 

 

 

 

 

 

*******************************************************************

 

 

 

 

 

 

 

-          Ma sei completamente impazzito??? Volevi staccarmi il braccio???

 

Mi giro verso il do’hao.

 

Ma quanto grida?

 

Non era assiderato e in uno stato catatonico-depressivo?

 

Rispondo con indifferenza al suo sguardo di fuoco. Dopo pochi secondi rivedo il rossore sulle sue guance. Abbassa repentinamente lo sguardo, fissandolo sul pavimento candido che sta bagnando.

Si massaggia il braccio con cui l’ho tirato dentro casa. Ha un’espressione corrucciata e infastidita.

Non mi sembrava di averlo tirato così forte…

Comunque mi sembra un dato trascurabile…data la situazione.

 

-          Allora? – lo osservo cercando una spiegazione a tutto ciò che sta avvenendo questa notte.

 

Voglio prima sapere che cosa ci fa qui.

E ignoro (devo dire molto stoicamente) i brividi di freddo che percorrono il mio corpo (e suppongo anche il suo) e il sonno.

 

-          “Allora”…………………..cosa? – mi osserva con un’espressione sorpresa…oserei dire ebete.

 

Come se non si trovasse (completamente bagnato) dentro la casa della “baka kitsune” (come dice lui), dopo essere venuto di sua spontanea volontà qui e dopo aver palesato la sua presenza per almeno dieci miglia (con quel maledetto campanello!). Alle quattro di notte.

 

Naturalmente non potrei mai sprecare tanto fiato per dirgli tutte queste parole.

Sono sempre stata una persona concisa. E diretta.

 

-          Che cosa ci fai qui? – incrocio le braccia contro il petto. Sono completamente bagnato…domani come minimo avrò una bronco-polmonite. Tutta per colpa sua.

 

Il do’hao riabbassa lo sguardo. Ecco di nuovo il rossore. Fantastico….ha di nuovo riattivato la funzione-verginella-impaurita.

 

Cosa ho fatto di male?

 

Passa qualche minuto. La situazione non cambia. Lo vedo impacciato e tremendamente imbarazzato.

Possibile che questo ragazzo che mi ritrovo davanti sia lo stesso Hanamichi Sakuragi che strepita baldanzoso in palestra ogni giorno???

 

 

 

Per la prima volta penso che forse tutto ciò che fa…il modo in cui si comporta…il modo in cui parla………………………….sia soltanto…………..una recita.

 

 

 

Un suo starnuto mi riscuote dai miei pensieri. Anche lui ha freddo. Ed è bagnato come me. Anzi. Più di me…sarà stato molto tempo sotto la pioggia.

 

Alza la testa. Mi guarda negli occhi. Con sguardo risoluto.

 

 

 

 

E comprendo che non mi dirà perché è venuto qui questa sera. Almeno per ora.

 

 

 

 

Sospiro impercettibilmente. E va bene.

 

-          Do’hao…- scuoto leggermente la testa.

 

-          Baka kitsune – e lo fisso mal celando un po’ di sorpresa. Perché il tono con cui l’ha detto era…tranquillo. Non c’era odio. Né ira. E il sorriso imbarazzato e gentile che mi sta rivolgendo ora (quasi mi stesse chiedendo grazie per aver compreso la sua reticenza a parlare) mi turba.

 

Non so come rapportarmi con questo “nuovo” Sakuragi.

 

Quindi…riportiamo il nostro rapporto ad un livello…più “normale”.

 

-          Do’hao…mi stai bagnando tutto il pavimento.

 

Ok Kaede. Una frase meno scontata e stupida non potevi trovarla. Grande.

Però Sakuragi abbozza un mezzo sorriso ironico. Ha capito.

 

-          Dovresti ringraziare il tensai…è acqua sacra questa - E osserva divertito le gocce d’acqua scivolare dalla sua maglietta e dai suoi jeans sul pavimento. Come un bambino.

 

Mi accorgo solo ora che non indossa un giubbotto. O un qualcosa di più pesante. Ma da dove veniva? Possibile che sia stato colto all’improvviso dal temporale?

E poi…………....a quest’ora? Non capisco…

 

-          Tz….- mi dirigo verso il piano di sopra. Devo farmi una doccia. E anche lui. Gli andranno i miei vestiti?

 

-          Dove vai? – mi osserva. Ha un qualcosa di strano. Ma mi sfugge cosa. Senza quell’espressione idiota che assume sempre in palestra…è diverso. Ma questo non è importante ora.

 

 

-          A lavarmi. Vieni- incomincio a salire le scale.

 

Ma quando non lo sento dietro di me mi blocco. Non sarà rimasto immobile giù nel soggiorno?

Sbuffando ridiscendo le scale.

 

Come volevasi dimostrare.

 

È rimasto dove lo avevo lasciato. Un altro starnuto. Continua a passarsi lentamente la mano sopra il braccio. Ormai più che una pozzanghera ha un lago sotto i suoi piedi. Mi aspetta un bel lavoro di pulitura.

 

Ma chi me l’ha fatto fare??

 

-          Do’hao…vuoi l’invito scritto per muoverti?

 

Alza il viso guardandomi. Poi abbozza un sorriso imbarazzato.

 

-          Non voglio sporcarti ulteriormente la casa- e con la mano indica le sue scarpe sporche di fango (che effettivamente hanno insudiciato l’ingresso) e l’acqua sotto di lui.

 

…………………………………………ok…………………………………..

 

Forse sto ancora dormendo. Sì. È tutto un sogno.

 

Deve essere un sogno.

 

Cioè…il ragazzo che ho di fronte non è Sakuragi. Non può essere lui. È troppo gentile. È troppo educato. È troppo…cazzo è troppo tutto!

 

Sto per avere un esaurimento nervoso. Ho freddo. Ho sonno. E sono in compagnia di un clone che si spaccia per Hanamichi Sakuragi.

 

-          Togliti le scarpe. Ti aspetto sopra…do’hao – mi giro sbuffando. Voglio solo ritornare a dormire.

 

-          Aspetta…- il suo tono è incerto. Cos’altro c’è???? -…….e i……tuoi?

 

 

Mi blocco sul gradino della scala.

I miei genitori?

Interessante che si sia posto la domanda solo ora. E non prima mentre svegliava l’intero vicinato e cercava di sfondare la porta!

 

Ma effettivamente…non sarebbe cambiato nulla.

 

I miei…non ci sono da tempo in questa casa. Da tanto. Se non avessi dei ricordi…penserei di essere cresciuto in solitudine da sempre.

 

-          Non ci sono – forse ho usato un tono troppo lapidario. Lo vedo rattristarsi…perché?

 

Scuoto la testa, ricominciando a salire le scale. Non voglio la compassione di nessuno. Di nessuno.

 

Entro dentro la mia stanza. Devo prendere un pigiama e anche dei boxer per quel do’hao. E devo anche tirare fuori dall’armadio il futon primaverile. Non ne ho un altro pesante. Si dovrà accontentare.

 

Ad un tratto mi rendo conto che è la prima volta che ospito qualcuno qui dentro. Anzi.

Che provvedo a qualcuno che non sia me stesso. Tranne Micky naturalmente. A proposito…dov’è finito?

 

Non ho il tempo di pensarlo, che sento un miagolio isterico provenire dal piano di sotto, unito all’urlo di Sakuragi.

 

Cos’altro avrà combinato quel do’hao???

 

Sento i suoi passi veloci e pesanti sopra le scale (con una grazia elefantina aggiungerei), per poi vedermelo sbucare in camera tutto affannato. Non ho il tempo di dire nulla che si richiude la porta dietro le spalle, appoggiandosi sopra.

 

 

 

È impazzito?

 

 

 

Dopo pochi secondi sento Micky graffiare la porta da fuori. E dal rumore, mi sembra abbastanza nervoso. Come minimo starà lasciando dei solchi di un centimetro.

Incomincia anche a miagolare, chiedendo (anzi, il mio gatto non chiede mai), ordinando che gli sia aperta la porta.

Mi sono sbagliato. Non è nervoso. È incazzato nero.

 

-          Do’hao cosa hai fatto al mio gatto?

 

Alza la testa di scatto alla mia accusa. Si arrossa tutto in viso, indicandomi la sua gamba destra, dove spicca un graffio lungo e sanguinante.

 

-          COSA HO FATTO AL TUO GATTO?? DOVRESTI CHIEDERMI COSA HA FATTO QUELLA BELVA A ME!

 

Ma perché grida? Che fastidio.

 

-          Non è una belva. È un gatto. È il mio gatto.

 

E spero che mi abbia capito. Nessuno maltratta il mio gatto.

 

Tranne me naturalmente.

 

Mi avvicino al do’hao, facendolo spostare (nonostante le sue proteste) dalla porta. Quando la apro mi ritrovo Micky, in un solo balzo, fra le braccia.

Incomincio ad accarezzarlo lentamente, cercando di farlo calmare. Ha il pelo così liscio e morbido. Di un nero lucente. Quando lo gratto sotto il mento, lo sento miagolare estasiato. Socchiude gli occhietti grigi…incominciando a fare le fusa.

 

-          Belva ruffiana – un suo sussurro. Infastidito.

 

Riporto l’attenzione sulla Scimmia rossa.

Si accorge del mio sguardo accusatore.

Arrossisce mentre incomincia a sbraitare una valanga di parole.

 

-          E’ inutile che mi guardi in quel modo baka kitsune! Non è colpa mia! Era buio per le scale, come facevo ad accorgermi di quel botolo nero e antipatic… - un miagolio infastidito lo interrompe... – vedi??? Mi odia!!! Gli ho solo calpestato la coda e mi ha aperto uno squarcio lungo la gamba con quegli artigli che si ritrova! – e m’indica di nuovo la gamba.

 

Se non fossi Kaede Rukawa…credo che sorriderei (davanti a lui). La scenetta è comica. Un bestione alto 2 metri che sbraita contro un gatto…sembra un bambino a cui gli hanno rotto il giocattolino nuovo.

 

-          E mi ha pure inseguito per le scale! - muove le braccia in modo plateale.

 

Ora riconosco il Sakuragi di sempre. Quel suo parlare istrionico, esagerato. Quel suo gesticolare scoordinato.

 

 

Ora lo riconosco.

 

 

 

 

 

 

 

E mi rendo conto che il tutto...è orrendamente……………………………falso.

 

 

 

 

 

 

 

E non me ne ero mai accorto.

 

Che stia cercando di alleviare la tensione che c’è fra noi? Di allontanare dai miei pensieri, il perché lui sia qui…ora….stanotte? Il perché abbia suonato alla mia porta?

 

E va bene Sakuragi.

 

-          Hai finito? – lo osservo con sguardo scettico, mentre continuo ad accarezzare Micky.

 

Per pochi minuti regna il silenzio nella camera. Gli unici suoni impercettibili sono il suo respirare affannoso, il suono cupo e grave delle fusa di Micky e il lieve tamburellio della pioggia contro la finestra.

 

Lancio uno sguardo veloce alla mia sveglia luminosa. Sono già le cinque di mattina.

 

Per fortuna domani è domenica.

 

Lascio andare Micky per terra, per poi prendere il pigiama e la biancheria che avevo appoggiato sul mio futon (prima di tutto quel baccano).

 

-          Tieni. Il bagno è la stanza in fondo al corridoio. Dentro troverai un telo con cui asciugarti. Sbrigati.

 

Osserva stranito i vestiti. Poi borbottando contro le “volpi malefiche e insensibili” e lanciando un ultimo sguardo di puro odio contro Micky, se ne va in bagno. Sento la porta chiudersi.

 

Sospiro.

 

È una situazione………………………………….strana.

 

Mi accosto alla finestra. Piove. Continua a piovere. Io amo la pioggia. Lava via tutto. Dolore. Colpe. Odori.

Dopo…rimane solo il nulla.

 

Micky si struscia contro le mie gambe. Lo riprendo in braccio, guardandolo negli occhi.

 

-          Però…è vero che sei un po’ ruffiano – sorrido.

 

Arruffa il pelo, soffiandomi contro. E permaloso. Proprio come me.

 

Si divincola dalla mia stretta, cadendo elegantemente per terra. Ridendo cerco di riafferrarlo, ma mi blocco.

 

Sakuragi è sulla soglia della camera. E la sua espressione è attonita. Sorpresa.

 

Il mio riso scompare. Odio che qualcuno mi veda così. Senza barriere.

 

-          Togliti quell’espressione dal viso do’hao – mi dirigo con passi veloci verso di lui.

 

Sussurra un incredulo “Sai ridere”.

 

Infastidito esco dalla camera.

 

Micky mi segue. Entro in bagno, incominciando a svestirmi. Finalmente mi tolgo gli abiti freddi…ma come ho fatto a rimanere per tutto questo tempo con questa roba bagnata addosso? Tutta colpa del do’hao!!!

 

Micky si acciambella vicino alla porta del bagno.

 

-          Cos’è…fai la guardia che lui non entri?

 

Sbuffo divertito. Emette un piccolo miagolio…

 

Potevo avere solo io un gatto del genere. Bah..

 

Dopo aver riempito la vasca con l’acqua calda mi ci immergo fino alla testa…chiudo gli occhi rilassandomi. (nota 1)

In poco tempo i brividi di freddo e i pensieri (per lo più rivolti verso Sakuragi) svaniscono. Scivolano sull’acqua…mischiandosi alla schiuma.

 

Che pace. Ripenso a quante volte mi sono addormentato in questa vasca. E ai vari raffreddori che avevo il giorno dopo.

 

Quando sento le palpebre farsi sempre più pesanti mi alzo. Voglio dormire nel mio futon. Non qui. Esco dalla vasca, riempiendo un secchio d’acqua tiepida.

 

Mi siedo sullo sgabello di legno e incomincio a lavarmi. Osservo la pelle arrossata. È troppo chiara. Mi guardo intorno e mi accorgo che Micky si è infilato sotto un cumulo di vestiti, posti in un angolo della stanza.

 

Devono essere di Sakuragi. Quel do’hao li ha lasciati qui.

 

Osservo Micky…………………………………………….ma cosa sta facendo?

 

Penso all’improvviso che voglia lasciare qualche “piacevole ricordino” sopra i vestiti della Scimmia. E’ vero che è colpa sua sono sveglio a quest’ora….e se mi sono preso tutto quel freddo. Però…

 

-          Micky…spostati da lì.

 

Ma non si sposta. Anzi.

Non mi degna di uno sguardo.

Lo vedo stringere fra le unghiette la maglietta nera di Sakuragi…e…………………leccare le maniche?

 

-          Baka neko cosa stai facendo???

 

Mi alzo di scatto dallo sgabello (rischiando anche di scivolare) avvicinandomi a quello stupido gatto.

 

Cerco di togliergli dalle zampine la maglietta, ma Micky si aggrappa con forza.

 

-          Smettila…così la strapperai!

 

Miagola infastidito cercando di mordermi la mano. È insopportabile quando ci si mette.

Gli lascio la maglietta. Sento i suoi miagolii soddisfatti (grrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr….baka baka) prima di ridedicarsi alla leccatura.

 

È impazzito……….cosa avrà da leccar…….interrompo i miei pensieri.

 

 

Fisso sorpreso la mia mano sinistra. Quella che aveva stretto una delle due maniche della maglietta.

 

È sporca. D’acqua. Rossa.

 

 

Rossa?

 

 

-          Micky………………………………….cosa stai leccando? – un dubbio incomincia a insinuarsi in mente.

 

Vedo sotto la maglietta allargarsi una piccola pozza d’acqua (di cui la maglietta è pregna). Acqua rossa. Acqua mista a…

 

Micky si interrompe. Mi osserva per un lungo attimo. La sua coda nera si muove lentamente nell’aria. I suoi occhietti grigi possiedono una luce strana. Felina. Quasi….primordiale. Non adatta ad un gatto domestico.

Stai leccando del……………………………………sangue. Ecco perché.

 

 

Il Suo……………………..sangue.

 

 

 

 

 

Note

 

 

 

Nota 1: E’ una nota “postuma” (novembre 2009). Quando ho scritto questa scena ho fatto un errore davvero grossolano, non tenendo conto della tradizione giapponese dell’Ofuro (おふろ). A differenza della nostra abitudine confermata di immergerci nella vasca per lavarci, in Giappone è l’esatto contrario. Prima di immergersi nella vasca, ci si lava (normalmente sedendosi su uno sgabello) e in seguito si entra nella vasca. Nella scena invece che descrivo, avviene il contrario. Chiedo perdono.

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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