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Autore: Sherlock Holmes    29/10/2011    0 recensioni
Watson vorrebbe passare la sua ultima serata di libertà nella più totale tranquillità. Ma non ha tenuto conto dei piani del suo testimone… Infatti, Holmes ha organizzato ben altro…
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Ero appena uscito dalla sartoria.
Lì avevo ritirato il fazzoletto da collo che avrei indossato l’indomani, all’altare.
Aprii la scatola che lo conteneva e lo osservai.
Era perfetto.
Come tutto il resto, d’altronde.
Ormai, si trattava di poche ore… La mattina successiva sarei divenuto il marito della donna più bella, sensibile e dolce d’Inghilterra… Mary Morstan.
Ero al settimo cielo! E non riuscivo a togliermi il sorriso dal volto…
E’ proprio vero che l’amore rende un po’ folli…
 
Mi accorsi solo svoltato l’angolo della carrozza che mi seguiva, a passo d’uomo.
Al che , impugnai più saldamente il mio bastone da passeggio, che conteneva una lama di purissimo acciaio.
“Dannazione… Spero di non subire un attacco proprio la sera prima del mio matrimonio!”pensai.
Ad un tratto, la porticina della carrozza si aprì.
Ero pronto a difendermi, se si fosse reso necessario.
Ma…
- Watson! Che piacere vederla!- esclamò una voce a me ben nota.
Mi voltai verso di lui.
- Salve Holmes…- salutai.
Lui mi sorrise.
Aveva la mano poggiata sulla maniglia della portiera. Vidi che indossava un pesante cappotto scuro ed un cappello nero.
Continuai a camminare.
Holmes fece segno al vetturino di proseguire alla stessa velocità.
- Allora… Non vuole salire?- mi domandò, eloquente.
- No, Holmes. Preferisco andare a piedi.- gli risposi, mettendomi la scatola della sartoria sotto il braccio.
- Veramente? Ma deve sapere che il luogo dove stiamo per andare è piuttosto lontano…-
Mi fermai di scatto.
Holmes battè con il suo bastone al finestrino e così la carrozza si fermò.
Scese sul gradino del landau e lì si sedette.
Mi girai verso di lui, appoggiandomi al bastone:- Io non direi. Cavendish Place è a due isolati da qui.-
- Non siamo diretti a casa sua, Watson…-
Sbuffai.
- Forse lei non è diretto a casa mia, ma io sì.-
Mi tese il braccio.
- Avanti… Venga. Non si faccia pregare…- mi incitò Holmes.
- No.- gli risposi con un tono che sembrava non ammettere repliche.
- Non si fida di me?- mi domandò.
- No.- gli dissi con lo stesso tono. – Non la sera che precede le mie nozze.-
Con un calcio al mio bastone, Sherlock Holmes mi fece perdere l’equilibrio e, con la mano destra, mi afferrò al di sotto del gomito, trascinandomi sulla carrozza, che partì immediatamente.
- Questo è un colpo basso, Holmes! E’ sequestro di persona!- esclamai.
- Oh, suvvia… Non esageri, Watson…- sbottò Holmes. Poi, mi osservò, e, sorridendomi, mi disse:- Beh, perlomeno eviti di farne una tragedia.-
Per un po’, tacemmo.
Molte strade si susseguirono, l’una dietro l’altra.
- Dove siamo diretti?- chiesi, cupo.
Holmes inarcò le sopracciglia:- Ad una festicciola…
- HOLMES!- scoppiai – Ero stato franco! Io non voglio alcun addio al celibato!-
Mi fissò con sguardo fintamente colpevole.
- Saremo pochi intimi…- mi assicurò.
Scendemmo nel West End.
Holmes pagò il vetturino, che, toccandosi il cappello, a mo’di ringraziamento, se ne andò, sferragliando.
L’eco degli zoccoli, dopo poco, si spense.
Sentii una musica in lontananza…
- Almeno mi dica che non ha organizzato una festa con donnicciole sgambettanti, alcol e fumo.- mormorai.
Si arrestò di colpo.
- Watson, mi crede davvero così meschino?-
Annuii, serio.
Riprese a camminare, con un sorrisetto indecifrabile sul volto.
- Allora mi conosce proprio bene…- mi disse, spingendo la porta del locale.
Aveva noleggiato un piccolo teatro. La prima cosa che mi saltò agli occhi fu la presenza di numerosi specchi, che riflettevano il palcoscenico ed i numerosi, per quanto minuti, tavoli.
Con due balzi salì su un tavolino, annunciando:- Ho trovato lo sposo!
Afferrandomi la manica, mi alzò il braccio.
Scoppiò un urlo giubilante. Innumerevoli calici si sollevarono e le risate si fecero più frequenti.
Molte persone mi si accalcarono attorno, complimentandosi con me per le imminenti nozze e ringraziandomi per la festa.
Holmes afferrò un bicchiere di brandy dal vassoio che gli porse il cameriere. Ne allungò uno anche a me.
Si sedette, a gambe incrociate, sul tavolo.
- Pochi intimi, eh, Holmes?!- gli dissi, con rabbia. - Sa che non ricordo di aver conosciuto la metà degli uomini che si sono congratulati con me?-
Lui aggrottò la fronte, sorseggiando il liquore:- Ma come? Io ho invitato tutti quelli che figuravano nella sua agenda degli appuntamenti…
- Ha frugato tra le mie cose, Holmes…?-
- Beh… Insomma – iniziò, secco – Io non sapevo chi invitare a questa festa, oltre ai suoi (pochi) amici. E così, per far numero, ho chiesto di venire anche ai suoi pazienti!-
- Lei-è-fuori di testa!- gli rivelai.
Sospirai:- Hanno ringraziato me per la festa… Perché?
- Mi pare ovvio. E’ lei lo sposo, indi è lei che paga il tutto.-
Lo fissai, sbalordito.- Vuol dire che io sto pagando una festa che non ho voluto?-
- Il mio budget era limitato…- disse.
Trangugiai il brandy.
Holmes sembrò riconoscere una persona tra la folla.
Così, scese dal tavolino e gli andò incontro.
Passarono i minuti, durante i quali mi ricevetti pacche amichevoli sulle spalle ed abbracci da un uomo che mi pareva già un po’ brillo.
Mi si parò di fronte un uomo massiccio, robusto ed alto.
Accanto a lui, chiacchierando, vi era il mio testimone…
Riconobbi in lui la stessa espressione di Holmes…
- Dottor Watson, le voglio far conoscere colui che, insieme a me, ha organizzato tutto questo. Mio fratello maggiore, Mycroft Holmes.-
Mi tese una mano grassoccia, che strinsi.
- E’stato un vero piacere conoscerla. Sherlock mi ha parlato molto di lei…- disse, con un vocione.
Dopo aver adocchiato una poltrona, però, mi salutò:– Spero che domani avremo la possibilità di andare più in là delle presentazioni. E , magari, di raccontarci qualche aneddoto sul mio fratellino…-
Congedandosi con un cenno, si voltò ed andò a sedersi.
- Do…Domani, Holmes?- gli chiesi.
- Certo. L’ho invitato al suo matrimonio.-
- Come?- mormorai.- Ma non lo conosco neanche, suo fratello!- gridai.
- Tecnicamente ,vi siete presentati meno di un minuto fa…-
Mi trattenni dall’insultarlo.
- Ma non può inserirlo nella lista degli invitati, Holmes…- gli dissi, cercando di farlo ragionare.
- Oh, invece sì. Lei mi ha dato due convocazioni per le sue nozze. Una per me e l’altra per un mio accompagnatore.-
- O accompagnatrice, avevo specificato! Oh, Holmes! Era per Irene Adler… Pensavo di essere stato chiaro! Le avevo persino fato l’occhiolino…-
- Appunto. Quello è stato piuttosto ambiguo.-
Afferrai un altro bicchiere di brandy e lo buttai giù in un sorso.
- Comunque, non… non potevo invitarla.- mi rivelò Holmes, facendo sfoggio di un finto disinteresse – Lei è in America, ora.-
Capii che avevo toccato un argomento piuttosto delicato.
Così, abbozzai un sorriso.
Lui lo ricambiò.
Ricompostosi, balzò sul palcoscenico, agguantando un altro calice ed innalzandolo.
- Propongo un brindisi!- urlò.
Tutto tacque.
- A John Watson.- cominciò - Un dottore competente. Un uomo fantastico. E, da domani, un marito perfetto.- disse.
Mi lanciò un sorriso sincero.
Quelle furono le prime (ed ultime…) gradevoli parole che mi dedicò.
- Perdonando questa sera, s’intende!- concluse.
Vi fu uno scoppio di risa.
- Che la festa abbia inizio!- dichiarò.
In quell’istante, cominciò lo spettacolo.
“Donnicciole sgambettanti… Lo sapevo.”
Con un salto, atterrò sul pavimento, di fronte a me.
- Grazie… per… ecco…per ciò che ha detto su di me.-
Annuì.
- Dovere.- rispose. – Sono il testimone, no? Devo elogiare lo sposo!- sdrammatizzò.
Si sedette, ed io lo imitai.
Holmes mi sussurrò all’orecchio:- Non si preoccupi, Watson. Per la festa… Ho finanziato tutto io.
Trassi un sospiro di sollievo.
- Si diverta, Watson, d’accordo?- si assicurò.
- Farò del mio meglio.- gli risposi, con un sorriso.
  
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