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Autore: Mina7Z    29/10/2011    8 recensioni
Gli equilibri si infrangono, il tempo ha ritmi diversi ma ciò che è scritto non può essere modificato. Due personaggi costruiscono, anzitempo, un rapporto fatto di complicità e intimità.
Scuote la testa e si morde un labbro. Non ricorda neanche che giorno fosse quando il destino li ha fatti incontrare. Ricorda che era notte e che quel giorno di primavera c’era stato il sole.
Ricorda tutto di lei. E ricorda il suo immenso amore per lei. Solo per lei.
“Come eravamo, amore mio, noi due”.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Come eravamo”
Addio Andrè

 



Non ci sono più parole.
Non ci sono più lacrime.
Non più respiri e non più sospiri. Non più incertezze, non più paure.
Non c’è più l’amico. Non c’è più l’amore.
Non c’è più il sole. Non c’è più la luna.
“E’ tutto finito, Alain, tutto”.
Aveva davanti agli occhi la sua disperazione. Non aveva compreso però che in quelle parole, nei suoi  lunghi silenzi, ci fosse già la sua decisione.
Annientata, stremata, svuotata, voleva vincerla lei quell’ultima partita sulla scacchiera della vita. E proprio  la vita, a volte, cede il passo, lasciando che ciascuno decida di riappropriarsi delle regole e finire anzitempo la partita.
E’ ancora buio ma la città, lentamente, si risveglia. Le prime luci, le prime voci che riempiono il silenzio della notte. Ma è un giorno che non vuole vedere, un sole che non può sorgere.
Qual è il significato della parola addio?
 
 

 

***


 

E’ ormai buio quando entra nella chiesa.
Lo accoglie un silenzio irreale, assurdo, che inghiotte e annulla le grida disperate che fino a poche ore prima avevano accompagnato il pianto dei sopravvissuti.
Cerca il suo volto tra le figure scure che giacciono accanto ai corpi dei propri cari. Donne, uomini, ragazzini, uniti da un sogno di libertà e dal medesimo tragico destino.
Percorre  incerto la navata della chiesa fino a quando la vede e le gambe improvvisamente sembrano cedere.
E’seduta per terra, la schiena appoggiata alla parete della chiesa. Una mano  ferma sul viso sembra volere soffocare un urlo. L’altra stringe la mano immobile di Andrè.
Sospira e chiude gli occhi, Alain. Sente ancora le sue preghiere disperate rivolte al Signore, gettata accanto al capezzale del suo uomo morente. Le ultime parole d’amore, i progetti per una vita insieme, felici e lontani dall’inferno di Parigi, per un matrimonio benedetto dal cielo.
E poi, quando tutto è precipitato, le suppliche di non lasciarla sola, di non arrendersi, di non morire.
Ma non aveva proprio potuto  mantenerla quella promessa, Andrè.
Se ne era andato con il sorriso sulle labbra e l’immagine della donna che aveva amato più di ogni altra cosa al mondo che gli stringeva forte la mano e gli parlava d’amore.
Una fitta alo stomaco gli contrae le viscere. Gli occhi inumiditi dalle lacrime che si fanno piano strada lungo il viso senza che possa fermarne lo scorrere.
E poi ricorda il tremore che scuoteva il suo corpo quando lui l’ha presa tra le braccia per cercare di calmarla mentre lei non smetteva di urlare, di piangere, di disperarsi, quando ha capito che Andrè non sarebbe più stato con lei.
Si avvicina a Oscar ma lei non lo guarda. Non distoglie gli occhi dal corpo di Andrè composto  in una bara di legno.
“…Oscar….”.
Resta immobile. Nota solo l’impercettibile battito delle ciglia trasparenti  nell’istante in cui gli occhi si chiudono. Non sente neanche il suo respiro.
“….Oscar….”. La chiama di nuovo, ma pensa che non saprebbe cosa dirle se lei gli rispondesse. Quali parole usare per lenire un dolore così grande? Che la vita continua? Che Andrè avrebbe voluto vederla felice?
Si siede accanto a lei, tanto vicino  da sentire il calore del suo corpo.
L’aria è così calda da essere quasi irrespirabile.
Lei non si scuote, non sa nemmeno se si sia accorta di lui. Vuole starle accanto, ma un po’ si sente un intruso. E allora rimane lì in silenzio, con la testa tra le mani.
E lo guarda, il suo amico, beffato dal destino nel giorno più bello. La vuole mantenere quella promessa  e si prenderà cura di lei, in ogni modo. Anche se lei non vorrà. Anche se lei non dovesse riprendersi mai più.
Sa che tra un po’ di tempo dovrà portarla via di lì e si chiede come farà a lasciare quella mano.
“.. Oscar…so che è difficile ma non ci è più permesso stare qui, tra poco dobbiamo uscire dalla chiesa. Tornerai domani da Andrè”.
Non sembra averlo sentito. E le rimane di nuovo accanto, in silenzio.
“Oscar…..devono chiudere la chiesa………”.
“….Va bene Alain, ancora un minuto e arrivo, inizia ad andare”.
La sua voce lo fa sussultare e gli fa battere il cuore. Lei si mette in piedi e lui lentamente si allontana. Vuole lasciarli soli. Sa che deve farlo.
Si volta verso di lei e la vede in ginocchio accanto ad Andrè. Gli parla. Gli sorride. Gli accarezza i capelli. Ma non piange, non piange mai.

Lo sta lasciando andare.
Gli sta dicendo addio.
Solo addio.
 

 
 
Note dell’Autrice:
Ero solo una bambina delle elementari quando vidi per la prima volta Lady Oscar e la tragica fine dei due protagonisti mi colpì tanto da farmi piangere. Ma erano molte le cose che non avevo potuto caprie a quell’età.  Molti anni più tardi ho compreso che l’uccisione di Oscar davanti alla Bastiglia no nera affatto il destino crudele che si abbatteva di nuovo contro la mia amata eroina, bensì la sua precisa scelta di morire per raggiungere Andrè. Un concetto certo complesso, quello del suicidio e comunque abituale per la Ikeda, che io ho pensato di condividere in questa storia. 
   
 
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