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Autore: Ebby Beckett    29/10/2011    1 recensioni
Quattro ragazze, italiane, ventenni.
In vacanza per una settimana nella grande mela.
Per una di loro questa esperienza segnerà radicalmente la sua vita.
Il suo destino è scritto nelle luci di Times Square. E lei ha gli occhiali giusti per riuscire a leggerlo.
Una sfida, tra me e Shantiny, su come le nostre vite possano essere tema da ff.
Questa è la mia, una What If della mia vacanza a NYC.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era lì. Davanti a me. Attorno a me.
La magnifica. L’irraggiungibile.
E’ il mio luogo preferito,  da studentessa parlando.
Non posso fare a meno di amarla.
Harvard.
Emana un calore irresistibile.
 
Ci fermiamo a pranzare in uno dei classici chioschetti di provincia. Solo che questo serve limonata amaranto. E veggie burger. Ma quanto si fanno amare?
 
… In certi momenti della vita ho preferito di gran lunga i luoghi alle persone…
 
 
 
Siamo in quattro. Alice, Martina, Chiara e me, Elide.
Quattro giovani ragazze, nemmeno ventunenni, in vacanza a New York. Ora in gita a Boston.
Siamo un po’ pazze, noi quattro. Amiamo l’America. Da sempre. Perché è speciale. Perché è umana. Perché la sentiamo nostra.
Questa vacanza ci serve per staccare, segna un passaggio importante nelle nostre vite. Tre di noi quando torneranno a casa si immergeranno nel mondo universitario. Io sarò una fuorisede, e studierò a Bologna, assieme a Chiara. Martina sarà una matricola Bocconiana. Invece il rientro per Alice segnerà l’inizio di una accademia di grafica, il sogno lavorativo della sua vita.
 
Giriamo per negozietti di libri e di merchandising da portare a casa come ricordo, poi ci avviamo verso la stazione. Mi tolgo uno sfizio, e ceno con un bel piatto di spaghetti e pollo orientale, probabilmente indonesiano, o indiano.
Il viaggio in treno è stancante, sono tre ore di pura tristezza. Il pensiero di lasciare Boston mi deprime nel profondo. Potessi vivrei e lavorerei lì. C’è verde, il paesaggio è divino, e la città è un piccolo paradiso.
Le mie compagne di viaggio notano la mia solitudine, e mi ci lasciano immergere. Forse sperano sia una cosa passeggera. E forse lo è.
Siamo così stanche che arrivate alla Grand Central Station diamo solo una veloce occhiata alla stazione notturna. Sembra uscita da un quadro di Van Gogh, la mia amata New York.
  
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