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Autore: Sybeoil    31/10/2011    3 recensioni
(Sequel de La Gilda)
***
Il mondo è sempre stato mio nemico. L'ho odiato, detestato, disprezzato. L'ho persino considerato una fogna dalla quale uscivano striscianti esseri dalla lingua biforcuta. Consideravo il genere umano qualcosa di sbagliato, i sentimenti qualcosa da cui fuggire. Consideravo me stessa sbagliata, una sorta di abomio sempre pronta a versar sangue su pagamento. Insensibile a qualunque supplica, a qualunque sguardo, a qualunque parola. Ma la guerra ti cambia, la morte ti cambia.
***
Si dice che il Destino si adoperi per te fin dal principio eppure non sempre le cose vanno come speri o desideri. Spesso il Fato ha in serbo per te violenza e cattiveria, oscurità e mistero. Ed è a causa del suo Destino intrecciato da mani deboli o forse no che Amalia, l'Assassina delle Terre Centrali, si ritroverà a dover combattere contro un qualcosa di oscuro e mutevole come la nebbia che sorge dal mare alle prime luci dell'alba. Qualcosa che potrebbe rischiare di far vacillare la pace e l'armonia che, con tanta fatica, il Mondo Conosciuto ha ricostruito dopo anni di terrore. Qualcosa al di là dei confini di cuore e mare. Qualcosa che solo il sangue e il suo canto di tenebra potrà fermare!
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

 

 

 

Il sangue canta, la carne mormora.

La figlia di Tenebra si è destata.

Giace cieca su di un letto di Luce.

Occhi scarlatti e cuore di fuoco.

Destati figlio è tempo di sangue.

L’uomo si svegliò accaldato e ansante. Quella voce, quei ricordi lo avevano scosso nel profondo dell’animo e ora che era sveglio i pensieri sembrano capaci di concentrarsi solo su quelle parole. La donna che giaceva accanto a lui profondamente addormentata si mosse pigramente emettendo un mugolio sordo per voltarsi dall’altra parte dell’enorme materasso e riprendere a dormire.

Lentamente, per evitare di svegliare la sua sposa, l’uomo si alzò fino a sedersi appoggiando la testa coperta da folti capelli grigi e ricci sulla testiera in legno del letto a baldacchino. Tirando profondi respiri riuscì infine a calmarsi fino a riportare il battito del suo cuore accelerato ad una velocità normale. Sapeva che prima o poi quel giorno sarebbe arrivato, lo aveva atteso e desiderato per così tanto tempo che dopo un po’ aveva addirittura cominciato a smettere di crederci. Ma con lui c’era sempre quella voce. Con lui c’era il suo Dio, e lui non lo avrebbe mai abbandonato. Se davvero il giorno era giunto avrebbe dovuto comunicarlo subito a sua fratello. Lui aveva il diritto di sapere. Senza stare a pensarci su sollevò le pesanti coperte di morbida lana e si sedette sul letto poggiando i piedi nudi sul grosso tappeto circolare.

Dandosi la spinta con le mani l’uomo si alzò del tutto rimanendo coperto solo da un paio di slip anch’essi di lana. L’ampio petto marmoreo era coperto da un’ispida peluria grigia che andava assottigliandosi verso il basso ventre fino a scomparire in un’unica piccola striscia, all’interno delle mutande.

Il viso stanco era ingrigito da una leggera peluria che ricopriva guance e mento e di cui l’uomo andava molto fiero. Gli occhi rossi come il sangue scrutavano l’oscurità della sua camera da letto come un rapace. Avanzando sul pavimento freddo afferrò una leggera vestaglia nera e nonostante il freddo pungente, uscì dall’ampia camera diretto dal fratello.

Il corridoio del castello nel quale viveva era umido e freddo, illuminato da una fila di torce ordinatamente sistemate lungo i due muri ad intervalli di pochi l’una dall’altra. Grossi arazzi facevano la loro comparsi di tanto in tanto ad “abbellire” l’atmosfera tetra e cupa che aleggiava su quel posto. Grandi immagini di bestie infernali impegnate in combattimenti cruenti era tutto ciò che poteva scorgersi.

Mentre camminava l’unico pensiero che gli vorticava in testa era quello legato alla vendetta, all’odore ferroso del sangue e al suo incantevole canto. Era da troppo tempo che le sue mani non si macchiavano di quel liquido caldo e denso. Quasi senza accorgersene arrivò davanti alla porta del fratello. Il legno di noce scuro era stato da poco lucidato riuscendo così a brillare alla luce delle due torce appese alle estremità. Un grosso pannello d’ottone svettava sul lato destro della porta indicando il nome di colui che occupava quella camera dell’immenso maniero. Hormeg Jolinus Van Kopfeis. Fratello di sangue e di sorte dell’uomo che stazionava davanti la sua porta.

Da dentro la stanza si sentivano provenire piccoli mugolii soffocati, misti a gemiti d’estasi. Probabilmente il giovane doveva aver invitato alcune ragazza dell’harem nella sua camera da letto per allietargli la nottata.

Fregandosene beatamente della scena che avrebbe potuto trovarsi davanti l’uomo posò la mano sulla maniglia della porta abbassandola e spingendo. La stanza era ampia e calda, riscaldata da un grosso fuoco che scoppiettava allegro all’interno di un enorme camino di marmo nero.

Davanti ad esso erano sistemate due poltrone dall’aria molto comoda ai cui piedi era incastrato un grosso tappeto circolare sulle tinte del verde scuro. A ridosso della parete nord della stanza, accanto a due grandi finestroni, era sistemata una delle più belle scrivanie in legno di quercia decorato dell’intero regno. Sopra di essa vi erano sparpagliati diversi fogli bianchi e alcune penne d’oca. Un enorme letto a due piazze con la struttura in legno e un grosso baule sistemato al fondo, occupavano il centro della stanza ospitando un uomo giovane e prestante e due giovani ragazze disinibite. Come sospettato dall’uomo il ragazzo quella sera aveva prelevato due delle più belle ragazze dell’harem privato del castello e le aveva portate con se in camera per allietarsi la nottata.

< Fratello! > esclamò il ragazzo sudato e ansimante. < Che ci fai qui? > chiese sorpreso. < Devo dirti una cosa molto importante > spiegò l’uomo in tono grave. < Però è meglio che mandi vie le due puttane > aggiunse muovendo la mano in direzione delle due ragazze.

< Non farmi questo, almeno stanotte lasciami divertire > mugolò il ragazzo allungando una mano verso i seni di una delle due e cominciando a giocarci. < Anzi, che ne dici di unirti a noi? > domandò divertito all’idea. L’uomo sembrò pensarci un po’ poi scosse leggermente la testa rimanendo fermo dov’era.

< Prima devo parlarti > chiarì solenne. < Bene dì pure allora > disse il ragazzo mollando la presa sui seni della ragazza che riprese a respirare regolarmente ma non per molto, visto che quello la costrinse a piegarsi in avanti per penetrarla da dietro.

< E’ successo > disse l’uomo dai capelli grigi. < Cosa è successo? > domandò l’altro cominciando a spingere e provocando nella ragazza sordi mugolii. L’altra nel frattempo, quella che era rimasta senza niente da fare, stanca di doversi “divertire” da sola era scesa dall’enorme letto e si era avvicinata all’uomo ancora fermo sulla soglia.

Con sensualità gli afferrò una mano e se la posò sul seno destro cominciando a muoverla prima lentamente poi sempre più forte fino a quando l’istinto animalesco dell’uomo prese il sopravvento.

Per quanto avesse cercato di resistere a quella tentazione infatti, l’uomo non ci era riuscito, cedendo alle carezze lascive della lussuria. Chiudendosi la porta alle spalle si tolse la leggera vestaglia nera e posò anche l’altra mano sul seno della ragazza, mentre questa lo conduceva vicino al caminetto. Quando furono davanti al fuoco scoppiettante una delle due mani dell’uomo scese fino al sesso della donna cominciando ad esplorarlo prima con le dita per scendere poi con le labbra.

Quando la punta della sua lingua fredda sfiorò il sesso caldo della donna questa sospirò di piacere appoggiandosi con tutto il peso sulle spalle dell’uomo che risalì lentamente lungo l’addome della donna fino ad incontrarne i prosperosi seni. Ormai in totale possesso della lussuria l’uomo ne mise uno in bocca succiandone e torturandone il capezzolo fino a sentire il sapore ferroso del sangue sulla lingua e l’urlo di dolore della donna che con mani esperte aveva nel frattempo sfilato le mutande all’uomo. Questo, in preda ad una potente erezione si era lasciato cadere su una delle due poltrone invitando la ragazza ad accomodarsi a cavalcioni su di lui. La ragazza eseguì obbediente sentendo l’organo di lui penetrarle dentro. Poi con un vigore del tutto sconosciuto l’uomo cominciò a muoversi lentamente aiutato dalla donna che ne seguiva ogni movimento per trarre quanto più piacere possibile. Poco alla volta le spinte aumentarono d’intensità, fino a quando divennero così rapide, da procurare il fiatone ai due. Ormai cieco, tanta era la lussuria dentro di lui, l’uomo fece alzare la donna un attimo prima che questa raggiungesse l’apice del piacere facendola abbassare con la testa verso la preponderanza del suo basso ventre. Capendo all’istante le intenzioni dell’uomo la ragazza socchiuse le piccole labbra dando così piacere all’uomo. Anche stavolta la interruppe un secondo prima che questa gli facesse raggiunge l’orgasmo alzandosi su gambe malferme, accalorato e sudato per dirigersi verso il letto dove il fratello era ancora impegnato con l’altra ragazza. Facendo un piccolo gesto con la mano al ragazzo lo fece allontanare dalla donna che però rimase nella stessa posizione attendendo che l’altro uomo la penetrasse e le procurasse piacere.

Il ragazzo nel frattempo, si era alzato dal letto ed era andato dall’altra ragazza, conducendola accanto alla finestra. Qui cominciò a torturale i seni con i denti mentre la sua mano andava ad esplorare il piccolo mondo al di sotto della cintura.

Quando si fu stancato di quel gioco e la ragazza stava per raggiungere l’orgasmo la prese per mano conducendola sul duro pavimento in pietra e facendocela sdraiare su. Divaricandole le gambe per quanto umanamente possibile, la penetrò con violenza. Spingendo con la forza di un animale emettendo suoni gutturali e provocando nella ragazza piccoli urletti di dolore misto ad estasi. Quando fu quasi al culmine del piacere diede due ultime spinte degne di una vera bestia e poi si lasciò andare, invadendo il sesso di lei con il suo liquido. Sudato e ansante si accasciò sul corpo nudo della ragazza anche lei stanca e sudata. Dal letto nel frattempo si sentivano provenire suoni gutturali fino all’ultimo, più forte dei precedenti, segno che anche il fratello aveva finito.

Quando entrambi si furono ripresi spostarono le ragazze ordinando gli di piegarsi sui loro sessi e “giocarci” e presero a parlare.

< Dicevamo? > domandò il fratello più giovane. < Dicevamo che è arrivato il momento di partire > spiegò l’altro sorridendo malefico.

< Questa notte mi è apparso in sonno rivelandomi che è finalmente giunto il momento. Finalmente otterremo la nostra vendetta >

Quelle parole si persero nell’aria calda della stanza mentre fuori il sole sorgeva ad illuminare un mondo di ghiaccio.

< Come sarebbe a dire che è giunto il momento? > domandò la donna seduta all’altra estremità del lungo tavolo su cui erano adagiate prelibatezze di ogni genere. < Sarebbe a dire che finalmente potrò ottenere la vendetta tanto agognata e il nostro popolo sarà libero > spiegò l’uomo infilzando con la forchetta un grosso pezzo di pesce.

< Quando salperete? > chiese ancora la donna. < Questa notte > rispose il ragazzo seduto alla destra dell’uomo. < Prima ci sbrighiamo e prima arriveremo nel Mondo Conosciuto > aggiunse.

La donna sospirò e poi riprese a mangiare mentre i due cominciarono a discutere riguardo al viaggio che avrebbero intrapreso di lì a poco.

< Hai detto che l’esercito è stato avvisato della partenza, giusto? > domandò l’uomo al ragazzo per essere sicuro che tutto fosse perfetto.

< Certo > rispose quello con ovvietà < Ci ho pensato io stesso. Il Generale Deiter si sta occupando di radunare gli uomini > aggiunse sorseggiando dell’acqua.

L’uomo dai capelli brizzolati sorrise maligno lasciando vagare lo sguardo lungo l’immensa sala da pranzo. Era una delle stanze più grandi ed eleganti del castello. Gli alti muri in pietra erano stati tappezzati con antichi arazzi che riprendevano le gesta del loro popolo, schiavo della crudeltà, della lussuria e del peccato. Ad intervalli regolari di circa quaranta centimetri erano sistemate grosse torce in legno che gettavano coni di luce soffusa sul pavimento di fredda pietra. Al centro, un lungo tavolo in scuro legno di noce, occupava gran parte della sala. Alle sue spalle una piccola porticina conduceva alle cucine e veniva usata principalmente dai servi del padrone per condurre le pietanze nella sala quando questo le richiedeva. Alle spalle dell’uomo un grosso camino di marmo nero, quasi del tutto identico a quello nella stanza da letto del fratello, si estendeva per metà della lunghezza della parete occupandone un quarto in altezza. Davanti al fuoco scoppiettante erano sistemate tre grosse poltrone in preziosa pelle antica di drago, radunate attorno ad un piccolo tavolino di cristallo su cui gli uomini erano soliti giocare a carte o bere whisky, l’unica bevanda in grado di contrastare il freddo glaciale di quelle terre dimenticate dagli Dei.

Terminato il pranzo, la donna si ritirò nelle sue stanze private, accompagnata da un ancella mentre i due uomini si accomodarono davanti all’enorme camino per godersi un po’ di solitudine.

< Sai fratello > cominciò il più giovane < Non immaginavo che questo giorno sarebbe arrivato > disse alzando il bicchiere di fragile cristallo in direzione dell’uomo che gli sedeva di fronte.

< Nemmeno io > ammise l’uomo ricambiando il gesto < Ma finalmente ci riprenderemo ciò che è nostro di diritto. Questa volta quella puttana dell’Ayoith non riuscirà a fermarci > sibilò.

< Al meraviglioso canto del sangue di Tenebra > disse il fratello sollevando il bicchiere sopra la testa e andando ad incontrare quello dell’uomo, producendo un sonoro “cin”.





 

Angolo autrice:

Un caloro ben tornato dalla vostra Sybeoil! Vorrei ringraziare S_Anonima_E e Irine per aver recensito il capitolo precedente e per avermi dedicato tante belle parole! Non le merito, ma grazie lo stesso! Ringrazio anche tutte le persone che seguono le vicende di questi strani personaggi nel silenzio delle loro case. Bene ora torniamo a ciò che davvero ci interessa, ovvero la storia.
Questo capitolo, come credo abbiate già capito, è più altro un capitolo di transizione che mi serviva per far capire parte di ciò che prossimamente accadrà ad Amalia ed ai suoi amici. Immagino abbiate notato tutti la lussuria dei due uomini, bene, perchè questo non è ancora niente. Il popolo di cui loro le guide è un antico popolo di persone senza cuore e senza morale. All'esterno possono sembrare identici agli abitanti del Mondo Conosciuto ma il loro sangue è nero come la notte più buia. Loro, sono Tenebra, perciò aspettatevi questo ed altro.
Cosa sarà questa fantomatica vendetta che tanto attendevano? E cosa c'entra l'Ayoith in tutto questo?
Se per caso siete curiosi di scoprirlo, beh continuate a seguire la storia e non ne rimarrete delusi.
Alla prossima, Syeboil!

 

 

 

 

 

 

  
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