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Autore: _Veronica    02/11/2011    2 recensioni
Hayden non era come tutti gli altri.
Non voleva essere come tutti gli altri.
Necessitava solo di quel piccolo sfogo chiamato musica.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo III
Looking Up.


Per tutto il tragitto aveva stuzzicato la propria mente cercando di non realizzare in un pensiero ciò di cui aveva forse un po’ paura che altro: essere andato a letto con Coraline.
Pensandoci non era mai stato un tipo che si fregava di chi scopasse una sera e chi un’altra, erano ragazze vogliose che lo facevano ubriacare per poi far di lui ciò che volevano. La cosa non gli dispiaceva, anzi, l’intero mondo sa quanto gli uomini necessitino di questo tipo di rapporti più che di una relazione stabile, ma c’è sempre qualcosa che alla fine li lega alla donna, oggetto in questo caso, interessata.
Per Hayden, se così fosse stato, cioè essersi portato a letto Core non sarebbe stato tanto un trofeo quanto una colpa. Sicuramente la ragazza non era vergine, per stare quasi un otto mesi col quoterback della squadra di football, che è soprannominato l’affamato tra i ragazzi, si dev’essere data da fare, anche se il motivo ufficioso della loro rotture erano diverse idee riguardo il proprio futuro.
Tutti questi pensieri vorticarono nella mente di Hayden che rischiò almeno una decina volte di finire sotto una macchina per riuscire a raggiungere quella casetta.
Core che non si vedeva a scuola, l’Irish pub, il bagno rosa.. Cercava di ricordare ma stare attendo alla strada e pensare a una cosa di quel tipo non era facile, così imboccò la 24esima e arrivò davanti alla villetta annunciandosi con un rombo. Al suo arrivo, purtroppo le finestre vennero stangate e le serrature delle porte di servizio e quella della cucina bloccate.
Scese dalla moto, curioso di capire, desideroso di sapere la verità.
Suonò il campanello al cancelletto prima della casetta ma nessuno rispose. Suonò una seconda volta ma nessuno si degnò di considerarlo. Dopo almeno sette tentativi andati a vuoto tornò alla sua moto nel metterla in moto si accorse di due occhi scintillanti, celesti con pagliuzze verdi, gli occhi di Core!
Corse al cancelletto lasciando che la moto cadesse a terra lo scavalcò e iniziò a bussare alla porta.
« Coraline! Coraline ti prego aprimi! Core! » urlava quasi e dentro di se non sapeva se essere contento di averla riconosciuta o meno, poco importava al momento. Ma di nuovo nessuno gli rispose. « Coraline aprimi! Giuro che sto qua tutta la notte! Fammi un cenno almeno.. Dai Core, cazzo! » aveva battuto un pugno sulla porta in legno massiccio accasciandosi sul tappetino, a sedere, accendendosi una sigaretta, la prima di una lunga serie..
Un paio d’ore, dopo almeno, sente la serratura della porta sbloccarsi e lasciare il raggio di visione tra un’anta e l’altra di pochi centimetri. Una signora, dell’età di sua madre, sicuro, se non con qualche annetto di più, gli scuri capelli raccolti sulla testa sicuramente più per il caldo che altro, puntatogli un dito laccato di rosso contro disse burbera.
« Dovresti andartene da qui ragazzo. »
« Signora per favore, vorrei vedere Coraline. » notò con grande sorpresa che la donna aveva gli occhi identici a quelli di Core, labbra carnose perfette e da quello che intravedeva sembrava avere un fisico altrettanto perfetto.  Un pensiero gli balenò nella mente ma non fece in tempo ad acchiapparlo per esplorarlo in tutta la sua enorme equivocità.
« Come ti chiami, ragazzo? » chiese lei aprendo un po’ più la porta ma senza farlo passare.
« Hayden, signora, Core è sua figlia giusto? »
« Sì. »
« Ecco, mi farebbe entrare per favore, so che è in casa.. » disse continuando a guardare la donna dai suoi occhi simili a smeraldi.
« Non posso.. Hayden » la donna pronunciò il suo nome con estrema esattezza e dando ad esso motivo per essere un nome meraviglioso. « Mi ha chiesto di non far entrare nessuno. »
Hayden si appoggiò alla porta, la signora sibilò un “mi dispiace” e non poté far altro che tornarsene a casa.

La sera seguente suonò in un altro locale, ma si vedeva perfino durante l’esibizione che la sua mente fosse altrove, cercava qualcuno nella folla, e Nick, Joe, Matt e Tommy non sapevano spiegarsi questo suo comportamento.
I giorni passarono, lui non si avvicinò più a casa di Core da quell’incontro con la madre, e continuò a fare la proprio vita solitaria e ora più inutile che mai.
In cuor suo sperava di poter aver conferma da Core di essere andati a letto insieme, ripensava alle sue curve, ai capelli scuri sparsi sul cuscino come in una composizione fatta apposta ma in realtà del tutto casuale, a quel profumo di pulito che emanava la sua pelle.
Non riusciva a togliersi di mente quel corpo.
Un altro pensiero lo raggiunse. Se quel copro fosse stato della madre di Core?
Avevano lo stesso profilo gli stessi occhi.. E se?
La mente di Hayden era un groviglio senza fine che non riusciva e non poteva essere sbrogliato.
A casa la sua vita era un inferno, sua madre sempre sul divano di casa ubriaca che ogni sera aveva un uomo diverso che le girava intorno, tempo fa gli era capitato di buttarne uno fuori da casa loro a calci e aveva urlato a sua madre di smetterla con quelle stronzate. E lei, dal canto suo, era riuscita solo a dire “Lo faccio per noi Hayden, lo faccio soprattutto per te” inutile dire che il ragazzo si fosse arrabbiato ulteriormente.
E la scuola non andava di certo meglio, ormai le ragazzine del giornale non lo consideravano più accusandolo della sparizione della loro direttrice e si stupì di non aver ancora incrociato Becky in giro, raggiante, per i corridoi, c’era da ammettere che era il sorriso della scuola, la faccenda si stava pian piano dissolvendo, anche per il fatto che Lizzie sorrideva continuamente a Hayden, che un giorno, curioso le diede appuntamento dietro la scuola alle 3 di quel pomeriggio.
« Ciao Hayden. » aveva esordito lei con tono sensuale, si era messa una mini gonna, che di gonna non aveva niente visto che era un pezzo di stoffa adatto a coprirle il culo per metà, un top scollato e degli stivali col tacco alto, era attraente, ma non quel tipo di bellezza che lo attirava.
« Se non avessi parlato Lizzie, ti avrei sicuramente scambiata per una di quelle puttanelle 17enni che per un pompino chiedono 15 dollari per le sigarette e un pezzo di fumo. » disse tranquillo buttando il mozzicone della sigaretta alla sua destra, guardandola di traverso.
« Hayden, per favore, sappiamo entrambi quanto mi desideri, sennò non mi avresti chiamata qui. » Hayden rise, si stupì di quanto fosse caduta in basso per un po’ di notorietà, le si avvicinò, le prese il mento con un paio di dita e disse beffardo.
« Non ti desidero affatto, Lizzie. Voglio solo sapere una cosa, per questo ti ho chiamata qui. »
« Tutta la scuola sa che ti sei scopato Core e sua madre. » lui fece finta di niente e la guardò ridendo.
« Se credi a questi pettegolezzi sei solo una stupida Lizzie. » lei non disse ne fece niente e lo portò verso il muro e prese a baciarlo, lui la staccò da se. « Se permetti io dovrei andarmene. » la lasciò, lì a bocca asciutta e andò via.

Era così davvero?
Così si era fatto Core e sua madre?
Era pressoché terrorizzato. Non capiva non poteva capire.
Stette a rimuginare su quanto accaduto quella notte con i suoi amici  e ciò che era accaduto con Lizzie.
Decise di tornare alla villa rosa, ormai la chiamava così, e chiedere spiegazioni ad entrambe.
« Ti avevo già detto di andartene. » disse la signora scocciata.
« Peccato signora, che girino brutte voci su di me, lei e sua figlia. » disse lui col fiatone per la corsa fatta, sì, aveva lasciato la moto a scuola, da vero idiota. Lei aprì la porta e lui entrò, vide il corridoio dove dormivano gli amici, la sala, la tv, la cucina, ricordava tutto, ricordava che erano arrivati in questa casa e lui si era tuffato a capofitto sul corpo della “sua” ragazza, non sapendo nemmeno chi fosse. Andò verso il bagno e lo vide. Rosa. Lo specchio. La doccia. C’era tutto ma non c’era Core.
« Dov’è Core?! » si voltò e la signora lo guardava beffarda. « Signora dov’è Core? » ora stava gridando, non lo aveva mai ammesso ma un po’ di bene glielo voleva.
« Il mio nome è Annabeth, te lo ricordi Hayden? » un lampo gli fulminò i pensieri. La donna con cui era andato a letto era lei, Annabeth, la madre di Core.
« Non m’importa ricordarmi il suo nome signora voglio sapere dov’è Core. »
« Non so dove sia. » disse sospirando infine. Hayden non si diede pace e corse fuori dalla casa a cercare Core lasciando Annabeth sola.
Dopo ore di ricerca la trovò accampata nella casetta di un parco giochi, era buio no faceva così caldo e aveva il fiatone.
« Core.. » disse piano, la ragazza fece uno scatto e sibilò atroce un “vai via” che lo spaventò più di quanto lo fecero i ladri quando era piccolo. « Core asc.. »
« Che cosa vuoi da me? Mia madre è a casa, vattela a scopare! »
« Ma io non sapevo nemmeno chi fosse, io.. »
« Tu.. Tu.. Tu..! TU MI HAI FATTO DANNARE PER ANNI HAYDEN. » uscì dalla casette gli urlò con quanto fiato aveva in gola a pochi centimetri dal suo viso.
« Ascoltami te ne prego.. » chiese lui in tono di supplica, lei si zittì. « Non sapevo nemmeno che quella fosse casa tua Core, andiamo, sei.. Va beh, i miei amici mi hanno detto che avevano trovato delle belle ragazze.. Sai com’è.. Se sapevo che si trattava di te.. O meglio di tua madre.. » era titubante cosa mai successa tra loro due, continuava ad inciampare tra le sue parole, era parecchio imbarazzato. « Te lo giuro Core.. »  scuote la testa. « Ho una cotta per te da tempo.. Non avrei fatto una cosa del genere.. » scuote di nuovo la testa a prendere a correre verso casa sua. Senza fermarsi, senza nemmeno fermarsi alle suppliche di restare di Core. Non doveva dirglielo, non doveva, e non avrebbe nemmeno voluto fare ciò che involontariamente aveva, però fatto.
Si chiuse in casa ed aspettò il passare dei giorni come la cenere che si forma da una sigaretta, lentamente. 
  
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