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Autore: rock star 96    02/11/2011    7 recensioni
tra Dante e Zhalia, le cose vanno sempre meglio, e una sera vengono anche invitati ad una serata di gala, ma ad un certo punto Zhalia si sente male e decide di uscire, ma.. quattro zampe, una coda, una pelliccia,qualcosa non va....
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DANTE:
erano passati due mesi ormai, la polizia e la guardi forestale aveva perlustrato la foresta, gli uomini furono tutti ritrovati, ma i lupi, non interessavano a nessuno.
Scesi giù in salotto, Lok e Sophie stavano sdraiati sul divano sotto la coperta. A Sophie le se cominciava a vedere il pancione. Immaginai anche Zhalia così; davanti al camino, avvolta in una coperta mentre si carezzava la pancia, mentre io probabilmente, stavo accanto a lei stringendole forte a me, così forte da riuscire a sentire il suo cuore battere, e forse anche quello del bambino, così, in silenzio, quando si ama qualcuno, non servono tanto le parole, basta averlo accanto a te.
Dovetti andarmene subito, altrimenti mi sarei messo a piangere.
Uscì in giardino. L’aria gelida mi travolse del tutto, in Canada quando arriva l’inverno, si vede immediatamente, perché sul suolo, al posto di quell’arcobaleno di foglie secche, ormai c’era solo neve, e così anche gli alberi.
Rimasi in ascolto. La foresta era fredda, silenziosa, morta. Nessun suono. Nessun segno. Nessun segno di vita. Niente. Feci per rientrare. Quando sentì finalmente un suono, fu lo spezzarsi di un ramoscello. Mi misi sull’attenti
-chi è?- chiesi. Nessuna risposta
-forza, fatti vedere- niente
-lo so che sei lì, quindi esci fuori- certo, potrebbe essere che stessi parlando ad un animaletto della foresta, ma successivamente, vidi una nuvola di vapore acqueo provenire da dietro un albero (sapete quelle nuvolette che si fanno quando si respira con la bocca quando fa freddo) doveva essere bello grosso per essere un animale, anche il suo respiro pesante non fece altro che confermare la mia teoria
-non lo ripeto più, fatti vedere subito!!!!- seguì un momento di silenzio, poi finalmente uscì.
Prima si poggiò al tronco dell’albero con una mano, poi pian piano uscì anche con le gambe, fino a che tutto il corpo non fu fuori. Non ci potevo credere.
Era coperta con un sacco di stoffa tagliato ai bordi per fare i buchi per la testa e le braccia, legato in vita da una cordicella, una cosa misera, ma stranamente le stava bene a dosso. I piedi nudi toccavano la neve fredda, e in fatti erano di un colore violastro. I capelli erano tutti scompigliati , ma venivano messi in risalto da piccoli fiocchi di neve che le luccicavano come se fossero diamanti.
Mi avvicinai con cautela,come quando ci si avvicina a un animale. Quando mi trovavo a un passo da lei, non seppi che cosa dire, mi sentivo solo le lacrime scendere sulle guance, che si stavano congelando.
Mi passò un pollice sullo zigomo per togliere quei due piccoli stalattiti che mi stavano venendo sotto gli occhi
-Dante- disse –che hai, di qualcosa- non seppi che cosa dire, le lacrime continuavano a scorrermi sulle guance, e ben presto anche sulle sue spalle, che stavo stringendo forte a me. Nono potevo crederci.
Mi staccai da lei dopo qualche secondo, e abbassando lo sguardo, vidi un evidente gonfiore sulla pancia, che accarezzai. Riportai lo sguardo nel suo, e la baciai, le sue labbra erano fredde, ma avevano un sapore caldo, e i suoi capelli odoravano di muschio e pini. Non potevo crederci. Lei era viva, ed lì con me.
 
ZHALIA:
a Venezia ancora c’era la caccia al lupo, per cui decidemmo di rimanere lì finché le acque non si fossero calmate.
Nella stanza accanto alla mia, le acute grida di un bambino rimbombavano per tutta casa. Distesa sul letto, Sophie teneva in braccio il suo bel maschietto che implorava il suo biberon che venne portato dal padre.
Eravamo rimasti lì per quasi cinque mesi, e Sophie aveva partorito con un po’ d’anticipo, ma comunque tutto andò bene, e anche il mio era in arrivo oramai.
Andai alla finestra, a guardare la foresta, così bianca e silenziosa. Mi parve impossibile che quella era la stessa foresta nella quale ero vissuta per un periodo di tempo. Quella dove ero vissuta io, era piena di colori, di odori e di suoni, quella sembrava tutt’altra cosa, sembrava una landa desolata, un enorme macchia bianca con delle piccole chiazze verde scuro, gli odori si erano coperti con la neve, così anche i colori, era pazzesco, sembrava che con il giungere dell’inverno, tutto morì. O almeno quasi tutto. In lontananza tra le montagne, sentì un suono, era come un canto lieve e amichevole, solo dopo mi resi conto che si trattava di un ululato, l’ululato del lupo alfa, che poi venne accompagnato da quello di tutti gli altri componenti del branco, non erano proprio tutti, una dozzina di lupi mancavano, ma i loro ululati, vennero rimpiazzati da quello di dei ululati più piccoli e un po’ stonati, come quello dei cuccioli. Era fantastico, stavano bene, e mi stavano dicendo addio, facendo conoscere anche i nuovi nati.
Ma dopo qualche secondo, anche il mio cucciolo mi chiamò. Sentì scalciare nell’interno, e anche con abbastanza violenza, cominciava a muoversi, si stava girando, poi mi sentì bagnata, mi si ruppero le acque
-Dante- gridai –ci siamo!!!!!-.
 
 
 
 
 
Spero che questa storia vis sia piaciuta, perché mi ci sono impegnata a scriverla e a renderla emozionante. Vi ringrazio per quelle che mi seguono continuamente e quelle che recensiscono ogni mio capitolo.
Ma ora un pensiero personale: avete presente nella seconda serie di Huntik l’episodio 35 e l’episodio 38, quello in cui nel primo, Zhalia se ne va e Dante l’abbraccia; e nel secondo Sophie vuole affrontare la spirale, ma Lok tenta di fermarla, ma io dico, che salami, magari non dico di baciarle, magari quello dopo, ma almeno dirle qualcosa di dolce. Ma io dico….
 
 
 
 
  
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