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Autore: gryffindor_girl    05/11/2011    6 recensioni
Harry Potter non usa più la magia…
Non so più neanche se ha ancora la sua bacchetta. Ma lui, Il Ragazzo Sopravvissuto, non pronuncia più nessuna formula, non lancia più una maledizione o persino un semplice incantesimo. Questo lo so per certo.
Invece continua a vivere questa specie di vita a metà. Immerso nel mondo Babbano, tagliato fuori da qualsiasi realtà magica. Io sono l’unica di noi che lo vede ancora ormai. E persino questo tenue legame non fa che spaventarmi sempre più per la sua fragilità, come se me lo sentissi scivolare via tra le dita ogni volta un pò di più.
E mi condanno ancora per non averlo visto arrivare.
POST DH - TRANNE L'EPILOGO, HERMIONE POV
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Come Undone di griffyndor-girl

Capitolo Uno:  Frayed - Logoro

****

Nota d’autore: ( 'Questo autore è straniero e a gestire questo account è la persona che traduce le sue storie'-  kla87, pagina su EFP Fanfiction)

“Harry quì è un pò un G.U.P (Giovane Uomo Problematico) [ nota traduttrice: o per attenermi all’originale un T.Y.M – a Troubled Young Man.] Quindi se preferite l’Harry tutto latte e miele questa storia probabilmente non fa per voi. Inoltre,  anche se non credo personalmente che i personaggi siano OOC (la vedo più come un naturale sviluppo dei personaggi da adulti), alcuni di voi potrebbero pensarlo.

Avvertimenti( sempre dell’autrice): Se avete un’estrema avversione per: imprecazioni, tatuaggi, uso di alcool, sigarette, droghe illegali, armi, riferimenti al pairing R/Hr, al simpatico! Ron, alla non-così-simpatica! Ginny, o per il nickname ‘Mione...potreste voler passare oltre. Non c’è niente da vedere quì. (Neanche oscenità NC17. In altre parole questo vuol dire che non ci saranno scene di sesso dettagliate, quindi non vi arrabbiate con me dopo!)

Diclaimer: Questa è una fanfiction. Conoscete la manfrina; i personaggi non mi appartengono e tutto il resto. I testi delle canzoni che uso occasionalmente appartengono anche loro all’estro capace di oscurare completamente il mio di altre persone. Sigh.

Ok ora basta con le divagazioni. Mi è molto piaciuto scriverla e spero che a voi piacerà leggerla”

 

 

****

Nota traduttrice:

Salve ragazze! Sono kla87, e a meno di un improvviso lampo di genio, mi limito a leggere e ora tradurre fanfiction per hobby. Credo sia comunque un ottimo contributo alla causa AUROR perché ci sono storie in lingua originale di una bellezza tale che è fisicamente necessario per me condividerle con chi non possa leggerle. Ovviamente la storia è registrata a nome dell’autrice griffyndor-Girl (che ringrazio per la sua enorme gentilezza per avermi risposto prontamente e dato la disponibilità alla traduzione e pubblicazione :***) perciò i commenti saranno principalmente sulla storyline, lo capisco. Spero, tuttavia, vogliate indirizzarli anche a me… sapete, leggere una fanfic in inglese e tradurla ufficialmente sono due cose ben diverse; la prima azione è qualcosa di intuitivo, rapido quasi; mentre mettere per iscritto necessita di maggiore attenzione  e cura. La storia in questione si svolge dopo la morte di Voldermort e credo sia una fanfiction meravigliosa…le immagini ti scorrono sotto gli occhi come fosse un film…starete a vedere! Vi consiglio anche di leggerle con il sottofondo delle canzoni scelte dall’autrice! Fatemi sapere cosa ne pensate…Il link del primo capitolo originale è http://fanfiction.portkey.org/index.php?act=read&storyid=8099 . [ 'Se vuoi pubblicare su questo sito una traduzione di questo autore, e hai il suo permesso, inviami almeno il primo capitolo della traduzione completa (nel caso di fanfic one-shot, tutta la one-shot tradotta). Allora ti fornirò la password per accedere a questo account'.]

Un SALUTO PARTICOLARE alle ragazze ( e i ragazzi :D) del gruppo Cercando chi dà la roba alla Rowling su Facebook che hanno animato dopo diversi anni di oblio la sezione Auror di EFP e che rendono le nostre serate più Harmony..ormai siamo una grande famiglia e ci apprestiamo a conquistare il mondo :P a questo proposito volevo festeggiare i miei 6 anni su EFP che ho compiuto il 26 Ottobre e la dedico alla bravissima  Jaybree88,  neodottoressa in Lingue e Culture Moderne ( che mi ha dato dei consigli veramente preziosi  *___* bella lei!) , a Cleomery per i suoi 5 anni su EFP, alla mitica “capa” Lights per i suoi 4 anni su EFP (creatrice dello stupendo banner!) e infine a TeenAngels_96 ( e a Patronustrip anche se in ritardissimo ma ci tenevo!) !! Auguriiiiii! Vi lascio alla lettura bacioni

 

 

Come Undone

 

Who do you need

Who do you love

When you come undone.

 

 

Harry Potter non usa più la magia…

Non so più neanche se ha ancora la sua bacchetta. Ma lui, Il Ragazzo Sopravvissuto, non pronuncia più nessuna formula, non lancia più  una maledizione o persino un semplice incantesimo. Questo lo so per certo.

Invece continua a vivere questa specie di vita a metà. Immerso nel mondo Babbano, tagliato fuori da qualsiasi realtà magica. Io sono l’unica di noi che lo vede ancora ormai. E persino questo tenue legame non fa che spaventarmi sempre più per la sua fragilità, come se me lo sentissi scivolare via tra le dita ogni volta un pò di più.

E mi condanno ancora per non averlo visto arrivare.

*

Quando una Guerra finisce, è un periodo strano . Un periodo dolceamaro di quiete durante il quale nessuno sa veramente cosa dire o cosa fare dopo, come andare avanti con la vita normale, o cosa sia esattamente normale.

Ci sentiamo tutti un po’ smarriti  e persino io ho paura di me stessa– principalmente per il mio forte bisogno di non tornare immediatamente a scuola. Niente all’idea mi attira  e capisco quanto io effettivamente sia cambiata.

Ron invece non è cambiato affatto. In un primo momento ho pensato potesse esserlo, con la morte di Fred. Ma lui fa venir fuori l’altra faccia del suo dolore; il se stesso di sempre, allegro, spiritoso, ancora impulsivo, e anzi un po’ più sicuro di sé. Ho trovato la sua nuova sicurezza affascinante, per un certo periodo.

Ginny va avanti con il suo tipico fare coraggioso. E’ sconvolta per aver perso Fred ma è sempre stata una ragazza forte e tenace. Per questo penso sarà lei quella in grado di arrivare a Harry.

Lui è sembrato stare bene per un po’ di tempo. Per l’intero anno successivo infatti, è sembrato il solito Harry che conosco così bene, che sopporta tutti gli orrori e la tristezza  nel suo modo tipicamente stoico, mai eccessivamente commosso durante tutte le esequie e il racconto dei peggiori aneddoti di guerra.

Ma è nei gioiosi momenti di festa che io noto i suoi nervi a fior di pelle, una lieve reazione che, a quel tempo non ho capito, sarebbe stata l’inizio del suo crollo.

Durante la cerimonia di scopritura del primo dei tanti monumenti di Guerra nei mesi successivi, lo vedo agitarsi sul palco dietro il podio. Non che sia inusuale in sé il fatto di sentirsi a disagio in una situazione dove lui è al centro dell’attenzione. Ma sento la disperazione agitarsi in lui, l’espressione accigliata dietro i suoi occhiali.

Sono seduta un po’ più in basso rispetto a lui nella fila dietro, le mani incrociate sul grembo mentre cerco di concentrarmi sulla voce profonda di Kingsley Shacklebolt, che parla di unità e ottimismo. Ma i miei occhi continuano a dardeggiare su di lui, cercando di trovare...ma sta…tremando? Raggiungo Bill Weasley alla mia destra e poggio la mia mano sulla spalla di Harry. Alcuni notano il mio movimento e si voltano a guardare ma non mi sarebbe potuto importare meno di loro.

Si gira verso di me e quasi rimango senza fiato. Lo sguardo nei suoi occhi mi colpisce nel profondo dell’anima; un evidente mescolarsi di risentimento, rabbia e amarezza  mai visto prima in lui. Non c’è speranza, niente della sua consueta nobiltà. I suoi occhi sono della più scura sfumatura di verde io li abbia mai visti. Non lo riconosco.

Il secondo dopo, quello sguardo è andato via, rimpiazzato da un generico sorriso e un cenno col capo, le sue dita trovano le mie e le stringono. Io continuo a fissarlo a bocca aperta ma lui è tornato a guardare verso Kingsley, il volto di nuovo rilassato.

Avrei dovuto capirlo allora, che qualcosa non andava.

*

He’s soft to the touch

But frayed at the ends he breaks.

*

Ma continuo a non dire nulla. Scopro qualche settimana  dopo che Ginny va avanti a fatica con Harry, ma non si confida mai con me sul loro rapporto. Prova a parlarne con Ron, che viene a spifferare tutto a me, ma lui non può offrirle nessun consiglio perché Harry si sta molto lentamente ma inesorabilmente allontanando anche da lui.

In seguito tra Ron e Harry ha luogo un diverbio al quale non ho modo di assistere  –  vedo solo Ron dopo, su tutte le furie, girare attorno alla Tana con un broncio petulante, e, rifiutando di darmi altri dettagli, mi dice solo che hanno discusso e che, se voglio sapere cosa è successo, di chiedere al maledetto Harry perché lui non ha idea di cosa ha detto di sbagliato.

Ma non lo faccio. Non so cosa sto aspettando, fino a che, dopo una settimana in cui nessuno di noi ha notizie da Harry, Arthur Weasley ci prova.

Va a fargli visita a Grimmauld Place dove Harry vive con il solo Kreacher per compagnia. Arthur riferisce poi ad un’angosciata Molly e a Ginny che Harry non vuole più parlare con nessuno. Ebbene posso dire dallo sguardo negli occhi di Arthur che i suoi modi siano stati più brutali di quelli che Arthur sceglie di comunicarci.

Così capisco che tocca a me . Non voglio farlo, perché non sono sicura di riuscire ad arrivare a lui – e soprattutto cosa può farmi il fatto di non riuscirci. Ma so di doverlo a tutti in qualche modo, il cercare di provarci. Non lo dico a Ron, o a Ginny. Mi limito ad andare lì una notte dopo la lezione di tirocinio per Guaritrice.

Kreacher mi fa entrare. E’ cordiale  ma la sua solita tovaglia bianca e linda è di un marrone un po’ sporco ed in qualche modo è questo che immediatamente  mi fa allarmare. Mi guida lungo il corridoio e su per le scale in una stanza buia. Non appena i miei occhi si abituano, l’odore di chiuso della stanza mi  fa tornare subito indietro nel tempo ad un momento accaduto  anni prima e la cosa mi colpisce; ricordare che questa stanza è quella dove una volta veniva tenuto Fierobecco, e dove avevo provato l’ultima volta a scuotere Harry da uno dei suoi periodi bui.  

Ci sono riuscita quella volta. Ma quando lo intravedo, curvo in un angolo, a torso e piedi nudi con solo dei jeans scoloriti addosso, sento i nervi contorcersi in fondo allo stomaco.  

Mi avvicino lentamente e noto che sta giocherellando con qualcosa che ha tra le dita. Il suo riflesso argenteo cattura la poca luce nella stanza proveniente dall’uscio e all’inizio penso sia il Deluminatore di Ron. Poi quando arrivo più vicino vedo che si tratta di un accendino babbano Zippo (*). Lo apre facendolo scattare e lo accende, poi lo richiude di scatto, ripetutamente in maniera metodica.

Non si muove né mostra alcun segno di essersi accorto della mia presenza  mentre  mi inginocchio cautamente accanto a lui. Lo studio con discrezione, realizzando in quel momento quanto il mio amico ormai sia un uomo; notando come le braccia sottili di una volta e il torace piatto da adolescente abbiano lasciato spazio alla più ampia e forte muscolatura  da adulto. Osservo il movimento ripetitivo delle sue dita mentre continua con i suoi gesti, e riesco a notare con la coda dell’occhio che guarda ostinatamente la fiamma guizzare accesa e morire, continuando ad ignorare la mia presenza.

Finalmente lo chiude di scatto un’ ultima volta e rimaniamo seduti al buio per un po’.

“Lo sapevo tu saresti stata la prossima.” La sua voce rauca, come se non  avesse ancora parlato quel  giorno, nonostante siano le due di notte.

Sorride ma non c’è calore nel farlo.

“L’ ultimo tentativo disperato.”

Aggrotto le sopracciglia al tono pungente della sua voce, poi noto la bottiglia accanto a lui e allo stesso tempo l’odore di Firewhisky provenire da lui. Sospiro. 

“Cosa sta succedendo Harry? Perché ti comporti così?”

Lui rimane in silenzio per un po’, prendendo nel frattempo un sorso direttamente dalla bottiglia. Mi fa cenno con la bottiglia, apparentemente offrendomene un po’ mentre strizza gli occhi contro il forte sapore in gola. Scuoto la testa e mi umetto le labbra, cercando di prepararmi su cosa dire.

“Risparmia il fiato Hermione. Voglio solo stare da solo.”

Inclino la testa, aggrottando la fronte.

“E cosa dovremmo fare noi? Smettere di preoccuparci per te?”

Ride bruscamente, un latrato senza umorismo che mi ricorda molto Sirius.

“Non mi conoscete neanche. Nessuno di loro mi conosce veramente.”

Mi sporgo e afferro la bottiglia prima che possa prenderne un altro sorso. Avvicino il mio volto al suo e incontro il suo sguardo. Lui mi guarda a sua volta, non c’è resistenza nei suoi occhi – sono solo stupefatti. Il suo sguardo si sposta sulle mie labbra facendomi annodare  piano i nervi dello stomaco per qualche motivo.  

“Io ti conosco. So che questo non sei tu.”

Lui storce la bocca.

“Si tu mi conosci. Mi conosci meglio di chiunque altro  Hermione Jane.”

Le sue parole grondano di sarcasmo e io lo fisso, confusa, cercando di leggere i suoi occhi che sono di nuovo di quel verde inquietante.  Poi il suo viso si trasforma in una maschera e distoglie lo sguardo.

“Perché tutti voi non ” –  si riprende la bottiglia dalle mie mani più veloce di quanto avrei dato credito ai suoi riflessi e poi si rivolge direttamente a me -“Perché  TU, non vai a farti fottere!.”

Mi trattengo prima di sobbalzare. Lui mi guarda con molta attenzione, cupamente soddisfatto.

Non rispondo per un po’, poi gli tiro via di nuovo la bottiglia.

“Ci vorrà molto più di un ‘vaffanculo’ per farmi rinunciare a te.” Per qualche strana ragione, bevo anch’io un sorso dalla bottiglia, tentando ma senza successo di non fare una smorfia. Mi asciugo le labbra con il dorso della mano. “Harry James.

I suoi occhi sono ancora d’acciaio ma la sua bocca si contrae e ride, con una lieve traccia di umorismo in sé questa volta. Ritorna al suo accendino e ricomincia a farlo scattare.

“Vabbè . Fa’ come vuoi.”

Mi alzo in piedi e lo lascio lì,  per andare a confrontarmi con Kreacher in cucina. Dopo aver supervisionato la preparazione della cena ( con profonda indignazione dell’elfo domestico ), mi trascino di nuovo su per le scale e tiro una maglietta ad Harry, rimasto nella stessa posizione all’ angolo.

“La cena.”

Mi giro ed esco senza guardarmi indietro, ma non lo sento muovere di un millimetro. Quindici minuti dopo penso di aver fallito, quando la porta della cucina si spalanca e lui si avvicina a passo felpato nell’altro posto a sedere,  spostando la sedia indietro con una calcio, ancora a piedi nudi.

Non lo degno di uno sguardo e continuo a mangiare. Mangiamo in silenzio e alzo lo sguardo solo ad un certo punto della cena. Sotto la luce della cucina ha una cera peggiore, i capelli per aria in strane direzioni e la ricrescita di barba più lunga che gli abbia mai visto sul volto, persino più che durante la ricerca degli Horcrux. Non incrocia il mio sguardo, io termino e porto il mio piatto al lavello, e per qualche ragione mi metto a lavare i piatti senza magia. Non lo sento alzarsi perciò la sua voce vicino all’ orecchio mi fa sobbalzare.

“Non cantare vittoria. Ero solo affamato.”

Rimango immobile mentre lui mi arriva vicino e abbandona il suo piatto vuoto nell’acqua calda in cui sono immerse le mie mani. Credo sia la mia immaginazione il fatto che si sia schiacciato contro di me , il suo naso e il suo respiro ad accarezzarmi l’orecchio, e a mandare stilettate sul fianco e lungo la gamba. Ma lascio perdere questo , e tutto il resto – esageratamente felice del solo fatto che abbia mangiato. Non mi importa cosa dica; so che è una vittoria, seppur minima.

La notte successiva accade più o meno lo stesso. Dico a Ron che resto dai miei genitori e lui brontola come al solito. La Tana è  insopportabile per me in ogni caso. Non mi sono ancora riuscita ad abituare a stare nella stanza di Ron con lui, e il muso di Ginny mi sta facendo impazzire a dir la verità. Il buio e il silenzio di Grimmauld Place sono quasi un sollievo.

Lui mi dice a stento due parole. Ma mi chiama di nuovo Hermione Jane . E ancora la notte seguente , perciò quando lo chiamo per la cena, lo chiamo  Harry James.

Quella notte rimango a dormire. Mi smaterializzo sempre da  Mamma e Papà  dopo cena ma stanotte non voglio. Mi preparo la stanza in cui dormivo quando la casa era sede dell’Ordine. La nostalgia è piacevole e insopportabilmente triste allo stesso tempo; in quella stanza riesco ancora ad immaginare Tonks e i suoi capelli sgargianti più nitidamente di quanto vorrei in realtà.

Al mattino, con mia grande gioia, lo vedo già in cucina quando scendo giù per la colazione. Si è fatto la barba e penso si sia persino passato una spazzola tra i capelli, anche se con Harry non si può mai dire.  Non alza lo sguardo dai suoi cereali quando entro ma sono già felice della sua sola apparizione se non altro.

Durante la colazione, mi dice qualcosa che mi sorprende .

“Ron lo sa che sei qui’?”

Io alzo lo sguardo, lui mi studia a lungo, e la cosa mi fa improvvisamente imbarazzare. Lo guardo attentamente per  un momento, decido di essere sincera e scuoto la testa.

 “No.”

“Hmm.” Annuisce e torna ai suoi cereali . “Non dovresti essere qui’ allora.”

Aggrotto la fronte e sento crescere la mia tensione. “Decido io dove posso o non posso stare, grazie.”

Sbuffa leggermente ma non replica. Sono un po’ di arrabbiata poi mi accorgo che è vestito in maniera abbastanza elegante, con una maglietta con il colletto e un paio di pantaloni.

“Vai da qualche parte?”

Lui spinge sonoramente indietro la sedia e porta il suo piatto al lavello. Kreacher glielo prende e lo manda via mentre nel frattempo comincia a lavare i piatti.

Quando Harry si volta, si passa la mano tra i capelli, sorride leggermente e per un breve momento rivedo l’Harry che conosco. Poi altrettanto velocemente  la dura maschera ritorna, ma almeno risponde.

“Colloquio di lavoro.”

I miei occhi devono essersi illuminati perché incrocia le braccia con uno sguardo divertito. “Contenta, Hermione Jane?”

Io non nascondo il mio entusiasmo.

“Molto. Molto, Harry James.”

L’avrei dovuto sapere allora che, in qualche modo, le cose sarebbero andate a peggiorare.

*

La volta seguente lo vedo più di due settimane dopo. Lo vado a trovare spesso durante i giorni successivi e parlo con Kreacher ma lui non ha idea di dove possa essere Harry.

Comincio a passare a Grimmauld Place giornalmente.  Non so perché dato che ho detto a Kreacher di avvisarmi non appena Harry torna, e sono certa lo farà. Ma l’ansia mi attanaglia lo stomaco e scopro di poterla placare solo stando alla Nobile Dimora dei Black.

Ron sa che sono presa da qualcosa. Lo comincia ad innervosire il  fatto che io non rimanga più alla Tana e che ceniamo insieme solo occasionalmente di recente. E so perfettamente che è sbagliato ma una parte di me vuole metterlo alla prova in qualche modo, fare la difficile e vedere un po’come si comporta. Ricordo come mi sentivo quando ci ha abbandonato durante la ricerca degli Horcrux e mi rendo conto che è un po’ infantile da parte mia, ma colgo una soddisfazione quasi malata dal suo struggersi per me ora.

Il mio tirocinio sta andando bene; mi piace studiare di nuovo. Penso che se solo potessi trovare Harry, tutto andrebbe per il verso giusto.

Chiedo l’aiuto di Kreacher per spostare il divano in cucina di fronte al caminetto e lo fa senza protestare. Penso che anche lui passi lì un po’ di tempo ad aspettare il familiare suono che indichi il ritorno a casa di Harry.

Come spesso accade, quando finalmente decide di farsi vivo non lo fa  attraverso il camino. Infatti, non sono neanche sicura da dove provenga perché mi addormento, sonnecchiando sul divano dopo due bicchieri di vino rosso e dopo aver fissato troppo le fiamme dorate.

Mi tocca il braccio e io mi sveglio di soprassalto, mettendo a fuoco pian piano il suo viso. Non appena lo faccio mi sveglio completamente in un attimo, e allungo la mano per catturare immediatamente il suo braccio, come per controllare sia vero. La cosa lo fa sorridere, e poi si siede sul bracciolo del divano.

E’ allora che mi accorgo dei suoi capelli.

Sono corti, più corti di come io li abbia mai visti, rasati vicino al cuoio capelluto. Gli fanno risaltare gli occhi ancora di più se possibile.  

“Harry...i tuoi capelli!”

Lui fa scorrere una mano su di essi come fa solitamente ma non ci sono più le lunghezze disordinate incastrate tra sue dita e quindi finisce per accarezzarsi la testa. Ma non parla.  

Non riesco a smettere di fissarlo, l’immediato sollievo che sia finalmente lì lascia spazio ad un milione di domande che cercano di uscire tutte in una volta.

Invece riesco solo a guardare a bocca aperta lui, la sua cicatrice, spoglia sulla sua fronte ora che non ci sono più  capelli a coprirla, la maglietta scura che mette in mostra le braccia leggermente abbronzate. Anche i suoi jeans sono scuri, e indossa scarponi, scarponi neri che sembrano quasi attrezzatura militare . E, realizzo con un sobbalzo, non porta gli occhiali.

Si strofina il viso e capisco che è a disagio sotto il mio scrutinio

 “Come...Come stai?” balbetto.

Fa un largo sorriso, ed è allora che capisco che questo taglio di capelli gli dona.

“Ho fame.”

Kreacher irrompe bruscamente nella stanza, facendomi spaventare a morte  e comincia a preparare della zuppa. Guardo l’orologio – è l’una di notte.

Harry si siede sul divano e mangia e le domande fanno nuovamente capolino dentro di me. Cerco di metterle in ordine ma la sua presenza fisica è una fonte di distrazione per me, appare e sembra così diverso. Odora perfino diversamente; colgo una punta di fumo di sigaretta in lui.

Torno a fissare il fuoco , e finalmente mi concentro su cosa dire.

“Sono stata così preoccupata per te.” Mi schiarisco la gola. “Siamo stati preoccupati.”

Risponde con un grugnito e un’alzata di spalle, finendo il suo ultimo boccone.

“Non ce n’era bisogno. Sto bene.”

Sembra rilassato, perciò decido di chiederglielo.

“Dove sei stato?”

Mi lancia un’occhiata e manda giù un lungo sorso della birra servitagli da Kreacher. Risponde guardando nel fuoco.

“Ho ottenuto quel lavoro.”

Avverto i miei occhi spalancarsi.

“Ma è meraviglioso!” Non ha alcuna reazione quindi lo sprono. “Non è così?”

“Si” dice, posando lo sguardo sul suo piatto.

Rimane in silenzio. Io alzo il sopracciglio.

“Quindi..?”

“Quindi...cosa?”

“Quindi, cos’è?”

Si alza in piedi e porta il suo piatto vuoto al lavello.

“E’ solo una roba di contratti. Non sono ancora del tutto sicuro.” Torna a sedersi accanto a me e poggia le sue mani sulle mie spalle. Un po’ del suo vecchio calore negli occhi. “Invece a te come sta andando il tirocinio?”

So bene che sta tentando di cambiare argomento ma sono così felice che stia meglio che lo assecondo. “Benissimo in realtà. Mi sta piacendo veramente.”

Sorride; di un sorriso genuino. “E’ stupendo. Diventerai molto brava.”

C’è una strana tristezza nel suo tono che mi spaventa, e mi sposto istintivamente più vicino a lui.

Se avessi saputo che sarebbe stata l’ultima volta che lo avessi visto per quasi un anno, avrei detto qualcos’altro? Gli avrei chiesto, l’avrei pregato di dirmi cosa stesse facendo, dove fosse realmente stato?

Non lo so , ma quando mette il suo braccio attorno a me e mi attira a se, entrambi intenti a sorseggiare i nostri bicchieri e a osservare il fuoco in calda compagnia, mi sento così vergognosamente appagata e così in preda alle vertigini che non dico nulla. Infatti mi riaddormento, accoccolata alla sua spalla. Penso di averlo sentito baciarmi la fronte ma potrebbe essere stato benissimo un sogno perché quando mi risveglio, è mattino, il fuoco è basso e sento freddo.  

E lui se n’è andato.

*

Lyrics credit(in ordine); Come Undone dei Duran Duran, Beautiful Disaster di Kelly Clarkson.

(*) L’accendino Zippo è il famoso accendino creato dall’omonima compagnia Americana e affermatosi come accendino antivento, ricaricabile e di metallo. Mi sono documentata.

 

  
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