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Autore: Evelyn    06/11/2011    4 recensioni
"Rivolse un ultimo sguardo ad Hilda, alla donna che amava, mentre il suo cuore perdeva un battito come ogni volta che poteva ammirarla. Sulle sue labbra tirate e pallide si stendeva un cupo sorriso, privo di calore. Come di trionfo." Ho sempre desiderato approfondire questa parte della storia dal punto di vista, per così dire, sentimentale. Sullo sfondo della guerra, amori che s'intrecciano, che nascono e che muoiono. Hyoga/Flare, Hilda/Sigfried, Hagen/Flare
Genere: Drammatico, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Cygnus Hyoga, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prologo




Hilda non era mai stata tanto distante ed algida come si era rivelata in quei giorni. Aveva preso a vestirsi sempre di scuro, quasi fosse un’inconsolabile vedova vestita a lutto, lei che detestava i colori cupi, che indossava sempre candidi abiti scollati, fin troppo leggeri per l’impietoso clima di Asgard. Hilda era bella, dolce, intelligente, saggia. Un raggio di sole caldo e traslucido che infrangeva la barriera del gelo delle loro terre. Una donna di classe. Una regnante di classe. E Sigfrid aveva riposto in lei tutta la sua fiducia ancor prima di ricevere la divina armatura e giurare di difenderla a costo della sua miserevole vita. Perché in confronto a quella di Hilda, la sua, di vita, era ben poca cosa. Questo aveva pensato quando lei, lasciando ricadere sulle spalle i lunghi capelli biondissimi, talmente biondi da sembrare argento liquido, aveva affondato gli occhi d’ametista nei suoi, azzurri e ricolmi di devozione, sottomissione ed amore. Sei il mio cavaliere più fedele, Sigfrid, quello che stimo di più, di cui mi fido di più, a cui tengo di più. E al suono di quelle parole, lui aveva sentito il suo cuore ingigantirsi, farsi grande come un pianeta, e per un istante aveva realizzato che Hilda avrebbe potuto chiedergli qualunque cosa, fargli fare qualsiasi cosa.

“Le genti del Nord sono rimaste nell’ombra fino ad ora. Adesso, è giunto il momento di prenderci l’onore che ci spetta!” aveva pontificato dal suo scranno, alzando un calice di cristallo ricolmo di vino scarlatto in onore di Asgard. L’aveva mandato giù tutto d’un fiato e si era ripulita le labbra con il lembo della manica.
“Per troppo tempo siamo rimasti nell’ombra a guardare le terre del Sud arricchirsi alle nostre spalle, per troppo tempo abbiamo tenuto la testa bassa, noi che discendiamo da Odino, noi che garantiamo l’antico equilibrio dei poli, senza che nessuno ci dica grazie.” Hilda si alzò, poggiando il calice vuoto tra le mani di sua sorella, la principessa Flare, che le sedeva accanto e che la scrutava di sottecchi, mordendosi nervosamente le labbra. Tenendosi la lunga veste, scese i tre gradini che la separavano dai suoi cavalieri, e passò di fronte ad uno ad uno, finché tutti non ebbero chinato il capo in segno di rispetto. Sigfrid, che s’inchinò per ultimo, rimase abbagliato dalla bellezza eterea della sua regina e come sempre la desiderò, sorvolando sull’ombra cupa che aveva intravisto passarle rapida nello sguardo, ignorando lo strano disagio che gli si agitava in petto.
“Da voi mi aspetto grandi cose. Sono certa che, insieme, realizzeremo i nostri sogni.” concluse sfiorando con la mano la spalla di Sigfrid.

“Sorella…ti prego…ascoltami…”

Flare si era alzata a sua volta, suscitando la curiosità di tutti i presenti e l’evidente fastidio di Hilda.

“Cosa c’è Flare, non sei d’accordo con quanto sostiene la tua regina?”

Flare per un attimo era parsa arretrare. Hilda non le si era mai rivolta in quel modo e questo l’aveva molto turbata. Anche i nobili membri del consiglio sembravano a disagio, ma non dissero una parola.

“Mia cara sorella” si decise alla fine, dopo essersi lasciata sfuggire un profondo sospiro “ io non credo che la gente di Asgard sia pronta ad affrontare una guerra.”
“Nessuno è mai pronto ad una guerra, ma è necessario e sono io a comandarlo.”
“Il punto è che non credo neppure sia necessario.”
Un mormorio di dissenso si era rapidamente diffuso nella calda sala delle assemblee. Nessuno, in realtà, era favorevole ad una simile mossa, ma nessuno era di certo pronto a contestarlo così apertamente. Hilda si irrigidì in una posa innaturale, con la testa voltata ad osservare Flare ed il busto ancora rivolto verso i suoi cavalieri. Sigfrid si agitò a sua volta, sistemandosi meglio sul ginocchio e chinando ancor di più la testa, quasi a volersi scusare al posto della principessa.
“Non credi sia necessario.” ripeté Hilda con voce metallica.
“No, mia regina. Io credo che il regno di Asgard deve vivere in pace, come ha sempre fatto, in armonia. Inoltre Atena è la dea della giustizia, i suoi cavalieri sono valenti, le loro imprese”
“FROTTOLE!”
Hilda abbandonò la sua innaturale posizione e si mosse a fronteggiare Flare, che indietreggiò visibilmente scossa.
“Ma non te ne do colpa, Flare.” Il tono della sua voce si era abbassato nuovamente. Avanzò pochi passi in direzione del suo trono. Quando fu vicina alla principessa abbastanza da toccarla, tutta la sala si tese nel timore che la regina potesse fare un gesto di cui poi se ne sarebbe certamente pentita. Tutti erano a conoscenza dell’amore profondo che legava le due sorelle, un amore reso ancora più forte dalla prematura scomparsa dei genitori. Ma Hilda in quei giorni non sembrava più lei.
“La colpa è della tua giovane età. La colpa è di tutti quegli stupidi ideali inconsistenti che i tuoi precettori ti infilano a forza nella testa. Ma tu devi fidarti di me. Devi fidarti di tua sorella. Della tua regina.” disse Hilda con un filo di voce, sfiorando con il dorso della mano il viso di porcellana di Flare.

Sigfrid alzò appena la testa. Hilda aveva ragione. Lei era la regina di Asgard ed aveva sempre fatto il bene del popolo. Non c’era ragione di credere che anche questa volta non fosse così. Flare era ancora troppo piccola per capire certe cose.
Spostò lo sguardo a scrutare le espressioni dei suoi compagni, e con piacere gli parve di riconoscere nei loro occhi la stessa fiducia incrollabile e determinazione che animavano il suo cuore. Rivolse un ultimo sguardo ad Hilda, alla donna che amava, mentre il suo cuore perdeva un battito come ogni volta che poteva ammirarla. Sulle sue labbra tirate e pallide si stendeva un cupo sorriso, privo di calore. Come di trionfo.

  
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