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Autore: Magiuggiola    06/11/2011    1 recensioni
Come può, la tua vita cambiare in un giorno?
Come può, la tua vita cambiare in poche ore?
A Ilaria è successo, la sua vita è cambiata.
E chi ha detto in negativo?!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Spero vi sia piaciuto il primo capitolo! Vi lascio subito alla lettura del secondo!
Saluti!
Magiuggiola...



Conoscenze.
 

 
Si sedette sicuro di sé, sicuro dei suoi movimenti quasi fossero stati già programmati. – Mi spiace disturbarti – disse sistemandosi. – Non preoccuparti, dovevo un favore ad Antonio – risposi arrossendo, mi stavo forse vergognando? In fondo mi stava solo guardando negli occhi. Istintivamente abbassai la testa, sapevo benissimo di essere diventata più rossa di un pomodoro. Rigirai il menu tra le mani e proprio mentre lo aprì sentii un brusio piuttosto rumoroso provenire dalla mia pancia. Era scontato dire che stavo morendo di fame! Alzai lentamente la testa per vedere se qualcuno si fosse accorto del mio piccolo disagio e notai il suo sguardo su di me – Hai forse fame? – chiese ridacchiando – Ehm… sì! – risposi posando il menu accanto alle posate – Credo che prenderò tagliatelle al granchio, tu? – in un certo senso mi incuriosiva conoscere i suoi gusti. – Credo lo prenderò anche io – rispose porgendomi la mano, lo guardai stranita – Mi passeresti il menu? – chiese sorridendo. – Oh, sì! Certo! – glielo porsi e dopo poco chiamò Antonio per ordinare.
Notai che mi stava osservando e lentamente si stava avvicinando verso il centro del tavolo, verso di me, ero così imbarazzata. – Vi conoscete da molto tempo? – chiese a bassa voce. –Sì da circa dieci anni, eravamo alle superiori insieme – risposi iniziando a guardarlo negli occhi, erano verdi con delle screziature marroni. Ci stavamo guardando da diversi secondi, sembravano così eterni e nessuno reagiva, nessuna parola da parte di entrambi. Solo sguardi. Nient’altro.
Inaspettatamente Antonio arrivò e ordinammo i primi piatti insieme a due bicchieri di vino rosso. Iniziammo a parlare di noi, delle nostre passioni totalmente diverse lui fotografia io scrittura. –Ah, hai visto della gara di scrittura creativa? Non ti piacerebbe partecipare? – chiese facendomi ricordare il manifesto in ascensore. – In effetti sì, credo che scaricherò il regolamento stasera – venni interrotta da Antonio che ci portò il pranzo – Avete visto? Ho fatto presto! – aggiunge porgendoci i piatti – vi siete presentati almeno? – chiede incuriosito. – No – rispondemmo all’unisono sorridendo. -Piacere Guglielmo – disse raggiante – Ilaria – risposi. – Bene ragazzi, continuo a lavorare, voi socializzate! – disse congedandosi.
- Posso farti una domanda? -  chiese Guglielmo, finalmente ero a conoscenza del nome dello 'sconosciuto' – Certo, dimmi – risposi dopo aver ingoiato un boccone di tagliatelle, tra l’altro buonissime. – Frequenti il corso di Event Planner all’Accademia? Mi pare di averti già visto lì - chiese curioso – Sì certo! Ma non credo di averti mai visto lì – risposi sorridendo – Strano, io frequento il corso di criminologia nel tuo stesso piano – rispose sorridendo – Ecco il perché del libro di Freud – aggiunsi convinta – Ehm, in realtà quello è per mia sorella, lei studia psicologia alle superiori – rispose abbassando lentamente lo sguardo sul piatto di tagliatelle. – Mangiamo? Non vorrei che si raffreddassero troppo. – Annuì convinta rigirando la forchetta tra le mani.
Non passò molto tempo da quando iniziammo a mangiare, prendemmo anche il dolce, lui un pezzo di crostata alle fragole e io una coppa di frutta fresca. Arrivò il momento di pagare e come sempre l’abitudine di 'offrire' degli uomini rifiorì. –Dai insisto! Una mattina mi offrirai un caffè! – così, con queste poche parole Guglielmo mi convinse e pagò l’intero pranzo. – Dai, non dovevi! – aggiunsi mentre ci avviavamo verso Antonio per salutarlo.
- Bene ragazzi, non vedo l’ora di rivedervi! Ah, vi ricordo che domani è il compleanno di qualcuno – disse indicandosi scherzosamente – Ci vediamo alle nove davanti la stazione! Puntuali! – aggiunse dirigendosi verso il bancone.
- Che programmi hai per il pomeriggio? – chiese inaspettatamente Guglielmo mentre aspettavamo l’ascensore. – Dovrei andare a comprare il vestito per domani, ho avuto molti impegni in questi giorni e neanche un minuto per passare in qualche negozio – risposi frustrata. – Se devo essere sincero neppure io, in fondo l’invito ci è arrivato solo tre giorni fa! – aggiunse entrando nell’ascensore – Il mio problema è che lo sapevo da molto tempo prima – aggiunsi ridacchiando – Allora facciamo così, passiamo per la Galleria, ci facciamo un giro, se troviamo qualcosa che ci piace lo compriamo. Ti va? – chiese girandosi verso di me. In fondo non sembrava una brutta idea! –Va bene! Però prima dovrei passare un attimo da casa a cambiarmi – Guardai le scarpe e i jeans, erano leggermente umidi. – Oh, giusto! – aggiunse –Ah, è per questo che mi hai guardato male quando sei entrato in ascensore? – chiesi curiosa. – No ti ho guardato male! Ero solo sorpreso.. – rispose sorridendo – Sorpreso? Per cosa? – chiesi ancora più incuriosita. – Nulla figurati! Andiamo dai! – le porte si aprirono velocemente e mi prese per mano. Erano calde e morbide, guardai le nostre mani unite e un senso di malinconia mi attraversò. Durò meno di un secondo dal momento che un senso di benessere si impossessò del mio corpo. Ero estasiata.
Usciti dall’ascensore ci ritrovammo nel parcheggio sotterraneo del centro commerciale e ci dirigemmo verso la sua macchina, girammo l’angolo e ci ritrovammo una  Porche Carrera nera lucente davanti. – E’ tua? – chiedo sorpresa – Sì, vieni dai..– risponde tranquillamente aprendomi la porta porgendomi la mano.
Devo ammetterlo le macchine di grossa cilindrata mi davano un senso di sicurezza, mi attiravano e, dopo oggi, anche le persone che le guidano.
Involontariamente chiusi gli occhi e inspirai profondamente il suo profumo, ormai aveva invaso tutto l’abitacolo, non ne potevo fare più a meno. Un piccolo gemito uscì dalla bocca, possibile che il suo odore mi inebriasse così tanto? Li aprì di scatto e notai che Guglielmo mi stava osservando – Tutto bene? – chiede porgendosi verso me – Si, il tuo profumo…. - -Il mio profumo? – aggiunse immediatamente  – Beh, mi piace molto –  conclusi timidamente.  – E’ quello che mi rispecchia ed è il mio preferito – rispose sorridendo. Sensuale e malizioso.
Arrivammo alla Galleria, dopo essere passati per casa, in meno di dieci minuti e ci affrettammo a dirigerci verso il reparto eleganza. Non ero mai entrata in una boutique così grande, era composta da ben cinque piani. Nella vetrina principale notai due manichini indossare uno smoking nero e un vestito senza spalline color panna, immediatamente me ne innamorai e mi girai verso Guglielmo. - Ti piace questo smoking? – chiesi sorridente – E a te piace questo vestito? Dai, entriamo! – Ci dirigemmo verso una delle tante commesse – Salve! Vorremmo provare quei due vestiti in vetrina – chiese Guglielmo – Certo, potete dirmi le vostre taglie? -  disse indicandoci – Certo, io una M – rispose Guglielmo – E io una 46 – aggiunsi io. – Perfetto, aspettatemi pure ai camerini, vi raggiungo immediatamente! – concluse la commessa congedandosi.  Andammo al piano superiore senza fretta, in fondo avevamo tutto il pomeriggio per noi. Inaspettatamente Guglielmo mi prese ancora una volta per mano. Volevo mettere le cose ben in chiaro anche se mi dispiaceva, forse iniziava a piacermi, Guglielmo, ma come potevo fidarmi degli uomini dopo quel che ho passato? Mio malgrado feci svanire questo nostro contatto ritraendo la mano – Scusa – aggiunsi timidamente. – No, scusami te – rispose raggiungendomi, mi ero diretta verso un vestito forse troppo scollato – Ecco a voi ragazzi, vi aspetto qua fuori – fortunatamente la commessa arrivò subito.
- Avete finito? – la voce della commessa mi fece tornare alla realtà. Ero ferma davanti lo specchio, guardavo la mia immagine riflessa. Devo ammetterlo, mi piacevo veramente molto con quel vestito addosso. Uscì dal camerino e notai la faccia meravigliata di Guglielmo – Wow, sei stupenda! – aggiunse. – Oh, grazie! Anche tu stai davvero bene! – Sì devo ammetterlo, quello smoking gli donava molto, sembrava fatto apposta per lui! – Venite ragazzi – propose la commessa indicando uno specchio – mettetevi vicini, oh, guardate! Siete una coppia perfetta! – aggiunse e guardai Guglielmo sullo specchio sorridendo timidamente e lui, inaspettatamente cinse il mio fianco destro col braccio. – Sì, una coppia perfetta – mi baciò la testa dolcemente e l'appoggiai lentamente sulla sua spalla. I nostri movimenti erano così naturali, stavo provando delle emozioni indescrivibili, perfette.
Uscimmo dalla boutique con due borse enormi, non contenevano solo due vestiti, contenevano ricordi, sguardi, sorrisi e contatti unici.
- Allora, ti è piaciuta questa giornata? – chiese mentre ci dirigevamo verso casa mia. Avevo accettato il suo passaggio nonostante casa mia disti solo dieci minuti a piedi. - Molto, grazie – risposi gentilmente. – Domani, ehm… posso venirti a prendere sotto casa? Se vuoi andiamo insieme alla festa – disse arrivati sotto casa – Non vuoi andare in treno? – chiesi incuriosita. – Non ti farebbe piacere salire nuovamente su questa auto? – rispose malizioso – Va bene, mi hai convinto!! A che ora? – chiesi aprendo la portiera – alle nove? In fondo ci metteremo meno ad arrivarci – disse uscendo dalla macchina e così feci lo stesso. Ci ritrovammo a meno di dieci centimetri di distanza, il suo profumo così vicino, il suo viso, i suoi occhi. Non potevo rimanere a lungo davanti a lui, sarei ceduta in tentazione dopo pochi secondi così feci un passo indietro. Ne ero consapevole, ero attratta da lui. Ma non potevo cadere ancora intentazione, Stavolta sarei stata più attenta. – Beh, allora ci vediamo domani alle nove – dissi cercando di congedarmi. –Ehm.. domani a pranzo… Sei libera? – chiese timidamente, che dolce, era arrossito! – Mmh.. non saprei – storsi il labbro. Che fare? Era ovvio che avrebbe voluto pranzare con me, in fondo oggi sono stata davvero bene con lui. Notai il suo sguardo riempirsi di delusione. Così decisi di prendere la situazione in mano, mi dispiaceva farlo soffrire – Vuoi venire a pranzo da me? Non ti assicuro un pranzo regale, però – dissi sorridendo e immediatamente il suo viso si illuminò – Beh, pensavo di invitarti da me, facciamo così, ti vengo a prendere alle undici, ci facciamo un giro e poi sorpresina! – non so cosa mi convinse, se il tono, la parola sorpresina o il suo portamento ma accettai – Va bene, mi fido di te – e gli stampai un lieve bacio sulla guancia – A domani – aggiunsi dirigendomi lentamente verso il portone del condominio. Lo notai abbassare la testa e subito dopo la rialzò camminando velocemente verso di me, inaspettatamente le sue calde mani cinsero le mie fredde guance e le sue carnose labbra incontrarono le mie piene di malinconia. 
  
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