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Autore: lolagirl    07/11/2011    4 recensioni
"Solo.. non dimenticarti di me."
"Non potrei mai dimenticarmi di te" rispose. "E lo sai. È per questo che sei qui. È per questo che ti vedo ogni notte nello stesso momento in cui chiudo gli occhi. È per questo che mi fa male il cuore ogni volta che passo davanti alla tua stanza - o ogni volta che un professore fa una domanda particolarmente difficile, e tu non sei lì pronta a rispondere. È per questo che passo tutto il giorno, ogni giorno, a lottare per superare la giornata. Passo così tanto tempo a pensarti, che a volte mi dimentico di respirare."

Ho sistemato il secondo capitolo, chiedo scusa per il disagio.
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Alone (Da solo)

 


Era tutto il giorno che Draco cercava di distrarsi. Aveva provato a leggere un libro, ma non era riuscito a mantenere la concentrazione abbastanza a lungo da capirci qualcosa. Aveva provato a dormire, ma il suo tentativo era stato inutile, perché c’erano troppe cose che gli ronzavano per la testa. A un certo punto, aveva anche cominciato a sfogliare il libro di pozioni che aveva preso in prestito – quello che Hermione stata l’ultima a prendere – cercando un segno qualsiasi che ricordasse che era stato in suo possesso. Non trovò niente, ma non si aspettava niente di diverso. Cuoricini con scarabocchiate le parole ‘HG & DM Per Sempre’ al centro? Un’idea del genere era semplicemente ridicola. Hermione Granger che dissacrava i beni della scuola era come Tiger e Goyle che non li dissacravano.

Dopo aver rimesso il libro di pozioni sul tavolo, il suo sguardo rimase fisso sul diario. Moriva dalla voglia di leggere ancora, ma non gli sembrava giusto. Aveva già letto abbastanza da sapere che lei aveva cominciato a provare qualcosa per lui. Non aveva alcun bisogno di leggere le pagine precedenti, in cui probabilmente lei si era lamentata di che razza di cafone era stato con lei – per non parlare del fatto che probabilmente aveva riempito pagine e pagine su quanto fosse fantastico Harry Potter.

Tuttavia, si sentiva attratto da quel diario. Lentamente, allungò una mano fino a toccarne la liscia copertina. Stava per aprirlo quando qualcuno bussò alla porta.

Si chiese chi potesse fargli visita durante l’orario scolastico, ma immaginò che era probabile che fosse Silente, che veniva a rimproverarlo per aver colpito la Blaise in faccia.

Ma quando aprì il buco del ritratto, non fu Silente che si trovò davanti – ma Pansy.

“Pansy,” disse, incapace di nascondere la sorpresa. “Cosa ci fai qui? Non dovresti essere a lezione?”

“Sì, dovrei,” rispose. “Posso entrare?”

“Uh, certo,” disse, facendosi da parte per lasciarla passare.

Sembrava turbata, come se avesse pianto. Draco aprì la bocca per chiederle cosa fosse successo, ma lei lo precedette.

“Blaise è nei guai,” disse. “Ha davvero cercato di avvelenare la Granger?”

“Non ci ha provato,” rispose Draco, “l’ha fatto.”

Pansy annuì. “Come immaginavo. Non è stato diretto, non me l’ha confessavo, ma lo percepivo. Silente l’ha costretto a rimanere nella sua stanza finché non avranno provato se l’ha avvelenata intenzionalmente o meno. Perché avrebbe dovuto fare una cosa del genere?”

Draco si strinse nelle spalle. “Sono certo che aveva le sue ragioni.”

Pansy incrociò le braccia e tirò su col naso. “Beh, quale che siano state le sue ragioni, sono certa che non valeva la pena rischiare l’espulsione per questo. È stata una mossa davvero stupida.”

“Non potrei essere più d’accordo,” mormorò Draco.

“Non ne vuole parlare,” continuò Pansy, “ma sei stato tu a rompergli il naso, no?”

“Vero.”

“Beh, hai fatto un lavoro esplosivo.” Fece una pausa e sorrise leggermente per il suo gioco di parole, ma poi il suo sorriso sparì velocemente, mentre riprendeva, “Draco, è arrabbiato – davvero arrabbiato. Penso che potrebbe cercare di farle ancora del male.”

Draco grugnì. “Ma cosa c’è che non va in quel ragazzo?” disse a se stesso, poi aggiunse, “Ma come potrebbe, se non può lasciare la sua stanza? Non potrà lasciare il dormitorio di Serpeverde senza che Silente lo venga a sapere.”

“Draco, sappiamo entrambi che se Blaise Zabini vuole fare una cosa, la fa. E se non può farla da solo, trova qualcuno per farla al posto suo.”

“Tiger e Goyle,” disse Draco. Pansy annuì.

Draco la fissò sospettoso. “E perché mi stai dicendo tutto questo? Direi che tu, più di tutti, vorresti vedere la Granger ferita.”

Sembrava quasi che l’avesse presa a schiaffi in faccia. “Ascolta, Draco, non so quanto tu mi ritenga una stronza diabolica, ma mi hai certamente sopravvalutato. Sono l’ultima persona al mondo che augurerebbe l’ira di Blaise Zabini a una ragazza qualsiasi – anche a Hermione Granger. O meglio, al doppione di Hermione Granger.” Fece una pausa, poi disse dolcemente, “Sono dalla tua parte.”

Draco non poté fare a meno di sbuffare a quelle parole. “Oh davvero? Perché non sapevo neanche di avere una parte, in tutto ciò.”

“Beh, ce l’hai,” disse lei. “E ci sono io.”

“Perché? Perché proprio tu saresti dalla mia parte?”

“Perché Blaise Zabini è uno stronzo bastardo. E perché -” Si fermò, come se incerta se continuare o no. “E perché ci tengo a te.”

Draco fu colto alla sprovvista da entrambe le affermazioni, specialmente dalla prima. Il rapporto fra Blaise e Pansy era fatto di alti e bassi, ed era cominciato ai tempi del Ballo del Ceppo. Quando erano nei periodi ‘bassi’, ecco che Pansy si ripresentava da Draco e cercava di sedurlo – senza successo, ovviamente. Eppure, Draco pensava che lei sarebbe rimasta accanto a Blaise date le circostanze – le circostanze in cui Draco chiaramente non era interessato a lei.

Per quanto riguardava il fatto che lei teneva a lui, beh.. non era certo del motivo per cui gli voleva ancora bene.

Non sapeva cosa dire. Non era abituato a vedere questo lato di Pansy.

“Tengo a te da molto tempo,” continuò lei. “E lo sai. E c’è stato un periodo in cui pensavo di essere davvero innamorata di te. Ma tu non hai mai ricambiato i miei sentimenti. E faceva male, ma mi andava bene, lo sai? Perché mi prestavi attenzione, era tutto ciò che volevo. Ma poi.. poi all’inizio di quest’anno, sei cambiato. All’inizio, nessuno sembrava capire il perché. Avevo i miei sospetti, ma non volevo averne conferma, e li ho ignorati. Ma quando sono tornata dalle vacanze di Natale, ti ho trovato ancora più cambiato, ancora più distante, ed è stato allora che è stato chiaro.”

“Pansy,” la interruppe Draco. Non era sicuro di voler sentire il resto delle cose che aveva da dire.

“Eri innamorato di Hermione Granger, per tutto il tempo,” continuò, cercando disperatamente di trattenere i singhiozzi. “Non sono stupida, Draco, né cieca. Quando sono tornata dalle vacanze e ho saputo della sua morte.. vedevo l’effetto che aveva avuto su di te. Sembrava come se avessi perso la cosa più importante della tua vita. E immagino che sia così.”

Draco non provò neanche a negarlo. Non avrebbe avuto senso, ad ogni modo – perché Pansy avrebbe capito che stava mentendo. Perciò sospirò e disse, “Hai ragione.”

“Mi ha distrutta, Draco. Mi ha distrutta perché una parte di me voleva odiarti per averla amata, ma un’altra parte voleva confortarti. Detestavo la Granger, ma non ho mai desiderato la sua morte. Specialmente se la sua morte ti avrebbe causato tanto dolore. E voglio solo che tu sappia che.. che mi dispiace che sia successo. E mi dispiace che tu abbia dovuto affrontare tutto questo da solo. Avrei dovuto starti vicino..”

“Pansy,” ripeté Draco. “Non devi scusarti con me.”

“Si invece!” esclamò. “Sono stata un’amica tremenda per te, e non avevi fatto niente per meritartelo. Perciò ti sto solo dicendo che se mai dovessi aver bisogno di qualcuno con cui parlare..”

Draco studiò la ragazza che aveva di fronte. Era la stessa Pansy Parkinson che conosceva da sette anni? La stessa ragazza che metteva il broncio e si indispettiva se lui ogni tanto le negava attenzioni? Gli sembrava assurdo che lei fosse lì davanti a lui, ad offrirgli una mano in segno di amicizia. Eppure, apprezzava il gesto. Era passato tanto tempo da quando aveva avuto un amico, e in quei giorni sarebbe stato bello avere qualcuno con cui parlare.

“Grazie, Pansy,” le disse. “Significa molto per me. Adesso è meglio che vada ad avvisare la Granger.”

“L’ho già avvisata io,” disse Pansy.

Draco sollevò le sopracciglia. “L’hai avvisata tu?”

“Sì, pensavo dovesse saperlo. È andata sorprendentemente bene. Mi aspettavo che fosse diffidente nei miei confronti, ma non lo sembrava affatto. Mi ha ringraziato per averglielo detto.. anche se non sono certa che mi abbia creduto, quindi forse è meglio se la avverti anche tu. Probabilmente darà più ascolto a te.” Pansy fece una pausa, poi aggiunse, “Sai, è stato strano. Quando mi sono avvicinata a lei, sembrava quasi contenta di vedermi. Quasi come.. non so, come se, forse, non ero tanto stronza nel suo mondo.”

Per qualche motivo, questo non sorprese più di tanto Draco. Questa Hermione si era comportata nello stesso modo con lui – e con Blaise, a dire il vero. Anzi, sembrava che fosse a suo agio con tutti tranne che con Harry Potter.

“Ad ogni modo,” continuò Pansy, “è meglio che vada, adesso. Non posso permettermi di saltare la prossima lezione. Stammi bene, Draco.”

Draco annuì in risposta, mentre lei si voltava per andarsene. Tornò a guardare il diario sul tavolo e sospirò. Non aveva tempo per leggerlo adesso – avrebbe dovuto aspettare. In quel momento, doveva andare ad avvisare la Granger.

Per sua fortuna, quando lasciò il dormitorio, stava giusto suonando la campanella, segno che la lezione era appena terminata. Mise in moto il cervello, cercando di ricordare che lezione avesse avuto Hermione. Immaginando che probabilmente era Erbologia, si diresse verso le serre, sperando che Hermione fosse ancora da quelle parti. Quando vi arrivò, la maggior parte degli studenti era ammassata all’esterno, ma quando Draco guardò dentro, la vide parlare con la professoressa Sprite.

Perciò si accostò al muro, proprio accanto alla porta, in modo da poterla fermare mentre usciva.

Circa un minuto dopo, lei uscì dalla serra, e Draco si allungò immediatamente per afferrarle un braccio.

“Ehi!” protestò lei, tirando indietro il braccio. Quando vide che era stato Draco a prenderla, si addolcì e disse, “Oh, ciao. Che ci fai qui? Ti senti meglio?”

“Non proprio,” rispose. “Ascolta Granger, faresti meglio a tornare nel dormitorio immediatamente dopo la fine delle lezioni.”

Hermione lo guardò. “C’entra qualcosa con quello che mi ha detto prima Pansy?”

“Esattamente. Non è sicuro per te andartene in giro per i corridoi da sola, quando non ci sono professori o altri studenti nei paraggi.”

“Beh, ho da fare stasera,” disse. “Ginny mi ha invitato ad andare a Hogsmeade con lei -”

“Non ci andrai,” disse Draco.

“A dire il vero, sì che ci vado,” ribatté lei. “Non preoccuparti, tornerò in tempo per la ronda.”

“Non costringermi a seguirti, Granger.”

“Non ti costringo a fare niente,” esclamò. “Però sentiamo, perché all’improvviso sei così preoccupato del mio benessere?”

“Chi ha detto che lo sono?” disse Draco sulla difensiva. “Ma la domanda giusta qui è perché tu non lo sei. Pansy non ti ha detto che Blaise potrebbe provare di nuovo a farti qualcosa?”

“Sì, me l’ha detto, ma non sono preoccupata. Sarò con Ginny e Luna per tutto il tempo – e forse anche Ron. Gli chiederò anche di accompagnarmi nel nostro dormitorio, dopo.”

“Pensi che due Weasley e Lunatica Lovegood potrebbero essere in grado di proteggerti da qualunque cosa?” disse. “Non sono stati in grado di proteggere la nostra Hermione – e neanche Harry. Non l’ho potuta proteggere neanche io. Perciò non mi sentirei così sicuro se loro fossero le mie guardie del corpo, se fossi in te.”

Hermione scosse la testa. “È una cosa completamente diversa, Malfoy, e lo sai. La vostra Hermione è stata attaccata da un potente Mangiamorte. Qui stiamo parlando di un paio di teppistelli che insieme non formano un cervello. Penso che possiamo affrontarli, se dovessero provare a fare qualcosa. Potremmo affrontata anche Blaise, se necessario. Ma non posso passare tutta la mia permanenza qui nel terrore che qualcuno possa farmi del male, perché potrebbe anche non succedere.” Scosse la testa. “Ascolta, apprezzo la tua preoccupazione, ma.. davvero, voglio stare un po’ con loro stasera. Sono stati così gentili e bendisposti nei miei confronti. Non sembra niente male avere degli amici.”

Abbassò lo sguardo. Draco la guardò. Sembrava così indifesa e.. infelice. E a giudicare dal tono della sua voce, non era affatto felice. Sembrava come se fosse passato parecchio tempo da quando aveva avuto degli amici.

“Ok, va bene,” disse con un sospiro. “Fai quello che ti pare. Ma torna prima delle sette, o ti vengo a cercare.”

Hermione sorrise. “Mi sembra di sentire mio padre. Ma va bene. Sarò tornata per le sette.”

“Lo spero proprio,” la avvertì.

Lei si girò sui tacchi e tornò verso il castello, fermandosi a un certo punto per agitare la mano e dire, “Ci vediamo.”   

 Draco non rispose. Dopo un po’, si avviò anche lui.


Alle otto meno un quarto cominciò a preoccuparsi.

Hermione non era ancora tornata. In un primo momento, Draco non si preoccupò perché pensò che fosse solo un po’ in ritardo, o che si fosse dimenticata che aveva promesso di tornare per le sette anziché per le otto, come aveva inizialmente programmato. Ma quando, qualche minuto dopo le otto, non era ancora arrivata, Draco uscì a cercarla.

Bacchetta in mano, uscì dal buco del ritratto. I corridoi erano già deserti, ma le lanterne appese ai muri bruciavano ancora. Ignorando i saluti del cavaliere del ritratto, imboccò il corridoio con la feroce determinazione a picchiare a sangue Tiger e Goyle se li avesse beccati a combinare casini sulla sua strada. Gli tornò in mente quando, pochi mesi prima, li aveva trovati ad attaccare la vera Hermione, e si ricordò quanto si era arrabbiato con loro, e quanto avrebbe voluto far loro del male. Pregò perché la storia non dovesse ripetersi.

Ad ogni modo, dovette arrivare solo alla fine del corridoio prima che Hermione arrivasse correndo da dietro un angolo, andandogli quasi a finire addosso.

“Oh!” strillò spaventata. Sembrava avesse il fiatone e fosse disorientata.

“Granger,” sbottò Draco. “Dove diavolo eri?”

Si pentì di aver usato un tono arrabbiato, perché era felice di vederla, ma la sua reazione involontaria fu di farle la predica.

“Mi dispiace di essere in ritardo,” disse lei. Frugò nel mantello ed estrasse la bacchetta. “Sei pronto per la ronda?”

La guardò incredulo. Sembrava sottovalutare il fatto che era tornata con un’ora di ritardo, e pensava che un semplice ‘mi dispiace’ sarebbe stato sufficiente. Ma non capiva che si era preoccupato?

“Dove eri?” le chiese ancora.

Hermione aggrottò le sopracciglia. “Io.. non lo so.”

“Non lo sai?”

“Esatto. Onestamente, non ne ho la minima idea.”

Draco sbuffò. “Se devi dirmi una cazzata, Granger, almeno inventane una decente. Un semplice ‘non lo so’ non funziona.”

“Non lo so, va bene?” disse ad alta voce. C’era una frustrazione sincera nel suo tono di voce. “L’ultima cosa che ricordo è che stavo tornando qui, e poi ho ricordato che avevo lasciato uno dei miei libri nella sala comune di Grifondoro, e sono tornata indietro, ma..” La voce si affievolì, fino a spegnersi.

“Ma cosa?” Guardò in basso, verso le mani della ragazza, che erano entrambe vuote, salvo la bacchetta. “Dov’è il quaderno?”

“Non penso di esserci mai arrivata.”

Adesso era Draco a sentirsi frustrato. “Non pensi? Granger, ma che cavolo ti prende?”

“Non lo so!” singhiozzò. “Devo avere un vuoto di memoria, o una cosa del genere. All’improvviso mi sono ritrovata in uno dei corridoi del settimo piano, dalle parti della torre di Grifondoro. Ma ero così spaventata per il fatto che non ricordassi niente, e sapevo che ero in ritardo, e allora sono corsa qui il più velocemente possibile.”

Draco non avrebbe saputo dire se stesse mentendo o no, ma era molto convincente – sembrava sinceramente confusa. Magari aveva incontrato Tiger e Goyle, e loro le avevano fatto qualcosa e poi avevano fatto qualcosa per confonderla. Ma era improbabile. Se le avessero fatto qualcosa, avrebbero voluto che lei se ne ricordasse.

“Stai bene?” le chiese. “Voglio dire, pensi sia possibile che -”

“Che qualcuno mi abbia attaccato e me ne sia dimenticata?” concluse Hermione per lui. “No, davvero, no. Mi sento bene, sono solo un po’ confusa. Sarò solo svenuta, o una cosa simile.”

“Vuoi che andiamo in infermeria?”

“Nah,” disse lei. Si stropicciò gli occhi con un gesto veloce della mano. “Sto bene. Sono solo dispiaciuta per aver fatto tardi. Spero non ti sia preoccupato.”

“Nient’affatto,” mentì Draco.

Per le due ore successive, fecero la ronda – per lo più in silenzio, anche se discussero un po’ del fatto che Hermione era rimasta senza compagno per Pozioni. Draco le assicurò che sarebbe riuscita a terminare il progetto da sola entro la settimana successiva, e che se fosse stato necessario, l’avrebbe aiutata lui. Dopo averne parlato con lei, Draco prese nota mentalmente di cercare Harry, il mattino seguente, per cominciare a lavorare anche loro.

Ovviamente, era molto probabile che Harry si rifiutasse, visto che Draco non aveva ancora fatto il ‘discorsetto’ con Hermione, ma in sua difesa, poiché Harry gli aveva dato l’ultimatum solo il giorno prima, c’era da dire che Hermione era quasi morta, e poi era stata in giro con gli amici. Il che non gli lasciava molto tempo per parlarle. Certo, la ronda sarebbe potuta essere un’ottima occasione per cominciare la discussione, ma lei sembrava ancora irritata per il suo vuoto di memoria, così decise di non disturbarla.

Per cui ancora una volta, avrebbe dovuto rimandare.

Quando tornarono nella sala comune, quella sera, Hermione abbassò lo sguardo sul diario sul tavolo, mentre andava verso la sua stanza. Draco la vide rivolgergli uno sguardo curioso, come se si stesse domandando se l’avesse letto o no. Per fortuna, non glielo chiese. Disse semplicemente, “Buonanotte,” e se ne andò a letto.

Cercando di resistere al bisogno di prendere il diario e ricominciare a leggerlo, andò anche lui a letto.


“Sei così lontano,” disse lei, anche se era proprio dietro di lui. Ma lui sapeva cosa aveva voluto dire, e sapeva che aveva ragione. Era lontana anni-luce, in molti sensi.

Lui sospirò. “Dobbiamo smetterla di incontrarci così.”

“Non mi vuoi più vedere?” chiese lei, mettendo il muso.

“Certo che voglio,” disse. “Ma non così. Tu non ci sei veramente.”

Lei si accigliò. “Se non sono davvero qui, adesso, allora come faccio a parlarti? Com’è che posso toccarti?”  Si allungò per prendergli la mano, ma la attraversò da parte a parte. Abbassò lo sguardo sulla sua mano, confusa. “Non ha alcun senso.”

“Ha senso, invece,” disse lui, allontanandosi. “Tu non ci sei. Non sei reale. Sei solo frutto della mia immaginazione, e voglio che tu te ne vada.”

“No!” strillò lei. Fece un passo verso di lui e allargò le braccia, come se volesse abbracciarlo. Ma ancora una volta, non riuscì a toccarlo. “Per favore, non farlo. Non voglio stare da sola.”

“Beh, neanche io voglio stare da solo,” disse lui. “Ma a volte non ci è dato modo di scegliere.”

Lei singhiozzò, e gli spezzò il cuore.

“Ti prego,” lo supplicò. “Io ho bisogno di te.”

Lui scosse la testa. “No, tu non hai bisogno di me. Io ti ho deluso. Ti ho deluso in tanti modi, e non c’è niente che io possa fare adesso per aiutarti. Devi andartene.”

“No,” ribatté lei, scuotendo la testa. Non riusciva a controllare i singhiozzi, adesso. Non si era neanche accorta della figura incappucciata che era apparsa alle sue spalle.

Draco chiuse gli occhi e si voltò. Non l’avrebbe guardata morire, questa volta. Anche quando avrebbe urlato il suo nome, si sarebbe rifiutato di riconoscere la sua voce. Ma non udì alcun suono. Perciò aprì gli occhi e si voltò nuovamente verso di lei. Ma lei era andata, e così la figura incappucciata. Era solo.

E allora sentì le urla. Sentì le grida disperate di chi cerca aiuto. E si svegliò.


Draco aprì immediatamente gli occhi. Si mise a sedere sul letto e si guardò intorno nel buio. Aveva sentito le urla, ma non era certo se fossero state solo nei suoi sogni o no. Ma quando sentì nuovamente gridare, qualche secondo dopo, seppe che qualcosa non andava. Riconobbe le urla di Hermione.

Balzò giù dal letto e afferrò la sua bacchetta alla cieca sul comodino. “Lumos,” disse, e la bacchetta s’illuminò. Adesso che poteva vedere, si precipitò alla porta e la spalancò, diretto alla stanza di Hermione.

“Granger?” la chiamò. Girò il pomello, ma la porta era chiusa. “Granger!” gridò ancora, ma senza ottenere risposta.

Puntò la bacchetta verso la porta e urlò, “Alohomora!”, e poi spalancò la porta ormai aperta.

Piombò nella stanza. Da quello che poteva vedere con la poca luce della luna che filtrava dalla finestra, Hermione era inchiodata al pavimento da quella che sembrava una figura incappucciata.

“Ehi!” gridò Draco, ma la figura non reagì.

“Allontanati da lei!” strillò. Come diavolo aveva fatto a entrate nel loro dormitorio? E chi diavolo era?

Si allungò per afferrare il mantello dell’uomo, ma si allontanò immediatamente – sulla sua mano aveva cominciato a formarsi un sottile strato di ghiaccio. Scuotendola leggermente, avvicinò la bacchetta illuminata alla figura e sussultò.

“Ma che diavolo..?” mormorò. Di fronte aveva un Dissennatore.

Hermione rimase perfettamente immobile sul pavimento, fissando inorridita il Dissennatore che sembrava le stesse succhiando via la vita.

Senza indugiare oltre, Draco sollevò la bacchetta verso il Dissennatore e urlò, con tutta la sua forza di volontà, “EXPECTO PATRONUM!”

Subito un lampo di luce argenteo emerse dalla punta della sua bacchetta e colpì in pieno di Dissennatore, scrollandolo da Hermione. Draco si aspettava che il Dissennatore volasse via dalla finestra, ma non fu così. Invece, una specie di portale si aprì alle sue spalle, e risucchiò la creatura. Quando il Dissennatore fu scomparso, si richiuse su se stesso e Draco e Hermione furono lasciati soli nella stanza buia.

Nonostante lo shock che ancora provava, Draco riuscì a inginocchiarsi accanto ad Hermione, che adesso era seduta e tossiva.

“Che cazzo,” disse Draco lentamente, “ci faceva un Dissennatore qui?”

Lei non gli rispose. Non lo guardò nemmeno.

Draco si alzò e la guardò dall’alto. Le allungò una mano, che lei afferrò, e la tirò su.

“Va bene, Granger,” disse, pregando silenziosamente perché il battito del suo cuore tornasse alla normalità. “Noi due dobbiamo parlare – adesso.”

 

  
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