Capitolo 28
Il ragazzo sentì un campanello d'allarme risuonare nella sua
testa. Le cinghie che trattenevano Ritsuko stavano davvero cedendo. Perché? Non
poteva essere. Le aveva controllate lui stesso, poco prima. Ed era sicuro di averle
chiuse bene. E poi Ritsuko aveva un fisico molto esile, quindi sicuramente
avrebbero dovuto mantenerla. Che fossero rotte già da prima, e lui non se ne
era reso conto? Guardò la ragazza negli occhi, si accorse che il suo volto era
di un colorito cereo e che le lacrime le scendevano dagli occhi, cadendo sotto
di loro, nel vuoto. Doveva dirle che era in pericolo. Ma come? Se si fosse
agitata sarebbe caduta all'istante.
Roxy guardò il ragazzo negli occhi, trovandosi confusa
all'espressione di lui.
- Dai, vedrai che ripartirà... - disse tentando di sembrare
positiva, pensando lui fosse sconvolto dall'improvvisa fermata della giostra.
Daiki la guardò ancora un attimo prima
di allungare la mano e intrecciarla con quella destra della ragazza.
- Promettimi... promettimi di non agitarti... devo dirti una
cosa, ma è assolutamente indispensabile che tu rimanga immobile.- disse
ignorando il dolore lancinante alla nuca, colpa del sangue che stava scendendo
in testa.
- Ah... si vede tanto che ho la nausea? - domandò lei
imbarazzata, arrossendo visibilmente sulle gote.
Pensava di averlo mascherato piuttosto bene, tutto sommato,
vedendo la situazione in cui si trovavano. Fortuna che non erano in un luogo
chiuso, come quella volta in ascensore, lì sarebbe stato tremendo.
- No... cioè si... ma che c'entra??
Senti fammi parlare, ok? E' una cosa davvero molto,
molto importante, ma finché non mi prometti che dopo che te l'avrò detto non
muoverai un muscolo, non ti dirò nulla!- sbottò secco. Non era il momento di
parlare della sua nausea!
Ritsuko lo guardò confuso.
- Come faccio a prometterti una reazione che non posso sapere
di avere?! - sbottò, iniziando ad irritarsi.
Possibile che lui dovesse sempre girare intorno alle cose?
Quanto le dava fastidio questo atteggiamento nelle persone, preferiva
quando andavano subito al dunque.
- E va bene, va bene. Stai per cadere giù, cosa che
sicuramente ti farà sfracellare al suolo. SPLAT come una sottiletta... - disse
nervosamente. Che bisogno c'era di rispondergli in quel modo? L'aveva fatto
incavolare. Sapeva che non era il momento, ma quella
ragazza era l'unica persona che riuscisse a dargli i nervi.
- E gli asini volano... - rispose lei a tono, semplicemente.
La prendeva in giro o cosa? Idiota... Ok
che voleva vincere la scommessa a tutti i costi, ma
non era il momento per fare stupide battute.
Decisamente irritato, lui avvicinò una mano al capo della
ragazza, che si ritrasse un po' chiudendo gli occhi, impaurita. Voleva
picchiarla?
Ma, stranamente, non lo fece. Quando aprì gli occhi vide che
lui le aveva fatto girare un po' la testa all'ingiù (o meglio, in su). Lo sguardo cadde sulle cinghie che la tenevano
attaccata al sedile. Stavano per aprirsi.
Improvvisamente la parlantina provocatoria della ragazza
cessò. Guardò più attentamente le cinghie della giostra, scuotendo la testa.
No, no non era vero. Era un sogno, sicuramente. Al
100%. Non voleva mica morire!
- Roxy... ti giuro che non ti lascerò cadere...
però... devi fare esattamente come ti dico.- disse lui prendendole di
nuovo la mano e stringendola.
La ragazza tirò un sospiro, mentre sentì le lacrime pungerle
gli occhi.
- Calma. Sangue freddo. È solo un incubo. - si ripeté un paio
di volte, prima di riguardare Daiki -Ti ascolto...
Strinse la mano del bruno ancora più forte, per sentirlo più
vicino a sé.
- Guarda dove ora tieni i piedi appoggiati... come puoi
vedere c'è uno spazio vuoto tra questa piccola pedana e il sedile dove siedi.
Prova a reggerti bene con i piedi lì... sei leggera riuscirei sicuramente a
tenerti per le mani, ma senza un piccolo aiuto da parte tua che ti mantieni con
le gambe mi scivoleresti via facilmente. Devi solo fare come ti ho detto, al
resto ci penso io, se la cintura cederà non agitarti e non preoccuparti... ti
tengo... non permetterò che ti accada niente. - disse seriamente. Doveva
proteggerla. VOLEVA proteggerla. Non poteva stare con lei, ma non avrebbe di
certo permesso che la ragazza che amava morisse. Questo mai. Se fosse
sopravvissuta a quella situazione, non avrebbe voluto più nulla da lei. Gli
bastava fosse viva.
La ragazza annuì, facendo come le aveva detto. Un brivido di
freddo le percorse l'intera schiena. Un vento gelido aveva appena iniziato a
soffiare. Si sentì tremare, ma non solo dal freddo. La testa le girava
fortemente, tanto che cominciava a sentirsi mancare. Si portò la mano libera
alla fronte, tentando di mettere a fuoco quello che le stava davanti.
- Daiki... - pronunciò flebilmente.
Daiki le strinse forte la mano, per incoraggiarla. E improvvisamente
le cinghie cedettero. Ritsuko si sentì come sospesa nel vuoto, e chiuse gli
occhi, impaurita. Ma quando li riaprì notò di essere a mezz'aria. Non era
riuscita a mantenersi alla piccola pedana con i piedi, però, cadendo e
oscillando, Daiki le aveva preso anche l'altra mano e ora gliele teneva strette
entrambe, impedendo che scivolasse via. Lo vide strizzare gli occhi per lo
sforzo.
- Tieniti...
- strinse i denti - Tieniti forte... stanno salendo a prenderti, li vedo da
qui.
- Daiki... mi dispiace... mi dispiace... - riusciva solamente
a dire, ormai completamente presa dal panico. - Così rischio di far del male
anche a te... mi dispiace...
Il ragazzo scosse la testa, cercando di raccogliere tutte le
sue forze e tirarla a sé, sulla giostra, per non rimanere in quella posizione
ancora più brutta, dove rischiava di non farcela a reggerla. Se fosse riuscito
a portarla alla sua altezza avrebbe potuto farle trovare un appoggio dove
sostenersi almeno in parte.
Concentrò tutta la sua forza e piano, piano la tirò su. La
ragazza se ne accorse all'improvviso, e quando aprì gli occhi notò che ora era
a soli pochi centimetri dal viso di lui.
- Roxy... ora ti lascio una mano... devi appoggiarla
immediatamente qui, al bracciolo della giostra. Devi usarlo come maniglia e poi
ci devi fare leva su per girarti e venire tra le mie braccia, in modo da
poterti cingere con una delle due cinghie che tengono me. - le spiegò
velocemente, sperando lei capisse cosa intendeva.
- E se non ci riesco? Rischierai di cadere anche tu... e poi
con una cinghia sola... rischieresti comunque... E io non voglio... non voglio
che anche tu...
Lui scosse la testa.
- Ascoltami bene... è questione di pochi minuti... il tempo
che salgono a prenderci... ma io non resisterò ancora
per molto, devi appoggiarti a qualcosa... ti prego, Ritsuko ascoltami. Non
permetterò ti accada niente. Finché ci sono io, non ti accadrà niente, te lo
giuro! - il tono con cui aveva parlato era quasi solenne.
Lei annuì. Seguì alla lettera tutte
le istruzioni che il ragazzo le diede e, quando si ritrovò fra le sue braccia,
avvolgendo le sue al collo di lui, nascose il viso sulla spalla di Daiki, dando
libero sfogo al pianto. Non avrebbe mai creduto di poter provare tanta paura in
vita sua, mai. Di una cosa però era certa, d'ora in avanti non avrebbe mai più
messo piede su di una giostra, a meno che non fosse stata
una di quelle per bambini!
***
- E poi? Insomma... cosa é successo prima che venissero a
prendervi?- chiese Rumiko con uno strano luccichio negli occhi.
Roxy si chiese se avesse fatto bene a raccontare tutto.
Sembrava si fosse appassionata alla storia peggio che ad una soap opera. Rumiko
non conosceva la differenza tra realtà e finzione, si lasciava trasportare
troppo facilmente dai sentimenti. La ragazza dai capelli azzurrini rise a tutto
quell'entusiasmo e decise di raccontare il seguito, prima che cadesse svenuta
per l'ansia.
- Beh... per tutto il tempo ha tentato di tranquillizzarmi e
di farmi rimanere cosciente, era preoccupatissimo.
Dopo che sono svenuta poi non so che è successo. Quando mi sono svegliata, come
ben sai, ero a casa mia... con te di fianco al mio letto presa dall'ansia.
Si portò due dita sulle labbra. Ricordava anche un'altra
cosa, a dire il vero. Durante il suo sonno era riuscita a sentire un gustoso
calore che le inumidiva le labbra. Si chiese se Rumiko le avesse fatto bere un
qualcuno dei tè ai mille gusti che sua madre teneva in casa... o cosa.
Il luccichio negli occhi azzurrini, solitamente freddi, della
moretta si spense.
- Come... tutto qui?- chiese, con un tono sentitamente
deluso.
Una venuzza prese a pulsare in modo celere sulle tempie di
Ritsuko. COS'ALTRO SAREBBE DOVUTO SUCCEDERE?
- Se desideri vedere scene di sesso mielose con trame intricate,
amanti e tradimenti o chissà cos'altro... guarda beautiful! - sbottò
contrariata e divertita allo stesso tempo.
Un immaginario punto interrogativo spuntò sulla testa di
Rumiko, Ritsuko poteva vederlo distintamente scrutando la sua espressione confusa.
Non era possibile... sapeva fosse un po' tonta, pensasse solo allo studio,
odiasse
Scosse la testa, dandole una pacca sulla spalla.
- Una soap Rumiko... non so come tu
non faccia a conoscerla... purtroppo te la ritrovi a tutte le ore su più
canali!
Rumiko annuì. - Non so di cosa tu stia
parlando, e nemmeno mi interessa... ho cose più interessanti da fare, io... -
disse rovistando nella sua borsa e tirandone fuori un piccolo blocco note pieno
di appunti. Com'era possibile studiasse persino il giorno della consegna dei
diplomi? Era l'ultimo giorno di scuola. Non poteva. Era inconcepibile. Non si
smentiva proprio mai. Eppure era risultata, all'esame di fine anno, miglior
studentessa del secondo anno. Cosa voleva di più?
Ritsuko strappò poco delicatamente il
blocco note di mano all'amica, indicandole un ragazzo bruno poco più
distante da loro.
- Perchè non ti congratuli con Daisuke per il diploma, al
posto di perdere tempo a studiare quando è finita la
scuola?!
Rumiko arrossì.
- Sono... giorni... ho perso il conto di quanti siano... che io e Daisuke non ci parliamo... - disse
abbassando sempre di più la voce, fino a farla divenire flebile e sottile.
Ritsuko spalancò la bocca, guardandola boccheggiando come un
pesce. Non parlava con Daisuke da giorni? E perché mai? Cosa era successo, ora?
Possibile non potesse lasciarla sola un momento, che
le accadeva qualcosa o con Daisuke o con Yamato?
Si alzò iniziando ad agitare le braccia.
- E allora perché non vai a parlarci ora? Avete litigato?! - chiese confusa, indicando il ragazzo - Se ti ha fatto
qualcosa di male lo ammazzo!
Grugnì in direzione del moro, tornando poi a sedersi.
Rumiko si fece piccola, piccola, soffocando un lamento. -
Vuole fare un viaggio con me... io e lui soli... gli ho detto che devo pensarci... ma non riesco ad ammettere un possibile si...
non voglio andare con lui in viaggio... però non voglio neanche che soffra,
così non riesco a dirgli no... - spiegò rannicchiandosi in posizione fetale e
nascondendo il volto sulle ginocchia.
- No aspetta... uno ricco sfondato
come lui, che guarda caso è pure il tuo ragazzo, ti propone un viaggio, e tu
non accetti?!
Si alzò di scatto, afferrando Rumiko per un braccio e
trascinandosela dietro in direzione di Daisuke. Un viaggio
sola con lui. Ritsuko pensò fosse un sogno. Forse era la volta buona che
quella ragazza aprisse un poco gli occhi su ciò che
era veramente il mondo reale.
Rumiko puntò i talloni a terra, provocando una brusca frenata
a Roxy e facendola cadere a terra, seguendola poi a ruota atterrando
scomodamente sulla sua schiena.
- Ti ho detto che non voglio parlarci, mi vergogno!- le spiegò
alzandosi e spolverandosi la gonna della divisa. Vagò con lo sguardo in cerca
di Daisuke e lo vide attorniato dalle stupide ragazzine del primo e del secondo
anno che gli chiedevano di dar loro un bottone della sua divisa.
- Brutte civette... - disse assalita da un'incontenibile
rabbia. Cominciò a camminare a passo d'elefante verso il gruppetto urlante e
Ritsuko sorrise in segno di vittoria. Insomma, in un modo o nell'altro dovevano
parlarsi quei due. Si rialzò anche lei, decisa a non perdersi la scena, e
zoppicando leggermente per la caduta di poco prima. Dannata Rumiko, era proprio
tonta.
La moretta si fece largo tra le diverse ragazze, pronunciando
un "permesso" non troppo aggraziato. Sembrava avesse appena ringhiato
una tigre. Non appena riuscì ad arrivare al ragazzo si piantò davanti a lui, lo
sguardo truce. Lo sguardo di Daisuke, al contrario, si illuminò.
- Rumi-chan! - esclamò felice,
abbracciandola stretta, stretta.
Lei lo spinse via, senza abbandonare lo sguardo algido con
cui lo squadrava.
- Sei un cretino... non cambierai mai... e non incollarti più
a me, non ho intenzione di rivolgerti più la parola... e io che mi ero data
pena di non farti soffrire declinando il tuo invito a fare un viaggio insieme... ma va a quel paese... sei solo un don giovanni, e se io ti avessi detto subito no non avresti
sofferto... tanto hai tutte queste ochette qui intorno che fanno “quack quack” ad ogni tua parola!-
disse furente, gli occhioni azzurri bagnati di
lacrime di rabbia. Sempre il solito.
Lui la guardò confuso, gli occhi velati di rabbia.
- Hai veramente tanta fiducia in me, vero Rumiko? Se queste
ragazze mi stanno intorno e mi pongono delle domande, tu subito devi pensare
che io ci stia con loro, vero? Perché io sono tanto idiota da rincorrere te, se
mi interessano loro e voglio stare con loro.
Non era colpa sua se quelle insistevano per avere i suoi
bottoni. Ok, glieli aveva dati... tutti tranne uno
però. Perché quel bottone era quello speciale, era quello che aveva conservato
gelosamente per lei, era quello che mai avrebbe ceduto ad un'altra. Eppure
ancora risultava colpevole, perché lei, sempre così sull'attenti, pensava ad
ogni possibile occasione che la potesse tradire. Come
poteva costruire un rapporto con lei se nemmeno si fidava della sua parola?
La ragazza abbassò lo sguardo, imbarazzata. Improvvisamente
sentì gli sguardi dei presenti puntati su di lei e sentì un conato di vomito
salirle rendendosi conto di essersi comportata in modo vistoso davanti a tutti.
Ora tutti la guardavano. Ora tutti la giudicavano. Era la fine. Si sentiva
male. Avrebbe voluto sotterrarsi o scavare una buca e infilarci la testa dentro
come gli struzzi. Lei ODIAVA attirare l'attenzione della gente.
E, improvvisamente come le era
venuto, il conato di vomito passò. Che egoista. Che schifosa egoista. Pensava
che la gente poteva giudicarla, in quel momento, ma
non pensava alle parole rivoltale da Daisuke.
- Che... sciocca...- si disse da sola, portandosi una mano
tremante alle labbra, trattenendo l'ennesima nausea. Ma stavolta non era perché
potevano guardarla e giudicarla. Stavolta si sentiva male perché era davvero
nauseata di se stessa.
"Perdonami" avrebbe voluto dire. "Scusami, ti
amo" avrebbe dovuto dire. Ma non ci riuscì. Alzò lo sguardo azzurro
ghiaccio sul ragazzo. Si vedeva lontano un miglio che era incavolato nero. Ed
aveva ragione ad esserlo.
Sentì le mani di Roxy posarsi sulle sua
spalle. Evidentemente era preoccupata. Daisuke osservò l'esile figura
della moretta e scosse la testa. Si avvicinò a lei e le diede
un bacio sulla fronte, allontanandosi subito dopo seguito da tutto il gruppo di
ochette.
- Rumi... Scusa forse non avrei
dovuto insistere...
Rumiko nascose il viso tra le mani.
- Non... devo... ngh...
piangere... - serrò le labbra cercando di rimanere calma. Da quando conosceva
Yamato e Daisuke non aveva fatto altro che piangere. Ma perché era diventata
così piagnona? Ora basta. Doveva darsi un contegno.
Si voltò velocemente verso Roxy e l'abbracciò.
- È ... l'ultima volta.... ora piango un po'... per l'ultima
volta... e poi non lo faccio più.... lo giuro... lo giuro...
L'amica l'abbracciò, accarezzandole dolcemente i capelli.
- Non devi avere paura di piangere e di esprimere i tuoi
sentimenti Rumiko. Essere sensibile non vuol dire essere debole e, beh... se
senti il bisogno di piangere fallo! - sorrise - Quando si è innamorate è
normale piangere tanto... succede a tutti. L'amore può portare al più grande
stato di gioia, ma purtroppo porta anche momenti in cui si soffre. L'importante
è far al più presto la pace e ritrovarla!
…
continua…