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Autore: melania    09/07/2006    6 recensioni
Una notte come le altre. Un futon caldo in cui dormire. Una finestra a separarlo dalla pioggia che imperversa fuori. Poi...il suono di un campanello che interrompe il silenzio. E la sua vita.
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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°03°

 

 

*Ciao a tutte. Scusatemi per tutto il tempo che è passato dall’ultimo aggiornamento. Complice la fine degli esami e la svogliatezza derivante, mi mancava l’ispirazione per scrivere…^__^;;; scusatemi! (_ _)*

 

*Questo è il terzo capitolo…forse il ritmo è più “lento” rispetto ai primi due, ma credo fosse necessario. Il prossimo capitolo sarà determinante in quanto si comprenderà il comportamento di Hanamichi... ma non voglio preannunciare nulla! ^__^*

 

*Grazie a tutte le ragazze che hanno commentato i capitoli precedenti (stateira, elrohir, Angel Island, Brinarap, kiba91, hina85 e sTeLLiNasTRoNZa)…GRAZIE!!!! Spero di non deludere le vostre aspettative… ç____ç *

 

 

*Alla prossima… ^___^ *

 

 

*Melania*

 

 

 

 

 

 

 

*******************************************************************

 

 

 

 

 

 

 

Rimango immobile.

 

 

Sangue.

 

 

Osservo Micky continuare a leccare le maniche.

 

 

Sangue.

 

 

Immergo la mano sporca di quel liquido rossastro dentro l’acqua della vasca…osservo distrattamente la schiuma profumata colorarsi di rosa.

 

Tolgo il tappo della vasca…l’acqua in un piccolo turbine scompare dentro lo scarico.

 

Ho la mente vuota. Perché? Avverto una strana inquietudine.

 

Questa notte non credo che la scorderò facilmente.

 

-          Micky…dammi la maglietta.

 

Micky alza la testolina. Il mio tono pacato e forse intriso di qualcosa che non so ancora definire ha destato la sua curiosità. Mi osserva attentamente. Ha capito. Che sono stanco. Che non voglio più giocare con lui (oddio prima non stavo giocando…stupido neko!).

 

Si allontana dalla maglietta. Mi lancia un ultimo sguardo. Poi si acciambella vicino alla porta.

 

Mi chino afferrando la maglietta. Osservo gocciolare l’acqua “insanguinata” per terra. Ripenso a Sakuragi mentre si toccava il braccio con quell’espressione dolorante, prima, sull’ingresso.

 

 

Ha le braccia ferite.

 

 

Forse ha avuto una rissa. È un teppista, per lui sarà “normale amministrazione”. Eppure sul suo viso non c’erano ematomi né graffi. Ed è impossibile che in un combattimento una persona non se ne procuri.

 

E poi…che cosa ci faceva alle quattro di notte fuori di casa? Perché è venuto da me? Dov’è il suo Guntai se hanno avuto una rissa? È impossibile che l’abbiano abbandonato in mezzo alla strada. Non li conosco…ma dal modo in cui si rapportano con Sakuragi, credo che per loro sia davvero importante. Soprattutto quel ragazzo…come si chiama………….?........................ah sì…Mito? Mh………si mi sembra si chiami Mito.

 

Gli vuole bene. Si vede.

 

E poi…perché Sakuragi ha lasciato qui i vestiti? Possibile che se li sia dimenticati…?

 

Troppe domande. E pochissime risposte (wow…Kaede non potevi pensare una frase più intelligente…davvero…non le usano neanche nelle sceneggiature di serie Z).

 

Un miagolio di Micky mi riporta al presente. Mi accorgo di essere nudo come un verme qui in bagno. E con in mano una maglietta sporca, che mi sta insudiciando di sangue il pavimento. Ok….basta. Domani ci penserò.

 

Ora voglio solo dormire.

 

M’infilo l’accappatoio candido. Mugolo di piacere per la morbidezza del tessuto a contatto con la mia pelle.

 

Butto i vestiti del do’hao e i miei in una bacinella. Domani li laverò.

 

Mi blocco.

 

Li” laverò??

 

Sto impazzendo…perché cazzo dovrei lavare i vestiti di quel deficiente?? Se li laverà lui. Dopo avermi spiegato perché è intrisa di sangue solo la maglietta.

 

Anzi….no…che me ne frega del perché. Sono cazzi suoi.

 

 

Basta!

 

Non ne posso più di tutti questi pensieri!

 

Faccio spostare Micky dalla soglia della porta, per poi dirigermi verso la mia camera. Quando vi entro mi accorgo che la luce è spenta. Intravedo nel buio il corpo disteso di Sakuragi. Rimango immobile. Avverto il suo respiro calmo, profondo, ritmato.

 

Sta dormendo.

 

Doveva essere molto stanco.

 

Mi avvicino al mio futon. Cerco con le mani il pigiama e i boxer che vi avevo poggiato. Quando li trovo me li infilo, continuando a osservare il do’hao.

 

Mi sento a disagio. È la prima volta che dormo con un’altra persona dentro la mia camera. Sentire al suo interno un respiro che non è il mio…mmm…..sì…………..è strana come sensazione.

 

Prima di infilarmi sotto le lenzuola mi avvicino a Sakuragi. M’inginocchio vicino a lui. Non riesco bene a distinguere la sua espressione nel buio. Ma dal respiro, credo sia tranquillo.

Mi accorgo che non si è tirato addosso il lenzuolo.

 

Ma allora è proprio un do’hao! È stato chissà per quanto tempo sotto la pioggia (senza nemmeno qualcosa di pesante addosso!) e non si copre! Sarà già un miracolo se domani non avrà la febbre.

 

Faccio per prendere il lenzuolo e ricoprirlo, quando mi rendo conto di ciò che sto facendo.

 

Ma dove è finito il Kaede freddo e imperturbabile? Perché mi sto preoccupando per questo stupido. Non sono la sua infermiera personale…è già molto se l’ho ospitato in casa mia (interrompendo il mio sonno sacro!).

 

Sorrido nel buio. Non penso davvero tutto questo. Lo so bene………..però questa notte mi sta portando a compiere troppe azioni inusuali per i miei “standard” (neanche fossi una macchina…ma come mi esprimo??).

 

Con un sospiro grave lo copro con questo maledetto lenzuolo.

 

Faccio per allontanarmi quando lo sguardo mi cade sulle braccia del do’hao. Ripenso alle maniche insanguinate della maglietta. E a quel suo accarezzarsi il braccio. C’è qualcosa che mi sfugge. Lo so.

 

 

Ma………………………………………………………….cosa…….?

 

 

Avvicino la mia mano al suo braccio destro….ma prima che si possa posare sopra, la mano di Sakuragi stringe con forza la mia. Impedendomi il contatto.

 

Rimango per qualche attimo sorpreso.

 

Poi un suo sussurro interrompe il silenzio che regna nella stanza.

 

-          No. ……………………………………… - sospira – ……………………..non toccarmi.

 

Un fulmine illumina repentinamente la stanza. Ci guardiamo per quei pochi secondi negli occhi.

 

 

Profondamente.

 

 

La sua espressione è triste. Ma scorgo anche un lampo quasi di timore nei suoi occhi.

 

 

 

 

La camera si ripiomba nel buio. Dopo pochi secondi avvertiamo il tuono. Il suono è forte. Sento il vetro della finestra vibrare.

 

Micky miagola infastidito. Odia i temporali. Normalmente quando ce n’è uno lascia il suo cesto (dove vegeta dalla mattina alla sera – dormendo - quando non mangia e non rompe le palle a me) per acciambellarsi vicino al mio futon.

 

-          Pensavo dormissi - mi libero dalla sua stretta. Mi da fastidio essere toccato. Non lo permetto nemmeno a mio padre.

 

Vedo la sua sagoma girarsi. Mi da le spalle. Sospira.

 

-          Perché? - e spero che comprenda che la mia è una domanda che sottintende molto. Voglio capire che cosa sia successo. E cosa stia succedendo.

 

-          Non ne voglio parlare – il tono è neutro. Quasi stanco.

 

 

Mi alzo di scatto. Non ne posso più! Non vuole dirmi…nulla? Spiegarmi che cosa è successo…va bene

 

 

VA BENE!

 

 

 

 

È solo………………………………………………..un do’hao.

 

 

 

 

M’infilo innervosito dentro il mio futon. Lotto per pochi secondi con le lenzuola, non riesco ad avvolgerle decentemente intorno al corpo.

 

Micky mi si avvicina. Si china sulla mia guancia, dandole una piccola lappata con la linguetta. Emette un piccolo miagolio, per poi uscire dalla camera. Sospiro, tranquillizzandomi.

 

Buonanotte anche a te Micky.

 

 

 

Con la coda dell’occhio osservo il do’hao. Mi da le spalle. Non comprendo se stia dormendo. Ormai non ne sono più sicuro. Ma in fondo……………………………………cosa me ne importa?

 

Tempo pochi minuti e mi addormento. Il sottofondo del lieve tamburellio della pioggia contro la finestra e il respiro di Sakuragi cullano il mio sonno.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Apro gli occhi lentamente. La luce m’infastidisce le palpebre.

 

Fuori ha smesso di piovere.

 

La debole luce del sole autunnale rischiara la mia camera.

 

C’è ancora qualche nuvola nel cielo. Ma non sembra carica di pioggia.

 

C’è un po’ di vento…i rami dell’acero accanto alla mia finestra, sbattono lievemente contro il vetro. Le poche foglie rimaste attaccate sono di un rosso intenso. Sono bellissime.

 

 

 

Che ore saranno?

 

 

 

Giro lentamente la testa per vedere se Sakuragi si è svegliato. Sgrano gli occhi, alzandomi a sedere di scatto. Non c’è nessun futon accanto al mio. Do un’occhiata alla camera. No. Non c’è nessuno.

 

Ma dove cavolo è finito quel do’hao???

 

 

Mi alzo dal futon, uscendo dalla mia camera. Rabbrividisco. Fa un po’ freddo in casa. Dovrò alzare il riscaldamento.

 

Entro in bagno. È tutto in ordine. Non c’è acqua. Né sangue. Né la bacinella con dentro i miei vestiti e quelli di Sakuragi.

 

Mi appoggio allo stipite della porta. Che mi sia sognato tutto?

 

Ma no…Kaede sveglia!!!

 

Scendo le scale. Un’occhiata veloce all’ingresso e mi accorgo che anche lì è tutto pulito. Niente acqua. Né fango.

 

Ok…forse sono semplicemente impazzito???

 

Sento un miagolio provenire dalla cucina. Quando vi entro rimango per pochi secondi immobile sulla soglia. Micky sta sgranocchiando i suoi croccantini nella ciotola rossa…e di certo non sono stato io a darglieli!!! (ok che dormo sempre in piedi…ma non sono ancora diventato sonnambulo!).

 

E la tavola della cucina è apparecchiata. La risiera deve essere stracolma di riso…e dal vapore che ne fuoriesce non deve essere stato preparato da molte ore. La teiera è colma di the-verde. Il profumo intenso che si sprigiona, si espande per tutta la stanza. Ci sono anche vari sottaceti dentro delle tazzine colorate, da accompagnarsi con il riso.

 

Era da anni che quella tavola non era apparecchiata. Anni…in cui qualcuno non si preoccupava di farmi trovare del cibo al mio risveglio.

 

 

Anni…

 

 

Mi avvicino come un automa alla tavola. Sotto la tazzina del the c’è incastrato un foglio ripiegato. Lo apro lentamente, sedendomi su una delle sedie in legno.

 

Dal suo interno fuoriescono una foglia di acero e delle banconote. Cadono per terra. Le osservo sorpreso. Poi le afferro delicatamente…la foglia è un po’ umida. Le banconote anche.

 

 

Riporto l’attenzione sul foglio. E su ciò che vi è scritto. Sakuragi. È stato lui. A fare tutto.

 

 

 

Avverto uno strana sensazione in corpo.

 

 

 

Buon giorno Rukawa.

Se stai leggendo questo foglio, significa che ti sarai svegliato. Dormito bene? Io non riesco mai a dormire quando ci sono dei temporali…ma ho notato che tu non hai avuto problemi…come sempre d’altronde quando si tratta di dormire…”

 

 

 

Maledetto! Mi prende in giro??? Ci mancava pure che non dormissi dopo tutto quello che era successo!

 

 

 

Ho ripulito sia il bagno sia l’ingresso. Scusami per tutto lo sporco che ti avevo portato in casa…ho lavato anche i tuoi vestiti e il pigiama che mi avevi prestato. Se esci fuori, nel giardinetto interno, li troverai appesi ad asciugare. Ho usato il filo di nylon. Spero che non ricominci a piovere. Così quando ti sarai svegliato non saranno di nuovo bagnati. C’è un po’ di vento…dovrebbero asciugarsi in fretta. Almeno spero.”

 

 

 

L’immagine della sua maglietta sporca di sangue mi ritorna in mente.

 

Mi accosto alla finestra con il foglio in mano. Osservo i miei vestiti. È vero. Li ha stesi ad asciugare. Ma mancano i suoi vestiti. Quelli con cui è venuto ieri sera. Quelli sporchi di sangue. Ma in fondo…come poteva andarsene in strada…nudo? Eppure…dovevano essere ancora umidi…do’hao!

 

 

 

Esco fuori. Il vento freddo e pungente mi fa rabbrividire. L’aria profuma ancora di pioggia e terra bagnata.

 

Tocco i vestiti. Entrambi i pigiama sono ancora bagnati. Sakuragi non deve essersene andato da molto tempo.

Ripenso al suo gesto. Ha pulito tutto. Anche i miei vestiti. Ha ripagato fin troppo la mia ospitalità.

 

 

 

Continuo a leggere, rientrando in casa.

 

 

 

“Per la colazione…scusami ma…non sapevo se preferivi quella tradizionale o quella europea. Ho optato per la prima…penso che ti si addica maggiormente. Forse ho sbagliato. Non lo so...”

 

 

 

Sorrido internamente.

 

 

Non faccio mai colazione. Da quando mia madre è morta.

 

 

Quando ero piccolo era lei a prepararla…dopo…(tranne il periodo con la governante), nessuno se n’è più curato . Incluso me stesso.

 

Ma il do’hao ha compreso la mia natura. Nonostante ami gli Stati Uniti…preferirei mangiare la “nostra” tipologia di colazione. Mia madre me la preparava sempre.

 

Si sfilava la fede dal dito, per impastare le polpette di riso. La consegnava alle mie manine…e io, orgoglioso di tale pegno, la tenevo stretta e al sicuro, nei miei palmi. E la osservavo ridente. Per poi mangiarmi le polpette…le immergevo completamente (ed esageratamente) nella marmellata di fagioli rossi…mia madre mi sgridava sorridendo.

 

 

Riporto lo sguardo sul foglio…sospiro…quanti ricordi (che ormai credevo svaniti nel tempo e nella mia memoria) hai riportato alla luce Sakuragi.

 

 

 

“I croccantini li ho trovati vicino al cesto dove dorme quella belva il tuo gatto. Spero vadano bene…”

 

 

 

Osservo Micky. “La belva” ha apprezzato il gesto. Sentendosi osservato alza la testolina dalla ciotola di plastica. Miagola soddisfatto. Doveva aver fame.

 

 

 

“Infine…i soldi che hai trovato dentro questo foglio sono per ripagarti dell’ospitalità che mi hai offerto (nonostante io non ti abbia dato spiegazioni). Lo so che non sono molti. Ma non ne avevo altri con me. Se vorrai domani potrò consegnartene altri.”

 

 

 

Ma è proprio un do’hao!!! Secondo lui dovrei accettare dei soldi per la notte scorsa? Ma per chi mi ha preso. Domani se li riprenderà tutte queste banconote!!!

 

 

 

“Grazie Kaede Kitsune. Per tutto. Dimentica questa notte. Fai finta che non abbia mai bussato alla tua porta. Ti ho creato solo problemi. Scusami. È stato solo un mio errore.

 

 

 

A stento riconosco il do’hao. Cos’è tutta questa gentilezza…e umiltà…? Possibile che lui in realtà sia…………………………………………..così?

 

Ieri avevo pensato che il suo comportamento spavaldo di ogni giorno fosse soltanto una recita. Ora che sto leggendo queste righe…sono sempre più convinto di quella mia supposizione.

 

 

 

“Ci vediamo domani Kitsune. Buona colazione (sperando che sia di tuo gradimento).

 

Il Tensai.

 

P.S. = Scusa per le varie cancellature…non volevo sprecare un altro tuo foglio per ricopiare.

 

 

 

P.P.S.= Non è bellissima quella foglia Rukawa? Mentre stavo stendendo i tuoi vestiti ho notato l’albero di acero. Ne sono rimasto incantato. Era così imponente…e quelle foglie. Così rosse. Così…cariche di vita. Ne ho voluta cogliere una. Per te. Il fondo il tuo nome deriva da quella splendida foglia no?”.

 

 

 

Arrossisco leggermente. Non pensavo il do’hao possedesse una sensibilità tale da…

 

 

 

Osservo dalla finestra l’acero. Sì…è proprio bellissimo. Rigiro fra le dita la foglia di acero che lui ha colto “per me” (l’ho lette queste due parole Sakuragi, nonostante tu avessi cercato di nasconderle).

 

 

 

Grazie……..

 

 

 

Non pensavo fosse così gentile.

 

 

Avverto Micky strusciarsi fra le mie gambe. Mi chino, prendendolo in braccio. Ci osserviamo negli occhi.

 

-          Mi sa che ci siamo sbagliati tutti e due a giudicarlo eh? – sorrido, accarezzandolo sotto il mento.

 

Micky emette un piccolo miagolio di consenso. Si struscia contro la mia mano. Si espande nell’aria il suono delle sue fusa.

 

 

Certo…Sakuragi è stato molto gentile. Ma non devo scordare il motivo di tale gentilezza. Ripenso a ieri notte. Al sangue.

 

No. Non posso scordarlo.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

La colazione era molto buona. Non era nulla di speciale o particolarmente elaborato. Ma forse…il pensiero che qualcuno l’abbia preparata per me.

 

Solo per me.

 

L’ha resa speciale ai miei occhi. E al mio palato. Anzi. Non mangiavo così tanto…da molto tempo.

 

 

Pensare che l’ha preparata quel do’hao…sospiro.

 

 

Entro nel bagno. Mi chiedo come abbia fatto Sakuragi a trovare i vari detersivi per pulire il pavimento e i vestiti……mmm……….

 

 

Mi guardo allo specchio. Ho un po’ di occhiaie. Per le miei abitudini ho dormito poco. Mi sciacquo il viso…l’acqua è gelata. Meglio. Mi sveglierò prima…voglio andare a fare qualche tiro al campetto qui vicino. Oggi è domenica. E posso approfittarne. Non ho nessuna intenzione di perdere tempo a studiare. L’unica materia importante è inglese. Il resto può andare a cagare.

 

Incomincio ad asciugarmi il viso con il panno leggero quando mi accorgo che in un angolo del bagno c’è qualcosa incastrato vicino al mobiletto. Dalla forma allungata sembra il mio pettine…evidentemente Micky o Sakuragi nel pulire, lo avranno fatto cadere per terra. Mi avvicino.

 

 

No. Non è il mio pettine.

 

 

È un taglierino di plastica nero.

 

Inarco sorpreso il sopracciglio. Lo prendo in mano. Questo non è mio. Deve essere del do’hao. Effettivamente in quest’angolo c’erano ammonticchiati i suoi vestiti.

 

Deve essere scivolato dalla tasca dei jeans. Strano che nel pulire il pavimento non se ne sia accorto.

 

Un taglierino. Cosa se ne fa una persona di un taglierino? Estraggo la lama. È sporca di sangue.

 

 

Sangue.

 

 

Come un flash l’immagine della maglietta sporca di sangue penetra violentemente nella mia mente.

 

Prende forma un’idea. No…non devo pensare…Sakuragi non lo farebbe mai.

 

 

Kaede pensa. Il do’hao è un teppista. Il taglierino forse gli servirà per spaventare...

Per estorcere qualcosa.

 

Sì…ma è sporco di sangue.

 

Forse…ha “sottomesso” in un altro modo qualcuno…….

 

 

 

 

 

 

 

 

No. Lo conosco. Sakuragi non farebbe mai qualcosa del genere. È vero…è uno dal pugno facile. Ma non ferirebbe in quel modo un’altra persona. Ne sono sicuro.

 

 

 

 

Ma quanto Kaede…? In fondo quanto puoi dire di conoscere Sakuragi..?

 

 

 

Scuoto leggermente la testa. No…non devo farmi ingannare dalle apparenze.

 

Sì ma allora…quel sangue…

 

“Ha le braccia ferite”…sì….ho pensato questo ieri sera.

 

 

Braccia ferite.

 

 

Sangue.

 

 

Taglierino.

 

 

 

 

 

Sgrano gli occhi. E se lui si……………………………no no …………..è impossibile. È sempre così allegro…solare….non potrebbe mai farsi qualcosa del genere.

 

 

Ma…come ho pensato ieri…il suo comportamento, alla luce di ciò che è successo questa notte e stamattina, sembrerebbe tutta una farsa…una recita.

 

Quindi non è escluso che…………………………..no!

 

 

 

Basta.

 

 

 

Ripongo la lama dentro il taglierino. Domani glielo restituirò. E punto. Non sono affari miei.

 

Sì….certo………………………………………..Kaede te lo stai ripentendo da ieri notte.

 

Eppure stai sempre a pensare a lui.

 

La sua figura sotto la pioggia. Completamente bagnato. La sua espressione confusa…triste.

 

 

 

BASTAAAAAA!!!!

 

 

 

 

Voglio andare ad allenarmi. Annullare la mia mente. Domani ci penserò. Quando lo vedrò. Domani.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Sakuragi sembra essere ritornato quello di sempre. Durante gli allenamenti sbraita e si pavoneggia. I suoi urli “Harukinaaaaaaaaa caraaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa” echeggiano nella palestra insieme ai pugni che il capitano gli infligge in risposta.

 

Sbuffo infastidito dal suo comportamento. Perché fa così?

 

Perché recita in questo maledetto modo? Cazzo!

 

 

 

Quando ci siamo incontrati sulla soglia degli spogliatoi mi ha fissato per pochi secondi negli occhi. Poi ha abbassato lo sguardo arrossendo, dirigendosi in palestra. Non mi ha detto nulla.

 

Se sapessi…che tutto quello che è successo…è vero….penserei di essermi sognato tutto. Ma in fondo…è stato lui stesso a scrivermelo…………………………………..di dimenticare.

 

 

 

Vengo riportato al presente dalle risate di Mitsui e Ryota. Ci mancavano questi altri due deficienti ad interrompere inutilmente l’allenamento.

 

-          Hanamichi hai intenzione di coprirti in qualche altro modo?? Cos’è hai freddo!?

 

-          Il Tensai non ha freddo!!! Ha solo bisogno di disperdere calore!!! – ride sguaiatamente, con le mani sui fianchi.

 

-          Do’hao. – quante cavolate che dice…

 

-          Stupida kitsune!

 

Continua qualche borbottio contro di me e contro quei due stupidi che continuano a ridere.

 

 

Lo osservo.

 

 

Effettivamente non ha un abbigliamento leggero. Sopra la divisa indossa una felpa pesante. E si vede che ha caldo.

 

Perché allora……? Il mio sguardo cade sulle maniche della sua felpa.

 

Ha le braccia coperte.

 

Ha le braccia………………...coperte………….

 

 

Non è possibile. Ripenso al sangue. A quel maledetto taglierino. E incomincio a credere…che ciò che ho pensato ieri sera non si discosti molto dalla realtà.

 

Distolgo lo sguardo dal do’hao.

 

Ora devo pensare solo ad allenarmi.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Negli spogliatoi siamo rimasti solo noi due. Sakuragi non si è ancora fatto la doccia. Sembri aspettare che io me vada. Da almeno mezz’ora fa finta di cercare qualcosa dentro il suo borsone. Qualcosa che non esiste. Lo sappiamo entrambi.

 

 

Sospiro tristemente. Non voglio farlo….ma credo non ci sia nessun’altra scelta.

 

 

-          Do’hao.

 

 

Esco dal box-doccia. Mi avvicino a lui lentamente.

 

Lo vedo irrigidirsi. Le mani bloccarsi dentro il borsone.

 

-          Cosa c’è stupida kits….

 

Non gli do il tempo di finire la frase. In una mossa fulminea lo sbatto contro gli armadietti di petto, torcendogli le braccia dietro la schiena.

 

Urla. Dal dolore.

 

-          Perché urli…? Non ti sto stringendo forte le braccia – glielo sussurro vicino l’orecchio. Stringo maggiormente la stretta.

 

 

Mi dispiace Sakuragi. Ma non mi hai lasciato altra scelta.

 

 

Ansima violentemente. Non posso vedere il suo viso…ma credo che la sua espressione sia sofferente.

 

Urla quando stringo di più.

 

 

-          Lasciami stare…lasciami- è come un rantolo soffocato. Ansima. Cerca debolmente di liberarsi dalla mia presa. Ma il dolore alle braccia gli impedisce di pensare lucidamente. Lo blocca.

 

 

Allora avevo ragione.

 

 

Sento il vuoto insinuarsi dentro di me.

 

 

 

 

 

 

-          Perché…? Perché? – il mio tono è triste. Amareggiato.

 

Non pensavo di poter provare sentimenti del genere…verso un’altra persona.

 

 

-          Perché…cosa…kitsune….? – si spinge contro di me, cerca di allontanarmi dal suo corpo…le sua braccia dalla mia morsa.

 

 

 

 

 

 

 

-          Perché…………………………………………ti tagli?

 

 

 

 

 

 

 

È solo un sussurro.

 

Ma sembra echeggiare nella stanza come milioni di urla strazianti contemporaneamente.

 

 

Sento il suo respiro bloccarsi in gola. Il suo corpo sembra come accasciarsi contro il mio.

 

 

Chiudo gli occhi. E’ tutto vero. Come è possibile…?

 

 

-          No…io…………………..non………………………………….…mi taglio – sussurra lentamente. Vomita queste parole così false. Perché? Perché fa così?

 

 

Gli stringo quasi con cattiveria le braccia coperte dalla felpa. Si contorce...urla.

 

 

-          NO? NON TI TAGLI? E PERCHE’ TI CONTORCI? EH???? – non urlavo da una vita.

 

 

Gli lascio libero un braccio, alzandogli con forza la manica della felpa.

 

 

 

Sgrano gli occhi.

 

 

 

Impreparato…a ciò che sto vedendo.

 

 

 

Abbasso la guardia per quei pochi secondi di stupore e Sakuragi ne approfitta. Si libera con un colpo dalla mia stretta, dandomi una gomitata nello stomaco così forte, che mi piego in avanti, cercando di riportare aria ai miei polmoni e di ignorare il bruciore che invade il mio petto.

 

 

 

-          Sei contento ora…? – il suo è un sussurro carico di amarezza e dolore.

 

 

 

Chino il capo, respirando a fatica.

 

 

 

-          Come posso essere…..contento”……………….?

 

 

 

Sakuragi si riabbassa con una smorfia di dolore la manica della felpa. Sulle sue mani ci sono delle striature rosse. Sangue. Sta colando lungo le braccia. Fino ai suoi palmi.

 

Con la mia stretta ho riaperto le varie ferite.

 

-          Mi dispiace per la gomitata – mi osserva stancamente…nei suoi occhi vedo dolore. Devono fargli molto male le braccia …si gira verso il suo borsone. Lo chiude (sporcandolo di sangue).

 

 

 

Io rimango immobile. Inebetito. Non so cosa fare. Non immaginavo…che fosse arrivato a quel livello…di….

 

 

 

Si lava le mani. Il sangue si confonde con l’acqua. Lo vedo fissare incantato il contrasto fra quel rosso…e il bianco perfetto della ceramica.

 

 

 

Non ha il tempo di asciugarsele…il sangue le ricopre di nuovo. Sorride.

 

 

 

Cazzo…perché? Perché tutto questo?

 

 

 

Alza le spalle. Come se non appartenesse a lui quel sangue. Afferra il borsone con una smorfia di dolore e si dirige verso l’uscita dello spogliatoio.

 

 

Cazzo Kaede! Fa qualcosa! Se ne sta andando…capisci????? Se ne sta andando come se non fosse successo nulla! Come se tu non avessi visto….

 

 

 

-          Aspetta! – frase da film. Bravo Kaede. Davvero bravo……………………………..Idiota.

 

 

 

Sakuragi si blocca sulla soglia. Non si gira. Ti da le spalle. E ti sembra d vedere su quelle spalle tutto il dolore del mondo. Appollaiato lì…incurante della fatica di quel ragazzo per sopportarlo tutto.

 

-          Perché Sakuragi?

 

 

Altra frase da film. Ho usato anche il suo cognome. È la prima volta che lo interpello in questo modo.

 

 

Non si gira. Sento solo il suo respiro pesante uscire da quelle labbra martoriate. Penso alle sue braccia. Devono essere medicate.

 

 

-          Non sono affari tuoi… - lo stesso tono di ieri quando mi aveva detto che non ne voleva parlare. Ma io so…………………che non è quello che pensa realmente.

 

 

 

 

-          Non è vero

 

 

 

 

S’irrigidisce.

 

 

-          Non è un caso vero che tu sia venuto da me ieri sera…..

 

 

Stringe la mano destra in un pugno.

 

-          Non è un caso che tu abbia lasciato i tuoi vestiti………la tua maglietta intrisa di sangue nel mio bagno…..non è un caso che tu abbia dimenticato………………..quel taglierino in quella stanza…. – e mentre pronuncio queste parole comprendo tutto.

 

 

-          No….sta zitto……… - trema. Il pugno è spasmodico…il sangue incomincia a colare in piccole gocce purpuree sul pavimento.

 

 

-          Tu volevi………………………….che io trovassi quella maglietta………..e quel taglierino………..

 

 

-          Sta zitto!

 

 

Si gira di scatto. I suoi occhi sono pura fiamma. Ma io non indietreggio Sakuragi. Tu hai chiesto il mio aiuto. Forse inconsciamente. O forse no. Non importa ora.

 

Mi osserva per qualche altro secondo. Poi improvvisamente sbatte con forza la porta dietro di sé. Uscendo.

 

   
 
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