AIUTAMI
°03°
*Ciao
a tutte. Scusatemi per tutto il tempo che è passato dall’ultimo aggiornamento.
Complice la fine degli esami e la svogliatezza derivante, mi mancava
l’ispirazione per scrivere…^__^;;; scusatemi! (_ _)*
*Questo
è il terzo capitolo…forse il ritmo è più “lento” rispetto ai primi due, ma
credo fosse necessario. Il prossimo capitolo sarà determinante in quanto si
comprenderà il comportamento di Hanamichi... ma non voglio preannunciare nulla!
^__^*
*Grazie
a tutte le ragazze che hanno commentato
i capitoli precedenti (stateira, elrohir,
Angel Island, Brinarap, kiba91, hina85 e
sTeLLiNasTRoNZa)…GRAZIE!!!! Spero di non deludere le
vostre aspettative… ç____ç *
*Alla
prossima… ^___^ *
*Melania*
*******************************************************************
Rimango
immobile.
Sangue.
Osservo
Micky continuare a leccare le maniche.
Sangue.
Immergo
la mano sporca di quel liquido rossastro dentro l’acqua della vasca…osservo
distrattamente la schiuma profumata colorarsi di rosa.
Tolgo
il tappo della vasca…l’acqua in un piccolo turbine scompare dentro lo scarico.
Ho
la mente vuota. Perché? Avverto una
strana inquietudine.
Questa
notte non credo che la scorderò facilmente.
-
Micky…dammi
la maglietta.
Micky
alza la testolina. Il mio tono pacato e forse intriso di qualcosa che non so
ancora definire ha destato la sua curiosità. Mi osserva attentamente. Ha
capito. Che sono stanco. Che non voglio più giocare con lui (oddio prima non
stavo giocando…stupido neko!).
Si
allontana dalla maglietta. Mi lancia un ultimo sguardo. Poi si acciambella
vicino alla porta.
Mi
chino afferrando la maglietta. Osservo gocciolare l’acqua “insanguinata” per
terra. Ripenso a Sakuragi mentre si toccava il braccio con quell’espressione
dolorante, prima, sull’ingresso.
Ha le braccia ferite.
Forse
ha avuto una rissa. È un teppista, per lui sarà “normale amministrazione”.
Eppure sul suo viso non c’erano ematomi né graffi. Ed è impossibile che in un
combattimento una persona non se ne procuri.
E
poi…che cosa ci faceva alle quattro di notte fuori di casa? Perché è venuto da
me? Dov’è il suo Guntai se hanno avuto una rissa? È impossibile che l’abbiano
abbandonato in mezzo alla strada. Non li conosco…ma dal modo in cui si
rapportano con Sakuragi, credo che per loro sia davvero importante. Soprattutto
quel ragazzo…come si chiama………….?........................ah sì…Mito? Mh………si mi sembra si chiami Mito.
Gli
vuole bene. Si vede.
E
poi…perché Sakuragi ha lasciato qui i vestiti?
Possibile che se li sia dimenticati…?
Troppe
domande. E pochissime risposte (wow…Kaede non potevi
pensare una frase più intelligente…davvero…non le usano neanche nelle
sceneggiature di serie Z).
Un
miagolio di Micky mi riporta al presente. Mi accorgo di essere nudo come un
verme qui in bagno. E con in mano una maglietta sporca, che mi sta insudiciando
di sangue il pavimento. Ok….basta. Domani ci penserò.
Ora
voglio solo dormire.
M’infilo
l’accappatoio candido. Mugolo di piacere per la morbidezza del tessuto a
contatto con la mia pelle.
Butto i vestiti del do’hao e i
miei in una bacinella. Domani li laverò.
Mi blocco.
“Li” laverò??
Sto impazzendo…perché
cazzo dovrei lavare i vestiti di quel deficiente?? Se li laverà lui. Dopo
avermi spiegato perché è intrisa di sangue solo la maglietta.
Anzi….no…che me ne frega del
perché. Sono cazzi suoi.
Basta!
Non ne posso più di tutti questi
pensieri!
Faccio spostare Micky dalla
soglia della porta, per poi dirigermi verso la mia camera. Quando vi entro mi
accorgo che la luce è spenta. Intravedo nel buio il corpo disteso di Sakuragi.
Rimango immobile. Avverto il suo respiro calmo, profondo, ritmato.
Sta
dormendo.
Doveva essere molto stanco.
Mi avvicino al mio futon. Cerco
con le mani il pigiama e i boxer che vi avevo poggiato. Quando li trovo me li
infilo, continuando a osservare il do’hao.
Mi sento a disagio. È la prima
volta che dormo con un’altra persona dentro la mia camera. Sentire al suo
interno un respiro che non è il mio…mmm…..sì…………..è strana come sensazione.
Prima di infilarmi sotto le
lenzuola mi avvicino a Sakuragi. M’inginocchio vicino a lui. Non riesco bene a
distinguere la sua espressione nel buio. Ma dal respiro, credo sia tranquillo.
Mi accorgo che non si è tirato
addosso il lenzuolo.
Ma allora è proprio un do’hao! È
stato chissà per quanto tempo sotto la pioggia (senza nemmeno qualcosa di
pesante addosso!) e non si copre! Sarà già un miracolo se domani non avrà la
febbre.
Faccio per prendere il lenzuolo e
ricoprirlo, quando mi rendo conto di ciò che sto facendo.
Ma dove è finito il Kaede freddo
e imperturbabile? Perché mi sto preoccupando per questo stupido. Non sono la
sua infermiera personale…è già molto se l’ho ospitato in casa mia
(interrompendo il mio sonno sacro!).
Sorrido nel buio. Non penso davvero
tutto questo. Lo so bene………..però questa notte mi sta
portando a compiere troppe azioni inusuali
per i miei “standard” (neanche fossi una macchina…ma come mi esprimo??).
Con un sospiro grave lo copro con
questo maledetto lenzuolo.
Faccio per allontanarmi quando lo
sguardo mi cade sulle braccia del do’hao. Ripenso alle maniche insanguinate
della maglietta. E a quel suo accarezzarsi il braccio. C’è qualcosa che mi
sfugge. Lo so.
Ma………………………………………………………….cosa…….?
Avvicino la mia mano al suo
braccio destro….ma prima che si possa posare sopra, la mano di Sakuragi stringe
con forza la mia. Impedendomi il contatto.
Rimango per qualche attimo
sorpreso.
Poi un suo sussurro interrompe il
silenzio che regna nella stanza.
-
No.
……………………………………… - sospira – ……………………..non toccarmi.
Un
fulmine illumina repentinamente la stanza. Ci guardiamo per quei pochi secondi
negli occhi.
Profondamente.
La
sua espressione è triste. Ma scorgo anche un lampo quasi di timore nei suoi
occhi.
La
camera si ripiomba nel buio. Dopo pochi secondi avvertiamo il tuono. Il suono è
forte. Sento il vetro della finestra vibrare.
Micky
miagola infastidito. Odia i
temporali. Normalmente quando ce n’è uno lascia il suo cesto (dove vegeta dalla
mattina alla sera – dormendo - quando non
mangia e non rompe le palle a me) per acciambellarsi vicino al mio
futon.
-
Pensavo
dormissi - mi libero dalla sua stretta.
Mi da fastidio essere toccato. Non lo permetto nemmeno a mio padre.
Vedo la sua sagoma girarsi. Mi da
le spalle. Sospira.
-
Perché?
- e spero che comprenda che la mia è una domanda che sottintende molto.
Voglio capire che cosa sia successo. E cosa stia succedendo.
-
Non
ne voglio parlare – il tono è neutro. Quasi stanco.
Mi alzo di scatto. Non ne posso
più! Non vuole dirmi…nulla? Spiegarmi che cosa è successo…va bene…
VA BENE!
È solo………………………………………………..un do’hao.
M’infilo innervosito dentro il
mio futon. Lotto per pochi secondi con le lenzuola, non riesco ad avvolgerle
decentemente intorno al corpo.
Micky mi si avvicina. Si china
sulla mia guancia, dandole una piccola lappata con la linguetta. Emette un
piccolo miagolio, per poi uscire dalla camera. Sospiro, tranquillizzandomi.
Buonanotte
anche a te Micky.
Con la coda dell’occhio osservo
il do’hao. Mi da le spalle. Non comprendo se stia dormendo. Ormai non ne sono
più sicuro. Ma in fondo……………………………………cosa me ne importa?
Tempo pochi minuti e mi
addormento. Il sottofondo del lieve tamburellio della pioggia contro la
finestra e il respiro di Sakuragi cullano il mio sonno.
***
Apro
gli occhi lentamente. La luce m’infastidisce le palpebre.
Fuori
ha smesso di piovere.
La
debole luce del sole autunnale rischiara la mia camera.
C’è
ancora qualche nuvola nel cielo. Ma non sembra carica di pioggia.
C’è
un po’ di vento…i rami dell’acero accanto alla mia finestra, sbattono
lievemente contro il vetro. Le poche foglie rimaste attaccate sono di un rosso
intenso. Sono bellissime.
Che
ore saranno?
Giro
lentamente la testa per vedere se Sakuragi si è svegliato. Sgrano gli occhi,
alzandomi a sedere di scatto. Non c’è nessun futon accanto al mio. Do
un’occhiata alla camera. No. Non c’è nessuno.
Ma
dove cavolo è finito quel do’hao???
Mi
alzo dal futon, uscendo dalla mia camera. Rabbrividisco. Fa un po’ freddo in
casa. Dovrò alzare il riscaldamento.
Entro
in bagno. È tutto in ordine. Non c’è acqua. Né sangue. Né la bacinella con dentro
i miei vestiti e quelli di Sakuragi.
Mi
appoggio allo stipite della porta. Che mi sia sognato tutto?
Ma
no…Kaede sveglia!!!
Scendo
le scale. Un’occhiata veloce all’ingresso e mi accorgo che anche lì è tutto
pulito. Niente acqua. Né fango.
Ok…forse sono semplicemente impazzito???
Sento
un miagolio provenire dalla cucina. Quando vi entro rimango per pochi secondi
immobile sulla soglia. Micky sta sgranocchiando i suoi croccantini nella
ciotola rossa…e di certo non sono stato io a
darglieli!!! (ok che dormo sempre in piedi…ma non sono
ancora diventato sonnambulo!).
E
la tavola della cucina è apparecchiata. La risiera deve essere stracolma di
riso…e dal vapore che ne fuoriesce non deve essere stato preparato da molte
ore. La teiera è colma di the-verde. Il profumo intenso che si sprigiona, si
espande per tutta la stanza. Ci sono anche vari sottaceti dentro delle tazzine
colorate, da accompagnarsi con il riso.
Era
da anni che quella tavola non era apparecchiata. Anni…in cui qualcuno non si
preoccupava di farmi trovare del cibo al mio risveglio.
Anni…
Mi
avvicino come un automa alla tavola. Sotto la tazzina del the c’è incastrato un
foglio ripiegato. Lo apro lentamente, sedendomi su una delle sedie in legno.
Dal
suo interno fuoriescono una foglia di acero e delle banconote. Cadono per
terra. Le osservo sorpreso. Poi le afferro delicatamente…la foglia è un po’
umida. Le banconote anche.
Riporto
l’attenzione sul foglio. E su ciò che vi è scritto. Sakuragi. È stato lui. A
fare tutto.
Avverto
uno strana sensazione in corpo.
“Buon giorno Rukawa.
Se stai leggendo questo foglio, significa
che ti sarai svegliato. Dormito bene? Io non riesco mai a dormire quando ci
sono dei temporali…ma ho notato che tu non hai avuto problemi…come sempre
d’altronde quando si tratta di dormire…”
Maledetto! Mi prende in giro??? Ci mancava pure che non dormissi dopo tutto quello che
era successo!
“Ho ripulito sia il
bagno sia l’ingresso. Scusami per tutto lo sporco che ti avevo portato in
casa…ho lavato anche i tuoi vestiti e il pigiama che mi avevi prestato. Se esci
fuori, nel giardinetto interno, li troverai appesi ad
asciugare. Ho usato il filo di nylon. Spero che non ricominci a piovere.
Così quando ti sarai svegliato non saranno di nuovo bagnati. C’è un po’ di vento…dovrebbero asciugarsi in fretta. Almeno
spero.”
L’immagine della sua maglietta
sporca di sangue mi ritorna in mente.
Mi accosto alla finestra con il
foglio in mano. Osservo i miei vestiti. È vero. Li ha stesi ad asciugare. Ma
mancano i suoi vestiti. Quelli con cui è venuto ieri sera. Quelli sporchi di
sangue. Ma in fondo…come poteva andarsene in strada…nudo? Eppure…dovevano
essere ancora umidi…do’hao!
Esco fuori. Il vento freddo e
pungente mi fa rabbrividire. L’aria profuma ancora di pioggia e terra bagnata.
Tocco i vestiti. Entrambi i pigiama sono ancora bagnati.
Sakuragi non deve essersene andato da molto tempo.
Ripenso al suo gesto. Ha pulito
tutto. Anche i miei vestiti. Ha ripagato fin troppo la mia ospitalità.
Continuo a leggere, rientrando in
casa.
“Per la colazione…scusami ma…non sapevo se preferivi
quella tradizionale o quella europea. Ho optato per la prima…penso che ti si
addica maggiormente. Forse ho sbagliato. Non lo so...”
Sorrido internamente.
Non faccio mai colazione. Da quando
mia madre è morta.
Quando ero piccolo era lei a prepararla…dopo…(tranne il periodo con la governante), nessuno
se n’è più curato . Incluso me stesso.
Ma il do’hao ha compreso la mia
natura. Nonostante ami gli Stati Uniti…preferirei
mangiare la “nostra” tipologia di colazione. Mia madre me la preparava sempre.
Si sfilava la fede dal dito, per
impastare le polpette di riso. La consegnava alle mie manine…e io, orgoglioso
di tale pegno, la tenevo stretta e al sicuro, nei miei palmi. E la osservavo
ridente. Per poi mangiarmi le polpette…le immergevo completamente (ed
esageratamente) nella marmellata di fagioli rossi…mia madre mi sgridava
sorridendo.
Riporto lo sguardo sul
foglio…sospiro…quanti ricordi (che ormai credevo svaniti nel tempo e nella mia
memoria) hai riportato alla luce Sakuragi.
“I croccantini li ho trovati vicino al cesto dove dorme
quella belva il tuo gatto. Spero
vadano bene…”
Osservo Micky. “La belva” ha apprezzato il gesto.
Sentendosi osservato alza la testolina dalla ciotola di plastica. Miagola
soddisfatto. Doveva aver fame.
“Infine…i soldi che hai trovato dentro questo foglio
sono per ripagarti dell’ospitalità che mi hai offerto (nonostante io non ti
abbia dato spiegazioni). Lo so che non sono molti. Ma non ne avevo altri con
me. Se vorrai domani potrò consegnartene altri.”
Ma è proprio un do’hao!!! Secondo lui dovrei accettare dei soldi per la notte
scorsa? Ma per chi mi ha preso. Domani se li riprenderà tutte queste banconote!!!
“Grazie Kaede Kitsune. Per tutto. Dimentica questa notte.
Fai finta che non abbia mai bussato alla tua porta. Ti ho creato solo problemi.
Scusami. È stato solo un mio errore. “
A stento riconosco il do’hao. Cos’è
tutta questa gentilezza…e umiltà…? Possibile che lui in realtà
sia…………………………………………..così?
Ieri avevo pensato che il suo
comportamento spavaldo di ogni giorno fosse soltanto una recita. Ora che sto
leggendo queste righe…sono sempre più convinto di quella mia supposizione.
“Ci vediamo domani Kitsune.
Buona colazione (sperando che sia di tuo gradimento).
Il Tensai.
P.S. = Scusa per le varie cancellature…non volevo
sprecare un altro tuo foglio per ricopiare.
P.P.S.= Non è bellissima quella foglia Rukawa? Mentre
stavo stendendo i tuoi vestiti ho notato l’albero di acero. Ne sono rimasto
incantato. Era così imponente…e quelle foglie. Così rosse. Così…cariche di
vita. Ne ho voluta cogliere una. Per te. Il fondo il tuo nome deriva da
quella splendida foglia no?”.
Arrossisco
leggermente. Non pensavo il do’hao possedesse una sensibilità tale da…
Osservo dalla
finestra l’acero. Sì…è proprio bellissimo. Rigiro fra le dita la foglia di
acero che lui ha colto “per me” (l’ho
lette queste due parole Sakuragi, nonostante tu avessi cercato di nasconderle).
Grazie……..
Non pensavo fosse
così gentile.
Avverto Micky
strusciarsi fra le mie gambe. Mi chino, prendendolo in braccio. Ci osserviamo
negli occhi.
-
Mi
sa che ci siamo sbagliati tutti e due a giudicarlo eh? – sorrido,
accarezzandolo sotto il mento.
Micky emette un
piccolo miagolio di consenso. Si struscia contro la mia mano. Si espande
nell’aria il suono delle sue fusa.
Certo…Sakuragi è stato molto
gentile. Ma non devo scordare il motivo di tale gentilezza. Ripenso a ieri
notte. Al sangue.
No. Non
posso scordarlo.
***
La colazione era molto buona. Non
era nulla di speciale o particolarmente elaborato. Ma forse…il pensiero che
qualcuno l’abbia preparata per me.
Solo
per me.
L’ha resa speciale ai miei occhi.
E al mio palato. Anzi. Non mangiavo così tanto…da molto tempo.
Pensare che l’ha preparata quel
do’hao…sospiro.
Entro nel bagno. Mi chiedo come
abbia fatto Sakuragi a trovare i vari detersivi per pulire il pavimento e i vestiti……mmm……….
Mi guardo allo specchio. Ho un
po’ di occhiaie. Per le miei abitudini ho dormito poco. Mi sciacquo il
viso…l’acqua è gelata. Meglio. Mi sveglierò prima…voglio andare a fare qualche
tiro al campetto qui vicino. Oggi è domenica. E posso approfittarne. Non ho
nessuna intenzione di perdere tempo a studiare. L’unica materia importante è
inglese. Il resto può andare a cagare.
Incomincio ad asciugarmi il viso
con il panno leggero quando mi accorgo che in un angolo del bagno c’è qualcosa
incastrato vicino al mobiletto. Dalla forma allungata sembra il mio pettine…evidentemente Micky o Sakuragi nel pulire, lo
avranno fatto cadere per terra. Mi avvicino.
No. Non è il mio pettine.
È un taglierino di plastica nero.
Inarco sorpreso il sopracciglio.
Lo prendo in mano. Questo non è mio. Deve essere del do’hao. Effettivamente in quest’angolo
c’erano ammonticchiati i suoi vestiti.
Deve essere scivolato dalla tasca
dei jeans. Strano che nel pulire il pavimento non se ne sia accorto.
Un taglierino. Cosa se ne fa una
persona di un taglierino? Estraggo la lama. È sporca di sangue.
Sangue.
Come un flash l’immagine della
maglietta sporca di sangue penetra violentemente nella mia mente.
Prende forma un’idea. No…non devo pensare…Sakuragi non
lo farebbe mai.
Kaede pensa. Il do’hao è un
teppista. Il taglierino forse gli servirà per spaventare...
Per estorcere qualcosa.
Sì…ma è sporco di sangue.
Forse…ha “sottomesso” in un altro
modo qualcuno…….
No. Lo conosco. Sakuragi non farebbe
mai qualcosa del genere. È vero…è uno dal pugno facile. Ma non ferirebbe in
quel modo un’altra persona. Ne sono sicuro.
Ma quanto Kaede…?
In fondo quanto puoi dire di conoscere Sakuragi..?
Scuoto leggermente la testa.
No…non devo farmi ingannare dalle apparenze.
Sì ma allora…quel sangue…
“Ha
le braccia ferite”…sì….ho
pensato questo ieri sera.
Braccia ferite.
Sangue.
Taglierino.
Sgrano gli occhi. E se lui si……………………………no no …………..è impossibile. È sempre così allegro…solare….non potrebbe
mai farsi qualcosa del genere.
Ma…come ho pensato ieri…il suo
comportamento, alla luce di ciò che è successo questa notte e stamattina,
sembrerebbe tutta una farsa…una recita.
Quindi non è escluso
che…………………………..no!
Basta.
Ripongo la lama dentro il
taglierino. Domani glielo restituirò. E punto. Non sono affari miei.
Sì….certo………………………………………..Kaede te lo stai ripentendo da
ieri notte.
Eppure stai sempre a pensare a
lui.
La sua figura sotto la pioggia.
Completamente bagnato. La sua espressione confusa…triste.
BASTAAAAAA!!!!
Voglio andare ad allenarmi. Annullare la mia mente. Domani ci
penserò. Quando lo vedrò. Domani.
***
Sakuragi sembra essere ritornato
quello di sempre. Durante gli allenamenti sbraita e si pavoneggia. I suoi urli
“Harukinaaaaaaaaa caraaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa”
echeggiano nella palestra insieme ai pugni che il capitano gli infligge in
risposta.
Sbuffo infastidito dal suo
comportamento. Perché fa così?
Perché recita in questo maledetto
modo? Cazzo!
Quando ci siamo incontrati sulla
soglia degli spogliatoi mi ha fissato per pochi secondi negli occhi. Poi ha
abbassato lo sguardo arrossendo, dirigendosi in palestra. Non mi ha detto
nulla.
Se sapessi…che tutto quello che è
successo…è vero….penserei di essermi sognato tutto. Ma in fondo…è stato lui
stesso a scrivermelo…………………………………..di dimenticare.
Vengo riportato al presente dalle
risate di Mitsui e Ryota. Ci mancavano questi altri
due deficienti ad interrompere inutilmente l’allenamento.
-
Hanamichi
hai intenzione di coprirti in qualche altro modo?? Cos’è hai freddo!?
-
Il Tensai
non ha freddo!!! Ha solo bisogno di disperdere
calore!!! – ride sguaiatamente, con le mani sui fianchi.
-
Do’hao. – quante cavolate che dice…
-
Stupida
kitsune!
Continua
qualche borbottio contro di me e contro quei due stupidi che continuano a
ridere.
Lo osservo.
Effettivamente
non ha un abbigliamento leggero. Sopra la divisa indossa una felpa pesante. E
si vede che ha caldo.
Perché
allora……? Il mio sguardo cade sulle maniche della sua felpa.
Ha le
braccia coperte.
Ha le
braccia………………...coperte………….
Non è
possibile. Ripenso al sangue. A quel maledetto taglierino. E incomincio a
credere…che ciò che ho pensato ieri sera non si
discosti molto dalla realtà.
Distolgo lo
sguardo dal do’hao.
Ora devo
pensare solo ad allenarmi.
***
Negli spogliatoi siamo rimasti
solo noi due. Sakuragi non si è ancora fatto la doccia. Sembri aspettare che io
me vada. Da almeno mezz’ora fa finta di cercare qualcosa dentro il suo borsone.
Qualcosa che non esiste. Lo sappiamo
entrambi.
Sospiro tristemente. Non voglio
farlo….ma credo non ci sia nessun’altra scelta.
-
Do’hao.
Esco dal box-doccia. Mi avvicino
a lui lentamente.
Lo vedo irrigidirsi. Le mani
bloccarsi dentro il borsone.
-
Cosa c’è
stupida kits….
Non gli do il tempo di finire la
frase. In una mossa fulminea lo sbatto contro gli armadietti di petto,
torcendogli le braccia dietro la schiena.
Urla. Dal dolore.
-
Perché
urli…? Non ti sto stringendo forte le braccia – glielo sussurro vicino
l’orecchio. Stringo maggiormente la stretta.
Mi dispiace Sakuragi. Ma non mi
hai lasciato altra scelta.
Ansima violentemente. Non posso
vedere il suo viso…ma credo che la sua espressione sia sofferente.
Urla quando stringo di più.
-
Lasciami
stare…lasciami- è come un rantolo
soffocato. Ansima. Cerca debolmente di liberarsi dalla mia presa. Ma il dolore
alle braccia gli impedisce di pensare lucidamente. Lo blocca.
Allora avevo ragione.
Sento il vuoto insinuarsi dentro di me.
-
Perché…?
Perché? – il mio tono è triste. Amareggiato.
Non pensavo
di poter provare sentimenti del genere…verso un’altra persona.
-
Perché…cosa…kitsune….? – si spinge contro di me, cerca di
allontanarmi dal suo corpo…le sua braccia dalla mia morsa.
-
Perché…………………………………………ti tagli?
È solo un
sussurro.
Ma sembra
echeggiare nella stanza come milioni di urla strazianti contemporaneamente.
Sento il suo respiro bloccarsi in
gola. Il suo corpo sembra come accasciarsi contro il mio.
Chiudo gli occhi. E’ tutto vero.
Come è possibile…?
-
No…io…………………..non………………………………….…mi taglio – sussurra lentamente. Vomita
queste parole così false. Perché? Perché fa così?
Gli stringo quasi con cattiveria
le braccia coperte dalla felpa. Si contorce...urla.
-
NO? NON TI
TAGLI? E PERCHE’ TI CONTORCI? EH???? – non urlavo da una vita.
Gli lascio
libero un braccio, alzandogli con forza la manica della felpa.
Sgrano gli
occhi.
Impreparato…a
ciò che sto vedendo.
Abbasso la
guardia per quei pochi secondi di stupore e Sakuragi ne approfitta. Si libera
con un colpo dalla mia stretta, dandomi una gomitata nello stomaco così forte,
che mi piego in avanti, cercando di riportare aria ai miei polmoni e di
ignorare il bruciore che invade il mio petto.
-
Sei contento
ora…? – il suo è un sussurro carico di amarezza e dolore.
Chino il
capo, respirando a fatica.
-
Come posso
essere….. “contento”……………….?
Sakuragi si riabbassa con una
smorfia di dolore la manica della felpa. Sulle sue mani ci sono delle striature
rosse. Sangue. Sta colando lungo le braccia. Fino ai suoi palmi.
Con la mia stretta ho riaperto le
varie ferite.
-
Mi dispiace
per la gomitata – mi osserva stancamente…nei suoi occhi vedo dolore. Devono
fargli molto male le braccia …si gira verso il suo borsone. Lo chiude
(sporcandolo di sangue).
Io rimango
immobile. Inebetito. Non so cosa fare. Non immaginavo…che fosse arrivato a quel
livello…di….
Si lava le
mani. Il sangue si confonde con l’acqua. Lo vedo fissare incantato il contrasto
fra quel rosso…e il bianco perfetto della ceramica.
Non ha il
tempo di asciugarsele…il sangue le ricopre di nuovo. Sorride.
Cazzo…perché? Perché tutto questo?
Alza le
spalle. Come se non appartenesse a lui quel sangue. Afferra il borsone con una
smorfia di dolore e si dirige verso l’uscita dello spogliatoio.
Cazzo Kaede!
Fa qualcosa! Se ne sta andando…capisci????? Se ne sta
andando come se non fosse successo nulla! Come
se tu non avessi visto….
-
Aspetta! –
frase da film. Bravo Kaede. Davvero bravo……………………………..Idiota.
Sakuragi si blocca sulla soglia. Non
si gira. Ti da le spalle. E ti sembra d vedere su quelle spalle tutto il dolore
del mondo. Appollaiato lì…incurante della fatica di quel ragazzo per
sopportarlo tutto.
-
Perché Sakuragi?
Altra frase
da film. Ho usato anche il suo cognome. È la prima volta che lo interpello in
questo modo.
Non si gira. Sento solo il suo
respiro pesante uscire da quelle labbra martoriate. Penso alle sue braccia.
Devono essere medicate.
-
Non sono affari tuoi… - lo stesso tono di ieri quando mi aveva
detto che non ne voleva parlare. Ma io so…………………che non è quello che pensa
realmente.
-
Non è vero…
S’irrigidisce.
-
Non è un
caso vero che tu sia venuto da me ieri sera…..
Stringe la mano destra in un
pugno.
-
Non è un
caso che tu abbia lasciato i tuoi vestiti………la tua maglietta intrisa di sangue
nel mio bagno…..non è un caso che tu abbia dimenticato………………..quel
taglierino in quella stanza…. – e mentre pronuncio queste parole comprendo
tutto.
-
No….sta
zitto……… - trema. Il pugno è spasmodico…il sangue incomincia a colare
in piccole gocce purpuree sul pavimento.
-
Tu
volevi………………………….che io trovassi quella maglietta………..e
quel taglierino………..
-
Sta zitto!
Si gira di
scatto. I suoi occhi sono pura fiamma. Ma io non indietreggio Sakuragi. Tu hai
chiesto il mio aiuto. Forse
inconsciamente. O forse no. Non importa ora.
Mi osserva
per qualche altro secondo. Poi improvvisamente sbatte con forza la porta dietro
di sé. Uscendo.