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Autore: Lily White Matricide    13/11/2011    19 recensioni
Tutto ha inizio durante un viaggio in Irlanda, verde come gli occhi di Lily. Un viaggio per allontanarsi da Spinner's End per Severus, per averla ancora più vicina ... Per capire, tra uno sprazzo di sole ed uno scroscio di pioggia, che cosa sia averla vicina ogni giorno. La pioggia purifica e salva, il sole asciuga il senso di colpa .... E in tutti quegli anni e mesi e giorni, la pioggia irlandese accompagnerà sempre Lily e Severus. Un lungo viaggio nella loro adolescenza, che andrà ad incupirsi per l'ascesa di Lord Voldemort e dei suoi Mangiamorte, ma che li spingerà a prendere una posizione ben precisa in questa guerra all'orizzonte. Riusciranno i due ragazzi a sopravvivere alla guerra?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Lily Evans, Severus Piton, Voldemort | Coppie: Lily/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Irish Rain Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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21.

Night Of Hunters


“Humankind has reached a turning point

Poised for conflict at ground zero

Ready for a war

Do we look to our unearthly guide

Or to white coat heroes

Searching for a cure”

 

“Turn to the light

Don't be frightened of the shadows it creates

Turn to the light

Turning away would be a terrible mistake”

Dream Theater - The Great Debate

 

Nella fitta foresta dello Staffordshire, il Signore Oscuro attendeva quel pianto della Luna. Con lo sguardo brillante ed avido cercava non la luce argentea, ma i crateri bui brulicanti di creature appartenenti all’oscurità. Cercava i lamenti, i ringhi rochi di bestie dalle zanne levigate e splendenti, pronte a colpire senza pietà. Non sapeva nemmeno che forma avessero, ma le bramava, le chiamava con il cuore pulsante d’inquietante bramosia.

Cercava quella goccia color rubino, affinché cadesse sulla Terra, attratta dalla forza di gravità del pianeta, per liberare tutta la sua furia cieca. La libertà delle creature lunari sarebbe durata poco, però: lui avrebbe imbrigliato la potenza oscura sprigionata da quei mostri, l’avrebbe assoggettata e se ne sarebbe servito a piene mani. Non si accontentava della Magia Oscura che conosceva: a questo punto voleva di più, era insaziabile. Doveva dominare su quel pianeta nella maniera più assoluta e per comandare, aveva bisogno di poteri illimitati.

Non gli parve una follia la visione che gli si prospettò davanti: oltre alla Terra, avrebbe potuto dominare anche la Luna, luogo dove esisteva un’incredibile energia misteriosa, dove si era generata la più oscura delle magie, ma che nessun mago era mai stato in grado di controllare e di sfruttare a proprio piacimento.

Lord Voldemort era avido, ma allo stesso tempo era un visionario, a volte fin troppo, ed era lungimirante. Non tutti i suoi Mangiamorte, fedelmente radunati quella notte, avevano pienamente compreso il piano del temibile mago. A dire il vero, alcuni di loro erano sinceramente perplessi da quella bizzarra richiesta.

Incuteva timore, quel consesso nel cuore della foresta inglese. I Mangiamorte si erano disposti a semicerchio attorno al proprio signore, che si era posizionato al centro di quello spiazzo, dove le fronde degli alberi lasciavano vedere il cielo in maniera limpida e nitida. Un cerchio di torce circondava i presenti e le scintille delle fiamme volavano nell’aria calda, incontrollate e veloci.

Nessuno di quei Mangiamorte era autorizzato ad interrompere Lord Voldemort nella sacra contemplazione del cielo; nessuno doveva azzardarsi ad interrompere quel contatto vitale, tra il mago tra i maghi oscuri e il satelliti, poiché gli occhi dal fascino serpentino scrutavano attentamente la superficie lunare, andando oltre la lucentezza romantica ed argentea della Luna. Il Signore Oscuro era in grado di vedere perfettamente al buio, si orientava meravigliosamente tra le ombre, sue schiave e suddite. Lui era il re indiscusso delle ombre. Nessuno dei suoi servitori doveva frapporsi tra lui e le sue fedeli compagne di vita.

Bellatrix Lestrange lo osservava in silenzio, con sguardo estatico. Lo aveva davanti, poteva osservare come il manto nero di ottima fattura si appoggiasse con eleganza estrema sulle spalle. Vedeva come gli scivolasse lungo la schiena con leggiadria, come sfiorasse appena la terra un po’ arida, dove si trovava Lord Voldemort, dato che quella era una delle poche zone della foresta dello Staffordshire in cui il sole riusciva a battere direttamente sul suolo. Lo osservava, in quel cerchio di fuoco fatto di fiamme danzanti ed a stento tratteneva l’ardente desiderio di poter correre lì accanto a lui, di nutrirsi di quelle ombre, di pendere dalle sue labbra per qualsiasi parola proferita. Lei pensava di amarlo di un amore scellerato, incontrollato ed incontenibile. Agli occhi degli altri compagni, era semplicemente ossessionata dal Signore Oscuro. Quel sentimento non aveva niente di puro o di nobile: nasceva dall’irrazionalità pura, dalla malvagità più sconsiderata. Non aveva alcun fascino, quella morbosità da parte della donna.

Bellatrix era molto affascinante, nella sua peculiare bellezza. I capelli neri e mossi sfuggivano al cappuccio del mantello, dono del marito Rodolphus Lestrange il giorno in cui Bella - il soprannome che le avevano dato tutti, praticamente sin dalla nascita - diventò Mangiamorte. Il mantello era nero in raso, foderato con lo stesso pregiato tessuto. Due catenelle in argento costituivano la chiusura del prezioso indumento all’altezza del collo. L’argento era il materiale utilizzato pure per la maschera che celava il viso della donna. Il metallo non presentava una superficie liscia e levigata, anzi, era finemente lavorato con decorazioni simili a tanti piccoli fiori e rami selvatici. Lei un tempo aveva la grazia di un fiore, ma con gli anni si era indurita, diventando un legno selvatico, fiero, indipendente. Le fessure per gli occhi lasciavano spazio a due iridi marroni, arricchiti da una luce sinistra ed inquietante, accentuata dalle fiamme delle torce. Potevi leggerle la follia in quei occhi, che non avevano nulla di sano o di rassicurante.

La donna credeva ciecamente nel suo signore, al contrario di altri Mangiamorte, che iniziavano a mostrare segni d’impazienza ed insofferenza a starsene lì impalati nel cuore della radura. Bella se ne stava in piedi con schiena ritta e sguardo orgoglioso, in attesa di un segno, scoccando occhiate furiose nei confronti di chi si muoveva spazientito. Nessuno poteva permettersi di perdere la pazienza con il mago più temuto dell’Inghilterra. Ad un certo punto, le venne da pietrificare il proprio cognato, Lucius Malfoy, che aveva osato passare il bastone da passeggio da una mano all’altra, interrompendo quel religioso silenzio. L’unica che non portava la maschera da Mangiamorte era sua sorella Narcissa, che se ne stava in disparte, intabarrata in un impalpabile manto di seta nera, sotto una grossa quercia.

Bellatrix non sapeva il motivo chiaro e preciso per cui erano stati radunati in quella foresta piuttosto lontana da casa: tuttavia, il proprio Signore Oscuro aveva sempre dei buoni motivi per cui radunare i propri adepti, di questo n’era più che certa.

La voce suadente e calma di Tom Riddle squarciò il silenzio, allo stesso modo in cui si rompe volutamente, e con studiata lentezza, un tessuto meraviglioso e raro e non puoi fare a meno di godere del piacevole suono del tessuto che si lacera.

“Igor, mio fedele servitore, vieni avanti” disse con estrema lentezza il mago.

Una figura molto alta, accanto a Lucius Malfoy, si fece avanti. L’uomo si tolse il cappuccio, rivelando i capelli corvini di media lunghezza e si tolse la maschera argentata: non sopportava quel metallo addosso, lo faceva soffocare. In generale, detestava il caldo opprimente che avvertiva in Inghilterra, per quanto quel paese non si potesse propriamente definire caldo. Qualsiasi posto diverso dalle sue terre d’origine, le fredde terre dell’Est Europa, tra la Polonia e l’U.R.S.S, gli pareva inospitale e caldo all’inverosimile. La maschera rivelò un viso dai tratti marcati, in parte nascosti dalla folta barba scura. Gli occhi chiari di Igor Karkaroff erano sempre imperscrutabili e particolarmente inespressivi, a dispetto della voce, sempre ricca d’emozioni e di sfumature.

In poche falcate, Karkaroff raggiunse il Signore Oscuro, mettendosi alla sua destra, tenendo rispettosamente un passo di distanza tra sé ed il padrone.

Lord Voldemort si voltò, levandosi a sua volta il cappuccio. Lo guardò negli occhi, alzando leggermente il volto, a causa della notevole altezza del fedele servitore. Il Signore Oscuro non avrebbe mai dovuto alzare lo sguardo per guardare qualcuno: in futuro, avrebbe potuto guardare dall’alto verso il basso tutti, poiché tutti si sarebbero gettati ai suoi piedi, impauriti, intimoriti, o solo con l’intento di adularlo.

“Mio buon Igor, hai fatto un ottimo lavoro, nell’interpretare il movimento delle stelle e della Luna. Il momento è particolarmente propizio e tra pochi istanti assisteremo tutti alle Lacrime della Luna, che cadranno in questa foresta. Tieniti pronto, poiché questa è la tua notte, celebra il tuo successo schiacciante, portando al mio cospetto le creature più forti, quelle che mi renderanno invincibile una volta per tutte in questo mondo...”. Un ghigno soddisfatto apparve sul volto di Lord Voldemort, che posò una mano curata sulla spalla dello slavo.

“M-mio Signore” esordì il Mangiamorte, con un accento slavo molto marcato “Non la deluderò. Ha la mia parola”. Si sentiva lusingato di quella garbata mano sulla spalla.

Con un gesto deciso, non pieno di rabbia, quanto carico di compiacimento, il Signore Oscuro invitò tutti gli adepti ad avvicinarsi a lui, solo di qualche passo.

“Miei fedeli amici, stasera è la Notte dei Cacciatori. Dopo mesi di studi e di osservazioni, il vostro compagno Igor ha trovato un modo per rendermi ancora più potente. Creature oscure giungeranno dalla Luna, proprio quelle creature mitiche descritte in maniera estremamente lacunosa nei libri che pensano di esaurire la conoscenza della Magia Oscura. Quei libri che ci hanno costretto a leggere, ad imparare riga per riga, a considerare un punto di riferimento per i nostri studi. In questa notte, noi riscriveremo quei libri scadenti, riscriveremo la storia della magia, dando una nuova definizione della Magia Oscura. La porteremo ad un nuovo livello, ad un nuovo insormontabile limite, catturando queste creature ed intrappolando i loro devastanti poteri magici nelle nostre misere bacchette. Voi stasera avrete l’immensa fortuna di diventare dei veri e propri cacciatori e di essere partecipi di questo progetto che ci catapulterà nella gloria. Non deludetemi, portate al mio cospetto queste bestie potenti, giacché è da questa notte, che nessuno si scorderà più il nostro nome, il mio nome”.

Non c’erano bisogno d’applausi, bastava lo sguardo euforico di Bellatrix a dirgli tutto, poiché era quello che si aspettava dai suoi servitori. Invece, qualche Mangiamorte guardò perplesso il compagno a fianco: possibile che il Signore Oscuro credesse a simili fandonie, che si lasciasse trascinare in quel vortice fallace che era la mitologia? E loro dovevano andare a caccia di quelle creature, perdersi in quella foresta tutt’altro che gradevole ed ospitale, per cercare bestie che non esistevano, se non nell’immaginario collettivo?

Gli scettici guardarono il cielo, fortunatamente i loro ghigni sarcastici erano ben nascosti dietro la maschera metallica. Aspettavano queste famigerate creature, schernendole nei loro pensieri.

Tuttavia, se avessero potuto strapparsi quelle stesse maschere dal volto in quel preciso istante, i loro volti avrebbero tradito la meraviglia più grande.

Delle ombre rossastre stavano letteralmente precipitando dal cielo. Non si vedevano bene, bisognava aguzzare lo sguardo, dato che erano poco illuminate dalla Luna serafica. Non facevano nemmeno troppo rumore, considerato il tonfo sordo di primi mostri caduti nella foresta.

Lord Voldemort allargò le braccia e rise in maniera sinistra. Quelle risate un po’ sguaiate riecheggiarono cupe per la radura.

Finalmente! Che la Notte dei Cacciatori inizi!” esclamò deliziato, abbandonando la consueta pacatezza e l’elegante compostezza che l’avevano sempre contraddistinto, per lasciarsi andare a dei sentimenti più intensi, più vivi, meno controllati.

Bellatrix afferrò per un braccio il consorte Rodolphus e strillò qualcosa d’incomprensibile, in preda ad un’incontrollabile gioia. I due iniziarono a correre, là dove le prime Lacrime della Luna erano atterrate, svanendo tra i cespugli e le frasche fitte della foresta.

I Mangiamorte più malfidenti avevano sbagliato a non credere alle parole di Lord Voldemort ed era stata una leggerezza imperdonabile. Il Signore Oscuro aveva letto nelle menti di coloro che non si erano fidati di lui ed al momento giusto, questa mancanza di fiducia si sarebbe ritorta contro di loro, senza alcuna pietà. Tom Riddle non dimenticava mai alcunché, neppure l’errore anche più infinitesimale.

Con un’occhiata di fuoco, il Signore Oscuro incitò gli ultimi Mangiamorte a smaterializzarsi nel resto della radura, per unirsi alla caccia frenetica degli altri.

 

Lord Voldemort attendeva nervosamente il ritorno dei suoi fedeli servitori, certo che avrebbero avuto un abbondante bottino da consegnargli. Voleva quelle creature vive, naturalmente, per poterle studiare dettagliatamente, per poterne catturare la potentissima Magia Oscura e farla sua. Era ossessionato da quell’obiettivo, sicuramente sarebbero occorsi mesi per capire come poter domare quella potenza inusitata per un mago medio. Ma Lord Voldemort non era destinato ad essere un mago qualunque e puntava ad obiettivi impensabili, irraggiungibili per tutti, compresi alcuni suoi fedeli. D’altro canto, avrebbe potuto contare sul supporto di Durmstrang, la scuola di Magia nell’Europa continentale che puntava molto non tanto sulla difesa, quanto sulla pratica delle Arti Oscure. Le ammissioni erano molto rigide ed i ragazzi nella loro totalità erano dei purosangue. Durmstrang era nettamente più elitaria di Hogwarts, inducendo il temuto mago a trovare sostenitori al di fuori della scuola di magia inglese, anche per degli ovvi motivi di sicurezza: Hogwarts, d’altronde, era guidata da Albus Silente, l’unico mago che temesse ancora davvero. Ed un giorno di pioggia di qualche anno prima, aveva ricevuto la visita di quella strana persona proveniente dall’Est Europa, educata a Durmstrang. Quando gli si era presentato davanti questo giovane uomo davanti, che rispondeva al nome di Igor Aleksandrovic Karkaroff, Tom Riddle capì di avere di fronte una persona sinceramente interessata al disegno di gloria che Lord Voldemort stava faticosamente e minuziosamente mettendo assieme, e gli si era presentato con dei bizzarri studi circa creature leggendarie, osservando che la loro Magia Oscura era infinitamente più potente rispetto a quella normalmente appresa a scuola. Soprattutto, era una materia pressoché ignota e che avrebbe necessitato di molti lunghi studi. Non ultimo, quegli studi avrebbero avuto bisogno del sostegno di una persona veramente interessata.

Di fronte a quell’offerta così sincera e spassionata, Lord Voldemort si era insospettito: era chiaro che quel Karkaroff cercasse il suo sostegno non gratuitamente. Aveva bisogno di qualcuno di potente che lo sostenesse; d’altronde, un nome potente era sempre in grado di incutere timore.

Il mago oscuro non sapeva se si trovasse di fronte ad un ciarlatano, ad uno sfruttatore, o forse entrambe le cose. Tuttavia, sapeva che nel caso in cui si fosse rivelato un perditempo, avrebbe potuto eliminarlo facilmente. Accettò di sostenerlo, con un prezzo da pagare: lui si sarebbe impossessato di quei poteri, una volta appurato che si sarebbe riusciti ad apprendere qualcosa da quelle creature misteriose. Sempre che fossero riusciti a trovarle in quella vasta foresta, beninteso.

Così, quello strano uomo, accettando le condizioni impostegli senza repliche, si era dedicato meticolosamente all’osservazione degli astri; aveva esplorato foreste in giro per il Vecchio Continente; aveva scalato le montagne più ripide, per addentrarsi nei ghiacciai più antichi, alla ricerca di una traccia lasciata da qualche bestia mitica. Era stato estremamente rigoroso e preciso nelle sue annotazioni, nelle sue ricerche: per quanto lo scetticismo serpeggiasse tra i fedeli più fidati del Signore Oscuro, tale precisione non era degna di un buffone perditempo. Lord Voldemort fu estremamente paziente e la sua pazienza venne ricompensata. Ora poteva accarezzare la prospettiva di poter davvero divenire il mago tra i maghi, lo stregone più potente non solo della Terra, ma dell’universo.

Uno schiocco secco e violento lo riportò nuovamente alla realtà di quella bellissima notte d’estate. Lo sguardo era famelico, avido nel voler vedere con i suoi occhi le bestie.

Igor Karkaroff era stato veloce: i suoi studi evidentemente gli avevano consentito di poter trovare una strategia volta ad una cattura rapida delle prede. Arrivò al cospetto del Signore Oscuro, portando con sé, attraverso il fluttuare lento del Wingardium Leviosa, una piccola creatura nera, evidentemente immobilizzata o schiantata. Con un movimento rapido della bacchetta magica, portò il piccolo mostro di fronte a sé, in modo tale che il proprio signore potesse vederlo ed ammirarlo.

Karkaroff era lievemente affaticato, respirava pesantemente ed aveva uno strappo su una manica della giacca.

Tom Riddle con passi lenti, girò attorno a quel corpicino nero, fatto d’ombra. Aveva delle sembianze piuttosto riconoscibili: gli arti superiori ed inferiori erano particolarmente lunghi e stretti. Le mani di questa creatura possedevano lunghe dita affusolate, dalle unghie molto taglienti. La testa tondeggiante ed i piedi erano sproporzionati rispetto al corpo gracile, simile a quello di un bambino malnutrito.

Gli occhi grandi e gialli erano spalancati: Karkaroff aveva immobilizzato la preda nel momento di massima paura e stupore. Lord Voldemort la guardava perplesso: era una creatura così piccola, ma avvertiva delle vibrazioni potentissime provenire da quel corpuscolo.

“Come si chiama questa creatura, Karkaroff?” chiese seccamente il Signore Oscuro.

Schattenwesen... Skìa” rispose il servitore, temendo di vedere in quei occhi di ghiaccio la delusione. Tentò di spiegargli qualcosa, per convincerlo della potenza inaudita di Skìa: “E’ in grado di intrappolare le creature viventi dentro di sé e riesce a diventare un’ombra di grandi dimensioni. E inghiottendo le proprie prede, può dare vita a nuove piccole Skìa, tramite la... Gemmazione”.

Il Signore Oscuro non disse nulla, ma trovò quelle informazioni tutto sommato utili. Skìa poteva essere utile a far sparire un po’ di individui sgraditi, nella massima discrezione.

Un altro schiocco brutale riecheggiò nella radura, facendo riapparire Bellatrix Black ed il consorte Rodolphus. La donna imprecava a denti stretti, con i capelli scompigliati, ed il bellissimo mantello squarciato in quasi tutta la sua lunghezza. L’uomo che la seguiva, portava fluttuando quello che agli occhi del potente mago oscuro pareva un puro e semplice ciocco di legno, con qualche ciuffo d’erba e qualche macchia di muschio sulla superficie rugosa.

Un moto di stizza prese il Signore Oscuro. Un’altra creatura insignificante, per giunta era un pezzo di legno, qualcosa che potevi trovare ovunque, anche sulla terra.

Esaminandolo accuratamente, però, notò come il legno non fosse del colore bruno che si trovava solitamente negli alberi comuni, era molto più scuro e si potevano scorgere numerose nervature ricche di umori rossastri. Il pezzo di legno presentava una grossa dentatura al centro. Era ben acuminata.

“Mio Signore! Questo stupido pezzo di legno ha rischiato di staccarmi la testa!” esclamò inorridita Bellatrix, puntando la bacchetta contro la preda immobilizzata.

“Bella non esagera” confermò Rodolphus in maniera pacata e composta, a differenza della moglie, che sembrava fuori di sé per quell’affronto. “E’ stata presa d’assalto da quei piccoli schifosi tronchetti isterici. L’hanno attaccata in gruppo. Penso ne abbia pure uccisi un paio…” aggiunse, facendo fluttuare la creatura di legno accanto a Skìa. In volto aveva un’espressione sprezzante, come se fosse stato umiliato nel profondo, nel dover compiere quell’azione per conto del proprio padrone. A differenza di Bellatrix, che avrebbe fatto qualsiasi cosa, anche torturare i propri cari, se gliel’avesse chiesto il Signore Oscuro, lui era troppo nobile per sporcarsi le mani in una scalcagnata foresta. A caccia di cosa, poi? Di insulsi tronchetti di legno?

Non disdegnava mai la tortura ai danni dei maghi Nati Babbani, in compenso, prestandosi a quell’agghiacciante pratica con sadico piacere.

Karkaroff parve accorgersi del disgusto di Lestrange e leziosamente si mise ad esporre le sue conoscenze sulla curiosa creatura: “Rodolphus, è normale che gli Xylostros attacchino in gruppo. Sin da quando sono di piccole dimensioni, imparano a stare in gruppo: cacciano in gruppo, poiché sono carnivori, assieme crescono e solo assieme, mettendosi l’uno sopra l’altro, riescono a fermare addirittura i corsi d’acqua….”.

“Merlino, Igor, non essere stupido, sulla Luna non c’è acqua!” esclamò esasperato Rodolphus.

Seid still, Rodolphus!” sibilò lo slavo “Sto parlando del comportamento degli Xylostros sulla Terra. Queste creature non piovono da stasera in questo posto, è da secoli che la Luna piange! Maghi illustri del Medioevo per decenni hanno studiato questi mostri provenienti da là! Wie kann man nur so dumm sein?” esclamò rabbioso il Mangiamorte, ringhiando l’ultima frase in tedesco. Negli anni, quella lingua era diventata la sua lingua principale, dato che a Durmstrang si parlava in tedesco, sebbene molti studenti provenissero da paesi facenti parte dell’U.R.S.S. o dai Paesi Baltici.

“Vai avanti, Igor” lo sollecitò Lord Voldemort, irritato da quel bisticcio infantile. Sapeva molto bene che Lestrange fosse stizzito dal fatto che ora Igor fosse il fulcro della serata e che assorbisse tutta la sua attenzione. Anche Bellatrix era visibilmente irritata dal fatto che non fosse più la regina indiscussa della serata, ma in quel momento delicato e frenetico allo stesso tempo era in discussione il futuro delle Arti Oscure com’erano comunemente intese fino a quel momento.

“Dicevo” riprese l’interpellato, guardando con una certa gratitudine il proprio padrone “Gli Xylostros agiscono sempre in gruppo, e da adulti possono arrivare a distruggere interi villaggi, grazie alla robustezza dei loro rami. Possono sradicare edifici sin dalle fondamenta, con le radici che si ritrovano in età adulta. Gli unici maghi che riuscirono a sottomettere gli Xylostros ed ad usarli come una vera e propria macchina da guerra furono i maghi antenati degli armeni, per difendersi dagli antenati degli azeri. In quella zona, a cavallo tra l’Europa e l’Asia, si dice che crescano tutt’ora centinaia di migliaia di Xylostros indisturbati e che le popolazioni magiche del posto, con il legno di queste creature, siano in grado di costruire portentosi amuleti”.

Il Signore Oscuro ascoltava con un crescente interesse: era solo questione di farli crescere a dovere, quindi. Potevano rivelarsi degli eccellenti alleati, per poter distruggere villaggi pieni di Nati Babbani. 

Lentamente, ciascun pezzo di quel piano complesso sarebbe andato al suo posto, ed anche quelle creature in apparenza così insignificanti, avrebbero avuto un senso, tra le sue mani, poiché avrebbe posseduto pure i loro poteri magici. Le avrebbe controllate tutte, come si comandano le marionette con i fili, avrebbe guidato i loro movimenti verso una lenta ma profonda distruzione di quello che aveva sempre definito sporco, sgradevole, non degno di apparire sulla faccia della Terra.

Con un ghigno diabolico sempre più soddisfatto, accolse Lucius Malfoy, di ritorno da un altro angolo della foresta. Il suo più fedele servitore non pareva così contento: aveva l’aria di uno che aveva appena provato lo spavento più forte di tutta la sua vita. Era zuppo di sudore ed aveva il fiato corto. Fece lievitare con un gesto bizzoso la sua preda, faticosamente cacciata e catturata, e parve buttarla sopra le altre due, con sdegno e disgusto. Non disse niente, la sua espressione facciale era sufficiente a capire quanta fatica gli fosse costata quella caccia, alla quale aveva partecipato unicamente per compiacere il proprio signore.

Rispetto alle altre, la terza bestia era la più inquietante ed indefinibile.

Era avvolta in una sorta di manto viscido ed opaco, come se fosse una creatura appena nata. Lo strato viscido copriva quel piccolo corpo nella sua interezza, eccezion fatta per i piedi, simili in tutto e per tutto a quelli umani. La consistenza però, non era per nulla uguale a quella umana. Le piccole ossa erano fragili e semitrasparenti, se non totalmente trasparenti, in alcuni tratti, ricordando la delicatezza del cristallo. Sembrava un scheletro di cristallo puro.

“Fai piano, Lucius!” urlò Igor, estraendo la bacchetta per attutire la caduta della creatura. “E’ di cristallo, Crioshad, ed è devastante se si dovesse frantumare in mille pezzi!”.

Con un gesto rapido e ben coordinato, fece appoggiare Crioshad, immobilizzato, a terra.

“Ne ho ammazzato uno prima, di quei nani di cristallo. Si è polverizzato, in una nube acida e scura e guarda che cosa ha fatto al mio mantello!”.

Gli tese esterrefatto un lembo dell’indumento ed Igor constatò che quel tessuto lentamente si sarebbe cristallizzato. 

“Levatelo immediatamente di dosso” disse freddamente “Non vorrei tu diventassi di cristallo nel giro di... Diciamo qualche anno, se tutto va bene”. Narcissa si precipitò a togliere il mantello al marito, allarmata da quelle parole brutali dette dallo slavo.

Lord Voldemort era rimasto a guardare Crioshad incuriosito e sentendo Igor parlare dei poteri di quella gracile creatura, si voltò verso il proprio servitore.

Gli occhi di quell’uomo fin troppo consapevole di essere sadico e crudele, stava brillando una luce fin troppo nota ad i suoi adepti. Era la luce che scintillava negli occhi affamati del predatore, che, una volta catturata la preda, non vede l’ora di festeggiare il ricco bottino, dando inizio ad un banchetto infernale dove tutte le schiere di demoni erano invitati a godere di quella ricchezza, in un’estasi confusa e disordinata.

“...Igor, questa creatura può trasformare le persone in cristallo?” chiese, con una voce insolitamente acuta, carica di eccitazione.

“Mio Signore, è così: in forma adulta, Crioshad può ricordare nelle sembianze un Dissennatore, ma è dotato di un potere devastante, ovvero quello di lanciare una maledizione, più che un vero incantesimo. Questa maledizione s’impossessa del corpo dell’essere vivente, che sia un animale, un vegetale, od un umano, e lo controlla, fino a quando non è tramutato completamente in cristallo. Chiaramente, in un essere umano, specialmente se mago, la maledizione ci impiega molto tempo a svilupparsi, poiché Crioshad deve fare i conti con la volontà della persona che cerca di controllare. Non si hanno notizie però di maghi che sono riusciti a domare questa maledizione”.

Il demone tra i demoni non può accontentarsi di vedere la sofferenza, rapida e chirurgica, sulle proprie vittime. Perché non dare spettacolo, perché non fare dell’affliggere sofferenze inaudite un’arte sublime, che solo il migliore, il prescelto, avrebbe potuto avere il privilegio di praticare?

Tom Riddle sentiva il piacevole brivido del possesso unico ed esclusivo, del potere assoluto sopra tutti. Lui era nato per quello: per essere il mago più temuto dell’universo, nient’altro. 

Quella notte era stata proficua ed incredibilmente densa di eventi e questi avrebbero spalancato le porte della gloria a lui, ed a lui soltanto, giacché gli altri, per quanto bravi servitori, erano semplicemente degli schiavi al suo servizio, mera carne da macello. Senza offesa, o cattiveria. Lord Voldemort era convinto che la forza che reggeva il mondo assegnasse dei ruoli prestabiliti. La vita era una selva oscura, piena di insidie e solo i migliori riuscivano a scalare quella montagna di persone che vivevano senza infamia e senza lode.

Congedò tutti i Mangiamorte, con un gesto lento e quasi distratto. Lentamente, uno dopo l’altro, si smaterializzarono tutti, per precipitarsi nelle proprie case, a trovare riposo e requie. Tenne lì con sé solamente Karkaroff, che sembrava piuttosto onorato di essere rimasto l’unico nella raduna protetta, lì, con il Signore Oscuro.

“Crioshad ha qualche punto debole? Come lo si elimina?” chiese Voldemort lentamente.

I tre corpi minuti appoggiati a terra, erano illuminati dalle torce, dalle fiamme morenti. Lord Voldemort, alzò le braccia in un gesto teatrale, spegnendo le ultime lingue di fuoco. 

Igor Karkaroff rimase in silenzio.

“Crioshad, come Skìa e Xylostros, può essere eliminato solo con l’Ardemonio o l’Avada Kedavra”. 

Voldemort sorrise soddisfatto. Quelle creature oscure potevano essere eliminate solo con un fuoco maledetto e carico d’odio. Quanti maghi esistenti sarebbero mai riusciti ad evocare una fiamma oscura e devastante come quella dell’Ardemonio? Chi avrebbe mai provato un piacere perverso nel pronunciare la Maledizione senza Perdono che ti avrebbe mandato all’altro mondo? Pochi, ed erano tutti divenuti Mangiamorte al suo servizio. Ora si trattava di mettersi al lavoro, per poter schiacciare tutti gli impuri al più presto. Non c’era più tempo da perdere.

“Portali a Durmstrang, Igor Aleksandrovic. Sai quello che devi fare”. Era stato laconico, distante anni luce. Non gli interessava più di chi gli avesse dato tutte quelle informazioni. Era terminato il momento di splendore, di assoluto protagonismo di Karkaroff. Era un povero illuso a pensare che quel momento sarebbe durato a lungo. Ora era ritornato nella schiera dei Mangiamorte qualunque e doveva riguadagnarsi nuova gloria, nuovo prestigio, schiacciando l’odiato Lestrange, la gelosa Bellatrix ed il viscido Malfoy. Non voleva essere uno dei tanti, voleva vivere della luce del suo Signore Oscuro, esattamente come la Luna rifletteva i raggi di un Sole troppo lontano e troppo perfetto per potersi curare del resto del Sistema Solare. Voldemort, fondamentalmente, era un dannato egoista.

Con uno scoppio piuttosto ovattato, anche Igor Karkaroff lasciò la foresta dello Staffordshire, assieme alle sue nuove creature. Non aveva tempo da perdere.

* * *

Seid still”: modo educato in tedesco per dire “stai zitto” (perché il tedesco è molto ricco e ci sono venti modi per dirlo).

Wie kann man nur so dumm sein?”: “Si può essere così stupidi”? O, “Come si può essere così stupidi”. <3 Adoro sta frase in tedesco <3

 

Comunque, buongiorno a voi! Adesso mi direte che cosa mi sono fumata per tirare fuori un capitolo simile.

E’ vero, è tutta roba buona *me ride*.

Ma io non mi immagino un Voldemort moscio e loffio come purtroppo ho visto nei film (ed era interpretato da un grande attore, scusate se è poco). Lui è un stronzetto egoista che non si accontenta mai. Ha l’odio e crede in quest’odio e con questo deve far tremare le persone, capite? E figurarsi se si accontenta di qualche Crucio, di qualche Imperio...

 

In questo capitolo troviamo anche la gelosia di Bella di non poter essere la cocca sempre e comunque, un Rodolphus che non ha molto in simpatia Karkaroff e Malfoy che a momenti ci diventa una statuina di cristallo.

Queste tre creature, Skìa, Xylostros e Crioshad non sono ancora pronte per fare l’ingresso in Irish Rain. Karkaroff è un po’ come l’ingegnere pazzo sovietico delle storie, di alcuni videogiochi (chi ha giocato a “Command&Conquer: Red Alert” magari capisce di cosa sto parlando XD) lo lascerò sperimentare beatamente nel suo laboratorio con gli altri folli a Durmstrang. Ho immaginato la scuola in Germania, in qualche meandro della Foresta Nera, anche perché il nome non mi suggerisce altre località. Karkaroff, facendo qualche ricerca etimologica, è più plausibile che sia polacco, o giù di lì :D Gli ho voluto dare un po’ di allure russa con Igor Aleksandrovic, perché è semplicemente bello poter dare un po’ più di spessore ai propri personaggi anche con un nome in più che spiega un po’ di cose.

 

Per il prossimo capitolo, allacciate le cinture che si torna in Irlanda! Ed andremo a trovare i parenti irlandesi di Lily (e ci sarà tanto roccherolle, rock&roll. Evviva i cugini ribelli <3). La brutta notizia è che purtroppo per domenica prossima dubito fortemente di riuscire ad aggiornare, dato che ho una settimana di lavoro impegnativa, che mi porterà via praticamente tutte le giornate dal lunedì al venerdì. E nel weekend, sarò ben felice di ospitare a casa la mia amica The Edge Of Darkness. 

 

Quindi per il prossimo aggiornamento dovrete aspettare un pochino. In settimana sicuramente proverò a fare qualcosa di piccolo su “Fire On The Side” e “Dancer In The Dark”.

 

Vi ricordo la mia pagina Facebook, qui.

 

Grazie infinite per l’affetto con il quale mi recensite e mi seguite: anche voi, lettori invisibili! <3

 

Un abbraccio,

 

Alessandra :D

   
 
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