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Autore: Thilwen    11/07/2006    9 recensioni
“La verità è che io sono un ragazzo capriccioso.
Se voglio qualcosa, la prendo.
Se questa cosa appartiene ad un altro, la rubo.
Se questo è il mio peggior nemico… avete mai sentito nulla di più delizioso?”
Ma forse Draco aveva fatto i conti senza l’Ostessa…
O, sarebbe meglio dire, la Leonessa.

......tratto da "Pane, Burro e Marmellata".
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Parte terza

Terza Parte- Le Corna del Cervo.

«Weasley!? » ho urlato sconvolto, fermando la mia azione e ritirandomi.
«Ron !? » ha strillato Ginny, rannicchiandosi coprendosi il corpo nudo con le braccia come meglio poteva.
Weasley sembrava incapace di parlare.
Era fermo, immobile, la bocca dischiusa, lo sguardo perso, come se non riuscisse a credere ai suoi occhi, come se cercasse una spiegazione plausibile.
Ma poi ha ripreso parola.
Oh, sì che gli è uscita la voce.
Ha battuto due tre volte le ciglia, come per rompere un incantesimo.
«Ginny…» ha mormorato in un ansimo.
Il resto non l’ha affatto mormorato. L’ha urlato.
Ed erano una serie di parole irripetibili, che, vi giuro, anche la più perversa mente umana non riuscirebbe a partorire.
E comunque non riuscirebbe ad urlarle alla propria sorella.
Mentre egli era impegnato ad urlare insulti, io ho avuto il tempo di riprendere la bacchetta dal groviglio di vestiti al mio fianco.
Temo che abbia realizzato la sua stupidità solo quando se l’è vista puntata contro.
«Stupeficium
Si è zittito ed è stato sbattuto a terra quasi nello stesso momento.
Io mi sono voltato per cercare con gli occhi Ginny.
«Tutto bene?» le ho chiesto porgendole la mano.
Ero consapevole che negli ultimi minuti la nostra vita era stata rivoluzionata.
C’era stato un colpo di vento e tutte le carte erano state rimescolate.
Lei mi ha guardato senza dire una parola. Ha afferrato la mia mano. Si è rimessa la biancheria intima, poi i jeans, poi la maglietta.
Tutto in assoluto silenzio.
Infine ha fissato i suoi occhi su di me, sul mio corpo completamente nudo, osservandolo nei minimi dettagli.
«Ginny?» l’ho richiamata incerto.
Ha alzato lo sguardo su di me.
«Draco, » ha detto solenne. «Dobbiamo sbrigarci. Non abbiamo un minuto da perdere.»
Ha osservato il fratello steso a terra.
«Pensa quando lo racconterà ad Harry!»
Ed è scoppiata a ridere.
***
In effetti Ginny ha continuato a ridere quasi tutto il tempo.
Sia quando ha raccolto in una sacca poche cose indispensabili, sia quando siamo risaliti in scopa e siamo andati a prendere qualche oggetto da casa mia.
Ho anche preso un po’ di galeoni.
«Il resto ce lo faremo mandare.»
Ma lei continuava a non restare seria per più di due secondi, alle prese con una gioia isterica.
«M’immagino la faccia di Harry… Merlino!»
Ed allora ridevo anche io, mentre una strana eccitazione mi mordeva lo stomaco, mi vagheggiava nei jeans.
Sapevamo che prima o poi sarebbe successo.
La fuga era la nostra unica possibilità.
Ma, d’altronde, cosa mi teneva ancora legato a quella società che non m’accettava?
Cosa poteva esserci di meglio che partire con quella meravigliosa regina della foresta, la mia Leonessa, fiera ed orgogliosa, dominatrice e seduttrice.
La mia donna.
Ed allora veniva da ridere anche a me, mentre la baciavo e tentavo di ragionare freddamente.
«Pensa la gente alla notizia! Draco Malfoy e Ginny Weasley scappano insieme! Harry Potter cornuto ed abbandonato…»
C’era qualcosa di estremamente crudele in tutto questo.
Qualcosa di spietato .
Ecco perché mi dava tanta gioia!
«Dove vuoi andare?»
L’ho presa per mano, uno zaino in spalla, nell’atrio della mia casa.
«Ovunque tu mi voglia portare».
Le ho baciato le dita magre ed affusolate
«Anche all’inferno?» le ho domandato.
E rideva, quella risata gioiosamente crudele.
Cinicamente bastarda.
Adoravo quella risata.
Riempiva le mio orecchie.
Riempiva la mia mente.
Riempiva il mio cuore.
Ha alzato gli occhi, due lame scure a perforare il ghiaccio dei miei.
«Io ti amo, Draco.»
Qualcosa di bollente mi si è sciolto in petto.
Ricordo di averle accarezzato i capelli. Di averle baciato la fronte, timidamente, teneramente.
«Ti amo anche io.»
Poi siamo scomparsi, in un abbraccio.
***
C’erano una volta un Serpente, un Cervo ed una Leonessa.
Il Cervo e la Leonessa, un tempo vivevano insieme.
Ma era un tempo lontano, quando il Cervo non aveva ancor  messo su un bel palco di corna e la Leonessa, che per colpa sua viveva in una piccola gabbia sporca, stava in un perenne torpore e le era vietato ruggire.
Poi, un giorno, un Serpente molto velenoso decise di vendicarsi del Cervo, che sosteneva di essere il Re del bosco e si vantava di essere un nobile sovrano.
Per vendicarsi il Serpente diede un morso alla bella Leonessa.
Non appena il veleno potentissimo del Serpente entrò in circolo nel sangue della Leonessa, questa si svegliò dal suo stato di torpore perpetuo, uscì  dalla gabbia e ricominciò a ruggire.
Fu così che, una volta risvegliata la sua compagna, al Cervo iniziarono a crescere un placo di poderose corna con le quali andò in giro per tutta la sua vita.
Ed una volta che la Leonessa ed il Serpente  scapparono insieme tutto il mondo fu in grado poter ammirare le corna del Cervo…

Questa è la nostra favola.
È una storia molto educativa, sarebbe bene farla leggere ai bambini.
Bisogna capire fin da piccoli da che parte stare e come comportarsi nella vita.
Ad esempio: i  Serpenti sono pericolosi e non bisogna farli arrabbiare.
O anche: attenzione alle Leonesse. Bisogna sempre lasciarle libere di ruggire. Se non si presta loro l’attenzione necessaria possono anche annoiarsi ed andare via. Bisogna sempre accontentare le Leonesse e renderle loro ciò che vogliono.
Anche al più in fretta possibile.
I Serpenti sono furbi e lo capiscono.
I Cervi fanno i nobili d’animo e si beccano le corna.
Così va la vita.
È per questo che mi piace tanto!
***
Abbiamo vagato come due anime vagabonde in lungo e largo per il mondo.
Spiagge tropicali,  monti innevati, foreste equatoriali, lande desertiche, boschi dimenticati, fiordi norvegesi.
Ci siamo goduti la vita.
Non avevamo rimorso.
Non avevamo rimpianti.
Avevamo l’uno l’altra, ed il resto del  mondo poteva anche uccidersi a vicenda, per quello che c’importava.
Avevamo tagliato i ponti con il passato e non avevamo nessuna intenzione di tornare indietro nelle nostre scelte.
Ci amavamo.
Sì, per la prima volta in vita mia io sentivo di amare .
Proprio così, quel verbo viscido che di scivola in bocca e ti lascia quel sapore smielatamente zuccheroso. 
Era successo. Non sapevo come,  non sapevo perché.
Quella Leonessa focosa ed impavida mi aveva atterrato con una zampata e si era nutrita del mio cuore, prima che io potessi rendermene conto.
Ed ero felice così.
Tutto era iniziato per vedetta e capriccio.
Ed era finito che avevo vinto io.
Avevo preso il jackpot .
Talvolta, la mattina mi alzavo prima di lei, e restavo a guardarla in silenzio, a lungo.
Osservavo il suo bellissimo sedere a forma di cuore la sua pelle bianca macchiata dalle lentiggini.
E mi sentivo enormemente fortunato.
In quei momenti rivolgevo un pensiero a Potter, con il cuore distrutto e il braccio destro avvilito a furia di tirarsi seghe.
Fino a pochi mesi fa lui era l’eroe, aveva tutto, dall’ovazione popolare ad una stupenda ragazza dal sedere a forma di cuore e quasi una quarta di reggiseno.
Adesso, invece, mi ero preso tutto io. La sua felicità, la sua serenità, la sua ragazza.
Ed a lui non era rimasto nulla, se non i frammenti del suo cuore, qualche neurone disperso nella scatola cranica ed una mano con i crampi perpetui.
E questi pensieri maligni, con la mia donna nuda sul mio letto, mi facevano iniziare davvero bene la giornata.
La giornata di Draco Malfoy, figlio di Malfoy, assolutamente purosangue, Mangiamorte mancato, cattivo per scelta.
Avere pena di Harry Potter?
E perché mai?
Beh, era pur sempre San Potter , no?
Questo avrebbe anche potuto bastare.
***
«Sposiamoci.»
«Cosa? »
Ella mi rideva, baciandomi sulla bocca, intrecciando le mie mani con le sue.
«Sposiamoci.»
«E perché?»
«Perché ti voglio sposare.»
«E che vuol dire?»
«Che ti amo, stupido.»
Mi si è appesa al collo, volteggiando con me sul prato d’erba.
«Ma lo so che mi ami!»
Mi ha accarezzato il naso con la punta dell’indice. Poi l’ha baciato.
Ginny pesava poco. Non era difficile né faticoso per me tenerla fra le braccia.
«Visto che sei stupido? » mi ha ammonito, ridendo «Vuol dire che ti amo talmente tanto che tutto quest’amore potrà bastare per tutta la vita.»
Sono rimasto qualche secondo basito. Poi ho riso con lei.
Siamo ricaduti sull’erba, dove ci siamo rotolati baciandoci.
Il tramonto stava per stingere le nuvole del cielo di rosso intenso. Il mondo mi danzava, le mani di Ginny viaggiavano su di me.
«Ma dove, come, quando? » le ho mormorato.
«C’è una vecchia sacerdotessa pagana nella foresta. Celebrerà lei il rito.»
Un lungo silenzio. Un lungo sguardo. Le sue iridi erano scure e dorate, cupe e sfolgoranti.
«Solo se lo vuoi. »
L’ho baciata, piano, lentamente.
«Sì.»
Siamo scoppiati a ridere.
«Sono felice, Ginny.»
Mi ha abbracciato. «Anche io.»
«Voglio essere felice per sempre.»
Le sue dita disegnavano la sua verità sul mio torace nudo.
«Anch’io».
Poi ha intrecciato una corona di  fiori per il suo capo.
E mi ha condotto nella foresta.
***
Erano passati un paio di mesi.
Un fedina sottile mi cingeva l’anulare sinistro.
La guardavo spesso, sorridendo fra me e me, e pensando a come diavolo potevo essermi rincoglionito fino a quel punto.
La nostra vita da ricchi vacanzieri continuava a cullarci allegramente da due anni e mezzo.
E mai, mai sarebbe dovuta finire, mai, mai, mai…
Mai è decisamente un tempo troppo lungo.
Posso darvi un consiglio?
I preservativi sono degli ottimi contraccettivi. Devono sempre essere usati perché così, non solo non rischiate di diventare genitori in momenti poco opportuni, ma non incappate in tante brutte malattie.
Il consiglio però è questo: non riponeteci troppa speranza.
Anche i preservativi talvolta falliscono.
E l’ho capito perfettamente una mattina, quando una pallida e timorosa Ginny, in fondo, forse, anche un po’ felice, sedendosi accanto a me, dopo un lungo silenzio, prendendomi la mano sinistra fra le sue, mi ha detto:
«Draco, aspetto un bambino.»
Un’altra folata di vento aveva rimescolato le carte della mia vita.
Anche se questa volta giuro di non averlo fatto apposta.
Ma questa, gente, è un’altra storia.

…Il Serpente, il Cervo e la Leonessa………Thilwen…

***

Così finisce anche questa breve storia, questa sorta di spin-off di "Pane, Burro e Marmellata". Perchè ovviamente è questa l'altra storia alla quale si allude.

 Spero di poter tornare presto con un nuovo lavoro, anche se, in questo momento, non so se sarà possibile. Ma attendete comunque Thilwen, che arriva sempre quando meno ve l'aspettate.

Per il momento ringrazio calorosamente tutti coloro che hanno recensito questa storia e quelli che lo faranno ancora.

Grazie di tutto, un bacio!

  
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