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Autore: EdenGuns    13/11/2011    2 recensioni
« Ehi Bailey, perché non vai a farti un giro?»
Giornata piuttosto assolata a Lafayette.
« Tieni la tua ragazza al suo posto, Jeff.»
Isbell arrossì improvvisamente.
« Non è la mia ragazza» bofonchiò, tornando a sfasciarsi il fegato con lo Zio Jack.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Axl Rose, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era abbracciata a qualcosa di caldo, le girava la testa e si ricordava poco della sera prima.

Iniziò a preoccuparsi seriamente; il tessuto ruvido dei pantaloni dell'altra persona le solleticavano la pelle nuda delle gambe.

Poi le venne in mente di essere a casa di Jeff.

La sera prima l'aveva accompagnata in camera e poi se n'era andato. Non riusciva a prendere sonno, così era andata nel salottino, aveva trovato la cassa di birra ancora intatta e non aveva resistito. Se ne era scolate due, poi le era iniziata a girare la testa.

Non riusciva mai a reggere l'alcol ma le piaceva un sacco il senso di smarrimento in cui poteva perdersi e non diceva mai di no davanti a una bella bottiglia di alcolico, che fosse birra o Jack Daniels.

Dopo aver svaligiato la cassa però i suoi ricordi si facevano vaghi e a tratti neri.
Sperava solo di non aver fatto qualche cazzata di cui poi doversi pentire.

Si ricordava il freddo che le aveva punto la carne quando era barcollata fuori e forse la giacca di Jeff sulle sue spalle.

Riemerse dai suoi pensieri per appurare fosse l'amico quella persona cui aveva riposato avvinghiata.

Voltò il capo e incontrò il viso addormentato di Isbell.

Aveva la bocca mezza aperta, i capelli scuri sparsi per il cuscino e gli occhi velati dalle palpebre.

Rimase a guardarlo incantata: era perfetto nella sua imperfezione.

I tratti affilati erano allo stesso tempo armoniosi, e gli conferivano un aspetto misterioso.

I capelli quasi corvini sparsi sulla fronte accarezzavano il suo profilo, creando un ipnotico vortice di pensieri più o meno impuri, come se quest'ultimi si fossero impigliati tra quelle ciocche ribelli.

« Va un po' meglio?»

Quasi non le prese un accidenti quando vide le sue labbra muoversi.

Jeff aprì gli occhi, sorridendole.

« Sì.»

Il suo stomaco brontolò in modo poco silenzioso e lui rise.

« Hai fame?»

« Un po'» ammise, arrossendo.

Jeff scese dal letto e tese la mano, che Cherise strinse, aiutandosi ad alzarsi.

Barcollò un attimo, e Isbell la prese subito per la vita.

« Vuoi che ti porti la colazione a letto, così stai comoda?»

Lei scosse la testa. « Non sono mica malata, solo un po' barcollante.»

Trovò l'equilibrio e si incamminò con passo deciso verso la cucina.

 

Isbell fissava mordendosi un labbro il ritmo ipnotico dei fianchi che ondeggiavano davanti a lui. Forse farla andare in giro in mutandine non era stata un'idea molto brillante.

Distolse lo sguardo, con una strana sensazione.

Arrivarono in cucina, e lei si sedette di nuovo sullo stesso bancone, come aveva fatto la sera prima.

« Gusti particolari?» chiese, mentre iniziava a trafficare con pentole e padelle.

« Quello che mangi tu andrà benissimo.»

Prese dal frigo qualche uovo e il cartone di latte semivuoto.

Cherise iniziò a canticchiare una canzone, mentre lui cucinava le uova strapazzate.

« Queen?»

« Esatto.»

Spense il fornello e mise quello che aveva, in modo molto approssimativo, cucinato in un piatto. Poi versò il latte in due bicchieri e portò il tutto al tavolo.

Lei procurò le forchette e ne porse una all'amico.

Iniziarono a mangiare dallo stesso piatto con calma, senza parlare.

Cherise gli rivolgeva occhiate di nascosto, che però lui non mancava di notare.

« Tutto bene?» chiese, masticando un boccone.

Lei mise giù la forchetta e unì le mani, poggiandoci sopra il mento.

« C'è una domanda che ho paura di farti» esordì, con voce flebile.

Jeff assunse un'aria interrogativa.

« Il fatto è che non ricordo molto di ieri sera, cioè fino a quando non ho bevuto le birre, più o meno. E quando mi sono svegliata dormivamo insieme, quindi...»

Lui la guardò un attimo e nella sua mente balenò l'immagine di lei che lo portava in camera. Avevano solo dormito. La prima volta in vita sua che aveva solo dormito nello stesso letto con una ragazza.

« Non abbiamo fatto nulla, non ti preoccupare» disse, sorridendo.

Lei sembrò rasserenarsi tutto d'un tratto.

« Meno male. Avevo paura di aver fatto qualche cosa mentre... Ecco, mentre non ero in me.»

Coscienza sporca?

« Tranquilla.»

Le rivolse un altro sorriso più o meno rassicurante e scolò il suo bicchiere di latte cercando di pensare ad altro.

 

Le posò un bacio sulla guancia, salutandola sulla soglia della casa di lei.

« Grazie mille ancora, Jeff.»

« Quando vuoi.»

Cherise rimase un attimo a guardarlo negli occhi senza dire una parola.

« Stasera si fa qualcosa?» le chiese lui.

Riemergendo dalle sue riflessioni su quanto il riflesso del sole negli occhi di Isbell fosse affascinante, emise uno strano sospiro.

Jeff le rivolse uno sguardo stralunato, per poi ripetere la domanda.

« Non so. Ti faccio sapere, ok?»

Era sabato, non dovevano andare a scuola, e come al solito si sarebbero trovati nel pomeriggio all'incrocio della via di Billy, con qualche alcolico e molto fumo.

« Va bene, allora a dopo.»

Le fece un occhiolino e si voltò, incamminandosi verso casa.

Rimase a guardare il ragazzo finché non sparì dietro l'angolo. Poi suonò il campanello e aspettò che qualcuno le aprisse.

« Ciao mamma.»

La donna annuì e se ne andò.

Cherise non aveva mai avuto un bel rapporto con la madre. Da quando suo padre era morto poi, sei anni prima, tra di loro si era creato un abisso.

Lei era molto più legata alla figura paterna, e la madre si vedeva già con altri uomini quando lui era ancora in vita.

Scosse la testa, iniziando a salire le scale.

« Sei tornata!»

Ted, l'ultima conquista della madre, le sorrise sornione.

Cherise fece per correre su, ma lui la prese per il braccio.

« Lo sai che mi diverto di più con te» le sussurrò all'orecchio.

Lei rabbrividì, con le lacrime agli occhi.

« Non mi toccare, bastardo» ebbe la forza di dire, ma quello non mollava la presa.

Cherise poteva sentirne l'alito che puzzava di alcol, mentre le dita grassoccie dell'uomo le stringevano il braccio.

« Verrò ancora a farti visita.»

Stava per scoppiare a piangere, il cuore le si era incastrato in gola e martellava come un ossesso.

Poi la madre rientrò nella stanza e allora il porco si allontanò, volando dalla donna.

Non sospettava di nulla, neanche guardando il viso contratto dal terrore della figlia.

   
 
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