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Autore: gm19961    14/11/2011    4 recensioni
"Mi ricordo ancora la prima volta che la vidi...
Era la ragazza più semplice del mondo, eppure qualcosa di lei mi colpì profondamente. Oltre alla sua spiaccata intelligenza e la sua particolare bellezza, notai dell'altro. Notai che dietro quel viso, nascondeva dei segreti, un passato da dimenticare. E solo dopo un anno, scoprii che l'unica cosa di cui lei avesse bisogno era solo di un po' d'affetto, e che ne so, magari anche un po' del mio amore. Lei mi salvò, dopotutto era il mio angelo, il mio viso d'angelo.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Harrison, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo due

Io e la mia chitarra oggi non andiamo d’accordo: io sono presente ma con la testa penso ad altro, e sembra che gli altri tre questo lo abbiano capito prima di me. “Ma che ti prende oggi George? Sbagli tutti gli accordi!” mi rimproverò Paul sbuffando. Io sospiro e appoggio la chitarra nella custodia, oggi non è giornata. Non ho dormito bene, ed ho pensato ad Angel tutto il tempo. Beh, cioè, non in quel senso... bah, lasciamo stare.

“So io cosa è successo al nostro Georgie! C’è una femmina di mezzo! “ replica John mentre mi sorride maliziosamente ed io ricambio per compiacerlo. “Lo sapevo, Lennon non sbaglia mai!” esulta dando il cinque a Paul. Ringo mi guarda sorridendo “E’ quella tipa del film, eh? Pattie?” mi chiede Paul ridacchiando.  Bene, ora anche lui pensa che sia innamorato... ma io non lo sono, sul serio, non lo sono! Cioè, io sto frequentando Pattie da qualche tempo, ma non c’è ancora nulla di ufficiale. Inutile dire che è una donna bellissima, dolce, e tutto quello che volete. Ma allora perché mi sento così legato ad Angel? E non ho nemmeno voglia di restar qua, è sabato e rimanere in questo studio non mi va. Ringo e gli altri m'invitano a prendere una birra con loro, ma io ho rifiuto, devo fare un’altra cosa. Prendo la giacca e corro verso la cabina telefonica più vicina. Prende il fogliettino, lo guardo e digito i tasti velocemente. Okay, calma Harrison, è solo una ragazza, non fare la femminuccia, sii decis…”Pronto?” sento la sua voce e improvvisamente ho un vuoto nella testa, la sua voce è così bella. “Pronto... cioè, sono quello la!” dico io con una strana agitazione. Non la sento più, ecco, mi ha dimenticato. “George? Hai trovato il mio numero?” chiede lei felice. ”Sì, è naturale!”

“Beh, che c’è?” mi domanda lei con la sua voce aggraziata e dolce.
“Vuoi uscire con me?” dico schietto, senza pensarci due volte, sto correndo troppo e sono un idiota.
Sento del silenzio e poi… “Certo, perché no. Vieni al bar di ieri?”
“Sì, certo. Adesso?” chiedo come uno scolaretto al primo appuntamento.
“Sì, io sono già qui!”
“Aspetta, mi hai dato il numero del bar?” accidenti, ma quella è matta, magari mi avrebbe risposto la cameriera che m’ignora.
“Beh ovvio, non do il mio numero di casa agli sconosciuti, Harrison!” dice lei ridendo e facendomi scaldare il cuore.
“Allora arrivo, aspettami lì!”
Dopo una ventina di minuti raggiungo il bar e la vede seduta di nuovo, al solito posto, con la Coca Cola in mano. Mi siedo in parte, appoggiando le braccia sul bancone. Ci guardiamo. “Ciao.” mi dice con un sorriso dolce in viso. S’è cambiata d’abito. Oggi indossa una minigonna nera con degli stivali lunghi e scuri. Ha una maglietta a maniche lunghe di tutti i colori e i suoi bellissimi capelli, oggi sono mossi. “Sei molto carina oggi.” Le sorrido e lei non smette di ricambiarmi le sue splendide fossette marcate nelle guance. “Anche tu stai bene.” mi dice, riprendendo a bere la sua Coca. “Ti piace molto, eh?” dico indicando la bevanda che sembra bere con grande gusto. “Oh sì, sono come dipendente da questa.”
“Io sono dipendente da altro..” dico sorridendo e la cameriera mi sorride, porgendomi un’aranciata. Lei guarda spaesata il bicchiere e poi mi sorride. “Hai parlato con Nancy, eh?”
“Sì, un minuto, ieri.” Faccio l’indifferente, iniziando a bere guardando da un’altra parte. Angel la guarda, scuotendo la testa. “E che ti ha detto?”
“Non ricordo.” dico sorridendole e lei fa cadere il suo sguardo sui mie capelli. “Ti ha detto del numero, vero?”

Non so cosa dire, il tono che sta usando è strano, non mi va di perderla. “Sì, ma... fidati, che se non me l’avessi dato, sarei tornato qui per cercarti di nuovo.” I suoi occhi s’illuminano e sorride mentre beve la sua bibita.
“Beh, che hai fatto oggi?” devio il discorso e mi metto in bocca una sigaretta, le faccio vedere il pacchetto, magari ne vuole una. Lei accetta e la mette in bocca con una grazia inaudita e la accende, facendo il primo tiro “Beh…” butta fuori il fumo e sorride beata “Oggi ho fatto un servizio fotografico per una rivista.”
Una modella, ecco perché è così bella, l’avrei dovuto capire prima. “Fai la modella?” dico io con un tono stranamente dolce. “Sì, ma studio anche come fotografa.” dice sbattendo con l’indice della mano, la sigaretta sul posacenere. Cavolo, quant’è bella. “Tu, invece? Scommetto che sei andato a fare musica!” io annuisco e finisco di fumare, schiacciando il mozzicone di sigaretta nel posacenere in mezzo a noi. “Ovviamente, e tu? Suoni qualcosa?”
Lei sospira, facendomi arrivare il fumo in faccia che stranamente non mi ha dato fastidio. “Da piccola suonavo la batteria. Tipo, fino a quindici anni, poi ho lasciato stare. Non era la mia vocazione.”
Finisce di fumare e ribeve la sua Coca Cola. “La batteria? Una donna? Che strano.”
“Io sono strana.” mi sorride e mi prende la mano. “Ti va di vedermi posare per una rivista? Saranno pochi scatti.”
E io come faccio a dirle di no? Annuisco e con la mano intrecciata alla sua, esco del bar, mettendomi gli occhiali da sole. Iniziamo a parlare del più e del meno, mi dice che adora mangiare tanto pur essendo una modella, che è anche italiana e che ha vinto un concorso di poesie in terza media. Le chiedo della famiglia e mi dice che è cresciuta con suo padre e su fratello in Italia e che poi si è trasferita in Inghilterra, da sola e con una promettente carriera da modella.
“Sei una donna con tanti talenti.” dico non scollandomi dalla sua mano, ho perfino paura di farle male da quanto la stringo. “Lo so, ma sono talenti inuti.. hey George, guarda là!!” mi urla nelle orecchie e sorride entusiasta. “C-che cosa c’è?” le dico, sentendo il suo respiro vicino al mio.
“Un banchetto dei gelati, a Dicembre è impossibile trovarli! “
Questa si è messa a urlare per un banchetto dei gelati, e non per me che sono un Beatles: wow. Ma, ripeto, come riesco a dirle di no?
“Andiamo, te lo compro io.” Mi trascina davanti al banchetto che non ha una varietà immensa di gusti. “Quale vuoi?” dico estraendo il portafoglio. “Quello che vuoi tu, lo mangiamo insieme.”
“Va bene, allora, cioccolato e panna. Ti va bene?” le sorrido e lei annuisce, guardando l’uomo dei gelati con strana ammirazione. Spero che non mangi anche lui. Mi ruba il cono dalla mano e ride. Lascio i soldi al tizio e a braccetto, inizia a mangiare il gelato, sporcandosi pure il naso. Prendo un fazzoletto e glielo pulisco lentamente, e lei incrocia gli occhi e noto che improvvisamente diventa più rossa del normale. “Grazie.” mi sorride sicura e mi porge il cono. Ne mangio un po’ anche io, ma i 2/3 se lo è mangiato da sola. Arriviamo allo studio e la segretaria, seduta con i piedi sulla scrivania, intenta a limarsi le unghie, mi guarda un po’ perplessa.
 “Chi è quello?” si rivolge ad Angel. “E’…”
“Lo sai che non puoi portare gli amici qui, sono ammessi solo la famiglia o i fidanzati, ma non i conoscenti.”
“E’ il mio ragazzo, infatti.” Cosa? Cos’ha detto? Lei mi ammicca e mi fa segno di stare il gioco. “Ma se fino a ieri eri da sola! Non ci casco, Angie.”
“E cosa dovrei fare per convincerti?”
“Se siete realmente fidanzati, non dovrebbero esserci se vi scambiate un bel bacio, quindi, baciatevi ora. Davanti a me.”  Mastica la gomma con un fare snervante… Io faccio spallucce e mi avvicino, sicuro che lei ci stesse. “Okay, mi hai scoperto, non è il mio ragazzo.”
“Cosa?” dico imbarazzato. Mi ha rifiutato!

“Non prendertela male, George, ma non bacio quelli che conosco dopo due giorni!” ridacchia e io alzo un sopracciglio. “Ti fa niente aspettarmi qui in sala d’attesa?” mi sbatte le ciglia e io annuisco, sorridendo. “E va bene!” mi siedo e lei se ne va, tranquilla.
Perché non mi ha voluto baciare? Perché? Faccio così schifo?
Passano venti minuti buoni e la vedo riemergere, con un nuovo abito. “E i vestiti di prima?”
“Beh, erano dello studio, e ho posato con questi, quindi ora, ho questi. Ti piacciono?” sorride e fa un piroletta davanti a me. Ora indossa una maglietta grigia, con una sciarpa viola a fiori intorno al collo. E’ senza trucco, ma è bellissima lo stesso. Indossa anche un cappotto pesante, dopotutto fa freddo, è comprensibile. Mi riprende per mano ed usciamo dall’agenzia, silenziosa. “Che c’è?” le chiedo e lei scuote la testa. “Sei offeso, vero?”
“Offeso per cosa?
“Perché non t’ho voluto baciare.”
Io mi fermo e la guardo, facendo spallucce. “No, è giusto così. Anche se sono famoso, sono una persona normale, come ti puoi fidare di me dopo 48 ore?” sorrido ironico e lei mi indica le  nostre mani unite. ”Io mi fido di te, non vedi che ci stiamo tenendo per mano? Ma io non bacio sulla bocca, infatti, i miei fidanzati mi hanno lasciato perché appunto non li baciavo mai lì. E’ una cosa più forte di me, ho paura. Sono philemafobica.”
“Hai paura dei baci?” chiedo perplesso. Che strana fobia.
“Sì. Se no lo avrei fatto volentieri, non credi?” mi sorride e le do ragione, ridendo. “La devi superare questa cosa, altrimenti come fai a sposarti o fidanzarti?”
“Oh, una soluzione la troverò!” mi dice seria e si stacca dalla mia mano. “Ora devo andare, ho appuntamento con un fotografo, grazie per la bel pomeriggio, sei un ragazzo d’oro.” mi dice guardandomi con i suoi scintillanti occhi azzurri, sotto le sue lentiggini ci sono le sue guance rossastre e la sua bocca è aperta, sorride con grazia. “Beh, mi dai il tuo numero?” le dico sorridendo e con le mani in tasca. “Nah.” Mi dice lei ridendo. “Scherzo, ma io non me lo ricordo davvero. Domani se passi al bar fattelo dire da Nancy, lei lo sa sicuramente. Chiamami quando vuoi.”
“Vedi io devo fare un sacco di servizi fotografici in questi giorni. Sarò impegnato.” dico mortificato alla sola idea di non poterla rivedere. “Capisco, beh anche io!” mi dice a braccia conserte.
 ”Chi lo sa, magari poseremo insieme un giorno.” Lei mi sorride e mi abbraccia teneramente. Sento le sue mani fredde dietro il mie collo e noto che ha gli occhi chiusi.
 Sorrido e ricambio il suo abbraccio, ora pure io me ne devo andare. “Stammi bene, e ricorda di passare al bar. Comunque ora mi presento per bene, anche se me ne devo andare. Piacere  Angel White, e i miei non avevano fantasia con i nomi! ” lei mi fa l’occhiolino e si mette le mani nella tasca; si volta e se ne va, lasciandomi solo nel parco.  Sorrido, e la guardo andarsene. Ha una camminata così sicura e i capelli le svolazzano qua e la. Ho trovato il mio angelo.
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Capitolo due, gente! Mi sono uscite tre pagine, il mio massimo è due quindi bisogna festeggiare! LOL
Comunque, replico, spero di non fare così schifo a scrivere in prima persona, ma con George mi riesce facile, non so perché :)
Bene girls, siete degli Angeli e grazie ancora per le recensioni precedenti! <3
Un bacio
gm19961

   
 
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