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Autore: Leitmotiv    14/11/2011    1 recensioni
Pia conosce perfettamente l'arte del mentire agli adulti.
Cain s'illude di poter capire le persone con una sola occhiata.
E poi ci sono gli altri, a scuola, per strada, in quelle simmetriche case della working class di Manchester.
Genere: Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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volenza

                                                                                                 



                                                                                                           VIOLENZA







La domenica era una di quelle giornate in cui  Pia cercava qualsiasi pretesto mentale per non annoiarsi.  Non cercava il riposo,  una giornata intera le sembrava davvero troppo per un'energica studentessa di quattordici anni, a cui non dispiaceva correre, prelidigeva un'alimentazione sana  e godeva di un'ottima, prorompente salute.
.
Seduta in cucina,  con una tazza di  the nero fra le mani,  la televisione accesa con il volume così basso da essere appena  percettibile, Pia poggiava  tutto il peso della testa sul bordo della tazza,  stringendo la ceramica con le labbra.  Era dalle otto che fissava lo schermo della tv, mentalmente immersa nelle immagini che si susseguivano su un canale tematico, dedicato solo ai telegiornali e alla cronaca.  Mettersi nei panni altrui quando mandavano un servizio su un assassino,  o un  truce evento di cronaca nera,  era diventato uno dei suo strani hobby; era sicura che fossero davvero molte le persone che si perdevano in quel genere di fantasie, quegli eventi erano decisamente troppo strazianti per non stimolare  le  fantasie di altri, e questo pensiero  l'aiutava a sentirsi meno colpevole.
Quali erano gli impulsi che rendevano una persona normale un assasino?  

- Dieci secondi prima sei un normale impiegato di banca e dieci secondi dopo hai impugnato un fermacarte e sei diventato un assassino fraticida, con un'arma insanguinata fra le mani e tuo fratello disteso ai tuoi piedi, con il cranio ridotto in marmellata - sussurro',  puntellando i gomiti sul tavolo, riferita ad un fatto di cronaca risalente al giorno prima - Potrebbe succedere a chiunque in fin dei conti...legittima difesa, un attacco di rabbia, gelosia...o no?

Sentendo  sua madre uscire dal bagno,  Pia si alzo' per prepararle  il caffe'. Non era raro che la domenica  si alzasse prima dei suoi genitori e aiutasse con la colazione.
La signora  Hunt,  avvolta in una vestaglia di ciniglia blu, entro' in cucina e si chino' su Pia  per baciarle la nuca - Buongiorno piccola, tutto ok ieri sera? - chiese, gettando un'occhiata alla tavola gia' apparecchiata.
- Solite cose. Una tisana, un film, una decina di biscotti e a letto...
- Come sei schematica! - sorrise la donna, stropicciandosi gli occhi mal struccati - Non vuoi mai venire con noi...ma forse e' un bene. Troppa gente vecchia, troppi intellettuali...ci sono delle serate in cui ci annoiamo anche io e tuo padre.
- Allora come mai continuate a frequentera gli stessi ambienti? - chiese, mentre adagiava del bacon nella padella  - Ci sono genitori che vanno al bingo, e' meno impegnativo e piu' divertente.
- Ma noi ci divertiamo, non mi fraintendere! E' solo che ci sono alcune sere in cui non tutto va nel verso giusto... - disse, controllando la chiusura di un braccialettino d'oro che era solita indossare  - Ho il polso troppo fine, forse dovrei farlo stringere...
Pia  prese fra le dita il polso di sua madre - Lo dici sempre, pero' non lo fai mai.  Anche io diventero' magra come te,  da grande?
Hellen, questo il nome della donna, sorrise -  Sei gia' uno scricciolo, cosa vuoi dimagrire a fare? - le rispose,  dandole una pacca sul sedere - Io sono  sempre stata magra come un chiodo,  ma questa costituzione mi e' servita  per danzare.  Tua nonna mi pesava ogni giorno, non e' stato mica facile! Ma io non volevo fare la ballerina, e non gliela ho data vinta....

Porthia non era particolarmente attratta dalla magrezza, ma da un lato le sarebbe piaciuto avere l'aura  aggraziata di sua madre.
Lei quell'aura  l'aveva sempre attribuita alla sottigliezza dei polsi e delle caviglie, all'eleganza del collo e delle spalle dritte ma armoniose di sua madre. Tutte carattestiche che non rivedeva sul proprio corpo da adolescente; a volte si sentiva sgraziata, un po' come suo padre, che aveva l'aria disordinata  di uno scrittore, ma che faceva tutt'altro mestiere.  Pia infatti aveva i suoi medesimi capelli biondi, folti  e disordinati, il mento piccolo e molti microscopici  nei un po' su tutto il corpo; sua madre invece, malgrado alcune rughe che suggerivano l'eta',  aveva  lineamenti  ben definiti, forse un po' duri, ma dei capelli lisci e nerissimi: un aspetto sofisticato, secondo il giudizio di Pia.

- Papa' ha bevuto ieri sera?
Sua madre sorrise nel suo modo tutto particolare, mordendo graziosamente il labbro inferiore - Era appena un po' alticcio. Lui il  vino proprio non l'ha mai retto....
Anche Pia sorrise. Sporziono' la colazione dalla padella nei piatti ed aprì una confezione di pane in cassetta.
- Forse fra qualche anno vi seguiro' ai vostri party intellettuali.  A me il vino non dispiace, ma preferisco quello bianco.
- Bisogna vedere quanto reggi il vino, tesoro. E quanto reggi la presunzione di alcuni intellettuali - aggiunse Mrs. Hunt.
Il signor Hunt esordì in cucina sbadigliando vistosamente - Dannato vino di scarsa qualita'...era troppo acido.
- Non mi sembravi così conrariato  all'ottavo bicchiere, ieri sera - commento' la moglie, divertita.
Mr. Hunt  prese posto, chinandosi ad annusare quello che gli era stato servito nel piatto - Il buongiorno si vede dal mattino - disse, rivolgendo una tenera occhiata alla figlia - Hai fatto qualcosa d'interessante ieri sera? - chiese suo padre, urtando la forchetta che finì sotto il tavolo.
Pia fece spallucce  e lo guardo' negli occhi, poiche' non aveva mai avuto problemi a mentire- Niente di che - rispose, chinandosi a raccattare l'oggetto.
Raggiunta la forchetta, l'occhio le cadde sul piede di suo padre, inguainato in un calzino color mostarda , colore discutibile che non le era mai piaciuto,  ma prima di obbiettare sul dell'colore indumento,  noto'  alcune oblunghe macchie scure e rossastre proprio sopra questo - Ti sei fatto male al piede? - chiese, posando la forchetta sul tavolo. Rimase china, aspettando la risposta del genitore.

La signora Hunt  si lascio' sfuggire le posate nel piatto - Davvero? - disse, voltandosi verso il marito.
Mr. Hunt serro' lievemente le labbra, coprendosi il calzino macchiato con l'altro piede - Dev'essere il vino che mi sono versato sulle scarpe...ricordi? - Chiese alla moglie, recuperando le posate di lei dal piatto, e pulendole premurosamente con un tovagliolino di carta.
Hellen annuì , abbassando lo sguardo al proprio piatto - Non ci pensavo piu'!.

Porthia si alzo' lentamente, e si diresse verso il cassetto delle posate, recuperando una forchetta pulita per suo padre.
- Non sembra una macchia di vino - penso' - Pero' mi sembra  inopportuno insistere.
- L'avevo scambiata per una macchia di sange, papa' - disse al genitore, porgendogli la stoviglia argentata.
Si mise a sedere, alzando il volume del televisore, finendo la sua colazione in silenzio.


Dopo pranzo i genitori di Pia si misero nel salottino ad oziare, e la ragazza, una  volta infilatasi un paio di leggins ed una felpa, disse loro che usciva per una corsetta.
La domenica era solita andare a correre, quando non aveva da studiare molto.  Faceva quasi sempre il solito tragitto, ed aveva smesso di indossare l'I-pod da quando un paio di teppisti glielo avevano estorto, valutando poi che non fosse il caso di  mettersi in pericolo per un paio di auricolari ed una manciata di canzoni.

Corse lungo il viale che costeggiava la Madisons, una gigantesca fabbrica che per una trentina d'anni aveva dato lavoro alla maggior parte degli abitanti della zona, ma ora  fungeva da riparo per i piccioni e i senza tetto,  fino ad arrivare al campo di calcio dove si  allenava una delle squadre locali, quel giorno vuoto per via di una partita fuorisede. La squadra aveva molto seguito sia fra gli adulti che fra i ragazzi, così come il football in genere, e tutti quelli che non si potevano permettere di andare ogni domenica allo stadio per seguire le due squadre di casa, La Man City e la Man United,  si riversavano lungo gli spalti arrugginiti del campo per tifare quella squadra minore.
Pia non seguiva il calcio, anche se le chiacchere dei suoi compagni, o le locandine dei giornali la informavano ugualmente sui risultati calcistici.

Arrivata in una delle piazze principali, Pia si fermo' un attimo per riprendere fiato; si sedette su una panchina, alla pensilinea dove di solito i pulman che trasportavano i tifosi del Man City  caricavano e scaricavano i passeggeri. Un paio di pulman azzurri, recante lo stemma della squadra, si accostarono alla pensilinea proprio in quel momento.
La ragazza rimase un attimo ad osservare  i tifosi, perlopiu' giovani fra i venti ed i trent'anni, scendere dai pulman.  Dai commenti che facevano, capì che la partita non doveva essere andata bene. Un terzetto di ragazzi, in cui Pia riconobbe degli skinhead,  sputavano per terra, calciando i pali della pensilinea. Pia scatto' in piedi, sentendosi a disagio fra quella folla di tifosi innervositi, poiche' la loro tensione era palpabile nell'aria.
Attraverso' la strada, cominciando  a dirigersi verso una strada secondaria, coperta per parte da alcuni androni.
Ma una brutta sorpresa  scombino' i suoi piani di fuga.

Non troppo distante, una folla di tifosi  con sciarpe  e cappellini di una squadra di cui non riconobbe i colori sociali,  avanzo' attaccando a cantare un inno.
Porthia striscio' lungo il muro, e svolto' l'angolo, ritrovandosi di nuovo nella piazza dove si trovavano i tifosi in azzurro cielo,  che si erano accorti del coro avversario, e si erano riversati in piazza, con l'intenzione evidente di rispondere a quella provocazione.
- Il posto sbagliato nel momento sbagliato, complimenti!  - penso', schiacciandosi contro il muro.
Prima che potesse valutare  un'eventuale via di fuga, la squadra sconosciuta era arrivata in piazza; Pia vide sbucare da dietro il muro un ragazzo corpulento che si lisciava le nocche, ed un altro che le getto' un'occhiata, fortunatamente ignorandola,  che si rigirava fra le mani una bottiglia di birra vuota.
Le due tifoserie rimasero in silenzio per pochi secondi, ed anche Pia rimase in tensione, schiacciata contro una locandina stropicciata, con le unghie ficcate nei polsini della felpa.

I primi ad attaccare, intonando il proprio inno, furono quelli della  tifoseria avversaria. Pia vide volare un rettangolo di pietra, forse un mattone, verso i ragazzi in azzurro, in una parabola che le sembro' di vedere quasi al rallenty. Una voce maschile grido', ed il corpo di un uomo  in anfibi e bomber cadde a terra, coprendosi il viso con entrambe le mani.
Dì lì ad un secondo fu l'inferno.

Pia scatto' verso la  tifoseria di casa, e se non fosse stata così vergognosa com'era, avrebbe cominciato ad urlare "anche io tifo Man City! Sono una di voi!" , per assicurarsi di non essere scambiata per una degli avversari.  Per sua fortuna nessuno sembro' considerarla, la biondina attraverso' la folla inferocita come fosse stata trasparente ai loro occhi, passo' in mezzo ai due pulman parcheggiati , rischiando di finire bocconi sulla panchina dov'era seduta poco prima;  in ginocchio sul marciapiede, con le mani avvinghiate alla seduta in legno della panchina, scorse oltre il  plexigrass della pensilinea un minimarket. Aggiro' il divisorio trasparente e vi si fiondo' dentro.
Il proprietario si era affacciato, per recuperare la merce esposta fuori, per nulla sorpreso da quella confusione.
- Mai una volta che non sbuchi qualcuno  a creare casino...eppure la polizia lo sa! Ma quelli non fanno mai nulla...
- Ora la chiamo io! - commento' un donnone, probabilmente la moglie dell'uomo - Non se ne puo' piu'!
La ragazzina si avvicino' al frigo delle bibite, ed estrasse una bottiglietta da mezzo litro d'acqua. Porse i soldi alla donna dall'aria agitata, e questa poso' la cornetta del telefono per farle il resto.
- Ti ho vista correre in negozio.  Devi stare attenta la domenica a girare da queste parti - disse la donna, squadrandola in viso - Sei la figlia di  Marcel Hunt?
Pia  annuì,  bevendo una lunga sorsata d'acqua.  Quella donna doveva essere una cliente di suo padre, probabilmente l'aveva vista al magazzino dove ogni tanto andava ad aiutare  il padre.
- Io mi servo da voi - disse, indicando  un adesivo sulla cassa, recante il cognome di  famiglia della ragazzza e la partita iva. Marcel Hunt aveva un magazzino di ingrosso e distribuzione alimentare, da cui si servivano molti dei negozianti della zona  - Ma sotto Natale mi combinate sempre qualche casino!- brontolo' la donna.
Pia evito' di risponderle e si avvicino' alla vetrina per osservare a che punto stava la diatriba fra le due tifoserie.  
- Sta arrivando la polizia  - disse il proprietario, con le mani ai fianchi.

In meno di un minuto le forze dell'ordine erano scese dalle auto e brandivano i manganelli verso la folla. Parte della tifoseria in azzurro si era gia' dispersa. Pia riconobbe i tre skinhead  sfrecciare davanti alla vetrina,  ed arretro' inconsciamente. Vennero portate via non piu' di cinque persone, lievemente ferite, e la ragazza si chiese se valeva davvero la pena prenderle a sangue per difendere una squadra che, alla faccia dei tifosi, navigava negli agi e nell'oro. Non capiva certi uomini, proprio non ci arrivava.

Uscì dal negozio  senza salutare, la presenza della polizia la fece sentire piu' tranquilla. Tiro' a dritto deviando per una stradina secondaria, di lato al minimarket, e riprese a correre. Ma dopo una trentina di metri  la sua corsa fu interrotta da un individuo che era sbucata da dietro i cassonetti dell'immondizia. Pia  trasalì, temendo fortemente che fosse un esagitato della tifoseria avversaria. Riconobbe pero' un viso familiare.
- Cristo Jhona! - esclamo' la ragazza, passandosi una mano sul viso.
Il ragazzo sorrise con strafottenza e le mostro' le mani - Quelli stronzi sono arrivati all'improvviso, mi sono nascosto qui! - sputo' per terra, pulendosi la bocca con la manica.
- Quelli dell'altra squadra di tifosi..? - corrugo' la fronte, Pia.
- No! Gli sbirri! Che hai nel cervello?!
Il ragazzo le si avvicino',  mostrando i denti bianchissimi, e le strappo' la bottiglietta d'acqua dalle mani.

Pia lo spintono' leggermente, e lui rise - Sei uno di quegli animali che si divertiva a menare le mani...
- Tu non dirlo alla nonna. Non farai mica la stronza? - disse, rendendole la bottiglietta vuota.
La biondina scosse la testa, gettando la bottiglia nel cassonetto - Non ho parole...
- Allora?  - insistette lui .
- Sto sempre zitta - disse Pia, sorpassandolo - Non sono affari miei quel che fai.
Jhona sorrise- Sei una femmina saggia.

Jhona Tunninghton era l'unico nipote di Fiona Tunninghton, la vecchietta che abitava di fianco a casa Hunt, la stessa che "teneva sottocchio" chi entrava ed usciva di casa quando non c'erano i genitori di Pia.  Era un bel ragazzo atletico, ma aveva una faccia poco rassicurante,  e nessuno dei passatempi  o gli atteggiamenti che aveva, andava a genio alla sua giovane vicina.
Non frequentavano la stessa scuola, e non sempre si salutavano.  Jhona in casa faceva quel che gli pareva, e sua nonna, abituata all'indole ribelle e per nulla accomodate del ragazzo, aveva smesso di frapporsi fra lui ed i suoi desideri: si sentiva troppo vecchia e debole, e voleva rimanere viva il piu' a lungo possibile per non lasciare il nipote solo al mondo.

Pia riprese a correre, augurandosi che il ragazzo non la seguisse, ma di lì a poco se lo ritrovo' al fianco. Corsero silenziosamente fino a casa, fianco a fianco.





Notina:  Man City e Man United, se non si capisse, sono le abbreviazioni di  Machester City Football  Club e Manchester United  Football Club, rispettivamente i colori sociali sono l'azzurro cielo, ed il rosso, bianco e nero.





  
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