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Autore: maryku    18/11/2011    6 recensioni
I killer. Gente spietata che uccide per soldi. È il loro lavoro e lo fanno. Non devono avere esitazioni, ogni errore, seppur minimo, potrebbe essergli fatale. Se li scoprono finiscono in galera, o in alcuni paesi gli riservano addirittura la morte, per questo preferiscono usare soprannomi quando lavorano.
Falco Rosso sa fare bene il suo lavoro. Lui è il migliore. Ma non sempre le cose vanno come vorresti se ti trasformano in una ragazza e ti devi mischiare a delle adolescenti di un liceo femminile...
Genere: Azione, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Happosai, Ranma Saotome
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Salve! Sono tornata, ci ho messo più di due settimane ad aggiornare ma almeno meno di un mese, no? ^^' Cause: internet, studio e tanta poca voglia di rimettersi a correggere questa... cosa.
E con questo capitolo si chiude il primo... no, secondo incontro fra Akane e Falco Rosso in versione maschile, anche se nel primo (7° capitolo), non si sono praticamente visti. XD E così sono diniti i capitoli quasi finiti, quindi il 14° arriverà... fra un po'. ^^' Spero presto, ho già l'idea, ma non è ancora scritta; aspetto l'ispirazione. U.U
Come al solito, niente beta, tanti errori. ^^' Sì, mi ostino a non cercarla e sì, mi ostino a lasciare gli orrori, e sì, continuo a chiedervi di mostrarmeli, se li vedete. So di avere ancora molto da imparare. ^^''''
Bene, finisco qui, stavolta. Grazie a tutti coloro che hanno letto, commentato, ecc... A tutti, insomma. ^.^
Buona lettura!



Segreti complicati

13° capitolo: Imprevisti sicuri.


Falco Rosso guardò per qualche secondo Akane, che stava seduta con gli occhi sgranati a fissarlo. Peggio di così non poteva andare: cosa ancora doveva succedere quel giorno? Prima Obaba che non gli parlava per enigmi, poi uno sconosciuto che voleva vendetta e adesso Akane nella sua casa!

Non l’aveva previsto quando le aveva fatto vedere l’edificio. Si aspettava qualcosa, certo, ma non… non quello!

Scosse la testa e si ricordò del maialino che teneva in mano: non poteva certo rimanere per sempre immobile! Si abbassò per posare il maledetto a terra, ma non ne ebbe il tempo che dovette scansarsi da una sedia lanciata contro di lui.

Si risollevò di scatto e vide Akane con un’altra sedia fra le braccia, pronta a scagliarla con tutta la sua forza.

- Ehi, aspe…

Non ebbe nemmeno il tempo di finire che fu costretto a scansare anche una roba molliccia e grigiastra. Poi fu il turno del tavolo.

Eh no, se Akane rompeva la casa Happosai gli avrebbe fatto ripagare tutto!

- Aspetta, fermati!

Akane sembrò davvero ascoltarlo, per un momento; l’ennesima sedia tenuta in alto, pronta a diventare un’arma. Ma la sua espressione non era per niente amichevole.

- So che Ranko è qui a causa tua! Ne sono sicura!

Falco Rosso si immobilizzò al centro della stanza, ancora col maialino in mano. Cosa? Era per quello che l’aveva attaccato? IO sono Ranko! La rabbia gli salì dalle viscere, ma non poté esplodere: non poteva colpirla.

DEI! Perché a lui?

- Perché dovrei creare fastidi a chi vive in questa topaia?

Falco Rosso sbuffò. Senza stupirsi, si ritrovò a scansare anche quella sedia, mentre Akane si avvicinava al divano. Eh no, quello no!

Si guardò velocemente attorno, ma gli veniva in mente un’unica idea. E non gli piaceva.

- Basta! – urlò, si abbassò, recuperò lo zaino e le lanciò addosso la maglietta del signor-vengo-a-vendicarmi. Senza vedere gli effetti (ma era sicuro di averla presa sul viso), si avvicinò alla finestra e saltò fuori, stanco della situazione assurda che si era creata. Passò accanto alla vecchina e, con uno sbuffo esasperato per l’idea idiota, stupida e… e sì, idiota che gli era venuta, chiuse gli occhi. E sentì freddo. Era l’unico modo efficace che gli fosse venuto in mente. Nessuno aveva visto ovviamente, la vecchina era troppo rimbambita o cieca per capire ciò che era successo e Akane ancora stava scendendo da un albero per raggiungerlo… o raggiungerla.

Non vedeva davvero l’ora che finisse quella giornata!

 

 

Akane rimase un attimo spiazzata nel vedersi arrivare davanti agli occhi quella strana maglietta beige… Ma era beige? Se la tolse immediatamente dal viso, pronta a scontrarsi con l’intruso, ma si sorprese non vedendolo da nessuna parte. La porta era chiusa, la finestra aperta… Senza star troppo a rimuginarci sopra – il ladro stava scappando, e sembrava anche piuttosto abile! – si fiondò verso quest’ultima, ma dovette fermarsi a spostare il tavolo ed evitare zaino e resti delle sedie prima di poter uscire.

Forse… forse non era lui che creava guai a Ranko. Però non poteva essere un amico: quale persona onesta e per bene entrerebbe dalla finestra? Certo, lei non si era comportata molto meglio, però…

Riuscì a saltare giù dal tetto aggrappandosi a un ramo dell’albero di fronte e si precipitò all’entrata del viale, anche se c’erano poche speranze di…

Si fermò a guardare Ranko, completamente bagnata e con un porcellino nero in mano.

- Ranko?

- No, guarda, sono Kodachi. – sbuffò lei e si guardò i vestiti bagnati con un certo disappunto. – Piuttosto, che ci fai qui?

- Oh, ho bagnato qualcuno? – chiese l’anziana e alzò lo sguardo sulla rossa.

- Non si preoccupi, passo dopo per l’affitto.

Akane scosse la testa. Doveva essere sincera, parlare chiaro e sarebbe andato tutto bene. Tutto! Prese un profondo respiro e… parlò.

- Ranko, scusami! Sono entrata a casa tua con Aiko e Ukyo, perché ero preoccupata per te ed ero curiosa. Ah, e prima è entrato un tipo strano dalla finestra! L’ho cacciato… via…

Solo in quel momento le sembrò che tutta quella vicenda fosse completamente assurda. Aveva sbagliato. Ma si era scusata. Ranko avrebbe capito!

…almeno, così sperava.

- Il tipo strano era un ragazzo moro con i capelli lunghi e uno zaino?

- Sì…

- Allora era mio fratello.

Sgranò gli occhi e la fissò.

Era suo fratello.

Il fratello.

Dei, aveva fatto un casino.

 

 

Quello era un ottimo giorno. Davvero un ottimo giorno! I ricordi della ragazza del vicolo con un bicchiere in mano erano ancora vividi nella sua mente, li ricercava ogni volta che poteva, fin troppe volte. Averla rivista, ritrovata, abbracciata e rivelato i suoi sentimenti era stato per lui fonte di gioia, ed era sicuro che lei si sarebbe fatta vedere al più presto!

Ma un pensiero l’assillava da un po’. E se lei fosse stata troppo timida per farsi avanti? Ma non poteva essere, lui le aveva mostrato quando teneva a lei!

…però la timidezza poteva lo stesso fermarla. O la sua amicizia con la bellissima Akane Tendo. Oh, sapere di poter essere la fonte di rancore di una così bell’amicizia lo rendeva triste! Ma non poteva rinunciare ai suoi sentimenti, Akane e l’altra erano così belle e gentili e dolci e…

Così tanto che le vedeva ancor ora. Lei, bagnata e gocciolante, e Akane, docile e dolce.

Oh, dolce visione, aveva voglia di abbracciare cotanta bellezza e dolcezza!

Si avvicinò alla rossa e la circondò con le sue possenti braccia.

- Mia amata, scappiamo insieme verso occidente, dove potremmo coronare il nostro sogno d’am…

Ma si ritrovò il viso a terra prima di poterla stringere a sé.

- Lasciami!

Aveva avuto ragione: la ragazza era così timida! Non riusciva nemmeno ad abbracciarlo, anche se era chiaro il desiderio inespresso di quei bellissimi occhi! Si rialzò e la guardò, stava parlando, ma la sua bellezza non gli rendeva facile capire le sue parole sicuramente piene di scuse per la sua eccessiva riservatezza.

Si girò, vide l’altra bellezza davanti a sé e protese le sue labbra verso Akane.

- Diamoci un bacio per suggellare il nostro amore, oh dolce bocciolo di ros…

Un pugno raggiunse la sua faccia e dovette indietreggiare. Oh, destino ingrato, anche la dolce Akane era troppo timida per baciarlo senza arrossire, sicuramente si sarebbe vergognata di mostrarsi così fragile davanti a lui, ma non doveva temere questo, lui avrebbe sempre amato entrambe.

- Oh, il vostro amore per me è così palesAAAAAAAH!

Nonostante il dolore alle costole e al viso per il calcio e il pugno ricevuti, era sicuro che quello fosse un regalo dalle sue amate. Sì, un regalo d’amore: era bellissimo il paesaggio, da lassù.

 

 

Certo, rendiamo questa giornata ancora peggiore, incontriamo anche Kuno!

Ranko sbuffò e fissò lo sguardo su quello di Akane, ancora col pugno proteso verso l’alto. Adesso doveva sistemare un altro guaio.

- Non ti chiederò perché sei qui, né come sei entrata in casa, è bastato il nome di Aiko per farmi capire. Solo si può sapere perché mio fratello ti è sembrato un individuo sospetto?

E perché mi hai cacciato fuori a calci?

Akane abbassò la mano e si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Alzò lo sguardo e la fissò.

- Credevo fosse a causa sua. – Si morse il labbro e abbassò lo sguardo. – Credevo fosse il motivo per cui ti sei trasferita qui e devi vivere da sola in quel piccolo appartamento. O che fosse un ladro, è entrato dalla finestra! Però… ho sbagliato.

Ranko la guardò torturarsi il labbro per qualche secondo prima di distogliere lo sguardo. Non era pronto a quella confessione, non era pronto a vederla così indifesa e preoccupata per lu… lei. Sapeva solo che, adesso, la rabbia per il disastro in casa era scemata quasi del tutto.

E non era un bene.

- Akane, ascolta…

Ma non riuscì a finire la frase ché vide una macchia nera raggiungerle il viso. Agì prontamente e schiacciò il maialino a terra, per poi rialzarsi subito. Si era dimenticato del vendicativo, adesso aveva ben due problemi da risolvere, senza contare il disastro in casa.

- Un porcellino?

Si girò a fissare il volto stupito di Akane mentre riprendeva in mano il maledetto, che sembrava essersi stranamente calmato.

- Mio fratello era venuto a portarmi questo… questo mio animaletto domestico. Mi mancava.

Deglutì e imprecò mentalmente. Non gli era venuta idea migliore per spiegarlo, e non poteva certo dire che era per cucinarlo o, bagnato, sarebbe tornato alla sua vera forma. Adesso non poteva nemmeno sbarazzarsi di lui, né ucciderlo, né tantomeno mandarlo ad Happosai.

Dei, dopo quella missione avrebbe avuto bisogno di un lungo periodo di riposo.

- Oh, capisco. Era per questo che… – Akane si fermò un attimo e annusò l’aria. – Oh no, la torta!

- La torta?

Sgranò gli occhi pensando all’orrore che poteva aver preparato e si lasciò trascinare fino alla sua porta, già aperta. Ma come... Avrebbe indagato dopo, meglio. La mora entrò, la lasciò all’uscio e si fiondò verso il forno, da cui usciva un fumo nerastro e poco invitante.

Spostò lo sguardo e vide i resti delle sedie e del tavolo che avrebbe dovuto ricomprare, la casa era un completo disastro. Sospirò, ma subito dopo notò altri particolari strani. Il pavimento era bagnato e su una parete si estendeva una macchia grigiastra che prima non c’era. Mentre Akane tirava fuori la torta ormai bruciata dal forno, Ranko si avviò nel bagno e vide il vero caos. Pavimento bagnato, asciugamani dappertutto, spazzolino a terra, dentifricio sul… sullo specchio, usato per scrivere il suo nome.

Strinse il maialino, che si lamentò sotto la sua stretta e mosse le zampine per scappare, senza successo. Quelle… quelle ragazzine avevano osato non solo entrare nella sua casa provvisoria, ma avevano addirittura messo tutto in disordine!

Appena finita la missione, le avrebbe uccise.

Tutte, senza nessuna eccezione.

Restò ad osservare la scena, ancora stringendo il porcellino, finché non sentì qualcosa toccarle la spalla.

Un attacco! Non aveva sentito nessuno arrivare. Si girò di scatto, pronto a dare un pugno al suo avversario e si ritrovò di fronte gli occhioni dispiaciuti di Akane. Si fermò appena in tempo per non farle male, ma quasi perse l’equilibrio. Quasi.

- Il dentifricio è uno scherzo che ci facevamo da piccole, penso l’abbiano fatto per farti sentire una di noi.

Sorrise mestamente, forse nemmeno lei credeva a ciò che aveva detto.

- Però la torta non si è bruciata! Vuoi assaggiare?

Le mise sotto il naso un grumo nerastro non ben identificato da cui proveniva un odore terribile di bruciato. E lei… lui… avrebbe dovuto addirittura… mangiare una cosa simile?

Ma neanche per sogno!

Stava per cacciarla fuori casa, quando incontrò, di nuovo, i suoi occhi. Sinceri, onesti e carichi di aspettativa.

Dei, la missione. La missione! Quello era il mezzo. Doveva pensare alla missione!

- Se io l’assaggio, tu mi prometti che prima di intrufolarti a casa mi avviserai?

- Sì, certamente!

Ranko chiuse gli occhi, sospirò e assaggiò la torta.

Il sapore era terribile.

Ingoiò e, non appena finì di pensare “Evviva, per fortuna sono ancora vivo!”, sentì un dolore atroce allo stomaco. Si piegò sulle ginocchia e non si curò dei lamenti che uscivano dalla sua bocca. Non era un uomo, in quel momento, e quella cosa che Akane definiva torta era puro veleno.

- Eppure ero sicura che fosse venuta bene.

Aprì a fatica un occhio e vide la mora che si muoveva per casa, sembrava quasi impazzita.

Con le ultime forze residue si trascinò fino al divano, dove si distese.

Avrebbe passato una notte insonne.

- Ranko, non hai un digestivo o qualcosa di simile?

Sorrise. Allora non era impazzita, stava pensando a lei. Di nuovo. E la cosa gli fece piacere, in un certo senso. Se non fosse che la ragazza era la causa per la quale adesso si ritrovava in quelle condizioni.

Il suo orgoglio stava soffrendo. Lui, il più grande killer di tutto il Giappone, sconfitto da una torta cucinata da una sedicenne.

Era caduto davvero in basso.

   
 
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