E con questo capitolo si chiude il primo... no, secondo incontro fra Akane e Falco Rosso in versione maschile, anche se nel primo (7° capitolo), non si sono praticamente visti. XD E così sono diniti i capitoli quasi finiti, quindi il 14° arriverà... fra un po'. ^^' Spero presto, ho già l'idea, ma non è ancora scritta; aspetto l'ispirazione. U.U
Come al solito, niente beta, tanti errori. ^^' Sì, mi ostino a non cercarla e sì, mi ostino a lasciare gli orrori, e sì, continuo a chiedervi di mostrarmeli, se li vedete. So di avere ancora molto da imparare. ^^''''
Bene, finisco qui, stavolta. Grazie a tutti coloro che hanno letto, commentato, ecc... A tutti, insomma. ^.^
Buona lettura!
Segreti
complicati
13°
capitolo: Imprevisti sicuri.
Falco Rosso guardò per qualche secondo Akane, che stava
seduta con gli occhi
sgranati a fissarlo. Peggio di così non poteva andare: cosa
ancora doveva
succedere quel giorno? Prima Obaba che non
gli parlava per enigmi, poi uno sconosciuto che voleva vendetta e
adesso Akane
nella sua casa!
Non
l’aveva previsto quando le aveva fatto vedere
l’edificio. Si aspettava qualcosa,
certo, ma non… non quello!
Scosse
la testa e si ricordò del maialino che teneva in mano: non
poteva certo
rimanere per sempre immobile! Si abbassò per posare il
maledetto a terra, ma
non ne ebbe il tempo che dovette scansarsi da una sedia lanciata contro
di lui.
Si
risollevò di scatto e vide Akane con un’altra
sedia fra le braccia, pronta a
scagliarla con tutta la sua forza.
-
Ehi, aspe…
Non
ebbe nemmeno il tempo di finire che fu costretto a scansare anche una
roba
molliccia e grigiastra. Poi fu il turno del tavolo.
Eh
no, se Akane rompeva la casa Happosai gli avrebbe fatto ripagare tutto!
-
Aspetta, fermati!
Akane
sembrò davvero ascoltarlo, per un momento;
l’ennesima sedia tenuta in alto,
pronta a diventare un’arma. Ma la sua espressione non era per
niente
amichevole.
-
So che Ranko è qui a causa tua! Ne sono sicura!
Falco
Rosso si immobilizzò al centro della stanza, ancora col
maialino in mano. Cosa?
Era per quello che l’aveva attaccato? IO
sono Ranko! La rabbia gli salì dalle viscere, ma
non poté esplodere: non
poteva colpirla.
DEI!
Perché a lui?
-
Perché dovrei creare fastidi a chi vive in questa topaia?
Falco
Rosso sbuffò. Senza stupirsi, si ritrovò a
scansare anche quella sedia, mentre
Akane si avvicinava al divano. Eh no, quello no!
Si
guardò velocemente attorno, ma gli veniva in mente
un’unica idea. E non gli
piaceva.
-
Basta! – urlò, si abbassò,
recuperò lo zaino e le lanciò addosso la
maglietta
del signor-vengo-a-vendicarmi. Senza vedere gli effetti (ma era sicuro
di
averla presa sul viso), si avvicinò alla finestra e
saltò fuori, stanco della
situazione assurda che si era creata. Passò accanto alla
vecchina e, con uno
sbuffo esasperato per l’idea idiota, stupida e… e
sì, idiota che gli era venuta,
chiuse gli occhi. E sentì freddo. Era l’unico modo
efficace che gli fosse
venuto in mente. Nessuno aveva visto ovviamente, la vecchina era troppo
rimbambita o cieca per capire ciò che era successo e Akane
ancora stava
scendendo da un albero per raggiungerlo… o raggiungerla.
Non
vedeva davvero l’ora che finisse quella giornata!
Akane
rimase un attimo spiazzata nel vedersi arrivare davanti agli occhi
quella
strana maglietta beige… Ma era beige? Se la tolse
immediatamente dal viso,
pronta a scontrarsi con l’intruso, ma si sorprese non
vedendolo da nessuna
parte. La porta era chiusa, la finestra aperta… Senza star
troppo a rimuginarci
sopra – il ladro stava scappando, e sembrava anche piuttosto
abile! – si fiondò
verso quest’ultima, ma dovette fermarsi a spostare il tavolo
ed evitare zaino e
resti delle sedie prima di poter uscire.
Forse…
forse non era lui che creava guai a Ranko. Però non poteva
essere un amico: quale
persona onesta e per bene entrerebbe dalla finestra? Certo, lei non si
era
comportata molto meglio, però…
Riuscì
a saltare giù dal tetto aggrappandosi a un ramo
dell’albero di fronte e si
precipitò all’entrata del viale, anche se
c’erano poche speranze di…
Si
fermò a guardare Ranko, completamente bagnata e con un
porcellino nero in mano.
-
Ranko?
-
No, guarda, sono Kodachi. – sbuffò lei e si
guardò i vestiti bagnati con un
certo disappunto. – Piuttosto, che ci fai qui?
-
Oh, ho bagnato qualcuno? – chiese l’anziana e
alzò lo sguardo sulla rossa.
-
Non si preoccupi, passo dopo per l’affitto.
Akane
scosse la testa. Doveva essere sincera, parlare chiaro e sarebbe andato
tutto
bene. Tutto! Prese un profondo respiro e… parlò.
-
Ranko, scusami! Sono entrata a casa tua con Aiko e Ukyo,
perché ero preoccupata
per te ed ero curiosa. Ah, e prima è entrato un tipo strano
dalla finestra!
L’ho cacciato… via…
Solo
in quel momento le sembrò che tutta quella vicenda fosse
completamente assurda. Aveva
sbagliato. Ma si era
scusata. Ranko avrebbe capito!
…almeno,
così sperava.
-
Il tipo strano era un ragazzo moro con i capelli lunghi e uno zaino?
-
Sì…
-
Allora era mio fratello.
Sgranò
gli occhi e la fissò.
Era
suo fratello.
Il
fratello.
Dei,
aveva fatto un casino.
Quello
era un ottimo giorno. Davvero un ottimo giorno! I ricordi della ragazza
del
vicolo con un bicchiere in mano erano ancora vividi nella sua mente, li
ricercava ogni volta che poteva, fin troppe volte. Averla rivista,
ritrovata,
abbracciata e rivelato i suoi sentimenti era stato per lui fonte di
gioia, ed
era sicuro che lei si sarebbe fatta vedere al più presto!
Ma
un pensiero l’assillava da un po’. E se lei fosse
stata troppo timida per farsi
avanti? Ma non poteva essere, lui le aveva mostrato quando teneva a lei!
…però
la timidezza poteva lo stesso fermarla. O la sua amicizia con la
bellissima
Akane Tendo. Oh, sapere di poter essere la fonte di rancore di una
così
bell’amicizia lo rendeva triste! Ma non poteva rinunciare ai
suoi sentimenti,
Akane e l’altra erano così belle e gentili e dolci
e…
Così
tanto che le vedeva ancor ora. Lei, bagnata e gocciolante, e Akane, docile e dolce.
Oh,
dolce visione, aveva voglia di abbracciare cotanta bellezza e dolcezza!
Si
avvicinò alla rossa e la circondò con le sue
possenti braccia.
-
Mia amata, scappiamo insieme verso occidente, dove potremmo coronare il
nostro
sogno d’am…
Ma
si ritrovò il viso a terra prima di poterla stringere a
sé.
-
Lasciami!
Aveva
avuto ragione: la ragazza era così timida! Non riusciva
nemmeno ad
abbracciarlo, anche se era chiaro il desiderio inespresso di quei
bellissimi
occhi! Si rialzò e la guardò, stava parlando, ma
la sua bellezza non gli
rendeva facile capire le sue parole sicuramente piene di scuse per la
sua
eccessiva riservatezza.
Si
girò, vide l’altra bellezza davanti a
sé e protese le sue labbra verso Akane.
-
Diamoci un bacio per suggellare il nostro amore, oh dolce bocciolo di
ros…
Un
pugno raggiunse la sua faccia e dovette indietreggiare. Oh, destino
ingrato, anche
la dolce Akane era troppo timida per baciarlo senza arrossire,
sicuramente si
sarebbe vergognata di mostrarsi così fragile davanti a lui,
ma non doveva
temere questo, lui avrebbe sempre amato entrambe.
-
Oh, il vostro amore per me è così palesAAAAAAAH!
Nonostante
il dolore alle costole e al viso per il calcio e il pugno ricevuti, era
sicuro
che quello fosse un regalo dalle sue amate. Sì, un regalo
d’amore: era
bellissimo il paesaggio, da lassù.
Certo,
rendiamo questa giornata ancora peggiore, incontriamo anche Kuno!
Ranko
sbuffò e fissò lo sguardo su quello di Akane,
ancora col pugno proteso verso
l’alto. Adesso doveva sistemare un altro guaio.
-
Non ti chiederò perché sei qui, né
come sei entrata in casa, è bastato il nome
di Aiko per farmi capire. Solo si può sapere
perché mio fratello ti è sembrato
un individuo sospetto?
E
perché mi hai cacciato
fuori a calci?
Akane
abbassò la mano e si sistemò una ciocca di
capelli dietro l’orecchio. Alzò lo
sguardo e la fissò.
-
Credevo fosse a causa sua. – Si morse il labbro e
abbassò lo sguardo. – Credevo
fosse il motivo per cui ti sei trasferita qui e devi vivere da sola in
quel
piccolo appartamento. O che fosse un ladro, è entrato dalla
finestra! Però… ho
sbagliato.
Ranko
la guardò torturarsi il labbro per qualche secondo prima di
distogliere lo
sguardo. Non era pronto a quella confessione, non era pronto a vederla
così indifesa e
preoccupata per lu… lei.
Sapeva solo che, adesso, la rabbia per il disastro in casa era scemata
quasi
del tutto.
E
non era un bene.
-
Akane, ascolta…
Ma
non riuscì a finire la frase ché vide una macchia
nera raggiungerle il viso.
Agì prontamente e schiacciò il maialino a terra,
per poi rialzarsi subito. Si
era dimenticato del vendicativo, adesso aveva ben due problemi da
risolvere,
senza contare il disastro in casa.
-
Un porcellino?
Si
girò a fissare il volto stupito di Akane mentre riprendeva
in mano il maledetto,
che sembrava essersi stranamente calmato.
-
Mio fratello era venuto a portarmi questo… questo mio
animaletto domestico. Mi
mancava.
Deglutì
e imprecò mentalmente. Non gli era venuta idea migliore per
spiegarlo, e non
poteva certo dire che era per cucinarlo o, bagnato, sarebbe tornato
alla sua
vera forma. Adesso non poteva nemmeno sbarazzarsi di lui, né
ucciderlo, né
tantomeno mandarlo ad Happosai.
Dei,
dopo quella missione avrebbe avuto bisogno di un lungo periodo di
riposo.
-
Oh, capisco. Era per questo che… – Akane si
fermò un attimo e annusò l’aria.
–
Oh no, la torta!
-
La torta?
Sgranò
gli occhi pensando all’orrore che poteva aver preparato e si
lasciò trascinare
fino alla sua porta, già aperta. Ma come... Avrebbe indagato
dopo, meglio. La
mora entrò, la lasciò all’uscio e si
fiondò verso il forno, da cui usciva un
fumo nerastro e poco invitante.
Spostò
lo sguardo e vide i resti delle sedie e del tavolo che avrebbe dovuto
ricomprare, la casa era un completo disastro. Sospirò, ma
subito dopo notò
altri particolari strani. Il pavimento era bagnato e su una parete si
estendeva
una macchia grigiastra che prima non c’era. Mentre Akane
tirava fuori la torta
ormai bruciata dal forno, Ranko si avviò nel bagno e vide il
vero caos.
Pavimento bagnato, asciugamani dappertutto, spazzolino a terra,
dentifricio
sul… sullo specchio, usato per scrivere il suo nome.
Strinse
il maialino, che si lamentò sotto la sua stretta e mosse le
zampine per
scappare, senza successo. Quelle… quelle ragazzine
avevano osato non solo entrare nella sua casa provvisoria, ma avevano
addirittura messo tutto in disordine!
Appena
finita la missione, le avrebbe uccise.
Tutte,
senza nessuna eccezione.
Restò
ad osservare la scena, ancora stringendo il porcellino,
finché non sentì
qualcosa toccarle la spalla.
Un
attacco! Non aveva sentito nessuno arrivare. Si girò di
scatto, pronto a dare
un pugno al suo avversario e si ritrovò di fronte gli
occhioni dispiaciuti di Akane.
Si fermò appena in tempo per non farle male, ma quasi perse
l’equilibrio.
Quasi.
-
Il dentifricio è uno scherzo che ci facevamo da piccole,
penso l’abbiano fatto
per farti sentire una di noi.
Sorrise
mestamente, forse nemmeno lei credeva a ciò che aveva detto.
-
Però la torta non si è bruciata! Vuoi assaggiare?
Le
mise sotto il naso un grumo nerastro non ben identificato da cui
proveniva un
odore terribile di bruciato. E lei… lui… avrebbe
dovuto addirittura… mangiare
una cosa simile?
Ma
neanche per sogno!
Stava
per cacciarla fuori casa, quando incontrò, di nuovo, i suoi
occhi. Sinceri,
onesti e carichi di aspettativa.
Dei,
la missione. La missione! Quello era il mezzo.
Doveva pensare alla missione!
-
Se io l’assaggio, tu mi prometti che prima di intrufolarti a
casa mi avviserai?
-
Sì, certamente!
Ranko
chiuse gli occhi, sospirò e assaggiò la torta.
Il
sapore era terribile.
Ingoiò
e, non appena finì di pensare “Evviva,
per fortuna sono ancora vivo!”, sentì un
dolore atroce allo stomaco. Si
piegò sulle ginocchia e non si curò dei lamenti
che uscivano dalla sua bocca.
Non era un uomo, in quel momento, e quella cosa
che Akane definiva torta era puro veleno.
-
Eppure ero sicura che fosse venuta bene.
Aprì
a fatica un occhio e vide la mora che si muoveva per casa, sembrava
quasi
impazzita.
Con
le ultime forze residue si trascinò fino al divano, dove si
distese.
Avrebbe
passato una notte insonne.
-
Ranko, non hai un digestivo o qualcosa di simile?
Sorrise.
Allora non era impazzita, stava pensando a lei. Di nuovo. E la cosa gli
fece piacere,
in un certo senso. Se non fosse che la ragazza era la causa per la
quale adesso
si ritrovava in quelle condizioni.
Il
suo orgoglio stava soffrendo. Lui, il più grande killer di
tutto il Giappone,
sconfitto da una torta cucinata da una sedicenne.
Era
caduto davvero in basso.