Serie TV > The Vampire Diaries
Segui la storia  |       
Autore: Kary91    19/11/2011    5 recensioni
Piccola raccolta di future!Moments che vede come protagonisti i personaggi di TVD ormai adulti alle prese con famiglia e figli, ma anche con vecchi ricordi polverosi che è difficile lasciarsi alle spalle.
1. Blackbird [Tyler & Mason Jr.]
2. Do you Believe in magic? [Bonnie,David,Julian & Autumn]
3. Il bambino che inseguiva le stelle cadenti [Jeremy, Xander & Oliver]
4. Blowing memories [Matt, Vicki & Vicki Junior] Seconda classificata al Drabble&Flash Contest indetto da dio-niso.
5. Keep moving forward [Elena & Jeffrey]
“come fa a passare?”
Chiese sollevando il capo, per rivolgere alla donna uno sguardo interrogativo.
Elena sospirò. Istintivamente, la sua mano destra si infilò nella vestaglia e tastare la superficie del ciondolo che portava al collo.
“Andando avanti, Jeffrey.”
Annunciò accettando la manina che il figlio aveva allungato per giocherellare con la sua collana.
“Bisogna sempre andare avanti. Anche quando le persone che hai amato ti mancano e non sono più con te.”
Jeffrey smise di giocare e si scostò dalla madre per guardarla nuovamente negli occhi.
“Ma è triste!”
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Jeremy Gilbert, Matt Donovan, Tyler Lockwood
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'It calls me home.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Chapter 5 [Elena & Jeffrey]

Dedicata alla mia Kimyku, perchè Jeffo è suo di diritto e perché muoio dalla voglia di riabbracciarla; ormai manca solo più un mese. Ti voglio bene, Ku.

Keep moving forward.

 

I know now, just quite how
My life and love might still go on

In your heart, in your mind
I'll stay with you for all of time

Wherever you will go. The calling

 

Elena scivolò fuori dal letto ignorando il brivido di freddo improvviso. La radiosveglia sul comodino lampeggiò le due, mentre i piedi della donna si infilavano nelle ciabatte e il suo sguardo insonnolito si adagiava sulla figura sdraiata di fianco a lei: Matt dormiva profondamente, il braccio destro a cingere il cuscino e un’espressione serena a rilassare i lineamenti del suo viso.  Elena si perdeva spesso a osservarlo mentre dormiva; molte volte si trovava a dovergli sistemargli le lenzuola,a  mettere al riparo le gambe scoperte del marito sotto il piumino, come se avesse a che fare con uno dei suoi figli.

Riusciva a farla ridere anche mentre dormiva; era tornato il Matt di una volta; il ragazzino biondo che amava sorridere e che non perdeva mai occasione di tenderle la mano.

Accarezzò con lo sguardo il marito prima di infilarsi la vestaglia e di raggiungere la porta; non riuscì a comprendere il motivo di quel suo risveglio così improvviso in piena notte, fino a quando non si trovò in cucina:i fiori che lei e Jeremy avevano comprato il giorno precedente giacevano in bella vista sul tavolo. Con lo scoccare della mezzanotte, era giunto il tredicesimo anniversario della morte di Grayson e Miranda Gilbert.

Tredici anni erano passati da quando aveva abbracciato per l’ultima volta i suoi genitori. Tredici anni, dal giorno in cui aveva perso quella stabilità, quella sicurezza, che avevano caratterizzato la sua vita prima di quell’incidente.

Tredici anni, dal momento in cui il suo cammino e quello di Stefan si erano intrecciati per la prima volta. Anche se allora, Elena ancora non ne era a conoscenza.

Quei pensieri erano più che sufficienti per spingerla a svegliarsi nel cuore della notte. Sospirando, Elena infilò la mano sotto la vestaglia, per tastare la superficie del ciondolo che portava al collo.

C’era stato un periodo della sua vita, subito dopo il college, in cui la donna aveva tentato di privarsene, mettendo così da parte il passato. Per un mese o due aveva custodito il ciondolo nel comodino. Tuttavia, più il tempo trascorreva ed Elena andava avanti, più le sue mani cedevano . I polpastrelli sfuggivano ogni volta al suo controllo, rifugiandosi in quel cassetto; correndo a sfiorare la superficie della collana, come se con quel gesto avessero potuto accedere alle sensazioni provate in passato.

Alla sicurezza che Elena aveva provato un tempo, accarezzando quel ciondolo.

E a lui: a Stefan.

E a Damon.

Elena abbandonò la cucina, le dita ancor intrecciate attorno al ciondolo. D’istinto salì le scale, diretta verso la cameretta dei due bambini che dormivano al piano di sopra.

Le capitava spesso la notte di intrufolarsi nella loro stanza, come a volersi assicurare che i suoi figli stessero bene.

Che Jeffrey non si fosse scoperto i piedini nel sonno - un’abitudine che doveva avere ereditato dal padre; che Victoria non stesse tossendo un po’ troppo.

Non era, e non voleva essere, una mamma troppo apprensiva agli occhi dei suoi figli. Se la cavava egregiamente di giorno, lasciandoli scorrazzare liberamente per il giardino, non dando troppo peso alle ginocchia sbucciate o ai litigi fra bambini che potevano durare sì e no una manciata di minuti.

Eppure il bisogno di vegliare sul sonno dei suoi figli si faceva sentire ogni volta che, per sbaglio, i suoi occhi si aprivano troppo presto, quando ancora era buio.

Tentando di non fare rumore, la donna socchiuse la porta della cameretta e  osservò le due figure semi-nascoste dalla penombra.

Vicki si era addormentata abbracciata alla sua bambola, il pugnetto chiuso adagiato sul cuscino; Elena si avvicinò al lettino della bimba, sorridendo intenerita. Mentre dormiva, non vi era traccia nel suo visetto dell’aria vivace e del sorriso pestifero che le accarezzavano i lineamenti da sveglia. Sedette accanto alla figlia per un po’, accarezzandole i capelli, contemplando l’innocenza emanata dal suo sguardo.

Quando finalmente si convinse ad allontanarsi, lo fece solo per raggiungere il secondo letto, rivolgendo uno sguardo terso d’affetto al bambino biondo che vi dormiva dentro, rannicchiato su un fianco.

Elena sorrise nell’individuare i piedini scoperti del piccolo Jeffrey e si affrettò a sistemarlo meglio sotto le lenzuola, rimboccandogli poi le coperte.

Mamy…

Il sussurro insonnolito del bambino la colse di sorpresa.

Shhh torna adormire, Jeffers.”

lo rassicurò, accarezzandogli i capelli e prendendo posto sul letto accanto a lui.

Jeff si stropicciò gli occhi con le manine, rivolgendo poi alla madre un’occhiata incuriosita.

“Tu non dormi, ?”

sussurrò, ben attento a non svegliare la sorellina.

“Hai fatto un sogno brutto?”

Elena scosse il capo, continuando ad accarezzare i capelli di Jeffrey.

“La mamma era un po’ pensierosa, tutto qui.”

Mormorò sorridendogli con dolcezza.

“A cosa pensi?”

Domandò a quel punto Jeff, sgusciando fuori da sotto le coperte. Il bimbo gattonò fino a raggiungerla e dopo avergli scoccato un’occhiata a metà fra il severo e il divertito, la madre se lo sistemò sulle ginocchia.

 “A tante cose.”

Rispose la donna, avvolgendolo in un abbraccio; Jeff si lasciò stringere, mentre una delle due manine tornava nuovamente a sfregarsi un occhietto.

“A tante persone che mi mancano e che non ci sono più.”

“Non ci sono più, perché sono in cielo?”

Chiese il bambino appoggiando il capo al petto della madre; Elena prese a cullarlo con dolcezza.

“Alcune sì; alcune no.”

Spiegò con tatto, prima di sfiorare il capo di Jeffrey con un bacio. Il bimbo annuì lentamente.

“Sei triste?”

Domandò poi sollevandosi in ginocchio, gli occhi nocciola perfettamente incastonati a quelli identici della madre. Elena sorrise, adagiando la propria fronte a quella del figlioletto.

“Un po’. Ma passa presto.”

Lo tranquillizzò tornando a cullarlo; Jeffrey annuì nuovamente, rannicchiandosi fra le braccia della mamma. Dopo poco, tuttavia, la sua espressione si fece nuovamente incuriosita.

“E come fa a passare?”

Chiese sollevando il capo, per rivolgere alla donna uno sguardo interrogativo.

Elena sospirò. Istintivamente, la sua mano destra si infilò sotto la vestaglia a tastare la superficie del ciondolo che portava al collo.

“Andando avanti, Jeffrey.”

Annunciò permettendo al figlio di giocherellare con la sua collana.

“Bisogna sempre andare avanti. Anche quando le persone che hai amato ti mancano e non sono più con te.

Jeffrey smise di giocare e si scostò dalla madre per guardarla nuovamente negli occhi.

Ma è triste!”

Commentò prima di riprendere a strofinarsi gli occhi. Lo enfatizzò talmente tanto, che Elena non riuscì a trattenere un sorriso.

“All’inizio sì.”

Ammise lasciando andare il ciondolo per accarezzare il capo del bambino.

“All’inizio è difficile. E viene voglia di restare fermi. Ma poi, Jeff, arriva sempre il giorno in cui uno si accorge che alzarsi in piedi non è poi così faticoso. E allora si riprende a camminare; piano piano all’inizio, poi sempre più veloce. Camminando, passa tutto.”

“E non sei più triste?”

Domandò ancora Jeffrey, non del tutto convinto. Elena annuì.

“E non sei più triste.”

Confermò stringendolo a sé un po’ più forte.

“E se ti mancano ancora?”

Elena aggrottò le sopracciglia.

“Chi?”

“Quelli che stanno un po’ in cielo e un po’ no.”

Spiegò con aria seria il bambino tornando a giocherellare con il ciondolo della madre; Elena sorrise.

“Se ami tanto una persona, Jeffrey…

Incominciò stringendo a sé la mano del bambino.

“Non potrai mai perderla del tutto; perché ci sarà sempre un posto in cui potrai trovarla.”

Aggiunse posizionandosi le dita del bimbo all’altezza del petto.

“Qui dentro.”

Jeffrey sgranò gli occhi con aria stupita.

“Dentro la collana?”

Domandò stupito. Elena sgranò gli occhi prima di scoppiare a ridere di gusto.

“Nel cuore, Jeffers. Non nella collana!”

Lo prese in giro ancora ridendo, stringendolo poi forte a sé.

“Ogni volta che batte un po’ più forte mi ricorderò delle persone a cui voglio bene.”

Aggiunse in sussurro all’orecchio del suo primogenito, mentre Jeff si accoccolava a lei.

“E se …E se manchi tu a loro?”

Mormorò il bambino, intervallando le parole con uno sbadiglio.

“Anche a loro gli batte forte il cuore?”

Elena non rispose subito; una sequenza di immagini ancora nitide si fece strada dentro la sua testa, portando alla luce volti, sorrisi, episodi di un passato che non era poi così lontano dal suo presente.

Non c’erano battiti nei cuori di Stefan e Damon; ma in un modo o nell’altro, Elena sapeva che anche loro avrebbero continuato a ricordarla.

“Proprio così.”

Mormorò prima di sfiorare la fronte di Jeffrey con un bacio, preparandosi a metterlo a letto.

“Certe persone, però, preferiscono dimenticare; è più facile così.”

Jeffrey annuì con aria seria, sfregandosi per l’ennesima volta gli occhietti insonnoliti.

“Coraggio, a nanna.”

Annunciò Elena adagiando il bambino sul materasso e rimboccandogli le coperte.

“Buonanotte, amore.”

Sussurrò baciando il figlio un ultima volta.

Mamy?”

Mormorò ancora il bimbetto sollevandosi a sedere.

“Che cosa c’è, Jeffers?”

“Io non ti dimentico. Promesso.”

Aggiunse con aria seria, come a voler suggellare quelle sue parole.

Elena gli rivolse un sorriso sorpreso.

 Ma lo sai che sei il bambino più bello e dolce del mondo?”

Domandò con aria divertita, avvicinandosi ancora una volta al figlioletto.

Jeffrey sorrise timidamente, per poi nascondere imbarazzato il visetto sotto il lenzuolo.

“Oh sì che lo sei! Non fare il timido”.

Ripeté la donna solleticandogli il pancino. Jeffrey ridacchiò, dimenandosi sotto le coperte.

 “Mamy.”

Mormorò infine spuntando fuori da sotto il lenzuolo.

“Resti un po’ con me, prima che mi addormento?”

Domandò socchiudendo gli occhi, arrendendosi finalmente alla stanchezza.

Elena sorrise. Dall’altro capo della stanza, Vicki tossicchiò un paio di volte per poi voltarsi dall’altra parte, ancora serenamente addormentata.

“Va bene.”

Acconsentì la donna prendendo nuovamente posto accanto al figlio.

“Resto qui con te.”

Il bimbo si accoccolò sul suo petto, lasciandosi cullare dai respiri regolari della madre. Elena continuò a stringerlo a sé con tenerezza,la mano intrecciata a quella del piccolo.

Erano i momenti come quello, a farle venire voglia di sorridere, anche quando la malinconia prendeva il sopravvento.

Era la sua famiglia a sottolineare di fronte ai suoi occhi, quanta bellezza ci fosse nella sua vita.

Era la dolcezza di suo figlio a renderla orgogliosa ogni istante, per aver deciso di andare avanti.

 

 Nota dell’autrice.

Buondì!

Eh avevo bisogno di un po’ di fluffosità in questo periodo, e il piccolo (in questo caso è davvero molto piccolo nella shot XD) Jeffers mi ha accontentato. Era da un po’ che pianificavo di scrivere anche qualcosa per Elena, e anche se la scrittura di questo capitolo lascia un po’ a desiderare, eccolo qui.

E così, hanno fatto capolino tutti e cinque i genitori: Elena, Matt, Jeremy, Tyler, Bonnie.

Per quanto riguarda i pargoli, mancano ancora Ricki e Caroline. Vedremo che cosa combinerò con il prossimo capitolo! E se avete suggerimenti, proponete pure!

Adesso che la long sulla Next Generation di TVD, History Repeating, è finalmente online, credo che questa raccolta inizi ad acquistare un maggiore significato:  può venire considerata a tutti gli effetti come un insieme di missing moment o come un approfondimento circa ciò che ha popolato le vite dei nostri beniamini una volta cresciuti (ovviamente facendo riferimento al mio ipotetico futureverse).

Che altro dire? Ho inserito i banner ai primi due capitoli oltre che a questo, date un’occhiata.

Al solito, per foto, video, informazioni e altro materiale su questa storia e i suoi personaggi, andate QUI alla mia pagina di autore. C’è anche un sondaggio per votare il vostro pargolo preferito, QUI.

Credo di aver detto tutto.

Un abbraccio grande

Laura

 

P.S. Dimentico sempre qualcosa, che scema: il titolo è tratto dalla mi citazione preferita in assoluto; ed è una frase di “Walt disney”. Se avete mai visto il film “I Robinson, una famiglia spaziale”, avrete familiarità con la frase “andare sempre avanti” (<3)

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: Kary91