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Autore: ellephedre    19/11/2011    15 recensioni
Mamoru le prime volte che vide Usagi, durante tutto l'arco della prima serie.
Non fu amore a prima vista.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima serie
Capitoli:
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Le prime volte che ti vidi 6

 

6 - In pericolo.

 

Quando ti vidi di nuovo, per l'ennesima volta,

eri una ragazzina in pericolo.

  

Un cane, sospirò Mamoru, guardando la foto di tre cuccioli di Akita appesa alla vetrina di un negozio di animali.

In vendita! Siamo due maschi e una femmina, in buona salute. Entra per chiedere dove si trova il nostro allevamento!

Gli sarebbe piaciuto prendere un cane, ma viveva da solo.

Un cane sarebbe venuto a svegliarlo la mattina, strofinando il muso contro il palmo della sua mano, rotolandosi tra le coperte. Un cane avrebbe abbaiato felice ogni volta che lui fosse rientrato a casa, saltandogli intorno. Un cane avrebbe lasciato ciondolare la lingua per chiedergli da mangiare, producendo quel mezzo sorriso canino che lo faceva sorridere già quando lo vedeva in televisione.

Un cane doveva anche essere portato fuori in media tre volte al giorno. Inoltre era un animale che si sentiva abbandonato se veniva lasciato in casa da solo. Mamoru poteva capirlo.

Purtroppo lui aveva l'università da frequentare e pianificava di trovarsi un lavoretto extra: un animale impegnativo era fuori discussione.

Riprese a camminare, passando oltre il negozio.

Hm.

L'ultima volta che aveva contemplato la possibilità di un animale domestico non aveva ancora avuto un appartamento tutto suo.

Un gatto, rimuginò. I gatti erano morbidi, silenziosi e discreti. Tutte ottime qualità, ma una sua compagna di università gli aveva parlato del proprio felino. I disastri che combinava quando lei non era presente - raccontava - erano leggendari. Mamoru teneva al proprio mobilio e all'ordine; in più, non voleva imporre la solitudine a un altro essere vivente. Se il gatto combinava disastri quando stava da solo, probabilmente era perché si annoiava.

Un canarino? Un pappagallo?

L'idea di un uccelletto giallo sembrava colorata, ma rumorosa. Il canto dei canarini gli piaceva fuori dalla finestra, quando lo sentiva in lontananza. Un pappagallo non lo entusiasmava. Era divertente sentirli parlare, ma sentirsi annunciare il buongiorno da una voce gracchiante non era la sua idea di risveglio ideale.

Un cricreto? Morivano dopo un paio d'anni.

Un coniglio? Vivevano di più - cinque, dieci anni? - ma non erano animali comunicativi.

Non lo sarebbe stato neppure lui se fosse stato costretto a stare in una gabbia larga non più di un metro per uno.

Conigli, criceti e volatili vari avrebbero dovuto vivere in libertà. Quantomeno, lui non avrebbe contribuito a intrappolarne uno.

Era una decisione che lo privava di gran parte delle sue opzioni.

«Chanela!»

L'esclamazione di un bambino attirò la sua attenzione. Il ragazzino - uno studente delle elementari - era fermo in mezzo al marciapiede, incurante dei passanti che lo scansavano. Teneva tra le mani un peluche delle dimensioni di un coniglietto. La peluria del pupazzo era lillà, tanto realistica da sembrare viva. Il coniglio mosse un orecchio.

Era vivo!

«Chanela» sospirò il ragazzino. Le pupille dei suoi occhi erano dilatate. Gli colava del muco dal naso.

Il bambino era raffreddato, ma non accennò ad asciugarsi. Proseguì ad adorare imperterrito il proprio animale.

Gli occhietti della piccola bestia erano rossi, brillanti, così intensi...

Mamoru si ritrasse.

Che cos'era stato?

Aveva sentito come un ago profumato che si faceva largo nel suo cervello.

«Chanela» ripeté con un mormorio il ragazzino.

Una signora lo urtò con la borsa della spesa. «Scusami!»

Il ragazzino emise un verso rabbioso e riprese a camminare, l'animaletto stretto tra le braccia.

Si trattava di una nuova specie di coniglio?

Avanzando, Mamoru si ritrovò con un pezzo di carta sotto la scarpa.

Il volantino pubblicitario rispose a tutte le sue domande.

     

Chanela, pensò tra sé il giorno dopo, scuotendo la testa.

Proprio come il giorno prima, il negozio che distribuiva quegli animali era stracolmo. Le persone che entravano ne uscivano ipnotizzate, piccoli zombie a cui importava solo del loro nuovo feticcio, lo Chanela.

Mamoru non pensava che lo avrebbe mai detto di un altro essere vivente, ma quella sottospecie di conigli sembrava malvagia. A lui non piacevano i film dell'orrore ed era fermamente convinto che tutta la cattiveria del mondo avesse una spiegazione - nonché un volto umano. Ma la situazione che si stava diffondendo a Juuban aveva qualcosa di sovrannaturale.

Il fulcro dell'anomalia era il negozio dall'altra parte della strada, in cui gli Chanela venivano regalati a chiunque fosse interessato ad averne uno. Non era previsto un compenso, neppure un misero ringraziamento: dopo aver preso lo Chanela in mano, la gente usciva dal negozio senza voltarsi. Per appurarlo, lui il giorno prima si era infilato nel locale, trovandosi davanti uno spazio di luci soffuse in cui si espandeva un profumo velenoso, dolce. Una commessa lo aveva invitato a dare un'occhiata in giro, indicandogli le gabbie trasparenti - vere e proprie vetrine - in cui venivano conservati gli animali.

Per amore del rischio, Mamoru aveva tentato di incrociare di nuovo lo sguardo con uno di quegli esseri. Si era ritratto, avvertito da un istinto di sopravvivenza più forte di lui.

Era uscito dal negozio col suo cervello e senza animali, unico tra tanti.

Ora non sapeva cosa fare.

L'attività del negozio non poteva essere illecita: l'avevano aperta in centro, era conosciuta da centinaia - oramai migliaia - di persone. Comprese le forze dell'ordine, giusto?

Qualcuno oltre a lui doveva essere rimasto sano; qualcuno col potere di mettere fine a quella storia doveva essersi accorto del pericolo. Non era necessario che lui, Mamoru Chiba, andasse ad avvertire giornali e polizia.

Ci sono conigli allucinogeni là dentro!

Avrebbe fatto la figura dell'idiota.

Sul marciapiede opposto, in mezzo alla folla di bambini che si accalcava fuori dal negozio, brillò una chioma bionda.

Faticò a credere ai propri occhi.

Un coniglio ridicolo e ingenuo stava per infilarsi nella tana dei suoi confratelli malefici.

Mamoru attraversò di corsa la strada.

Gli odango di Usagi-Odango non si mossero rimasero ad attenderlo, fermi sul marciapiede. Lo sguardo di lei si era sicuramente illuminato al pensiero di possedere uno Chanela.

Certo, i conigli erano attratti da altri conigli, ma tanta stupidità era troppa anche per una ragazzina come lei.

Riuscì a raggiungerla. «Ehi, Testolina a Odango!»

Le spalle di lei vibrarono. «Questa voce...!» Si voltò e lo vide.

Mamoru non dovette nemmeno inventarsi la risata: Usagi-Odango aveva una faccia da pagliaccetto buffo persino in quella situazione.

L'avrebbe fatta scappare con una dosa industriale di sarcasmo.

«Accidenti» ringhiò lei, «si può sapere perché mi spunti di continuo davanti?»

«Curioso. Vedi, anche io mi faccio la stessa domanda.» In altre circostanze avrebbe pensato che Testolina a Odango lo stesse seguendo di proposito.

Credendosi minacciosa, lei lo fulminò con gli occhi.

Si sopravvalutava. «Non mi dirai che anche tu vuoi comprarti uno Chanela?»

«Perché?!» ribatté lei.

L'aveva punta sul vivo, come aveva creduto. Scrollò le spalle. «Perché a te la fragranza di un profumo non si addice proprio.»

«Che rompiscatole!»

Mamoru si vergognò: era scaduto nella maleducazione.

Chiuse gli occhi per una frazione di secondo, fatale.

«Che rompiscatole!» stava ripetendo Testolina a Odango, sorpassando la porta scorrevole del negozio.

«Ehi-» Fece per correrle dietro, ma si fermò.

Che cosa le avrebbe detto? 'Vieni fuori, là ci sono conigli pericolosi?'

Testolina a Odango lo avrebbe preso per un molestatore pazzo. Nel peggiore dei casi avrebbe interpretato male la sua preoccupazione, pensando che lui volesse darle confidenza. Lei poteva addirittura convincersi che, se si incontravano tanto spesso, era perché lui la stava seguendo.

Figurarsi, nemmeno la conosceva.

Infatti, comprese d'improvviso. In cosa si differenziava Testolina a Odango dalle decine di persone che aveva visto cadere vittima degli Chanela?

Avrebbe potuto tentare di salvare anche loro. Non aveva senso focalizzarsi su un'unica persona.

Il problema doveva essere risolto alla radice.

Forse doveva solo aspettare.

In città si erano già verificati episodi particolari nelle ultime settimane. Gente che perdeva una decina di chili in due o tre giorni, folle di persone che cadevano in coma senza ragione apparente. Forse la polizia stava già indagando, per quanto quelle situazioni poi si fossero risolte da sole.

Così sarebbe stato anche per gli Chanela: lui non viveva in un film dell'orrore, il mondo non sarebbe stato invaso da adoratori di conigli.

Lanciò un'occhiata al cielo.

Si sarebbe preoccupato seriamente solo se quegli animali non fossero spariti entro una settimana.

Ma per allora, di sicuro, tutto sarebbe tornato alla normalità.

       

Accadde molto prima.

La mattina successiva lesse sul giornale che il negozio di Chanela non esisteva più. Secondo il trafiletto in nona pagina, l'intera attività si era trasferita senza indicare un nuovo indirizzo, deludendo decine di potenziali clienti.

Il suo senso di colpa tardò altri due giorni ad estinguersi.

Aveva abbandonato Testolina a Odango a se stessa. Lei era solo una sua stramba conoscenza, ma era comunque una persona con cui aveva scambiato qualche parola. Non avrebbe permesso a qualcun altro che conosceva di entrare dentro il negozio - che fosse il postino che gli consegnava le lettere, o la commessa del piccolo supermercato in cui andava a fare la spesa. Con Usagi-Odango aveva fatto un'eccezione solo perché aveva temuto di fare brutta figura.

Che codardo.

Pensò il destino a farlo sentire meglio. Di venerdì sera camminava per Juuban sotto la pioggia diretto a noleggiare una videocassetta. Nel grigiore delle strade l'improvvisa macchia di giallo risaltò ai suoi occhi come un faro.

Testolina a Odango camminava dall'altra parte della strada, in mano un ombrello. Lei era vestita di bianco e blu, ed era seguita da un gatto che teneva solerte il passo.

Era la prima volta che Mamoru la vedeva senza l'uniforme scolastica. Forse lei sarebbe stata contenta di saperlo, ma non le dava più tredici anni: Usagi-Odango ne aveva sicuramente quattordici. Giacchetta e gonna corta le davano l'aria di una ragazza che doveva ancora crescere, ma la direzione era quella. Lei sembrava particolarmente fiera del proprio aspetto: camminava allegra con le spalle dritte, accarezzando col braccio la gonna bianca che si agitava al ritmo della sua falcata.

Doveva essere un vestito nuovo, sorrise Mamoru.

Se anche uno Chanela le aveva rubato il cervello, qualche giorno prima, ora era tutto a posto.

Smentendolo, Testolina a Odango si girò e iniziò a parlare col gatto, intavolando una lunga conversazione.

Mamoru fece finta di non vedere, andandosene.

I tarli nelle teste di certe quattordicenni non si potevano proprio curare.

   

6 - In pericolo - FINE

  


 

NdA: Andato anche l'episodio numero 5 della prima serie :) Nella versione originale non c'è alcuna spiegazione per l'antipatia di Mamoru. Io ho voluto offrire questa, mi sembrava plausibile e soprattutto mi faceva sembrare Mamoru meno sciocco e infantile di quanto era apparso in quella puntata.

La scena finale fa riferimento al vestiario che Usagi indossa nell'episodio numero 6, in cui Mamoru non appare, nemmeno come Tuxedo Kamen.

Si nota un suo cambio di atteggiamento nei confronti di Usagi? :)

Alla prossima!

ellephedre

   
 
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